Dizionario dei Pittori Bresciani
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CERUTI GIACOMO

detto il PITOCCHETTO. Secolo XVIII.

Si ricorda inadeguatamente questo pittore che alfine ha riscosso la meritata collocazione nella storia della pittura, ma non ancora sicuramente bresciano.
Probabilmente figlio di Fabio, non è certo sia nato a Brescia, anche se bresciano lo indicano i contratti per le pale di Gandino (1734), di Padova (1737).
Nel 1747 il Maccarinelli, poi il Chizzola e un Anonimo nel 1791 lo fanno milanese. Tuttavia, a Brescia e nella provincia visse lungamente e deve aver avuto anche bottega giacché molta della sua produzione vi è ambientata. Sembra che in città abbia lavorato prima di passare nel Bergamasco (1734) e a Padova (1738). Il ritratto del Fenaroli lo indicherebbe presente nel 1724; pochi anni dopo (1728) gli sarebbero stati confessi dal Podestà e vice capitano di Brescia, Angelo Memo, i quindici grandi ritratti simbolici del Broletto, oggi perduti.
Difficile elencare le sue opere sparse fra Bergamo, Bogliaco, Brescia, Milano, Corneto, Gandino, Montirone, Padova, Venezia. Opere la cui collocazione, fra l’altro, è già stata redatta.
A lungo dimenticato, Giacomo Ceruti ebbe giusta rivalutazione: Lavandaie esposto nel 1922 a Firenze aprì uno spiraglio. Nel 1927 ne scrisse Roberto Longhi e nel 1931, con magistrale studio, Delogu. Sorsero anche dubbi che il suo nome non coincidesse con uno, ma con due artisti; l’autore dei pitocchi, l’autore di motivi sacri.
Giovanni Testori è l’ultimo, in ordine di tempo, che ha cercato di far luce sulla personalità di Ceruti ed ha affermato che il pittore “ha trovato una forma agli affetti”.
Con gli scritti degli insigni storici su ricordati, alcune mostre hanno contribuito a farne meglio conoscere l’opera: nel 1922 in palazzo Pitti a Firenze; nel 1935 a Brescia, nel 1953 a Milano, nel 1967 a Torino, ecc.
V’è da augurarsi che l’auspicio per una grande manifestazione bresciana, da tempo ventilata, giunga alfine a realizzazione.
E il tempo è giunto: nel 1982, auspice il Credito Bergamasco, per la collana “Monumenta Bergomensia” è stata pubblicata la ponderosa monografia “Giacomo Ceruti” curata da Mina Gregori. La quale, in base a documenti relativi a certo Giacomo Ceruti recentemente individuati, propone la data di nascita in Milano al 13 ottobre 1698, mentre l’atto di morte la dice avvenuta il 28 agosto 1767 “ex febri” a 38 anni, sempre in Milano. Con questa proposizione, la nota studiosa altre ne avanza immergendo la pittura del Ceruti in rapporto con quella di maestri, anche stranieri, che volsero lo sguardo agli stessi soggetti elevati a protagonisti nei quadri cerutiani.
Di ben 260 tavole a colori a piena pagina è corredato il volume proponente inoltre la schedatura di ogni dipinto, la nota di quelli perduti o non identificati, il susseguirsi delle esposizioni in cui ogni opera apparve, e copiosa Bibliografia.
Ulteriore iniziativa ha portato a realizzare nel complesso di S. Giulia in Brescia la “grande mostra” “Giacomo Ceruti il Pitocchetto”, avente compiuto riflesso nel catalogo redatto a più mani e edito
nel 1987 da Mazzotta in Milano.
Alfine, dal 28 novembre 1998 al 28 febbraio 1999, la chiesa di S. Giulia in città ha ospitato la grande mostra “Da Caravaggio a Ceruti. La scena di genere e l’immagine dei pitocchi nella pittura italiana”. Curata da F. Porzio, affiancato da insigni studiosi, la rassegna ha indagato uno scenario amplissimo, proiettando il Pitocchetto ben oltre i confini nazionali.
 

 

CESARE FEDERICI DA BAGNO

 Secolo XVI.
Fiorentino, qui lo si ricorda perché nella seconda metà del Cinquecento operò alla statua della Fede di palazzo Loggia.

CETTI EMILIO

Villa Carcina, 27 maggio 1951.

Diplomato geometra, quando nel 1972, poco più che ventenne, ha esordito con una mostra personale a Piacenza, già aveva acquisito singolare espressività, frutto di intenso impegno. Ulteriori manifestazioni collettive o personali hanno portato suoi dipinti in Villa Glisenti a Villa Carcina, nell’Ab-bazia olivetana di Rodengo Saiano, in Cazzago San martino, in ripetuti concorsi provinciali che lo hanno lodevolmente classificato.
Ciò fino al 1980 circa, quando pur continuando a dipingere, ha scelto di disertare le sale di esposizione.
Autodidatta, attratto dapprima da certi esiti espressionisti, se non simbolisti e astratti, ha poi saputo evolvere la sua visione in maniera autonoma, acquisendo uno stile che rende i suoi dipinti subito riconoscibili.
Pur privilegiando il motivo naturalistico, Cetti opera nello studio ricuperando il dato figurativo mediante la rielaborazione di immagini fotografiche, ravvivate dalla sua accesa sensibilità. Dal bozzetto tracciato direttamente sulla tela il pittore risale al motivo prescelto con pennellata rapida, nel tempo fatta sempre più sfrangiata, insistita e ricreante un equilibrio formale elevato a poesia, la composizione ricca di effetti luministici preziosi.
Più recentemente lo sguardo di Cetti è pervenuto a spazi più ampi, ed anche il colore, abbandonato il tono ombrato di sottobosco, si è rischiarato, sfiorato da riflessi rosati. E’ la collina che si pone alla vastità montana, è l’ampio campo proiettato fino alla folta alberatura entro cui occhieggiano candidi cascinali… e il nitido riflesso di acque immobili estro spiagge colme di vegetazione spontanea…
Consuntivo a decenni di lavoro è stato presentato recentemente da Emilio Cetti in Villa Glisenti di Villa Carcina e v’è chi ha ravvisato nella sua opera la ricerca di angoli di serenità e intimità. Nel paesaggio proponendo una rappresentazione equilibrata di un universo rasserenante.
La compiutezza della personalità di Cetti, da tempo socio dell’AAB, si riscontra pure in numerose composizioni poetiche in attesa di pubblicazione.
 
BIBLIOGRAFIA
Emilio Cetti, la ricerca della forma, “STILE Arte” n. 73, dicembre 2003.
Emilio Cetti, così ho vinto il mio dolore, “STILE Arte” n. 76, maggio 2004.
R. FRACASSI, Marisa Radici, Emilio Cetti, un itinerario tra realtà e fantasia, “STILE Arte” n. 84, dicembre 2004.

CHERUBINI FRANCESCO

Carpenedolo, 25 aprile 1929 - Castiglione delle Stiviere, 2003.

Ha frequentato il Liceo artistico di Brera ed è docente.
Segnalatosi nel 1949 per aver conseguito una borsa di studio sul Legato Brozzoni, ha partecipato a numerose mostre collettive e premi in Brescia e provincia.
Sue personali sono state allestite a: Lecco (1953), Brescia (1962, 1979), Seriate 1963, Desenzano (1964, 1967, 1979), Sirmione (1965), Mantova (1966), Montichiari e Rovato (1968), Milano Marittima e S. Remo (1969), Castenedolo (1979).
La sua pittura è prevalentemente rivolta ad illustrare la terra natia, la Bassa, in un rapporto d’amore con il paesaggio e le cose di quel mondo rustico e antico che danno vita a dipinti in cui l’animo del pittore si fa “punto d’incontro con lo spettacolo e la realtà”.
Partito da composizioni in cui pareva dominare la figura: maschere, contadini, nella ricerca di una penetrazione psicologica, dove il paesaggio faceva cornice ad “attenuare nel senso del colore la rigidità delle forme”, Cherubini è approdato a composizioni che, anziché impinguarsi, vivono di pochi, stentati accordi.
I toni raggiungono delicatezze di pastello, dando semplici e pur meditate vibrazioni. “I verdi dell’erba, l’ocra delle terre sono il distillato della natura a cui Cherubini dona tenerezze e struggimento dai quali sgorga l’elegia”.
E altrettanto è nelle nature morte, fatte dei frutti della terra, di suppellettili ancor oggi vive nelle cascine; nell’esistenza dei contadini, le cui figure e i cui ritratti (assai meno numerosi d’un tempo) sono resi con delicato rigore, e ambientati su fondali semplici, disadorni dove una finestra è fonte di luce a dare rilievo ai contorni.
 
BIBLIOGRAFIA
A.A., “Galleria la Loggetta”, Brescia, 8 - 18 febbraio 1962.
G. VALZELLI, I Profeti e la turba… “Bruttanome”, Vol. I, (1962).
A. SPADINI, “Galleria La cornice”, Desenzano 2-14 dicembre 1972.
G. VALZELLI, “Galleria La cornice”, Desenzano, 15-27 settembre 1979.
L. SPIAZZI, Giro dell’Arte, “Bresciaoggi”, 22 settembre 1979.
A. MAZZA, “Galleria S. Gaspare”, Brescia, 1-13 dicembre 1979.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 8 dicembre 1979.
“Arte bresciana oggi”, Sardini Ed. Bornato.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

CHERUBINI TIZIANA

 Brescia, 1955.

Ha iniziato giovanissima la sua formazione artistica frequentando, dal 1970, la Scuola di nudo dell’Associazione Artisti Bresciani avendo docenti Oscar Di Prata per la pittura, Primo Tinelli per l’incisione. Successivamente ha appreso la pratica scultorica frequentando Remo Bombardieri.
La varietà delle tecniche acquisita le ha consentito di realizzare dipinti, ma anche illustrazioni di libri, calendari, cartoline…
Naturale che le apparizioni di suoi lavori in pubblico coniughino il frutto della sua versatilità, e questo accade ancor oggi.
Nel 1977 Tiziana Cherubini ha allestito la sua prima mostra personale presso la bresciana Galleria “La Pallata” della quale sarà ospite pure l’anno successivo e nel 1980. L’orizzonte espositivo si è quindi esteso a Iseo dove nel 1979 ha esposto nella Galleria “La Tela” e a Vallio (Salone delle Terme, 1982). Nel 1983 l’esordio in seno all’Associazione Artisti Bresciani (Saletta del Torchio) cui è seguita una pausa, interrotta nel 1992, quando ha esposto nella Piccola Galleria UCAI. A San Polo (Sala civica) è presente nel 1995 e 1997 (Circolo culturale). Lo steso anno è il Centro polivalente che le dischiude le porte, mentre nel 1998 si ripete nella Piccola Galleria UCAI. Il 2000 segna le tappe di Palazzo Francesconi di Iseo e lo Studio Jelmoni di Piacenza. Nel 2004, alfine, si propone nella ex chiesa dei SS. Giacomo e Filippo allineando opere dedicate a Roberto Inverardi, amico caro, scultore da meglio conoscere e indimenticato animatore culturale.
La serie delle manifestazioni aventi Tiziana Cherubini partecipe annovera anche rassegne tematiche: nel 1995 sono quelle proponenti “Incontrarsi con Chiara” (Cripta della chiesa di S. Gaetano), “Dalla dipendenza alla libertà” (ex chiesa dei SS. Giacomo e Filippo), “Antonio uomo evangelico” (Piccola Galleria UCAI). “In memoria di Che Guevara” è la proposta formulata nel 1997 dal Museo Ken Damy, seguita dalla considerazione “Dalla collezione l’evoluzione attraverso i modi di sentire” svolta ad Azzano. Fra altre ancora, conclude la proposta del 2003 “Artiste di Brescia e Darmastadt insieme per l’8 maggio” allestita nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia.
Il fervore profuso da Tiziana Cherubini nell’interpretare gli argomenti proposti dalle rassegne tematiche è indice della sua pronta adesione alle molteplici problematiche della contemporaneità. Ma fra le opere pittoriche via via esposte non poche derivano dalla libera concezione e ritraggono ambienti, luoghi animati da svelte figurette. Sono dipinti ancorati “al vedere” e si fanno apprezzare per l’armonia degli effetti cromatici, per le atmosfere dense di sensazioni.
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “L’Arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria La Tavolozza, 2000.

CHIARI (DA) GIOVAN BATTISTA, VINCENZO e BERNARDINO

v. Giovan Battista, Vincenzo e Bernardino da Chiari

CHIARINI ALBERTO

Brescia, 2 dicembre 1920.

Autodidatta, svolgendo attività consonante, ha intrapreso poi la pittura negli anni Sessanta, partecipando a concorsi e collettive provinciali.
Sue personali sono state allestite a Brescia (1970, 71, 72, 73, 74), Iseo (1971), Carpenedolo e Anfo (1972), Vestone (1973), Bovegno (1974), Desenzano (1975).
Titta Rizzo e Nerina Valeri ravvisano nella pittura di Chiarini il bisogno “intimista o espressionale che si fonde a elementi compositivi della cultura e su di essi domina il desiderio di una visione del mondo migliore, il cui supporto è la natura nella sua veste più accettabile”. In questo intento, continua è la ricerca, che si traduce nella mancanza di una meta prefissata e preordinata, sia nella vita, sia nei suoi dipinti perché solo le tappe via via superate portano a conseguire traguardi sempre più ambiti.
Figurativa, la sua pittura s’inserisce nel filone post-impressionista e coglie ambienti silenti, apportati: nel variegato alternarsi dei colori del giorno, nel mutare degli aspetti di località care, dove tuttavia costante è un breve piano d’acqua a fare da specchio.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

CHIARINI BARTOLOMEO

Secolo XVI.
Stefano Fenaroli. ("Dizionario degli artisti bresciani") alla voce dell'intagliatore Tortelli Bonaventura (v.) facendo eco ad altri autori, lo dice bresciano e operoso con il Tortelli stesso al superbo coro esistente nella chiesa dei SS. Severino e Sosino dei monaci cassinesi di S. Benedetto ed eseguito fra gli anni 1560-1575.

CHIARINI EMILIO

Flero, 5 luglio 1940.

Diplomatosi nel 1965 presso l’Accademia Artisti associati di Milano, ha partecipato a collettive e premi vari in località della provincia bresciana e regionali. Sue mostre personali si ricordano in Brescia, presso la “Galleria Brixia”, nel 1974, 1975 e 1977; nel 1980 è presente alla “Galleria Catta-neo”.
I suoi quadri sono dedicati dapprima a vedute di paesi montani costruiti dall’accostamento di alte case dalla sporgente gronda, incombenti su strette viuzze, sullo sfondo di profili appena accennati e illegiadrite da esili particolari quali fioriti balconi e figurette; le stesse che conducono il pittore in quegli “interni” rustici dai bassi soffitti di legno e ruvide pareti sbrecciate, colme di utensili, di vecchie cose abbandonate; quindi la ricerca lo ha portato, nello spazio di un decennio, a un impasto ricco, elaborato e a un impianto più vario nella sobrietà e scioltezza della impaginazione.
Le cromie armoniosamente accostate a ritrarre panorami lacustri, argini di broli fiancheggiati da degradanti filari di alberi; angoli di paese: sia nel fulgore di serene stagioni, sia nel candore invernale. Pittura nella tradizione lombarda, bresciana, nel ricordo di Arturo Verni.
Se dopo la rassegna alla Galleria Cattaneo, in Brescia, nel 1980, Emilio Chiarini non ha più allestito mostre personali, non ha mancato di presenziare a collettive provinciali: a Bagolino nel 1992, 1993 e 2005, in altre località valsabbine.
 
BIBLIOGRAFIA
A. MORUCCI, “Galleria Brixia”, Brescia, 16 febbraio - 1 marzo 1974.
A. MORUCCI, “Galleria Cattaneo”, Brescia, 22 marzo - 4 aprile 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

CHIARINI NARCISO

Castenedolo, 28 marzo 1937.

Dopo aver frequentato la scuola Moretto, sul far degli anni Settanta intraprende la partecipazione a concorsi provinciali quali i Premi Mompiano (1973), Padenghe (1974, 1975), Villanuova (1975) allestendo altresì mostre personali in Castenedolo.
Di lui, paesaggista, Pietro Di Venanzo coglie nel tratto post-impressionista particolare capacità descrittiva di “vie dei sobborghi assolati, pianure e villaggi, scene di vita paesana che emanano freschezza nelle sue forme”.
Pur non partecipando da tempo a manifestazioni artistiche, Narciso Chiarini non ha tralasciato di esprimersi pittoricamente, e solo recente malanno l’ha indotto a deporre tavolozza e pennelli. Avendo in animo di poterli presto riutilizzare.
 
BIBLIOGRAFIA
“Panorama d’arte 1977”, Magalini Ed., Brescia, 1977.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 
  1. CHIARINI ROBERTO
  2. CHIMERI CARLO
  3. CHIODI ANTONIO
  4. CIBALDI SILVIA

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