Dizionario dei Pittori Bresciani
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BUSI LINO

Flero, 1 maggio 1940.

Il 1966 è l’anno dell’avvio di mostre collettive e personali di Lino Busi. Presenze in città e in località della Provincia che hanno mosso l’attenzione di critici ricordati nella nota bibliografica.
Temi prediletti d’una pittura chiara d’intenti e ricca di colori, sono le nature morte, non trascurando tuttavia il paesaggio colto con mosse e accostate pennellate ricreanti volumi degradanti di colli e tozze rustiche costruzioni sotto “umidi cieli”.
Più disteso, ma efficacemente costruttivo, il tratto nelle nature morte. Oggetti casalinghi, fiori e frutta che, ricreati nella loro verità, sanno esprimere gioiosità d’un dono. Dotato d’istintivo senso del colore, Busi lo adopera parsimoniosamente, riuscendo a dare ai suoi dipinti morbida vivezza. Apprezzabile la sincerità di espressione che racchiudono.
 
BIBLIOGRAFIA
“Galleria A.A.B.”, Brescia, 2 - 14 maggio 1970.
E. MARCIANO - A. MORUCCI, “Galleria La Loggetta”, Brescia, 13 - 29 novembre 1971. (Ri-prodotto in “L’ora serena”, 11 novembre 1971).
“Galleria La cornice”, Desenzano, 22 luglio - 3 agosto 1972.
“Brescia - arte”, n. 10, ottobre 1973.
T. MOZZONI, “Galleria La Loggetta”, Brescia, 16 dicembre - 2 gennaio 1974.
A. RIGONI, “Galleria La Loggetta”, Brescia, 8 - 20 febbraio 1975.
“Galleria S. Gaspare”, Brescia, 14 - 26 febbraio 1976. (Con l’elenco delle partecipazioni a mostre collettive e delle personali).
A. MORUCCI, La realtà di L. Busi, “Corriere bresciano”, 28 febbraio 1978.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

BUSSACCHINI ANGELO

Nave, 28 dicembre 1963.

Affinate le naturali doti alla scuola di Ruben Sosa, Angelo Bussacchini ha all’attivo varie forme del fare artistico, avendo lavorato come affreschista in edifici civili chiese, operato allestimenti televisi-vi, pubblicitari e teatrali.
Dal 1984 partecipa a mostre collettive in Brescia e provincia, ma anche in località lontane come Grosseto, Rocco (GE), Orbassano, Solferino, Reggio Emilia…Altrettanto nutrita la serie delle mostre personali, tenute a Nave e Brescia (1984), Desenzano, Gardone Val Trompia e Bicutina (PI) (1984), Brescia ancora (1995), Gardone Riviera (1996), Milano (1997), Lonato (1997, 98)…
Le motivazioni della sua pittura sembrano attingere dapprima all’espressionismo, passando per Van Gogh del quale adotta quel giallo fondente vibrazioni di luci e ombre profonde, il tocco franto evo-cante i macchiaioli toscani, fino ai toni alti dei fauves. Sono prevalentemente paesaggi lacustri im-mersi in atmosfere crepuscolari e i forti contrasti tonali tendono a costruire le forme in una nitidez-za quasi realista, che segue il dettato puntuale della natura. Così che nei panorami, estesi o raccol-ti, come nelle figure riesce a tradurre il loro “soffio vitale”.
Quando poi affronta il complesso urbano, con le strutture industriali, le vecchie acciaierie abbando-nate, si lascia attrarre dalle loro forme cubiche dai colori metallici emergenti da cieli lividi riflessi nella vastità della natura circostante: un brivido raggelante le avvolge, rendendo il tutto spettrale.
Non trascurabile, anche se poco nota, l’attività creativa svolta da Bussacchini per l’illustrazione editoriale espressa dapprima nel settimanale “La Valle”, condensata in alcuni opuscoli, da “Il flauto di Pan” a la versione a fumetti di “Arrivederci amore, ciao” di Massimo Carlotto, in collaborazione con Andrea Mutti. Lavori editi in Francia e in procinto d’essere diffusi anche in Italia.
L’intervento cromatico di Bussacchini sembra intonarsi al suo far pittura, le tonalità sul grigio op-pure sul bruno danno alle tavole un tono unificante, ed anche i soggetti che dovrebbero essere so-lari, come la giungla o il Costa Rica, appaiono sotto un sole tutt’altro che splendente, così che tutto si fa metafora di una umanità immersa nella tenebra.
 
BIBLIOGRAFIA
M. BERNARDELLI CURUZ, Bussacchini gli astri oscuri, “STILE Arte” n. 71, settembre 2003.
M. BERTOLDI, Due artisti bresciani per un viaggio d’incubo, “Giornale di Brescia”, 30 otto-bre 2004.
“Angelo Bussacchini”, opuscolo s.a. (1999 ca.) con testo anonimo e 8 illustrazioni. Con re-gistro mostre.

BUSSOLO PIETRO

Secolo XV.

Artista originario di Milano, collaborò alla realizzazione dell'ancona del Duomo di Salò. Della sua origine e della partecipazione al lavoro attesta la firma posta sullo zoccolo della statua della Madonna, rilevata e pubblicata da Anton Maria Mucchi:

Petrus Bussu/us medio/anensis figuras fecit (1476). Per maggior completezza vedasi Bartolomeo da Isola Dovarese.

BUTTANI EGIDIO

Visano, 28 maggio 1948. Vive e opera a Visano.

Artigiano di Visano, "scultore per hobby", così è stato definito Egidio Buttani in un articolo che ha divulgato l'attività creativa di questo autodidatta che ancora non ha ceduto alla lusinga delle sale di esposizione. Tanto che di lui non si possono rilevare partecipazioni a premi e concorsi.

Silenzioso, schivo quanto modesto, affida la sua fantasia ai duri sassi raccolti sul greto del Chiese, incidendoli dei lineamenti d'una lontana umanità.

Creature che "esaltano le più grandi civiltà dell' America Latina ... volti allungati, quasi modiglianeschi, aggressivi e umili, tristi o sereni, desolati o segnati dalla fatica, crudeli e buoni ... insomma la vita guerriera degli antichi e misteriosi popoli inca, maya, atzechi cui sono legate tradizioni ancor oggi custodite dagli indios", come ha sottolineato Roberto Ghisini in "Giornale di Brescia" dell'8 febbraio 1986.

Egidio Buttani sembra rappresentare la. migliore espressione del dilettante, consapevole com'è di quanto appagante possa essere affidare alla dura materia le proprie riflessioni, ma quanto sia difficile create. Ricavandone uno stimolo inascoltato da molti "artisti" traditi dai primi consensi di pubblico e di critica.

BUTTI SIMONE

Carpenedolo, 30 maggio 1912 - 1 febbraio 2002.

Manifesta precocemente l’attitudine alla pittura, frequenta dapprima la scuola “C. Deretti” del paese natio, dedicando allo studio le ore libere dal lavoro. Fattosi più grande, può frequentare la Scuola “Moretto” in Brescia ed a Milano l’Istituto “Beato Angelico”, inserendosi nell’ambiente artistico del capoluogo lombardo.

Per mantenersi lavora come pubblicitario accanto a Boccasile e Dudovich. Incoraggiato a proseguire la professione in questo ramo illustrativo, è invece attratto dalla pittura e frequenta gli studi dei giovani Fedeli, Consadori, Mezzoli e Lilloni. Può così prendere parte a collettive milanesi, confrontandosi con i noti esponenti della pittura di quegli anni. Non perde tuttavia i contatti con i suoi maestri bresciani: Eliodoro Coccoli, Vittorio Trainini, Tita Mozzoni dai quali ha derivato la familiarità con l’affresco, affrontato anche in lavori con Agriconi. L’incoraggiamento di amici lo induce ad uno studio assiduo, appassionato tanto che, presentandosi come privatista, nel 1940 consegue la maturità artistica presso l’Istituto “P. Toschi” di Parma, intraprendendo così l’insegnamento in scuole medie.

Negli anni Quaranta iniziano le sue documentate partecipazioni a collettive bresciane ed in occasione di una di esse, riceve favorevole giudizio da Emilio Pasini (1942).

Concluso il secondo conflitto mondiale, si fa più evidente l’attività espositiva sia in Milano che in altre città lombarde ricordate nella bibliografia, fin che negli anni Settanta espone in personale anche a Roma e, per la prima volta, in Brescia (1977).

Notevole il livello compositivo delle opere di Simone Butti. Partito da una figurazione tradizionalmente intesa, comprendente ritratto, paesaggio, natura morta resi con tratto mosso, ricco di impasto e di cromie, il pittore si è portato via via nell’astrattismo. Una evoluzione che, passando attraverso una nitidissima sintesi (indicativa ci pare la serie delle Madonne) giunge alla adozione di ordinati spazi geometrici scanditi da puro colore preziosamente accostato. Se un riferimento può aiutare, parrebbe opportuno citare Mondrian e le opere sue degli anni Trenta nelle quali linee e zone cromatiche sono distribuite nello spazio secondo legge di perfetta armonia.

La precipua dote dei dipinti di Butti, siano essi a olio, a pastello o a fresco, è la purezza; purezza coloristica e di linea che in alcune opere raggiunge originale eleganza tormale, mai disgiunta dai fermenti contemporanei. Linea “liberamente attorcigliata su se stessa, sciolta in gomitolo, in una dinamica appropriazione dello spazio, oppure piegata in molli spirali a racchiudere sagome umane, l’ovale d’un volto… la carezza di un bimbo”, e colore ora acceso, ora tenue ma sempre prezioso e appropriato: nella sofferta ricerca di una sublime purezza, specchio ad armoniose chiarità interiori.

La documentazione estrema del procedere creativo di Simone Butti è raccolta nel catalogo che ha accompagnato la mostra antologica ordinata nella sede dell’Associazione Artisti Bresciani dal 9 al 30 aprile 1994. Vi compaiono infatti dipinti condotti nel solco della pittura verista, un figurativo dal disegno serrato e un bel tono generale basso e colorito, fino alle opere ultime che la critica fa ascendere all’esempio di Mondrian.

Nel saggio introduttivo Giannetto Valzelli ripercorre la vicenda esistenziale del pittore, ne interpreta l’esito creativo. A complemento v’è l’Antologia critica che segue l’evolversi espositivo a Bergamo, Roma, Como, Cantù, Salò, oltre che a Brescia, le recensioni firmate, fra altri, da Elda Fezzi, Mario Radice, Alberto Longatti e Luciano Caramel.

 

BIBLIOGRAFIA

E. PASINI, Rassegna dei pittori bresciani, “L’Italia”, 16 maggio 1942.

C. BARONI, Indipendenti, “Castello sforzesco”, Milano, 15 novembre 1945.

C. BARONI, Indipendenti, “Arengario”, Milano, 24 novembre 1946.

“Giornale di Brescia”, 9 settembre 1953, Diviso in quattro il Premio Gavardo.

G. VALZELLI, Miracolo a Gavardo, “Giornale di Brescia”, s.d. (settembre 1953).

L. FAVERO, Foglio non identif., 8 gennaio 1958.

A. RIZZI, “Saletta La torre”, Canneto sull’Oglio (MN), 22 marzo - 18 aprile 1975.

L. SPIAZZI, “La Tavolozza”, Bergamo, 24 maggio - 6 giugno 1975.

“L’Eco di Bergatno”, 24 maggio 1975, S. Butti alla Tavolozza.

L. L.(azzari), S. Butti alla Tavolozza, “L’Eco di Bergamo”, 1 giugno 1975.

A. RIZZI, “Pizzeria Mondini”, Carpenedolo, 1 agosto - 12 settembre 1975.

AA. VV., “Galleria Leonardo”, Cremona, 23 dicembre 1975 - 7 gennaio 1976.

E. S.(antoro), Butti alla Sala d’arte, “La Provincia”, Cremona, 3 gennaio 1976. (Riprod. in “Brescia - arte”, II sem. 1976).

P.A. NEGRI, S. Butti, “La vita cattolica”, Cremona, 4 gennaio 1976.

E. LAZZARI, Cronache d’arte, “La vita cattolica”, Cremona, 11 gennaio 1976.

L. SPIAZZI - D. PIAZZOLLA, “Galleria il Salotto”, Como, 17 - 30 aprile 1976.

“Galleria Zappa”, Castenedolo, 13 novembre - 9 dicembre 1976.

“Bresciaoggi”, 14 dicembre 1976, Due bravi pennelli.

E. FEZZI, “Galleria Citibank”, Roma, 28 marzo - 8 aprile 1977.

S. ORIENTI, Mostre, “Il Popolo”, Roma, 20 aprile 1977.

AA. VV., “Il Poliedro”, Cremona, 8 - 20 ottobre 1977.

E. FEZZI, S. Rulli al Poliedro, “La Provincia”, Cremona, 14 ottobre 1977.

E. LAZZARI, S. Butti, “La Vita cattolica”, Cremona, 16 ottobre 1977.

AA. VV., “Piccola galleria U.C.A.I.”, Brescia, 3 - 15 dicembre 1977.

L. S.(piazzi), L’astrattismo geometrico di Butti, “Bresciaoggi”, 10 dicembre 1977.

E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 15 dicembre 1977.

A. LONGATTI, “Galleria La Colonna”, Como, 27 ottobre - 15 novembre 1979.

M. R., Pastelli e tempere del bresciano Butti, “La Provincia”, Como, 9 novembre 1979.

A. LONGATTI, “Galleria Pianella”, Cantù, 17 febbraio - 9 marzo 1980.

“La Provincia”, Como, 14 febbraio 1980, Personale di S. Butti.

U. SERBO, Eleganti ritmi di linee e colori carezzevoli a Cantù, “L’inforinatore”, Mendisio, 21 marzo 1980.

AA. VV., “Brescia ‘80”, Brescia, 1 - 1 maggio 1980. Calalogo.

R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore 1984

BUTTURINI GIAN

Brescia, 24 marzo 1935.

Formatosi accanto a Albe Steiner, in Milano; compiuti soggiorni in Svizzera e a Parigi, Gian Butturini ha dapprima operato prevalentemente come grafico e in tale veste ha partecipato fin dal 1958 a rassegne allestite in varie località italiane e straniere: Gardone Riviera (1958, 1959); Milano (1959, 1961, 1970); Parigi (1960); Toronto (1960); Bologna (1960, 1968); Torino (1960); Brescia (1961, 1964, 1965); Cuba (1970); Trieste (1965); Roma (1970); Londra (1969, 1970); Dusseldorf (1979)… fino alla IV Biennale di grafica in Varsavia (1972) e la successiva (1974).

Già in questa attività espressiva si evidenze l’interpretazione ch’egli dà delle inquietudini del nostro tempo, battendosi per l’uomo. E questa visione socio - politica, questa dedizione alla causa degli oppressi, dei diseredati, degli infelici si chiariscono ancor più nella sua attività di foto - reporter presente là dove gli avvenimenti lo chiamano ad operare, a testimoniare.

A fianco dei reportages per giornali, nascono opuscoli e libri ben noti; per questa attività nel 1974 è invitato alla Biennale di Venezia. Là dove una comunità, un popolo anela a libertà, là dove la dignità d’un solo uomo par calpestata giunge il partecipe sguardo di Butturini. Ed egli stesso ha voluto chiarire la sua visione allorché ha affermato che “parlare oggi di arte è molto difficile… ed esiste solo l’artista uomo politico al servizio della cultura e dell’uomo libero”.

Non pochi dei temi dominanti l’opera di Gian Butturini possono essere almeno intuiti scorrendo l’elenco documentario sotto proposto che a distanza di decenni (a tanto risale la prima edizione del “Dizionario”) può essere inteso nella sempre più penetrante operosità del fotografo almeno nei titoli delle pubblicazioni che nel frattempo hanno veduto la luce, da “Cinema e vita contadina - il mondo degli ultimi”, “Il tempo dell’oblio: immagini dell’attesa” edite nel 1984, a “C’era una volta il muro” (1991), “Viandante nella Praga d’oro” (1992), “Donne, lo sguardo” (1995), “C’era una volta l’ospedale psichiatrico”, “Il sogno di Chapas” (1992), fino a “Cuba” (2000). Edizioni tutte avvalorate da saggi interpretativi di noti scrittori e notisti d’arte.

BIBLIOGRAFIA

“Pittori della galleria Cavellini”, Brescia, 1964, Catalogo.

“Bresciaoggi”, 18 gennaio 1976, Una storia dalla voce degli operai.

“Bresciaoggi”, 31 marzo 1976, III.

“Bresciaoggi”, 1 aprile 1976, III.

“Bresciaoggi”, 20 maggio 1976, III.

“Bresciaoggi”, 10 agosto 1976, Friuli, tre mesi dopo.

L. SPIAZZI, G. Butturini espone al Diaframma - A.A.B., “Bresciaoggi”, 17 maggio 1977.

“Bresciaoggi”, 11 giugno 1977, Alla A.A.B. un dibattito stimolato dal reportage di G. Butturini.

AA. VV. La fabbrica della follia, “Bresciaoggi”, 30 giugno 1977.

T. M., Tu interni, io libero, “Gazzetta di Parma”, 13 luglio 1977.

“La Città futura”, 13 luglio 1977, p. 7, Tu interni, io libero.

A. MAIZZA, Abbiamo letto per voi…, “Giornale di Brescia”, 23 luglio 1977.

C.A. DI GRAZIA, Più che le medicine affetto e comprensione, “Il Tirreno”, 19 agosto 1977.

“Bresciaoggi”, 31 agosto 1977, Il Portogallo dei garofani rossi.

“Bresciaoggi”, 7 settembre 1977, Dalla rivoluzione alla controriforma.

N. ASPESI, Un manicomio distrutto, “La Repubblica”, 10 settembre 1977.

“Bresciaoggi”, 5 dicembre 1977, Equipe bresciana girerà nella R.d.t.

M. NOVELLI, Un fotografo fra i pazzi, “Paese sera”, 22 gennaio 1978.

“Giornale di Brescia”, 15 marzo 1978, I sindacati d’accordo con gli studenti.

F. DE SANTIS, Volti e storie di: Tu interni, io libero, “Bresciaoggi”, 13 maggio 1978.

“L’Unità”, 13 agosto 1979, La mostra di G. Butturini e U. Lucas.

“L’Unità”, 25 marzo 1980, Per un’adesione più vasta di artisti e intellettuali.

A. GUERNANDI, Rivivono le immagini di quelle ore…. “L’Unità”, 3 settembre 1980.

G. TURRONI, Quando la foto diventa brandello di storia, “Corriere delle sera”, 14 ottobre 1980.

“Arte bresciana oggi”, Sardini Ed., Bornato.

R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

BUZI PAOLO

Cremona, 11 febbraio 1953.

Dal 1970, data della sua prima personale a Tremosine, Paolo Buzi ha allestito mostre a Pavia (1971), a Brescia (1974 - 1977) e partecipato a concorsi provinciali.

Facile collocare la sua pittura nell’ambito metafisico e, nel pensiero di opere di Longanesi e Buzzati, dire di un’ironia che si tramuta nella impaginazione surreale del tema in denunzia o rilievo di eventi la cui crudezza ha particolarmente colpito l’autore. La tecnica preziosa, riesce a dare motivi “puliti” e piacevoli pur nell’impegno della tematica. Il tutto riconduce alla speranza di una umanità migliore, oltre le remore imposte da una borghesia retriva.

Fra le varie espressioni cui Paolo Buzi ha dato vita è possibile trascegliere la pala con l’Ultima Cena collocata nel coro della chiesa parrocchiale di S. Stefano a Bedizzole nel 1985.

Fra le rassegne, rilevante quella tenuta in Brescia, nello spazio espositivo di Nuovi strumenti nel 1996 e avente in catalogo saggi di E. Saverino, C. Cerritelli e P. Cavellini.

Nel 1993 l’artista nostro si è presentato ad Arpino - Frosinone proponendo “Progetti di volo e dell’anima” accompagnato dal commento di F. De Santi.

La successiva sortita è del 1997, il tema affrontato “A misura del cielo” proposto in Empoli e interpretato da R. Battaglia. Lo stesso anno, superati i confini nazionali, è Unna ad accogliere le opere di Buzi, nella sede di Deutsch Italianische Gesellschoft, con il patrocinio della Provincia di Unna e del Comune di Brescia. F. Lorenzi propone commento alle opere suggerite da “Tangentopoli iridata”.

Attraverso il susseguirsi dei temi appena citati, si conferma la formazione morale di Buzi, trasposta nei colori, attenta a quanto si manifesta nella contemporaneità, ed anche se l’esito figurativo appare gradevole all osguardo, non si è attenuata la sofferta partecipazione dell’autore, mirante a costruire un mondo rigenerato, equanime, giusto in tutto e con tutti.

BIBLIOGRAFIA

“Galleria La Leonessa”, Brescia, 27 aprile - 17 maggio 1974. (Con testi di R. De Grada, T. Rizzo e M. Zuppelli).

A. MORUCCI, “Centro d’arte contemporaneo - Brescia 2”, Brescia, 26 febbraio - 10 marzo 1977.

AA. VV., “Brescia ‘80”, Brescia, 1 - 11 maggio 1980, Catalogo.

R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

MAGALINI Ed., “L’Ultima Cena per la pala nel coro della chiesa parrocchiale di S. Stefano in Bedizzole”, Rezzato, 1985.

E. SEVERINO, AA. VV., “Progetto di volo e dell’animo”, Arpino - Frosinone, 1993.

R. BATTAGLIA, “A misura del cielo”, Empoli, 1997.

F. LORENZI, “Tangentopoli iridata”, Unna, Deutsch Italianische Gesellschoft, 1997.

Galleria “Paolo Maiorano”, personale “Notturno”, Brescia, 9 - 23 marzo 2002, presentato da Alessandro Belli e Claudio Racchi.

CACCIA DINO

Palazzolo, 13 aprile 1942.

Ha studiato all’Accademia Carrara di Bergamo, frequentando i corsi serali di nudo. Fin dal 1962 partecipa a mostre collettive e a concorsi in Provincia, per poi estendere la cerchia delle presenze ad Acqui Terme (1964), Pistoia, Lissone (1965), Varenna (1966), Cassano d’Adda. Varese. Lecco (1967), Mantova e ancora Cassano (1968), Abbiategrasso e Lissone ancora (1969), Arona (1970), Imperia, Rimini e Verona (1971)… Milano nel 1972; a Brescia, la mostra personale presso la Piccola Galleria U.C.A.I., lo fa meglio conoscere, anche perché lo accompagnano in catalogo testi di Luciano Budigna e Luciano Spiazzi.
Pittura attenta all’attualità, è frutto di meditata evoluzione: passata attraverso esperienze che si identificano con i colori dominanti (rosso, grigio, verde, azzurro o blu) delle sue opere. Retti da notevole abilità grafica, sia i paesaggi che le nature morte o le composizioni rivelano un “processo di ricomposizione, dopo le prove in cui la tendenza al disfarsi dell’immagine per la prevalenza di macchie autonome, portatrici di totale emozione estetica, sembravano avvicinarlo al fare astratto, lirico e intensamente suggestivo”. Ne deriva una semplificazione della composizione mirante a sintesi, in cui acquista valore la preziosità cromatica, creatrice di un mondo rammemorato, ma non disgiunto dalla realtà, alla quale il pittore partecipa con impegno sensibile, umana adesione.
L’attività espositiva di Dino Caccia, documentata fino al tempo dell’edizione del “Dizionario” nel 1980, sembra non abbia avuto seguito in Brescia, mancando ogni segnalazione di cataloghi o opuscoli relativi alla sua attività creativa, che pur sappiamo continuare.
Nonostante i tentativi fatti per rintracciarlo non ci è stato possibile contattarlo; vien da pensare che, al pari di altri artisti palazzolesi, la sua attenzione volga da tempo all’ambito bergamasco.
Si integra la precedente bibliografia segnalando la mostra collettiva “Pittori contemporanei Gruppo F5” tenuta nel Castello di Palazzolo nel 1979.
 
BIBLIOGRAFIA
“Giornale di Brescia”, 17 settembre 1967, A tre di Palazzolo il premio Inzino.
L. BUDIGNA - L. SPIAZZI, “Piccola galleria U.C.A.I.”, Brescia, 25 marzo - 6 aprile 1972.
“Giornale di Brescia”, 13 aprile 1972, A. Bergomi, Caccia e Caffi il premio Leno.
L. BUDIGNA, “Studio 7”, Bovezzo, 12-25 marzo 1977. (Per collettiva del Gruppo E di Palazzolo). AA. VV., “Brescia ‘80”, Brescia, 1-11 maggio 1980.
AA. VV., “I pittori del Gruppo E - Palazzolo”, Tipolito Masneri, Palazzolo, s.d. (1980).
L. SPIAZZI, Il Gruppo E, “Bresciaoggi”, 13 dicembre 1980.
“Arte bresciana oggi”, Sardini Ed., Bornato.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

CACCIAMALI GIAN PIETRO

Bagnolo Mella, 2 novembre 1953. Vive e opera a Bagnolo Mella.

Pittore e scultore autodidatta.

Egli stesso chiarisce le motivazioni del suo operare: libera la fantasia alla ricerca di forme e colori, rappresentazione di gioie e desideri. "La mia libertà è la libertà degli altri, di quanti nella mia opera riescono a specchiarsi".

L'affermazione, riferita particolarmente ai dipinti, trova riscontro nelle opere più vicine dove, eliminato il "segno" scuro contornante le masse quale corrispettivo dei condizionamenti, la fantasia giunge ad una sorta di rappresentazione astratta degli oggetti, delle figure, degli animali fatti simbolo e immersi in atmosfera vagamente metafisica.

Nei quadri sono riproposti gli oggetti, i motivi scaturiti dall'attività plastica i cui esiti Cacciamali raramente ha proposto al pubblico, tanto che sue crete, suoi bronzi sono apparsi in una sola mostra aperta in Acquafredda nel 1983, poco più di un anno dall'aver intrapreso partecipazione a esposizioni provinciali.

Scultura classicamente intesa, pur nella evidente sintesi compositiva, anche per la levigatezza dei piani e delle forme: sia che affronti la figura oppure suppellettili d'una viva quotidianità, colta con severa visione.

Le sue opere sono dunque evidente testimonianza della consapevole ricerca, condotta con giovanile ardore.

CAFFI GIAN FRANCO

 Cazzago S. Martino, 18 febbraio 1937.

Dopo aver compiuto gli studi magistrali a Brescia, ha conseguito il diploma di maestro d’arte presso l’Istituto A. Venturi di Modena; a Padova ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento di educazione artistica, di disegno e storia dell’Arte negli istituti superiori.
Dal 1960 circa opera nel campo della pittura, partecipando a concorsi e premi in varie città d’Italia. Dal 1974 al 1976, quale rappresentante della CISL, ha fatto parte del Gruppo permanente di lavoro della Biennale di Venezia.
Ma alla radice della sua pittura sta una esperienza che i dati biografici non possono rivelare, ed è l’esperienza acquisita sul lavoro: in Svizzera quale decoratore in cantieri edili e, dopo l’allontana-mento da quella nazione, la fatica della fabbrica, dove intraprende anche l’attività sindacale.
Dai primi paesaggi “filtrati attraverso una fantasia trepida (paesaggi della memoria) ora sfumati come da un velo di nebbia malinconica, ora quasi dissolti da una pioggia serale”, Caffi è giunto così alla figura, centro del suo interesse di uomo impegnato. E se il panorama, che pure ancora appare nei suoi dipinti, sa quasi di nostalgia dei nativi declivi, l’uomo alfine campeggia sulla tela, a dire l’esclusivo interesse dell’autore per chi lavora, con l’impegno teso a dare soluzione a quanto grava sulla esistenza degli umili. “Il problema quotidiano dell’alienazione di un lavoro impersonale, dell’u-sura della volontà e della capacità critica per i ritmi preordinati della produzione, dell’infiacchimento della iniziativa nella monotonia senza speranza di una fatica sempre uguale a se stessa”, avvince G.F. Caffi che, allontanata da sé la pur amata Franciacorta, d’impeto s’è accostato all’uomo. Ne sorte pittura lirica, ironica, di protesta, drammatica insieme, perché di tutto questo è composta la vita, soprattutto dei più deboli. Anche la tecnica usata è assai personale; il colore steso a larghi e mobili tasselli, con morbidezza di passaggi umidi di olio di lino che tende a grondare, incidendo le immagini, composte sia pure lontanamente nella eco espressionista.
Nel proseguo degli anni l’attività creativa di G.F. Caffi non  ha subito alterazioni, sia nelle tematiche affrontate, sia nella tecnica. Prevale caso mai l’approfondimento della resa espressiva. Si è mantenuta intensa pure la presenza di suoi dipinti in mostre e concorsi, intervallati da personali ordinate in particolare nella Piccola galleria UCAI, della quale è stato presidente, con qualche sortita “fuori porta” come quella torinese alla Studio 901 nel 1988 o a Bornato dove nel 2000 ha esposto in Palazzo Villa Secco d’Aragona.
È stato l’ultimo sprazzo di luce, poi oscurato dal male che ha sottratto Caffi alla pittura, non alla considerazione di amici ed estimatori.
Oltre che in collezioni private, sue opere appartengono a edifici sacri cittadini, dalla chiesa degli Artigianelli a quelle della Madonna della Strada, di S. Anna, dei SS. Francesco e Chiara, di S. Giuseppe lavoratore, S. Cristo, S. Giovanni Battista alla Stocchetta. Con la cappella dell’Ospedale civile si nota la decorazione, a più mani, della facciata della chiesa parrocchiale di Gaino e della vicina santella.
A fronte della copiosa produzione pittorica e decorativa, appare esigua quella calcografica esemplificata da Sotto la luna, appartenente a cartella serigrafica composta nel 1987 con D. Giustacchini e F. Paci. Di questa disciplina dice il “Dizionario degli incisori bresciani” edito nel 1994, che propone pure la relativa bibliografia specifica.
 
BIBLIOGRAFIA
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  1. CAGNACCIO DI SAN PIETRO
  2. CAGNONI DOMENICO
  3. CAILINA o CAYLINA BARTOLOMEO
  4. CAILINA O CAYLINA PAOLO

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