Poncarale, 27 dicembre 1932.
Autodidatta, ha sentito attrattiva per la pittura fin da giovanissima, ma le è stata consentita più assidua applicazione solo sul far degli anni Settanta. Partecipa così a collettive in città e Provincia. Fa pure alcune sortite in terra veronese (Mezzane), ed a Bolbeno (Tn) allestisce la prima mostra personale nel 1976. Figurativa, la pittura di Elda Modonesi appare legata prevalentemente ai «temi più semplici della realtà quotidiana: nature morte, un vaso di fiori, paesaggi, apportandovi l'ansia di una vita diversa, ingentilita dalla commozione estetica, meno arida, vuota». Un impegno che via via si accentua e maggiormente si evidenze quando può accostarsi al gruppo dei pittori gravitanti attorno alla Piccola galleria di via Pace, dove nel 1980 espone in una mostra collettiva alcune opere in cui s'avverte una maggiore consapevolezza dell'operare per «essere» tessera della corale quotidianìtà che siamo chiamati ad edificare.
BIBLIOGRAFIA
«A. Studio», a. 111, n. 8, ottobre 1974.
AA.VV., Perché l'uomo viva, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 29 marzo 1980. L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 5 aprile 1980.
Capo di Ponte, 2 dicembre 1934.
Al secolo Pietro Bonomelli, Mogliadel s'è diplomato presso l'Istituto d'arte «P. Toschi» di Parma e insegna in scuola media statale.Al 1963 risale la sua presenza in mostre collettive e a premi in Brescia, provincia, nonché a Venezia (1 976). Personali ha allestito nel 1975 e 1978, nella «Piccolla galleria» di via Pace.«Fedele per matrice a quel filone impressionista che ebbe in Gauguin, Vari Gogh, in Seurat i felici evolutori di un linguaggio emozionale», è stata giudicata l'opera di Mogliadel, ma nei pochi dipinti veduti (1974), riaffiorava anche il ricordo di un «simbolismo» che a Brescia ebbe interprete Romolo Romani, anche se poi, nel corso degli anni Mogliadel è approdato a una «trasfigurazione, sul piano lirico espressivo, di un Kandiski, di un Klee, di un Kokoschka», per cogliere i motivi congeniali atti ad esprimere quella visione dell'uomo e dell'ambiente attuali che maggiormente lo impressionano.Ne sortono così dipinti che, al di là del cromatismo e del segno, vogliono raccogliere ed esprimere «intenzioni e propositi» di chi della pittura fa preminente impegno. Da questo impegno il richiamo a ciò che per il Nostro mai diviene cliché, ma avvio a un «dominato discorso da cui affiorano... non a caso, non di rado, non per gratuità, motivi di conio personale», com'ebbe a osservare Achille Rizzi.
BIBLIOGRAFIA
A. RIZZI. «Piccola galleria U.C.A.I», Brescia, 25 gennaio-6 febbraio 1975. «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 3-15 gennaio 1976. (Collettiva). «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 4-16 febbraio 1978.
Pontevico, 15 luglio 1937.
Personalmente non si conoscono attività e opere di Enrico Mojoli. Ce ne rammaricìliamo, traendo dal «Comanducci» lé notizie succintamente riportate. Disegnatore e incisore. Ha frequentato i corsi di nudo dell'Accademia di Roma, presso la quale dal 1962 al 1964 è stato pure assistente per la tecnica dell'incisione. E come incisore prevalentemente ha partecipato a manifestazioni quali: prima Biennale dei giovani ìncisori a Tolentino (1966), prima Biennale di Cittadella (1967), Mostra della incisione italiana, in Danimarca (1967), Biennale dell'incisione e disegno di Milano (1967), seconda Biennale internazionale di Pescia (1968), primo Premio internazionale di grafica a Montebelluno (1 968), Premio Suzzara (1969).Numerose altresì le personali allestite in: Roma(1963, 66, 67), Ravenna(1965, 66, 67, 68), Parigi(1968,69), Milano(1968,1970). Sue opere sono nella raccolta Bertarelli, a Milano; al Museo civico romano e alla Biblioteca nazionale di Parigi, nonché in private quadrerie.
BIBLIOGRAFIA
Sta in: A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed. IV, (i 972).
Secolo XV.
Nel 1492 dipingeva nella cappella antica della B.V. nella chiesa di S. Giovanni Evangelista, in Brescia. Questa notizia è tratta da Stefano Fenaroli fra le carte della Fabbricieria della chiesa stessa. Più recenti studi presumono sue soltanto le decorazioni dei costoloni, mentre gli affreschi «certamente più tardi», sarebbero da attribuire ad altro autore.
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887. «Storia di Brescia», Voi. li.
Secolo XVIII.
Quadraturista lombardo, di lui sono ricordate varie collaborazioni (con Vernansaal, Antonio Gandino, Ferdinando del Cairo, Albricci) prestate nel Broletto, nelle chiese di S. Clemente, S. Francesco, S. Gerolamo. Di tutte, oggi restano soltanto le decorazioni nella cupola in SS. Cosma e Damiano.
Odolo, 3 agosto 1923.
Ha frequentato i corsi di pittura della Associazione artistica di via Gramsci sotto la guida di Aride Corbellini e Claudio Botta, scultore. Nella sede della A.A.ß. ha partecipato a mostre sociali. Presente altresì a concorsi provinciali e internazionali (come il Premio Soncino) negli anni Cinquanta, si è segnalato in occasione del Premio città di Palazzolo (1 -I 5 novembre 1959), manifestazione coincidente con le ultime apparizioni artistiche.
Assorbito dalla attività imprenditoriale, Molinari, sia pure a malincuore, ha sensibilmente ridotto quella pittorica fiorita accanto a Canevari, Martino Dolci, Degl'lnnocenti, agli amici della «Tavolozza» con i quali aveva esposto nella sede di porta Milano. Se nelle opere più lontane sembrano raccolti suggerimenti e suggestioni derivati dagli amici pittori maggiormente noti, Canevari su tutti, con il passare degli anni la visione si è personalizzata, in particolare nel dipinti in cui si evidenziano ricerche d'avanguardia. Dalla scomposizione del paesaggio e delle nature morte, in cui le masse riassuntive sembrano sovrapporsì con sequenze di riflessi o rifrazioni entro vaporosi contorni, (come in alcuni strumenti musicali non immemori di Maestri francesi) il colore di particolare preziosità sottile, fino all'astrattismo che rivela nell'autore un sensibile, sommesso colorista dall'impasto rorido e pulito.
Brescia, 6 giugno 1906
Ha frequentato, saltuariamente, la Scuola d'arte applicata del Castello sforzesco di Milano durante gli anni 1927,1930, con buone votazioni. In veste di supplente ha brevemente insegnato in scuole milanesi e bresciane. Decoratore, più che pittore, si è formato accanto al prof. Cisterna di Roma prima, con Giuseppe e Vittorio Trainini poi, svolgendo la parte architettonica in chiese di Milano, Brescia e della provincia, con particolare ricordo nella bella chiesa delle Adoratrici di via Moretto (circa 1930). Ha altresì operato con Gerolamo Calca e a fianco di Gaetano Cresseri ha contribuito alle decorazioni in chiesa di Treviglio.
Carattere schivo, ha partecipato ad alcune collettive milanesi («Galleria Pesaro»), mentre in cìttà ha figurato in sindacali provinciali negli anni precedenti al richiamo alle armi, a causa del secondo conflitto mondiale.Al ritorno a casa, la collaborazione prestata in seno all'azienda familiare attenua notevolmente l'attività pittorica. Disegnatore, decoratore più che autore di quadri, Molinari nel carboncino raggiunge apprezzabili effetti di pastosità e delicatezze, soprattutto nel paesaggio, mentre con l'olio, con la tempera ripete sovente l'oleografico segno delle architetture murali, sia nel paesaggio, sia nelle nature morte (fiori in particolare). L autore di alcuni ritratti. Fra le partecipazioni a esposizioni in città si rammentano la «Seconda mostra del sindacato prov. di B.A.», del 1934 e le «Triennali bresciane», sempre negli anni Trenta.
Brescia, 1950.
Architetto, ha studiato pittura frequentando il Liceo artistico, sotto la guida di Domenico Lusetti, i pittori Trainini, Alborghetti, Belotti e Botta. Dall'ultimo scorcio degli anni Sessanta, giovanissimo pertanto, ha intrapreso partecipazioni a collettive in: Gussago (1 969), Rovato (1 969, 1972, 73, 74), Iseo (1 97 1), Milano (1 972), Torino (1 975), Firenze (1 977), Latina (1 977), Capri (1 978). Personali ha allestito in Brescia (1970, 76, 79), Latina (1976), Desenzano (1977), Genova (1978). Per un anno ha partecipato a mostra permanente con il gruppo Novart accanto a Brescianini, Caffi, Belotti e altri pittori lombardi.
Numerosi anche i premi riscossi, elencati nel catalogo della mostra ordinata al Centro culturale S. Michele dal 3 al 15 marzo 1979. Catalogo dal quale abbiamo succintamerite tratto le su esposte note.
Secolo XVI.
Secondo il Fenaroli, che si basa su una polizza d'estimo del 1548 della quadra quarta di S. Faustino, Luca Mombello sarebbe nato a Orzi Vecchi nel 1520. Più recenti studi propendono nell'anticipare la nascita al 1518; mentre si ignora la data della morte, avvenuta però dopo il 1580. Discepolo del Moretto, non presenta particolare statura artistica, tanto che sue opere vennero a volte confondendosi con quelle di altri autori. Ricorre pertanto la necessità di una maggiore luce sulla sua attività, già ricorrente in varie pubblicazioni, ma non sempre corretta. Firmate e datate lascia l'Adorazione di Orzinuovi (1 562), la Madonna nella chiesa di S. Giuseppe in città (1 580). Sue sono pure la Tentazione del serpente e la Presentazione al Tempio, ora alla Pinacoteca Tosio Martinengo. Proprietà della famiglia Treccani degli Alfieri è l'Incoronazione della Vergine caratterizzata da «un circolare aurato di luce», mentre in asta pubblica del 1963 figuravano Presepe e Madonna. Altre opere sono poi citate per collocazione in chiese nostre, in deposito della Pinacoteca Tosio Martinengo, in provincia bresciana e oltre, come la pala nella chiesa di Ponte al Brenno, firmata «Luca Moretto-1 588» e che pertanto sposterebbe la data di morte.
BIBLIOGRAFIA
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E. NICOLI CRISTIANI, «Vita e opere di L. Gambara», 1807.
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P. DA PONTE, «Esposizione della pittura bresciana», 1878.
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
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E. FRASSINE, Scoperto a Orzinuovi un dipinto di L. Mombello, «Giornale di Brescia», 16 gennaio: (s. a.).
Brescia, 16 novembre 1950.
Ha frequentato il Liceo artistico «V. Foppa» a Brescia e l'Accademia di Brera, in Milano, sotto la guida di D. Cantatore. Diplomata nel 1973, è docente di Educazione artistica.
Presente a mostre collettive in Brescia e provincia, come illustratrice collabora a note Case editrici: La Scuola, la Queriniana; da un decennio circa suoi disegni compaiono con assiduità in «Madre». Partita da una ricerca segnica svolta anche a mezzo della incisione, la sua pittura è giunta ad una figurazione dalla esattezza 'perrealista, a sfondo sociale. Ne sono testimonianza gli acrilici in cui le figure, uomini soprattutto, recano il tatuaggio della costrizione, vestono casacche da prigioni, vivono il chiuso di ospedali psichiatrici; oppure bambini recanti il segno dell'abbandono o, ancora, creature vittime di conflitti. (Vietnam).
Le più vicine opere attestano un ritorno alla prima espressione, un desiderio di accostarsi al mondo infantile di cui predilige cogliere fiabesche visioni. Anche i mezzi tecnici usati (pastello, matite colorate, acquarello) sembrano facilitarle questo accostamento, che trova la più evidente realizzazione nei «murales» a sfondo ecologico o didattico eseguiti in abitazione privata al quartiere Violino o nella Biblioteca civica di Borgosatollo. Altra vasta composizione Nerina Monchieri ha realizzato nelle pareti di un sottopassaggio nel pressi del ponte sul Mella di via Milano.
BIBLIOGRAFIA
«Galleria A.A.B.», Brescia, 17-30 marzo 1973, Catalogo collettiva. «La Voce del popolo», 30 marzo 1973, Giovani incisori.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», s.d. (marzo 1973). E.C.S.(alvi), ivostre d'a@te, «Giornale di Brescia», 17 aprile 1976. «Bresciaoggi», 17 aprile 1976, Taccuino bresciano.