Dizionario dei Pittori Bresciani
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CAPO (DAL) CAMILLO

CAMILLO. Secoli XVI - XVII.

Definito da Stefano Fenaroli ("Dizionario") fonditore in bronzo e plasticista.

Di lui rimane una sola opera, firmata: Opus Camilli a Capite Brix., 1603: sono i due pulpiti o meglio le scalette di bronzo degli amboni di S. Maria Maggiore a Bergamo. Le ringhiere sono finemente modellate e fuse; la firma dell'autore posta in un cartiglio fra il fogliame.

La "Storia di Brescia" lo denomina Capite (a) Camillo; 1"'Enciclopedia bresciana" di Antonio Fappani lo pone alla voce: Dal Campo.

Si veda anche Rizzetti Camillo

CAPPA SILVESTRO

Vestone, 31 marzo 1929. Vive e opera a Pali ne di Vestone.

La nascita all'arte di questo singolare scultore in legno è già tratteggiata: Silvestro Cappa ha le mani vaste della gente dei boschi. Mi dice, nei lunghi inverni le ore della luce del giorno volgono presto alla tenebra, si lavora il legno al riverbero del fuoco. Nasce da lì questo amore al materiale che è vivo nella immobilità al terreno, mentre dentro, in assoluto silenzio, scende e sale la linfa misteriosa dell'esistere. Cappa intagliava al temperino e gli nascevano tra le mani scoiattoli, orsi, uomini, lupi. Una evasione alla dura vita di lavoro passata fra le montagne di Valle Sabbia, Trompia, della Svizzera. E come si costruisce faticosamente un edificio, così Cappa giorno dopo giorno edifica se stesso, e con lui l'intagliatore.

Ha quasi quarant'anni quando affronta il giudizio del pubblico, dando l'avvio alla nutrita serie di partecipazioni a mostre collettive, di personali. In località vicine quali Sirmione (1971); Desenzano (1972, 75, 1980); Vestone (1973, 76, 78 e 1985); Carpenedolo (1975, 77); Vaglio (1976, 77); Salò e Maderno (1977); Manerba (1977, 78). In città lontane quali Pescara e Venezia (1973); Firenze (1974); Milano (1977); Michigan (USA, "Grosse Point Gallery", 1977); Locarno (1979); per concludere a Brescia (negli anni 1971, 73, 75, 77,79) e Desenzano ancora, dove alla "Galleria La Cornice", la mostra del 1985 coincise con la edizione di una monografia voluta da Fausto Sardini.

La sua ispirazione va cercata nella tradizione popolare, nel piccolo mondo della sua terra: qui nascono i suoi personaggi che, accanto a quelli di Ottorino Garosio, rappresentano la verità del quotidiano: il fabbro, la guida alpina, il carbunì, la fanciulla col cane, il prete, l'alpino, il suonatore di fisarmonica, il bracconiere ecc. che ancor oggi si incontrano per via, nelle osterie, sugli impervi sentieri. E poi, il rospo, la tartaruga, la mucca ... e con essi i sentimenti d'arguzia, d'ironia, di scanzonatura che ne hanno fatto una sorta di naif della scultura bresciana in grado, come nessun altro di cogliere la umile e nascosta vita.

L'accentuazione dei tratti caratterizzanti si attenua in alcune opere, ed allora emerge la più profonda vena di Silvestro Cappa in grado di fissare momenti di una sacralità atavica che, nei Crocifissi, perviene a traguardi di emblematicità espressiva: la stessa che animò gli intagliatori dei passati secoli le cui opere, sparse nelle chiese, nelle "santelle" delle valli, attraggono lo sguardo curioso e attento di Silvestro Cappa.

CAPPELLO o CAPPELLI GIOVANNI ANTONIO

Brescia, 1664 - 1741.

Dallo studio delle Lettere passò a quello del disegno: fu dapprima allievo di Pompeo Ghitti e poi passò a Bologna con Francesco Pasinello e a Roma per una decina d’anni con il Baciccia. Più tardi gli piacque imitare Pietro Testa.
Fu copioso affreschista, ebbe mano veloce, pronto di invenzione e fantasioso. La Calabi lo definisce “pittore facile e abbondante, compositore mosso di scene affollate da grossi e goffi personaggi”.
In quel poco che di lui rimane sembra ancora inceppato nelle forme secentesche. Delle sue opere teatrali e di maniera, il Ticozzi scrisse: che non giustificarono le speranze concepite dai suoi compatrioti.
Nel 1713 dipinse il primo chiostro del convento di S. Giuseppe in Brescia, come testimonia la scritta: Jo. Ant. Cappellus perfecit Anno 1713, e le quattordici stazioni della via Crucis della chiesa annessa. Ancora in S. Giuseppe dipinse una pala raffigurante l’Immacolata, S. Giuseppe e altri SS.; tre fatti della vita di Maria. Altre sue opere si trovano in S. Francesco, S. Agata, S. Faustino, S. Maria del Carmine, S. Clemente in Brescia; altre ancora sono ricordate a Cedegolo, adornanti la chiesa parrocchiale con storie di Padri Domenicani, a Salò, nella chiesa delle Salesiane, a Bienno dove affrescò la volta della nuova parrocchiale.
I lavori di restauro del chiostro annesso alla chiesa di San Francesco di Paola operati negli anni Novanta del passato secolo hanno messo in luce pregevoli affreschi di Antonio Gandino e Giovanni Antonio Cappello, fino ad allora noti per quanto tramandavano antiche guide, ma ignorati nella loro effettiva compiutezza narrativa ispirata alla vita e ai miracoli di S. Francesco da Paola: 18 medaglioni disposti su quattro orizzontamenti recano altrettanti busti di religiosi appartenenti all’Ordine minimo; quindi le tre grandi lunette dedicate al Santo di Paola.
 
NOTA:
A. FAPPANI, ha anche la voce: Cappello Giovanni Andrea, secolo XVII, e lo dice autore agli inizi del Seicento degli affreschi nella parrocchiale di Bienno, (in cui operò Giovanni Antonio) e di decorazioni in una sala di palazzo Francesconi.
BIBLIOGRAFIA
Sta in: B. PASSAMANI, “Dizionario biografico degli italiani” (Alla voce: Cappelli G. A.)
Si veda inoltre: P. ZANI, “Enciclopedia metodica critico ragionata di B. A.”, 1819 - 1824.
F. BE BONI, “Biografie di artisti”, Venezia, 1840.
F. ODORICI, “Guida di Brescia rapporto alle arti”, 1853.
B. RIZZI, “Illustrazione della Valle Camonica”, 1870.
A. UGOLETTI, Brescia, Ist. ital. d’arti grafiche, Bergamo, 1909.
E. BENEZIT, “Dictionnaire… des peintres”, Paris, 1924.
G. NICODEMI, “Guida di Brescia”, 1926.
P.F. MURACHELLI, Il supplemento a Pittura del ‘600, ‘700, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1960.
C. BOSELLI, Spoliazioni napoleoniche, “Commentari dell’Ateneo”, 1960.
G. PANAZZA, Le manifestazioni artistiche sulla sponda bresciana… “Il Garda”, Ateneo di Salò, 1969, p. 249.
“Enciclopedia bresciana”, Ed. La Voce del popolo.
B. PASSAMANI (a cura di), “Brescia pittorica 1700-1760; l’immagine del sacro”, Brescia, 1981.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
R. LONATI, “Catalogo delle chiese di Brescia aperte al culto, profanate e scomparse, Brescia, 1994. (Attraverso il quale è possibile risalire alle opere eseguite dal Cappello per gli edifici sacri cittadini, particolarmente illustrati dai volumi editi per interessamento della Banca San Paolo).

 

CAPRA GIUSEPPE

Brescia, 22 novembre 1875 - 4 marzo 1915.

Fu tra i migliori allievi della scuola Moretto dove si meritò parecchie medaglie. Iniziò come decoratore di ventagli nello stabilimento Rosani e vi rimase come campionista anche dopo che lo stabilimento fu assunto dalla ditta di Angelo Duina, che per merito del Capra fu premiata a Torino nel 1898 e a Gorizia nel 1902.
Passato come decoratore alla Unione tipolitografica bresciana, vinse diversi concorsi tra cui quello dell’orario dei laghi. Per dedicarsi alla pittura, si dimise, pur continuando a fornire agli stabilimenti bresciani reclame ferroviaria, piantine, cartelli, almanacchi ricchi di fiori e figurine, vedute dolci e graziose acquerellate.
Fra i primi in Italia si dedicò anche alla geografia prospettica (orografia, topografia, idrografia).
Fu pittore di figura e di paesaggio. Partecipò con successo a diverse esposizioni. Già nel settembre 1898 lo troviamo presente alla esposizione d’arte moderna in occasione delle celebrazioni morettiane. “Diligente, buono e vario coloritore”, riscosse vivo successo a Cremona, nel 1910.
Partecipò inoltre alle esposizioni dell’Arte in famiglia. Rappresentò frequentemente il Sebino, le montagne di Borno e del Chiese, distinguendosi specie nelle piccole tempere in cui riecheggiano il Guardi e lo Zuccarelli.
Emilio Pasini scrive che “col miele meglio lavorava che con altro coibente: l’olio”.
Dolce di carattere, fu pittore sentimentale, adoratore del sole, del lussureggiante verde dei prati e dei declivi.
 
BIBLIOGRAFIA
L. VECCHI, “Brescia”, monografia ill. per gli anni 1941 - 1942.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

CAPRETTI PIERANGELO.

Ciliverghe, 18 maggio 1951.

Ha frequentato i corsi della Associazione Artisti bresciani iniziando ad esporre nei primi anni Settanta, in occasione di concorsi provinciali. Ha partecipato segnalandosi e a volte affermandosi a Premi in Molinetto, Desenzano, Bovegno, Cernusco, Cremona, Mazzano, Carpenedolo, Bedizzole, Castenedolo.
Prevalentemente paesaggista, la sua pittura è condotta nella eco post-impressionista ed è rivolta al mondo delle nostre valli colte negli scorci di rustici, viuzze, profili di monti con colori uniformi e chiari di corposa lu-centezza.
Fabbro di professione, negli ultimi tempi ha attenuato la partecipazione a manifestazioni artistiche, privilegiando il lavoro d’officina diviso con il fratello, dedicando alla pittura i rari momenti di libertà. I pochi dipinti prodotti sono tuttavia richiesti dagli appassionati del circondario di Ciliverghe-Mazzano.
 
BIBLIOGRAFIA
“Panorama d’arte, 1977”, p. 262, Magalini Editrice, Brescia, 1977.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

CAPRIOLI (DA) BATTISTA

Secolo XVI.

Ricorre nell’Estimo del 1520 della quadra di città vecchia. Di lui non si hanno altre notizie.
 
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
“Storia di Brescia”, Vol. II.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

CAPRIOLI BARTOLOMEO

Secolo XVI.

Figlio di Pietro, bresciano, sebbene qualcuno come il Ticozzi lo ritenga di Reggio Emilia, visse e lavorò a Ravenna dove era presente negli anni 1527 - 1531.
 
BIBLIOGRAFIA
P. GUERRINI, Notizie d’arte bresciana, “Brixia sacra”, 1913.
“Storia di Brescia”, Vol. II.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

 

CAPRIOLI GRASSO ADRIANO

Vedi Grasso Caprioli Adriano.

CAPRIOLI VINCENZO

(q. M. Gio Battista). Secolo XVI.

Ricorre nell’estimo del 1525 della quadra seconda di S. Alessandro. Di lui non si hanno altre notizie.
 
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
“Storia di Brescia”, Vol. II.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

CARATTI. Bottega

Secoli XIX - XX.
Artefici in Rovato, secondo Antonio Fappani("Enciclopedia bresciana") dalla loro fucina sono uscite notevoli opere in ferro battuto.
Presenti, nel susseguirsi dei decenni, a varie esposizioni locali e nazionali, hanno meritato pubbliche attestazioni e premi.
Degli esponenti della famiglia Caratti possiamo ricordare: Vincenzo (1828-1872), Francesco (1855-1927), Arturo (1885-1935), Aldo ancora vivente che ebbe il ricono-scimento di maestro d'arte. È autore di opere in ferro battuto, in rame, in metalli vari con i quali realizza sculture nel solco della tradizione figurativa, lanterne, caminetti, cancelli ...
Alcune realizzazioni della "fucina" Caratti sono anche fuori d'Italia, come il monu-mento ai Dispersi del volo Italia-Baia del re, oppure quello a Road Amundsen di OsIo. Ancora possiamo ricordare Luigi Caratti (Rovato, 21 agosto 1854-8 febbraio 1915). Secondo Antonio Fappani fu battiferro di grande valentia più che scultore. Sua è la cancellata per la chiesa di S. Stefano a Rovato.
Appassionato di meccanica, ebbe due figli, Agostino e Attilio affermati tecnici del volo.
  1. CARAVAGGIO (DA) FRANCESCO
  2. CARBONI BERNARDINO
  3. CARBONI DOMENICO
  4. CARBONI GIOVAN BATTISTA

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