Dizionario dei Pittori Bresciani
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CANEVARI LEONE

Val d'Intelvi, 8 dicembre 1822- Breno, 26 novembre 1890.

Dalla "Enciclopedia bresciana" di Antonio Fappani apprendiamo che Leone Canevari appartenne a famiglia di rinomati intagliatori. Trasferitosi a Breno continuò l'attività appresa nell'ambito famigliare.

Fra le sue opere sparse in paesi di Val Camonica, sono le cantorie del duomo brenese (1873).

CANONICA GEROLAMO

Secolo XVI.

Secondo scheda ms. di Luigi Dedè, il nome di questo lapicida, attivo in contrada Mercanzie, ricorre in atto notarile del 19 settembre 1570, all'Archivio di Stato (Filza 909).

CANOSSI GUGLIELMO

Brescia 1886-1969.

Il primo e unico profilo biografico di Guglielmo Canossi è stato proposto da Costanzo Gatta (“STILE Arte” n. 67, aprile 2003) il quale ha sì additato i limiti della pittura canossiana, ma ha pure rilevato l’importanza che assume nel tempo perché testimone di vari aspetti di Brescia ormai scomparsa.
Figlio di Pietro fratello di Angelo, Guglielmo Canossi ha sperimentato diverse forme espressive, iniziando dal disegno, passando alla scultura, alla pittura e alla fotografia.
Agli inizi del Novecento, per i gioielliere Cortinovi avente vetrina su Corso Zanardelli, Canossi aveva operato pure come estimatore di gemme e nell’Ospedale militare di Milano aveva manovrato strane apparecchiature di raggi X.
Del nostro Castello aveva fatto soggetto prediletto, ritraendolo in ogni angolo, mentre dei brani cittadini ha colto luci mattinali, assolati riverberi del tramonto.
Attratto dalla “leggenda” del conte Alessandro Bettoni Cazzago, che portò in Russia il proprio cavallo del vecchio mulino cavalcandolo durante la famosa ultima carica del Savoia Cavalleria sul Don, ha rintracciato l’animale provato da tante vicende e lo ha celebrato in un dipinto che, per i toni gravi, sa di mestizia, ma anche di consapevolezza di quanto quel “cavallo eroico” ha rappresentato

CANTARELLI ANNA

Brescia.

Dopo gli studi artistici compiuti a Parma sotto la guida dei pittori Vernizzi, Lilloni ha frequentato l'Accademia di Brera, a Milano, avendo maestro Francesco Messina. Ha intrapreso la partecipazione a mostre collettive provinciali e regionali negli anni Sessanta, allestendo al tempo stesso mostre personali a Venezia, Treviso, Firenze e Bellaria.

Ha affrontato vari concorsi per la esecuzione di opere di abbellimento artistico in edifici pubblici, fra le quali val ricordare il busto del papa bresciano Paolo VI, posto nel santuario della Madonna della Stella a Gussago.

Recente la rassegna nella sede della Associazione artisti bresciani (5-17 novembre 1983) che ci ha fatto conoscere la scultrice concittadina, che ha studio sulla collina di S. Rocchino, in una antica casa ristrutturata e ammodernata.

L'attenzione di Anna Cantarelli è rivolta particolarmente alla figura umana, femminile in particolare, e agli animali, fra i quali predilige il cavallo. Figurativa, "ama le superfici vibranti e sensibili, ad esempio in grado di evidenziare nella contenutezza del gesto la sostanza più intima di quanto raffigura" ha osservato Virgilio Guidi, che alla scultrice riconosce altresì il merito di "tener nell'alveo della discrezione drammi e angosce, la droga ... riduce il personaggio a specchiarsi nella larva di se stesso ... l'artista non strappa, non strazia, non rompe, il nodo resta all'interno, blocco chiuso spesso irrimediabilmente impietrito".

La variegata gamma della produzione di Anna Cantarelli, la scioltezza del suo comporre la creta sono ravvisabili in alcune opere di alcuni anni orsono, opere quali Contorsionista. Ritratto di giovinetta, Cavallo ...

Più vicina alla condizione esistenziale la fanno apparire alcune figure vedute di recente in occasione di collettiva alla A.A.B. (marzo 1985) ove persiste il tocco scheggiato e costruttivo caratterizzante la precèdente produzione, ma dove sembrano poste in evidenza tensione e impegno d'una cocente attualità; moti esplicati anche come coordinatrice del Gruppo D.A.E. (Donne Artiste Bresciane).

 

CANTARINI LUIGI

Brescia, 17 gennaio 1926.

Paesaggi “velati da contenuta malinconia, paesaggi del lavoro industriale, come Riposo festivo, con quei vagoncini azzurri abbandonati davanti alla fabbrica deserta, come lo scorcio ferroviario (Ferrovia) dai fulvi e cupi toni; oppure sono angoli caratteristici della città popolaresca, come quei piccoli, deliziosi Mercato e Fiera, con qualche eco utrilleggiante, ma tuttavia con un che di schietto e di personale: impressioni vivide anche stilisticamente più libere e succose”.
In questa nota che Elvira Cassa Salvi ha redatto in occasione della mostra personale di Cantarini, alla A.A.B., nel 1972, sono rilevati i caratteri d’una pittura che sempre più si è fatta gentile, armoniosa per i grigi azzurri carpiti a vecchi paesi, alle colline e alle stagioni meno accese, offerenti silenti atmosfere.
Rustici di campagna nel sole di ottobre, sotto bianca coltre ricreati con disegno essenziale, stesura accurata in cui le cromie trapassano fondendosi, come tenui e fusi appaiono i sentimenti che hanno mosso la mano del pittore, operante al limite del chiarismo.
Nonostante la favorevole accoglienza data ai suoi dipinti, Luigi Cantarini ha poco alla volta disertato le sale di esposizioni: ma il suo apparente silenzio non è stato infruttuoso. I dipinti sparsi in ambito familiare o dei conoscen-ti.
 
BIBLIOGRAFIA
“Galleria A.A.B,”, Brescia, 23 dicembre 1972 - 4 gennaio 1973.
E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 30 dicembre 1972.
A. RIZZI, “Galleria il quadrifoglio”, Brescia, 17 - 29 novembre 1974.
“Galleria la Cornice”, Desenzano, 13 - 25 settembre 1975. (Con brani da E. Cassa Salvi e A. Rizzi).
A. MAZZA, “Galleria il quadrifoglio”, Brescia, 15 - 28 novembre 1975.
A. RIZZI, “Galleria del Carro”, Brescia, 28 gennaio - 9 febbraio 1978.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

CANTINONE

di via F. Cavallotti Brescia

Per circa trent’anni alimentato dalla vivacità e dall’entusiasmo di Tita Dondelli (v), il Cantinone rappresentò punto d’incontro dei bresciani, vecchi e giovani. Ricavato in ambienti antichi (secolo XVI) un tempo parte di costruzioni monastiche e ospedaliere, volte a botte e finestre arcate, era stato arredato con adeguato mobilio e ingentilito da quadri dello stesso “oste - pittore”.
Via via vi convennero artisti, cultori d’arte, intellettuali, lo stesso Canossi, immortalato con un gruppetto di noti pittori (da Rizzi a Mozzoni, da Vecchia a Di Prata e Ragni…) nella lunetta dipinta da Giulio Greppi e ora custodita dalla Pinacoteca Tosio-Martinengo. In quelle salette, Dino Bonardi nel 1946 propugnava il “Manifesto del nuovo Romanticismo”, in quei locali si vagheggiarono e si concretizzarono non poche iniziative nel campo artistico e culturale della città; rivisse anche un aspetto del popolo nostro, attraverso la indimenticata macchietta di Rassega, ritratto dallo stesso Dondelli nel 1919, anno della tragica morte del popolaresco personaggio.
T. Dondelli lasciò il Cantinone nel 1963 allorquando si ritirò a Borgosatollo. Il destino del caratteristico locale era ormai segnato e un brano di vita bresciana tramontato per sempre.
 
BIBLIOGRAFIA
M. PEZZI, Il Cantinone cenacolo di artisti, “Giornale di Brescia”, 27 novembre 1963.
S. MINELLI, Il Cantinone e Tira Dondelli, “Giornale di Brescia”, 8 marzo 1972.
R. LONATI, “Mezzo secolo, di testimonianze sulla pittura bresciana del Novecento: 1920 - 1970”, Tip. S. Eustacchio, Brescia, 1979.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

CANTONI GIULIO

 Verolanuova, 24 marzo 1890 - 6 gennaio 1968.

Imparò i primi rudimenti dell’arte dal conterraneo Roberto Galperti. Dal 1903 studia all’Accademia di Brera seguendo il corso di ornato e di architettura e nel 1910 - 1911 un corso speciale di scultura col Butti, al termine del quale vince il Premio Bezzi-Cajmi. Dedicatosi anche alla musica, si vota esclusivamente alla pittura seguendo la scuola di Cesare Tallone e vincendo nel 1913 il Legato Brozzoni. Fante nella prima guerra mondiale, ne riporta menomazione alla gamba. Dedicatosi alfine alla pittura, trascorse qualche tempo a Bologna, dove risentì l’esempio di Carlo Corsi e di Morandi. Tornato ben presto nel Bresciano, inizia ad esporre fin dal 1920, alternando mostre personali e collettive, presenziando a sindacali attraverso le quali una sua opera è acquistata dalla Galleria d’arte moderna milanese.
Due sue personali nella metropoli lombarda ebbero la presentazione di Giorgio Nicodemi e favorevoli giudizi di Leonardo Borgese e Mario Lepore.
Appartatosi a causa di lutti familiari e del secondo conflitto mondiale, peregrina per la sua “Bassa” per tutta Italia e le isole.
Dal 1950 circa intraprende nuovamente ad esporre, sostenuto dalla partecipazione di appassionati, dal puntuale consenso critico.
Cresciuto nell’atmosfera dell’ultima scapigliatura lombarda, a contatto con i noti pittori milanesi che lo ebbero caro, mantenne integri gli ideali di quella scuola. La stima dei maestri, i molti premi ottenuti, le offerte di cattedre o di lavori anche all’estero avrebbero potuto schiudergli una brillante carriera. Non cedette a queste lusinghe e dedicò il suo interesse al paesaggio, sia di casa, sia lontano. L’avvicendarsi delle mode, delle innovatrici ricerche lo sfiorarono appena, senza lasciargli segno.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: G. PANAZZA, AA. VV., “Giulio Cantoni”, Verolanuova, Palazzo municipale, 1991.
Si veda inoltre: M. CORRADINI (a cura di), “Arte in Camera”, Brescia, Camera di Commercio, 2004.

CANTU’ ARNALDO

Orzinuovi 1880 - Carso, novembre 1915.

Figlio di Giovanni e di Augusta Viola, ebbe in dono acuto ingegno. Compì vasti studi e acquisì profonda conoscenza della letteratura e della pittura contemporanea, grazie anche ai lunghi soggiorni in Francia. Fu tra i primi a far conoscere in Italia Claudel e Cezanne. Scrisse numerosi articoli di critica. Funzionario della Direzione generale di B.A. in Roma, fu amico di letterati e studiosi come Goffredo Bellonci, Corrado Ricci e di artisti.
Al profilarsi del primo conflitto mondiale si schierò apertamente per la Triplice alleanza, scrivendo articoli fortemente polemici in “Italia nostra”. Ma quando fu arruolato compì fino in fondo il dovere di soldato. Tenente di fanteria, combatté nelle Giudicarie meritando il grado di capitano. Inviato sul Carso, cadde eroicamente durante un assalto.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI. “E. Pasini”, Ed. Collegio dei geometri di Brescia, Brescia, 1978.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. la Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

 

CAPELLONI LUIGI

Castegnato, 23 ottobre 1935.

Allievo di Emilio Pasini, dal maestro ha attinto particolarmente l’esattezza del disegno. Dopo due anni di detta scuola, dovette rinunziare alla pittura, ripresa soltanto negli anni Settanta, con la frequenza dello studio di Franco Bertulli e il Ravvicinamento al mondo artistico bresciano. Partecipa ad alcune esposizioni collettive e, nel 1977, si presenta in personale. Vigoroso il tratto, d’un verismo tradizionale, sia nella figura che nelle nature morte. Nei dipinti a olio risente della vicinanza di Bertulli, soprattutto nelle vedute di paese, anche se tonalmente più composti.
 
BIBLIOGRAFIA
F. BERTULLI, “Galleria S. Gaspare”, Brescia, 2 - 14 aprile 1977.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

CAPITANI

O DANIELE. v. Mangialardo Domenico

  1. CAPO (DAL) CAMILLO
  2. CAPPA SILVESTRO
  3. CAPPELLO o CAPPELLI GIOVANNI ANTONIO
  4. CAPRA GIUSEPPE

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