v. Ostello Cristoforo
Brescia, 23 febbraio 1880 - 5 novembre 1932.
Di Francesco e di Angela Moreni, è pittore pressoché sconosciuto. Così è proposto nella “Enciclopedia bresciana”.
BIBLIOGRAFIA.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secoli XV-XVI.
Pittore bresciano, lavorava a Modena nel 1507. Ebbe come allievo Pellegrino Muneri.
BIBLIOGRAFIA.
“Storia di Brescia”, vol. II.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Brescia, 5 giugno 1951.
Ha intrapreso l’attività pittorica seguendo la guida di Tancredi Muchetti e del prof. Angelo Bontempi. Frequentato l’Istituto d’Arte “Girolamo Savoldo” in città, ha poi proseguito nell’Istituto “Caravaggio” (Bergamo).
Risale al 1973 l’esordio in manifestazioni artistiche, che hanno proposto suoi dipinti più volte in collettive e concorsi a Brescia, Visano, Pontevico, Salsomaggiore, Botticino Sera, Firenze… Nel 2002 ha allestito una mostra personale in Santa Eufemia della Fonte, a Brescia nel 2003 ha esposto nella Galleria “Due Vescovi”, mentre nel 2004 è stata la cittadina “Città Antiquaria” a ospitarlo.
Un percorso, quello espositivo, non privo di riconoscimenti in ambito regionale e nazionale come la coppa del Prefetto di Brescia meritata nel 1975 al Premio “Bulloni” di Visano, il diploma d’onore e la medaglia assegnati al Premio “Cristoforo Margaroli” di Salsomaggiore, nel 1996, ed ancora la nomina a membro dell’Accademia “Gli Etruschi” di Vadi (Livorno) nel 1998….
Palesemente coerente il percorso creativo di Oliviero Dall’Asta, manifesto quasi in una trasfigurazione poetica della quotidianità dove è prevalente il vivace assemblaggio di immagini e colori componenti un felice insieme cromatico acceso che dona al dipinto echi naive di efficace dinamismo.
Giustamente Alberto Chiappani afferma che Oliviero Dall’Asta par ripetere il rivisitato linguaggio dei bimbi riuscendo a rielaborare per il nostro sguardo un esperanto pittorico dove si compenetrano artefazione e spontaneità. Una ricerca di immagnifica corrispondenza che solo persone dall’animo nobile e incontaminato possono condurre, facendosi comprendere a vari livelli nell’ambito del complesso e diversificato popolo dei cultori dell’arte e dell’immagine.
Alcuni titoli di dipinti “informali” quali La giostra di paese, Sagra popolare e Gli animali nel nostro mondo, esemplificano tale dettato, mentre gli esiti più recenti sembrano mirare a una figuratività più esplicita, attinta però alla creatività dei fanciulli, in particolare quelli dotati di genuina immagi-nazione.
BIBLIOGRAFIA.
A. CHIAPPANI (a cura di), “Oliviero Dall’Asta. Tra sogno e fiaba il racconto del nostro tem-po”, Provaglio d’Iseo, 2004.
Il racconto poetico di Oliviero Dall’Asta, “STILE Arte” n. 84, gennaio 2005.
Secoli XV - XVI.
Famiglia di orafi originaria di Parma che ha derivato il nome dalle superbe croci asti li o processionali di cui alcuni suoi componenti sono autori. Nell'arte per cui la famiglia è divenuta famosa si sono particolarmente distinti: Bernardino, Giovanni Francesco e Girolamo dei quali diciamo successivamente:
BERNARDINO. Parmense, si sa che nel 1486 viveva nelle quadre I e II di S. Faustino, in corso Porta Bruciata. Negli anni 1474-1486 si dipana la vicenda del reliquario delle SS. Croci, in Duomo Vecchio, considerato ancora oggi un capolavo-ro di oreficeria. Ideato come sostegno della reliquia che gli veniva applicata sopra, nella apposita custodia, fu in seguito integrato, nel 1553, con una nuova teca a forma di doppia croce. Dopo che Stefano Fenaroli ne ha diffusamente scritto, Gaetano Panazza pone l'opera di Bernardino tra le più alte creazioni dell'oreficeria lombarda, meritevole di essere posta accanto agli esiti sommi della croce del Duomo di Cremona e dell'ostensorio del Duomo di Lodi. Dettagliata, esauriente descrizione troviamo (con nitide fotografie) anche nella "Storia di Brescia" che, coniugando gli esiti delle precedenti ricerche, analizza criticamente la preziosa struttura. Di Bernardino dalle Croci non restano altri lavori certi, ma gli potrebbero appartenere il reliquario delle SS. Spine, pure in Duomo Vecchio, la croce della chiesa dei SS. Faustino e Giovita provenienti dal monastero di S. Giulia.
Ma quel che introduce improvvisamente quanto decisamente Bernardino nel preci-puo campo degli "scultori" è il mausoleo Martinengo, opera eretta per la chiesa di S. Cristo, oggi in S. Giulia e lungamente ritenuta di Maffeo Olivi eri (v.).
Il compianto prof. Camillo Boselli, proponendo un inedito contratto del 29 maggio 1503 ha scosso l'attribuzione formulata soltanto attraverso analisi stilistiche; chia-rendo al tempo stesso i termini di esecuzione (1503-1518) perché proprio Bernardino, 1'8 agosto 1516 si impegna a completare quanto gli compete entro diciotto mesi. Si è così fatta strada l'idea che sia lui l'ideatore del bellissimo monumento funebre, quantomeno l'autore delle parti in metallo.
Morto nel 1528, nel 1521 aveva fatto erigere la cappella detta di S. Bernardino, nella chiesa di S. Giuseppe. Ebbe un figlio: Giovanni Francesco, un nipote, Girolamo, degni continuatori nell'arte che lo ha reso famoso e dei quali diciamo di seguito. GIOVANNI FRANCESCO. Figlio di Bernardino, orafo e autore della Croce in S. Francesco, firmata e datata. Commessagli probabilmente in esecuzione del testamen-to di padre Sanson, è alta più di un metro e istoriata con varie figure sante, tra tante, S. Francesco e scene della passione di Gesù. Con le descrizioni e proposte di Stefano Fenaroli e Adriano Peroni, si propone quella, forse più accessibile, di Antonio Fappani in "Enciclopedia bresciana" che ricalca le precedenti. Antonio Morassi attribuisce, sia pur dubbiosamente, a Giovanni Francesco anche il reliquario di S. Afra, nella omonima chiesa bresciana.
GIROLAMO. Nato a Brescia nel 1494, vi è morto dopo il 1552.
Figlio di Giovanni Francesco, è autore della croce processionale della parrocchiale di Cividate Camuno, realizzata nel 1518 e istoriata con la Passione di Gesù. Per consonanze stilistiche, il Peroni ritiene possa essergli attribuita anche la croce asti le della parrocchiale di Lodrino.
Altri dati biografici di Girolamo dalle Croci propose Stefano Fenaroli: sappiamo così che l'artista nel 1534 abitava nella quadra I di S. Faustino e che nel 1538 stipulava il contratto per un lavoro.
Ghedi, 1812 - ?.
Di Pietro e di Maria Montorio. È detto pittore, ma di lui non si hanno notizie, né si conoscono opere. È quanto detto in “Enciclopedia bresciana”.
BIBLIOGRAFIA.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Cologne Bresciano, 1947.
Ha frequentato il Liceo artistico di Bergamo, sotto la guida di Francesco Tabusso. Nel 1971 ha allestito la sua prima mostra personale presso la “Galleria S. Michele” di Brescia, esponendo opere che risentivano dell’influsso accademico e, “per risalire a fonte piemontese, ad un certo fare casoratiano alla ricerca di una propria cifra magico metafisica non priva di chiarezza compositiva e di garbo coloristico”. È l’unica apparizione pubblica di cui si è a conoscenza fin’oggi della pittrice.
BIBLIOGRAFIA.
“Galleria S. Michele”, Brescia, 2-14 gennaio 1971.
VICE, Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 8 gennaio 1971,.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.