Dizionario dei Pittori Bresciani
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MORESCHI ANTONIO

Secolo XVIII.

Da Bagolino, sue opere restano nel paese in cui è nato: nelle chiese di S. Lorenzo, Natività; S. Rocco, Immacolata; nella parrocchiale, Presentazione della Vergine; mentre una Madonna dipinta sulla facciata del palazzo del Comune è orma' perduta. Secondo un giudizio espresso, «raccoglie gli accent' lontani della scuola veneziana e prepara il gusto a quelle scenografle larghe e gioiose ancor oggi ammirate sugli altari delle nostre chiese alpestri».
 
BIBLIOGRAFIA
U. VAGLIA, «Dizionario degli artisti e artigiani Valsabbini», Sabbio C., 1948 (c.fr.) «Storia di Bagolino», ms.
«Storia di Brescia».
 

 

MORETTI DA CREMONA

v. Morettis (de) Gian Giacomo e Pietro.

MORETTI DE ARDESIO. PIETRO E ALESSANDRO FRATELLI

Secoli XV XVI

Negli anni vicini allo spegnersi del Quattrocento e del sorgere del Cinquecento, chiese e palazzi si illeggiadriscono di colori, all'interno ed all'estemo.  I fratelli Bembo, Caylina, i Bonvicini de Ardesio, i Moretti da Cremona, il Civerchio, lo stesso Foppa coprono di colori tele e pareti. I fratelli Pietro e Alessandro Moretti de Ardesio, di originaria famiglia bergamasca, non soltanto operano in città, ma sono rispettivamente padre e zio del grande Moretto. Di essi, si danno le relative note:
PIETRO, padre del Moretto, unicamente al fratello Alessandro, nel 1484 collabora ai dipinti di piazza della Loggia; sempre con il fratello, nel 1485 risulta creditore per la sistemazione di casa Caprioli (tanto che v'è chi suppone che essi siano gli autori degli affreschi di cui negli anni 1960 sono affiorati frammenti sotto dipinti restaurati di Pietro Marone, con elementi decorativi e architettonici). Nel 1486 e nel 1498 è pagato per avere dipinto stemmi vari.  IL data la sua morte fra il I 0 marzo 15 I 0 e il 7 agosto 1515.
ALESSANDRO, zio del Moretto, fratello di Pietro.Unìtamente alle notizie su riportate, si sa che nel 1481 restaura con grande lode le immagini dei SS.  Marco, Filastrio e Apollonio; il 14 e il 19 aprile 1482 è incaricato di dipingere gli stemmi del podestà.Secondo il Racheli («Rovato», p. 30) potrebbe essere l'autore della decorazione absidale della chiesa di S. Stefano, in Rovato.  Nel 1484 Alessandro è già morto.Val evidenziare che ancora al tempo di S. Fenaroli le figure e le parentele di Pietro e Alessandro, anche nei confronti del Moretto, erano confuse e inesatte, tanto che l'Autore del «Dizionario degli artisti bresciani» auspicava fosse fatta in proposito maggiore luce.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: «Storia di Brescia», Voi. li.
N ota: Utile la documentazione relativa a Moretto da Brescia.

MORETTI GIANPIETRO

Brescia, 5 agosto 1955.

Figlio dello scultore Ersilio, ha ottenuto la maturità artistica presso il Liceo di Bergamo; ha frequentato i corsi di pittura all'Accademia di Brera, diplomandosi con una tesi sull'arte degli alienati. La sua presenza in pubblico risale al 1974, anno della sua prima mostra personale allestita a Bedizzole.  Sono poi seguite le presenze in Brescia (1975), Sarezzo (1977), Desenzano e Vallio (1978).  Autore di notevoli sculture, negli esiti pittorici rivela la formazione familiare: per il costruttivo segno, per il gusto dell'evidenza plastica sia nelle figure, sia nelle nature morte. Paesaggista, ritrattista nei suoi dipinti si affermano la corposa tonalità, i definiti contomi che stagliano corpi e oggetti sullo sfondo; il segno nervoso a riflettere giovanile irruenza, ma anche l'inquietudine d'un animo ansioso di continua ricerca.Pittore della «realtà», del mondo scrutato con attento sguardo, Moretti s'attarda a fissare frammenti di vita, episodi: come ancora all'insistito tocco sembrano fermarsi gli evidenti particolari anatomici di personaggi come il Bevitore, oppure l'Autoritratto accanto al desco imbandito in cui la ricerca s'arresta all'evidenza.'Meglio il giovane sembra esprimersi quando, tralasciata la accuratezza esecutiva dei particolari, insegue sintetica stesura.  Allora, con la resa fisionomica si afferma la penetrazione; affiorano palpiti, come nel ritratto di Madre o nella Sorella ove la luce radente o carezzante sembra schiudere veli agli affioranti sentimenti.
 
BIBLIOGRAFIA
A. MORUCCI, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 26 aprile - 8 maggio 1975.
AA.VV., «Galleria La comice», Desenzano, 12-24 agosto 1978.
 

 

MORETTIS (DE) GIAN GIACOMO E PIETRO

Secolo XV.

Cremonesi, fratelli ed entrambi pittori.Nel 149 1, accanto al Foppa collaborano ai dipinti sotto la Loggetta in Piazza: attesero, fra gli altri, ad un S. Marco fra i SS.  Faustino e Giovita.  Altri dipinti eseguono nell'appartamento del Podestà, per i quali nel 1492 fece stima lo stesso Foppa.  Sono ricordati inoltre per gli stemmi e per le insegne del Podestà in palazzo Broletto. Secondo il Fenaroli, Gian Giacomo viveva ancora nel 1505.
 
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
G. LONATI, Cremonesi a Brescia, «Bollettino Storico cremonese», Cremona, 1935.
«Storia di Brescia», Vol. 11.

 

MORETTO

Alessandro Bonvicino, detto: Brescia, 1498-1554.

Alessandro Bonvicino Moretto gareggiò nella pittura coi sommi dell'aureo secolo Così si legge nel monumento che Brescia, nel 1898, solennemente volle eretto al suo grande figlio pittore, la cui gloria s'affida a numerose opere custodite nei maggiori Musei del mondo: dalla National Gallery di Londra (Cristo con S. Giovanni, Ritratto Layard, Madonna col Bambino e due Santi, Ritratto di Sciarra Martinengo o Gentiluomo), al Louvre di Parigi (i SS.  Bonaventura e Antonio, i SS.  Bernardino e Ludovico), dall'Ermitage di Leningrado (La Fede), all'Escurial di Madrid, (Ilprqfeta Isaia), al Kunsthistorische Museum di Vienna (S.  Giustina onorata da un Committente), alla viennese Collezione Liechtestein (S.  Girolamo), dalle raccolte Kassel (Presepio), berlinese (Storia della Giara) alla pala di Francoforte, al Cristo e gli animali e alla Pietà del Metropolitan Museum of Art di New York.  E Basilea, Oxford... E poi quadrerie italiane quali la Pinacoteca Ambrosiana (Martirio di S. Pietro), ancora i milanesi Museo civico (S.  Antonio) e la Pinacoteca di Brera (Assunta, le SS.  Caterina e Chiara, i SS.  Girolamo e Paolo, e S. Francesco di Assisi); la veneziana Galleria dell'Accademia (Madonna del Carmelo), il Museo nazionale di Napoli (Cristo alla colonna), la Carrara (Cristo crocifero, Cristo e la Samaritana, Cristo e un devoto), la Pinacoteca bresciana, fra le cui numerose opere si citano: Ritratto di gentiluomo, Roveto ardente, Presepe... per non dire della Pinacoteca vaticana, delle numerose chiese di Brescia (SS.  Nazaro e Celso, con il capolavoro Incoronazione della Vergine, S. Giovanni Evangelista, Duomo vecchio, S. Francesco) e provincia (Manerbio, Gardone V.T., Paitone) e poi chiese di altre città: Bergamo, Belluno, Milano, Verona, Venezia, Trento... Una fervorosa attività, dunque, durata una vita, con il temperamento ricettivo e composita cultura i cui frutti hanno mosso l'attenzione, l'amore direi, di insigni storici che, solo per dire di anni vicini, si chiamano Bemard Berenson, Giuseppe Fiocco, Ugo Flores, Ivan Lermolieff, Roberto Longhi, Pompeo Molmenti, Adolfo Venturi, Gregory Gombosi, Rodolfo Pallucchini, Giovanni Testori, con Antonio Morassi e Nicodemi accanto ai quali si inseriscono i nostri Paolo Guerrini, Camillo Boselli, Gaetano Panazza, Giovanni Vezzoli...Foltissima quindi la nota degli studi dedicati al Nostro artista, tanto che lo stesso compianto prof.  Boselli nel suo «Il Moretto» può affermare che, dopo l'ultimo libro di Gombosi, un lavoro di ricerca e documentazione può apparire inutile.  Necessario invece «tirare le somme e vedere effettivamente il valore del Bonvicino».  Non sta certo nelle nostre esigue forze la capacità di tanto compito.  Nostro intendimento è solo quello di tratteggiare la figura e l'opera del Moretto, al fine di affidare a queste pagine una idea su un artista, fra i più nobili, che onora non soltanto Brescia.Appresi forse i primi rudimenti della pittura da Pietro e Alessandro Moretti (v.) da alcuni studiosi additati come padre e zio del giovane Moretto, le prime notizie certe su di lui risalgono al 1515, in atto per la stipula del contratto relativo alle ante in Duomo vecchio, presso la cui scuola è poi presente nel 1517 e, in varie occasioni, fino al 1547. Se allo spegnersi del Quattrocento le chiese e i palazzi bresciani si irraggiano di colori, tanto all'interno quanto all'esterno, indice di tempi benevoli e tranquilli, non ancora concluso il primo decennio del Cinquecento, la città vive tensioni e lotte culminate con il sacco del 1512.  Sono gli anni della giovinezza del Moretto, dell'apprendistato a cui, nel 1516-1518 segue la prima collaborazione con il Ferramola, per le su ricordate ante.E’  l'avvio, nobilissimo, d'una carriera artistica che l'incarico di decorare la Cappella del Sacramento in S. Giovanni Ev., in collaborazione con Romanino, esalta. L'Assunta del Duomo vecchio, seguita dall'affidamento dell'affresco nella parete esterna di S. Faustino ad Sanguinem e raffigurante il Trasporto dei SS.  Faustino e Giovita (perduto) ci porta alle alte note che si possono ammirare nella tavola eseguita nel 1530 per la chiesa di S. Francesco, raffigurante S. Margherita da Cortona e i SS.  Girolamo e Francesco, nella Madonna voluta dal «contado di Paitone» a seguito di una miracolosa apparizione (1 533). Altri dipinti ancora impegnano Moretto: fra tanti, La strage degli Innocenti (1 530) della chiesa di S. Giovanni Ev., indicata come una svolta nella visione pittorica del Nostro; per S. Nazaro l'Incoronazione della Vergine, ammirata dall'Hayez; per la chiesa del Miracoli Vergine in trono con S. Nicola da Bari; mentre fuori Brescia dedica i suoi colori a chiese di Bergamo, tanto da fare proseliti fra gli artisti di quella città; Milano (chiesa di S. Celso); Trento (S.  Maria Maggiore); Verona (S.  Giorgio Maggiore); per la veronese chiesa di S. Maria della Giara, altra opera dipinge, custodita oggi a Berlino.  Sono frutti della maturità del Maestro, e indicare la originaria collocazione equivale a sottolineare come il trapasso ad altre sedi si tramuti in linguaggio universale.Il 1550 è l'anno del matrimonio di Alessandro Bonvicino: Maria Moreschini lo rende padre di Caterina (1 550), di Giovanni Vincenzo (1 552) e di altra figlia (1 554).Una esistenza che ci appare consolidata e tranquilla, in cui si evidenziano anche acquisizioni di proprietà, l'ampliamento dell'appartamento.  Ma ben poco resta al pittore da assaporare in seno alla famiglia, perché nel dicembre 1554 risulta già morto.  Attendeva alla Pietà che oggi lo rappresenta nel Metropolitan Museum of Art di New York, quasi a tangibilmente ricordarci la severa, eletta anima d'un Artista, la profonda fede di un uomo.  Fede affidata alle opere ancor oggi motivo di ricerca, più che documentaria, per accostarla nella essenza cristiana.
 
BIBLIOGRAFIA
Nota: Risalendo nel tempo, numerose sono le note bibliografiche già redatte.  Si ricordano le recenti e, pertanto, esaurienti.
G. GOMBOSI, «Moretto da Brescia», Basilea 1943.
C. BOSELLI, «Il Moretto», Supplemento ai «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1954.
G. ,PANAZZA, «G.  Romanino», Brescia, 1965. (Relativa alle opere esposte in occasione della Mostra in Duomo vecchio).
Si veda inoltre: G. VEZZOLI, Torna a Maguzzano l'assunta del Moretto, «Giornale di Brescia», 15 agosto 1953.
U. ,BARONCELLI, Omaggio all'arte del Moretto «Giornale di Brescia», 31 agosto 1954. (Per «Il Moretto» di C. Boselli).
G. PANAZZA, Due dipinti giovanili del Moretto tornati ora felicemente a Brescia, «Giomale di Brescia», IO giugno 196 1.
M. VALSECCHI, «La National Gallery di Londra», Ist. geogr.  De Agostini, Novara, 1963.
F. VALCANOVER, «L'Accademia di Venezia», Ist. geograf.  De Agostini, Novara, 1963.
C. BOSELLI, La mostra del Romanino, «Arte veneta», XIX, 196 5.
E. CASSA SALVI, «Moretto», Fabbri editori, Milano, 1966.
G. HEINZ, «Kunst historisches Museum di Vienna» Ist. geogr.  De Agostini, Novara, 1966.
F. LECHI, «I quadri della collezione Lechi in Brescia», Firenze, 1968.
G. PANAZZA, «La Pinacoteca e i Musei di Brescia», Ist. ital. d'arti grafiche, Bergamo, 1969.
G.C. PIOVANELLI, Il Morettofinito a Vienna, «Giornale di Brescia», 23 maggio 1970.  G.C. PIOVANELLI, Il Moretto a Venezia, «Giornale di Brescia», 29 settembre 1970.
V. Scoperto a Bergamo l'autoritratto del Moretto, «Giornale di Brescia», 30 dicembre 1970.
G. REGAZZINI, Il Moretto dell'età matura a Venezia, «Giornale di Brescia», 17 novembre 197 1.
«Giornale di Brescia», I I giugno 197 1, Un Moretto all'asta.- Madonna dei limoni.
G. PANAZZA, Quadri dell'Abbazia di Rodengo restaurati, Periodico del Rotary Club, Brescia, 1971.
S. FURLAN, Tornano alla loro sede le otto gentildonne del Moretto, «Giomale di Brescia», 13 gennaio 1972.
G. VEZZOLI, Incontri di A. Merici con l'arte, «Studi in onore di Mons.  L. Fossati», Brescia, 1974.
G. PANAZZA, I precedenti bresciani del Caravaggio, sta in: AA.VV., «Novità sul Caravaggio»,
Milano, 1975.
PANAZZA, DESTER, VEZZOLI, «S.  Giovanni in Brescia», Brescia, 1975. (1).
G. TES-I'ORI, «Romanino e Moretto nella Cappella del Sacramento», Brescia, 1975. (11). (c.fr.) I e Il: E. Cassa Salvi, «Giomale di Brescia», L. Spiazzi, «Bresciaoggi».
L. MONTOBBIO, Un dipinto delmoretto adaltichiero.@ «Atti e memorie dell'Accademia patavina»,1975-1976.
C. BOSELLI, «Regesto artistico dei notai roganti in Brescia dal 1500 al 1560», Brescia, 1976.
L. SPIAZZI, Paitone, la Madonna del Moretto, «Bresciaoggi», 7 agosto 1976.
R. LONATI, «Monumenti commemorativi bresciani», Brescia, 1976.
L. ANELLI, «La chiesa dei SS.  Nazaro e Celso», Brescia, 1977.
L. SPIAZZI, A. Bonvicino ilpiù amato deipittori bresciani, «Bresciaoggi», I 0 settembre 1977.
A.M. BRIZIO, Lorenzo Lotto in Lombardia, «La Stampa», s.d., (giugno 1978).
C. BOSELLI, Noterella Morettiana, «Arte Lombarda», n. 49, 1978.
M. GREGORI, «G.B. Moroni», Bergamo, 1979.
 

MORETTO FAUSTINO

 Secolo XVII.

Di Breno, operò con somma dignità in Venezia, dove morì, nel genere della quadratura.
Il Fenaroli gli attribuisce un dipinto, della Pinacoteca di Parma, raffigurante una prospettiva.  L'immaginazione e la perizia con cui l'opera è condotta possono gareggiare «al confronto colle più belle opere di Antonio Canal, detto il Canaletto».  E ciò andrebbe a merito del nostro pittore che, morto nel 1668 «precedette d'un secolo» il grande veneziano (1 697-1768).  Ma l'opera così lodata, è stata in seguito data al veneto Giuseppe Moretti. Del tutto scomparsi, di Faustino Moretti sono invece ricordati alcuni dipinti in Venezia: nell'Ospedale dei Mendicanti; Scuola di S. Giovanni Battista della Chiesa di S. Giacomo; Scuola dei Bombardieri. Più recente l'attribuzione del Battesimo di Cristo in S. Pietro a Murano.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: R. PUTELLI, «Miscellanea di storia e d'arte camuna», 1929.
Si veda inoltre: THIEME BECKER, Vol.  XXV. (i 93 1).
«Storia di Brescia», Vol. 111.
 

 

MORI ENNIO

Brescia, 16 dicembre 1934.

 

MORI ETTORE

 Brescia, 1906-1978.

Mori Ettore, in arte Em Jvanoff, è stato riproposto all'attenzione dei bresciani sul finire degli anni Ottanta.  Le sue opere esposte nella «Galleria S. Gaspare» hanno rivelato un sommesso, ma assai espressivo artefice. Se opere giovanili come La pigiatura (1932), nel tratto a carbone possono far pensare a influenze di maestri quali Pelizza da Volpedo; se per alcuni paesaggi s'è fatto riferimento a Sartorelli o Fontanesi, questo può attribuirsi ai motivi formali dei dipinti dedicati agli aspetti solitari e solenni della natura.  Personale ci appare l'impianto dei paesaggi, come particolare appare l'impasto rorido, «materico» a ricreare campagne dominate da cieli corruschi, piovosi, tempestosi: sia di terre vicine, sia di terre olandesi. E dai Maestri nordici ci sembra che Mori abbia derivato quell'amore a cieli ampi «I tre quarti di cielo di Em Jvanof» come è stato osservato, riservandosi l'autore l'ultimo quarto della tela per dare prospettica fuga alle campagne. Maestosi alberi nel vento, nubi incombenti su dilatati spazi resi con macerato verde, con azzurrognoli indefiniti, ma capaci di richiamare romanticamente «una sommessa musica sopra pianure sconfinate in cui, trascurati i particolari, il pittore cerca raggiungere sintesi solenne». Figlio di Ettore e pittore è Ennio: allievo di Emilio Pasini, si è manifestato precocemente; singolari qualità pittoriche che, dedicate alla figura e ad interni cromaticamente accesi, sono state sacrificate ad altri studi e professione.  A soli quattordici anni ha tenuto una personale nella «Galleria Ceruti» di via IV novembre, suscitando favorevoli consensi.
 
BIBLIOGRAFIA
«Il Mostra del sindacato prov. di B.A.», Brescia, 1934.  Catalogo.
AA.VV., «Galleria Tamanza», Bergamo, 21 febbraio - 7 marzo 1946.
E. PASINI, Nel mondo dell'arte, «La Provincia di Brescia», 19 gennaio 1948.
G. VALZELLI, I Profeti e la turba..., «Bruttanome, Vol.  I, (1 962).
V. PIATTI e AA.VV., «Galleria S. Gaspare», Brescia, 24 gennaio - I I febbraio 198 1.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 31 gennaio 198 1.
«Premio Brescia 1952», Brescia, settembre-ottobre 1952, Catalogo. (Per Ennio Mori).
 

 

MORIS (DE) GIOV. ANDREA

Secolo XV.

Di questo pittore, citato in atto del 1498, resta solamente il nome nelle schede di G. Lonati e R. Vantini custodite dall'Ateneo civico bresciano.  E solo il nome ripropone la «Storia di Brescia».
 
  1. MORO ANTONIO
  2. MORSELLI MARTE
  3. MOTTA GIOVANNA
  4. MOTTINELLI GIULIO

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