Dizionario dei Pittori Bresciani
  • INIZIO
  • ELENCO PITTORI
  • VERSIONE ESTESA
  • Inserimento o modifica

BRUSAFERRI CLOTILDE

Brescia, 1864 - 1938.

Allieva di Cesare Bortolotti, Clotilde Brusaferri Panciera di Zoppola appartiene a famiglia della no-biltà bresciana e per diletto è stata pittrice. Ma il suo impegno è stato costante e gli esiti risultano assai apprezzabili. Anche da Luigi Lombardi ebbe consigli tanto che in una lettera chiede all’anziano artista le modalità di preparazione delle tele.
Dagli anni Ottanta risulta essere “socio onorario” della Società dell’Arte in Famiglia con la quale espone varie volte: nel 1888 è presente alla mostra collettiva dell’Ateneo e dell’Arte in Famiglia a Palazzo Bargnani, nel centenario del Moretto. Aveva esposto tre composizioni floreali, esemplari della prediletta scelta pittorica, di cui rimane testimonianza anche nel Museo di Udine. Il quadro è stato esposto nel 1997 nella rassegna “Le Muse dell’Arte: pittrici e modelle” il cui catalogo reca adeguata nota sulla nostra pittrice. Che è stata abile disegnatrice di cui permane traccia in numero-si taccuini e paesaggista dalle armonie cromatiche soffuse.
Autrice di alcune figure, in esse si ravvisa particolarmente l’influenza esercitata da Bertolotti e da Lombardi.
Nel Santuario delle Grazie è presente complesso di lavori rivelante le precipue doti di interprete del tema sacro.
 
BIBLIOGRAFIA
L. ANELLI, Clotilde Brusaferri, impressionista per diletto, “Giornale di Brescia”, 4 marzo 2004.
L. ANELLI, La contessa pittrice, “STILE Arte” n. 77, aprile 2004.
 

 

BUCCELLA CLEMENTE

Secoli XVII - XVIII.

Secondo recenti studi, proposti in "Sculture lignee in Valle Camonica", autori G. Vezzoli e P.V. Begni Redona, è considerato sconosciuto intagliatore di Vezza d'Oglio e allievo di Domenico Ramus (v.).

Il suo nome è collegato al paliotto dell'altar maggiore nella parrocchiale di S. Remigio, Vione, che nel passato è stato variamente attribuito.

D. Tognoli ha osservato che "delle diverse scholae che hanno partecipato alla spesa per l'opera di intaglio un solo nome tiene un lungo rapporto amministrativo con le suddette" ed è quello di Clemente Buccella.

La data di esecuzione (1703) è dipinta nell'ovale sorretto da due vecchi in funzione di cariatidi; tuttavia prevalgono nel complesso intagliato le scene del Battesimo di Clodoveo officiato da S. Remigio; i quattro Evangelisti e le statue dei Santi Lorenzo e Stefano.

BUCCERI MIMMO

Darfo Boario Terme, 1959.

Ha assaporato il fascino dell’arte in famiglia, fin da quando era fanciullo. Nella maturità si è rivelato prevalentemente paesaggista dalla pennellata rapida dedicata ad angoli silenti e a particolari ar-chitettonici presenti nei dintorni darfensi, dando loro una visione ancorata alla tradizione bresciana ottocentesca.
Degli antichi casolari e di alcuni segni della devozione popolare ha colto non soltanto l’aspetto esteriore, ma lo ha investito di tepide luci radenti ricreanti atmosfere di intensa intimità. Quando poi si accosta a particolari motivi delle antiche case, come portali, volti, il defilarsi ombroso di viuz-ze, i toni giocati coniugando basse tonalità giallastre e verdastre, l’impasto diviene meno rorido as-sumendo screziature di preziosa tessitura animata da evidente intima emozione.
Gianico, Pellalepre, Pisogne, la Valle Camonica tutta sono i luoghi ricorrenti nei titoli dei dipinti di Bucceri, che ama percorrere soprattutto i dintorni darfensi per illustrare aspetti che più lo attraggo-no. Né va dimenticato che nella sua produzione si inseriscono vari ritratti miranti a fissare nella tela non solo l’aspetto esteriore, ma rilevare atteggiamenti delineanti il carattere degli effigiati.
 
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “L’arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria “La Tavolozza”, 2000.

BUGATTI ZANETTO

Secolo XV.

Nel 1474 - 1478 collaborò con Vincenzo Foppa nella preparazione dei disegni per affrescare la cap-pella del castello di Pavia accogliente l’ancona delle reliquie e di una vetrata. Sempre come colla-boratore di Vincenzo Foppa, nel 1476 riceve pagamento per gli affreschi illustranti la Passione di Cristo nella chiesa di S. Giacomo a Pavia.
 
BIBLIOGRAFIA
“Storia di Brescia”, Voi. li.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore 1984.

BULANTI MODENA SONIA.

Trento, 2 aprile 1948.

Lasciata giovanissima la località natia è approdata fra noi e, formata famiglia, vi si è stabilita. Da alcuni anni privata acerbamente dello sposo, fatti indipendenti i figli, Sonia Bulanti Modena ha tro-vato nell’espressione pittorica significativa motivazione in grado di farle superare il rodente soprav-venire dei rimpianti. D’altronde l’arte è sempre stata una passione, vissuta però intimamente e sa-crificata ai doveri familiari.
Nell’ambito locale nel quale si è inserita poco a poco, ha trovato modo di acquisire stimolanti sug-gerimenti per affrontare e superare le difficoltà del dipingere. Anche l’assidua frequentazione delle sale di esposizione denota il desiderio di apprendere, arricchire il proprio patrimonio conoscitivo.
Nei fiori e nel paesaggio è individuabile la fonte ispiratrice e, pur operando come autodidatta, ha raggiunto in breve tempo esiti denotanti padronanza tecnica e sensibilità coloristica.
Il tratto mosso, vivace, non dimentico di esempi offerti da maestri d’oltralpe, ricrea fra altri fiori ciuffi dei prediletti girasoli nello splendore vitale; dei paesaggi raggiungibili nei dintorni cittadini sembra prevalere quello delle torbiere, interpretato nella lontanante prospettiva sfumata nella gri-gia atmosfera autunnale. Delle plaghe lacustri è invece ritratta la limpidezza di profili collinari spec-chiantisi nelle trasparenze acquoree; il colore si fa squillante, la consistenza del motivo ritratto resa con piani franti ma efficacemente costruttivi, come evidente è l’emozione vissuta dall’autrice e dal dipinto ben riflessa.

BULGARINI GIUSEPPE

Secoli XVI - XVII.

Figlio di mastro Giovan Antonio, l'opera di questo intagliatore ha tratto ulteriore luce dalle ricerche compiute da Camillo Boselli.

Nato forse nel 1565, precocemente orfano di entrambi i genitori, è detto scolaro del

Lamberti (v.) oppure dell'Olivieri (v.).

Raggiunge spiccata personalità incisa nelle due maggiori opere a lui riconosciute: la cassa d'organo nel Santuario della Madonna di Tirano e la grande soasa dell'altar maggiore nella parrocchiale di Vione.

Opera degli anni 1608 - 1618, la prima presenta rara imponenza, squisita finezza di sculture e d'ornamenti, con statue di angeli musicanti e completata da pannelli realizzati dal milanese G.B. Salmoiraghi. Nel 1620 è invece completata l'ancona di Vione nella quale al notevole e vasto senso architettonico. si coniuga sicurezza di disegno sontuoso e di raffinato gusto.

Suddivisa in due ordini, il superiore dei quali è caratterizzato da statue di Santi e dal gruppo centrale con il Padre eterno, il Cristo e angioli posti entro fregi dorati.

AI Bulgarini sono attribuiti anche il pulpito del santuario di Tirano, costruito negli anni 1599 - 1600; le statue inferiori poste nella facciata della bresciana chiesa di S. Barnaba, in corso Magenta.

Nessuna traccia resta invece del suo lavoro per la cappella del Sacramento nella parrocchiale di Rovato e del tabernacolo (1625) della chiesa di S. Gaetano ricordati da Stefano Fenaroli nel noto "Dizionario".

Da notare che il Boselli ("Brixia Sacra", a. VIII, n. 3-4, luglio - agosto 1973) dà la voce: Bulgarini Giovanni per l'artista che altri studiosi, fra i quali il Fenaroli e Giovanni Vezzoli, chiamano Bulgarini Giuseppe.

 

BULLA FORTUNATO

Dello, 5 gennaio 1935. Vive e opera a Dello.

Nato da modesta famiglia campagnola, fin da ragazzo manifesta inclinazione all'arte, tanto che per qualche tempo si reca in casa dello spazzino comunale per suonare l'organo, segue poi i corsi domenicali del maestro Tonelli. Le vicende della vita inducono anche lui ad assumere il lavoro di stradino comunale, solo sul far degli anni Settanta può applicarsi, sia pure come autodidatta, alla scultura. Dapprima autore di terrecotte, ha quindi rivolto esclusiva applicazione al legno (in particolare al noce) esponendo gli esiti della sua ricerca in mostre collettive a Dello, Capriano, Gambara, nelle edizioni del bresciano "Premio Moretto" negli anni 1979 e 1985.

La scultura di Fortunato Bulla attinge al mondo agreste: nascono così l'Arrotino, il Pastore, Il contadino che arrota lafalce, l'Aratura, Vecchio mulino a Dello, Alfocolare ... un susseguirsi di episodi e figure suggeriti dalla quotidianità proposto con chiarezza nel semplice fare, l'attenzione volta al particolare, come attestano le descrizioni delle chiome degli alberi, dei ciottoli nei muri, delle zolle fatte scenario partecipe all'agire umano.

Accanto ad alcuni ritratti (i defunti Sig. Michele Bendini e don Giuseppe Tinti, parroco di Dello), ai celebrativi profili dei papi Giovanni XXIII e Paolo VI numerose le opere sacre: S. Giovanni, primo lavoro, Giudizio, Ultima Cena, Via Crucis, ecc. con Battesimo di Gesù il cui bassorilievo, con le due figure a grandezza naturale, adorna la chiesa di Trebecco, in provincia di Piacenza. In atto una Via Crucis per la chiesa di Piffione. Fortunato Bulla è padre di Roberto (v.)

BULLA ROBERTO

Dello, 12 luglio 1962.

Figlio di Fortunato (v.).

Ormai noto pianista, allievo del maestro Giulio Tonelli, diplomato a pieni voti presso il nostro Conservatorio, si è affermato in alcuni concorsi, anche a carattere nazionale; è interprete di vari concerti.

Qui lo si ricorda per la giovanile passione alla scultura, espressa negli anni degli studi attraverso bassirilievi a prevalente tema sacro: lavori ancor oggi custoditi dai familiari.

BURASCHI DOMENICO

Azzano Mella, 19 gennaio 1938. Vive e opera ad Azzano Mella.

Conosciuto con il diminutivo: Mènec.

Fino ad alcuni anni orsono artigiano falegname e restauratore, d'un tratto ha scosso la tranquillità della famiglia, composta da moglie originaria dell'India, da un figlioletto e dall'anziana madre, per essere scultore. Così, la sua casa, ottocentesca dimora posta di fronte all'edificio della Scuola media, si è via via animata delle sue opere plastiche realizzate prevalentemente nella creta.

Bruno Berti ha efficacemente fissato i giorni ormai lontani della coraggiosa decisione "momenti tesi, sofferti, ingrati trasmessi alle opere che si presentano ossessivamente mosse, con tratti frastagliati, isterici, con sfumature ispide come i tratteggi di una punta per sismografo".

Pur essendo stato vicino a Olves Di Prata (v.) Buraschi può considerarsi autodidatta "gli elementi del mestiere gli si appiccicano alle mani senza che lui se ne renda conto, così che si potrebbe dire, senza ricorrere alla retorica, che Mènec modella la propria pelle".

A queste prime sculture dalle evidenti cadenze popolaresche sono subentrate forme più meditate, che divengono, come ben ha osservato Luciano Spiazzi, in "Bresciaoggi" del 5 novembre 1983, architetture del corpo umano, singole o in coppia, totem moderni sui flutti dell'esistere.

Simboli di una ribellione nei confronti di tutto ciò che offende la dignità dell'uomo; dei miseri, dei deboli e indifesi in modo particolare. Il tumultuare dell'animo riflesso nei volti ridotti a vuoti ovali, i corpi "cariatidi" gelidamente immobili.

Fin dal 1978 presente a rassegne ordinate in Azzano Mella a ricordo del pittore Giuseppe Rossi, Domenico Buraschi ha quindi esteso la sua partecipazione a collettive provinciali in Villanuova sul Clisi (1978); Borgo S. Giacomo (1979); Brescia (Premio Moretto, 1980), a varie altre, in più occasioni affermandosi o inserendosi nella rosa dei premiandi.

BUSI EUGENIO

Botticino, 19 maggio 1951.

A soli ventitre anni allestisce la prima mostra personale, a Verona, puntualmente ripresentandosi poi ogni anno in Brescia o in località vicine, dando la sensazione di un costante impegno e un pro-gressivo affinamento.
Legato alla tradizione bresciana, meglio si esprime nel paesaggio, nelle nature morte in cui la ric-chezza cromatica e il sciolto tratto indicano il desiderio di “poetare più che di illustrare”.
Seguendo l’inclinazione del dipingere in “plein air”, nel 1978 si è recato a Parigi per coglierne aspetti notissimi e meno noti ripercorrendo “con emozione il cammino degli Impressionisti, filtrando le pennellate nel ricordo di una stagione perduta”. Ne sono nati così numerosi dipinti in cui i luoghi sono ritratti nella loro corposità entro una delicata vaporosità cromatica, sotto cieli che danno alle visioni accento silente e malinconico. Ma i suoi consueti paesaggi si rifanno soprattutto alle nostre valli, a volte ai laghi: e sono colori di tepide stagioni, di folte chiome alberate o fresca brezza di ne-ve appena caduta su isolati cascinali.
L’aver fatto della pittura esclusiva professione lo ha indotto a seguire sempre più la sua propensio-ne a essere pittore di tradizione popolare. “Anzi, di quella tradizione bresciana che si rinserra sotto il fiato breve, ma caldo, del borgo, col gusto della cronaca umile dalla ruvida freschezza; il piacere della brigata, solidale, della bisboccia d’osteria, dell’escursione fuori porta, del chiamare cose e per-sone col loro nome”.
Non a caso Busi è stato l’ispiratore del Gruppo “Amici della Montagna” che annualmente si propone sul colle Maddalena con una manifestazione artistica e folclorica insieme. Non a caso ha fondato e dirige l’Associazione Artisti “Martino Dolci” avente sede in via San Faustino, divenuta cenacolo assai noto di pittori e scultori a turno protagonisti di mostre personali o di collettive, e nell’ambito della quale ha preso avvio l’iniziativa di commemorare artisti nostri che con la loro arte rappresentano la più autentica espressione della brescianità, da Agriconi a Bignotti, da Cesarino Monti ai fratelli Moz-zoni, a Valbusa e Vittorio Piotti. Tutto ciò sembra non aver rallentato l’attività creativa di Busi svolta per lunghi periodi nella suggestione del Maniva, condensata nel volume “Usi in disuso” dei quali propone saggi anche in seno ad antologie ordinate nelle salette dell’Associazione “M. Dolci”.
Opere di Busi appartengono ormai a numerose collezioni private cittadine e provinciali. Cenno par-ticolare meritano i dipinti approdati in alcune oasi di preghiera alpine, tra le quali la chiesa di S. Maria Maddalena, ornata con 28 pannelli evocanti la vita di Gesù secondo il Vangelo di S. Giovanni. A essi di recente si sono uniti 9 quadri ritraenti P. Ottorino Marcolini, i papi Paolo VI, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, P. Pio, P. Piamarta e due episodi illustranti la carità di don Gnocchi e S. Maria Cricifissa di Rosa posati nella nuova chiesetta dedicata a S. Maria delle tre Valli al Passo Maniva.
 
BIBLIOGRAFIA
L. SPIAZZI, I pittori al premio Bergamo, “Bresciaoggi”, 5 agosto 1974.
A. MAZZA, Alla scoperta della Valgrigna, “Giornale di Brescia”, 7 agosto 1974.
A. RIZZI, “Galleria La Proiezione”, Verona, dicembre 1974.
A. M.(azza), Il paesaggio di Padenghe…. “Giornale di Brescia”, 2 luglio 1976.
L. SPIAZZI, “Galleria La tela”, Iseo, settembre 1976.
“Giornale di Brescia”, 20 agosto 1977, Il paesaggio di Bovegrio alla quinta estemporanca.
L. S.(piazzi), Bovegno, “Bresciaoggi”, s.d. (agosto 1977).
“Galleria A.A.B.”, Brescia, 3 - 15 dicembre 1977.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 10 dicembre 1977.
L. SPIAZZI, “Piccolo S. Michele”, Lumezzane, 8 - 21 aprile 1978.
L. SPIAZZI, Giro dell’arte, “Bresciaoggi”, 15 aprile 1978.
L. SPIAZZI “Galleria S. Gaspare”, Brescia, 9 - 21 dicembre 1978. (Riprodotto in “Brescia - club”, dicembre 1978).
L. S.(piazzi), Arte in città, “Bresciaoggi”, 16 dicembre 1978.
“Galleria La Pleiade”, Artogne Montecampione (BS), 7 - 21 dicembre 1979.
L. SPIAZZI, Giro dell’arte, “Bresciaoggi”, 15 dicembre 1979.
A. MAZZA, “Galleria La cornice”, Desenzano, 22 novembre - 4 dicembre 1980. (Tratto da “Brescia - arte” settembre 1979).
“Galleria S. Gaspare”, Brescia, “Omaggio all’Otto - Novecento bresciano”, Tip. Zemil, Bre-scia, dicembre 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
O. ZAGLIO (a cura di), Collettiva ‘81, Brescia, Galleria Busi, 10 gennaio 1981.
“Galleria Inganni”, Brescia, Collettiva, 21 febbraio - 5 marzo 1981.
O. ZAGLIO (a cura di), Collettiva, Brescia, Galleria Vittoria, 5 settembre 1981.
O. ZAGLIO (a cura di), Collettiva, Brescia, Galleria Vittoria, 21 dicembre 1981.
B. BONI, “L’Adamello di Eugenio Busi”, Brescia, Galleria Vittoria, 5 - 31 dicembre 1981.
O. ZAGLIO (a cura di), Collettiva, Brescia, Galleria Vittoria, 13 febbraio 1982.
O. ZAGLIO (a cura di), “Turismo attraverso l’arte”, Brescia, Galleria La Pallata, 11 settem-bre 1982.
O. ZAGLIO (a cura di), “Arte, sport e mestieri”, Brescia, Galleria Vittoria, 11 dicembre 1982.
“Busi”, Brescia, Galleria Busi, 14 dicembre 1982.
O. ZAGLIO (a cura di), “Brescia: scorci e vedute caratteristiche del territorio bresciano”, Brescia, Galleria Vittoria, 3 - 30 dicembre 1983.
L. SPIAZZI, Collettiva, Brescia, Galleria Busi, 17 dicembre 1983 - 8 gennaio 1984.
G. STELLA (a cura di), Artisti moderni nel Santuario della Madonna della Rosa di Vobarno, 9 settembre 1984.
R. LONATI, “Catalogo illustrato delle chiese di Brescia aperte al culto, profanate e scom-parse”, Brescia, 1994.
F. LORENZI, Eugenio Busi, “Giornale di Brescia”, novembre 1996.
M. CORRADINI, Eugenio Busi, “Bresciaoggi”, novembre 1996.
C. PORTINARI, V. BRUNETTI, Momenti di gloria / riflessi d’arte / dipinti di Eugenio Busi, Brescia, Club Sportivo San Rocchino, 1999.
“STILE Arte” n. 71, settembre 2005, Nove dipinti di Eugenio Busi per la chiesa del Maniva.
  1. BUSI LINO
  2. BUSSACCHINI ANGELO
  3. BUSSOLO PIETRO
  4. BUTTANI EGIDIO

Pagina 42 di 190

  • 37
  • 38
  • 39
  • 40
  • 41
  • 42
  • 43
  • 44
  • 45
  • 46

Copyright © 2023 Associazione Giorgio Zanolli Editore. Tutti i diritti riservati.

Aiuta il dizionario dei pittori Bresciani