Dizionario dei Pittori Bresciani
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PACE PASE

Secolo XVI.

Forse collegabile a famiglia desenzanese, è giudicato poco noto, ma interessante pittore.  Anche se non numerose, di buon livello le opere di cui potrebbe essere autore: la pala in S. Pietro d'Agrino in Bogliaco (1602); Madonna con S. Antonio e S. Cristoforo, altre opere ancora, d'inizio di secolo, nella parrocchiale di Toscolano. G. Panazza ne ricorda alcune attribuibili e rileva l'ascendenza tizianesca del Pace Pase.
 
BIBLIOGRAFIA
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H. TIETZE, E. TIETZE CONTRAT, I ritratti Spilimbergo a Washington, «Emporium», 1953.
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G. PANAZZA, Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana, «Il lago di Garda», Ateneo di Salò, 1969, p. 234.

PADERNO FRANCO

 Gussago, 23 aprile 1948.

Autodidatta, paesaggista nella tradizione lombarda, ha nel sicuro disegno utile supporto alla composizione ordinata del motivi ritratti: scorci di contrade di paese, visioni aperte sulle colline quotidianamente rincorse dallo sguardo, sottoboschi, silenti angoli rustici.
L'elaborato tocco cromatico si traduce in solido, plastico alternarsi di antiche, rustiche mura, nel compenetrarsi di rigogliosi e verdeggianti giardini, o, ancora, in intricati cespugli nel degradare di piani roridi, oltre i quali si innalzano solidi cascinali contornati dal più lontani e ondeggianti profili dei monti. Un mondo rustico, un sentore di umido muschio fra le corrose pietre, o l'accostamento di suppellettili ancora vive nell'interno di quegli antichi edifici, ingentiliti dalla chiarezza espositiva che caratterizza i dipinti di Franco Pademo.  Presente a collettive provinciali fin dal primi anni Settanta: a Bagnolo Mella, Concesio, Bovegno, Caprino Veronese, ha al suo attivo alcune mostre personali a Gussago (1973), Travagliato (1978, 79).
 
BIBLIOGRAFIA
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A. RIZZI, E. DUINA, «Locanda Montini», Travagliato, 20 gennaio - 20 febbraio 1979.
 

PADOVA PAOLI GIOIETTA

 v. Paoli Padova Gioietta.

 

PADULA ANTONIO

Castellammare di Stabia. 1943.

Giunto a Brescia giovanissimo, si è laureato in filosofia ed è docente in scuola superiore.
Come pittore ha frequentato i corsi di nudo della A.A.B. Numerose le sue presenze in collettive a datare dagli inizi degli anni Sessanta, t'ra le quali sì possono citare le partecipazioni in: Desenzano (1966, 75); Brescia (1965, 72, 1980); Angolo Terme (1975); Sirmione (1972); Cremona (1975, 76); Milano (1975, 77); Caravaggio (1976); S. Felice del Benaco (1977); Padenghe (1977, 78); personali ha invece ordinato ad Angolo Tenne (1965, 75, 80); Vallio (1975) Brescia (1976). Frutto di tenace ricerca, le opere di Antonio Padula tendono all'essenzialità.  Le case, gli oggetti inseriti nel panorami vasti, gli alberi di quel paesaggi ricomposti a larghe campiture, tanto da apparire, nel loro silenzio, visioni fantastiche.Accanto all'armonia scandita dai piani che compongono il motivo, accanto al colori vaporosi, che sfumano uno nell'altro con cadenze sottilmente meditate, stanno però i simboli che l'autore affida ai dipinti: frutto avvertibile di una cultura della quale la resa pittorica s'avvale per l'espressività. Ne scaturiscono motivi che sanno di ampi silenzi, di intime emozioni e sentimenti attentamente ascoltati.  Ed a chi attentamente osserva è dato di udire allora aspirazioni, desideri di purezza e di pace congiunti laddove la profonda distesa del campi, della terra s'arresta per dare spazio all'effusa luce del cielo.  Di A. Padula hanno scritto: A. Rizzi in occasione della mostra personale a Vallio e Angolo (1975); Elio Marcianò per la bresciana, alla «Galleria Abba», (1976).
 
BIBLIOGRAFIA
«Panorama d'Arte '76», Magalini Ed.  Brescia, 1976.
AA.VV., «Brescia '80», Brescia, I -I I maggio 1980, Catalogo.
 

 

PAGANI ARIODANTE

 Palazzolo, 4 dicembre 1902 - 9 giugno 1981.

Attratto fin da giovane dalla pittura, Ariodante Pagani ha potuto affinare le naturali doti frequentando l'amico suo Matteo Pedrali, ma soprattutto seguendo ' indett' in seno all'O.M., dove era occupato.  Al disagio di giornaliere i corsi trasferte per il lavoro, non ha esitato aggiungere il sacrificio delle ore libere per migliorare i mezzi tecnici necessari ad esprimersi.  Tuttavia la sua produzione lo indica autodidatta, teso a ricomporre con propria sensibilità i molteplici aspetti della natura, soprattutto di quella montana, tanto che non poche visioni rimaste testimoniano di suoi giorni trascorsi al piede della Presolana, a Gressoney ed al lago Sirio: visioni affidate anche a tele di notevoli dimensioni e dall'impronta tradizionale. E legate alla tradizione sono anche le composizioni con figura, scene a tema sacro, le non poche Madonne. Pur sollecitato ad abbandonare la fabbrìca per la pittura, si è accontentato di dedicare all'arte le ore libere dagli impegni lavorativi, di partecipare a mostre collettive, mai allestendone una personale. Del Gruppo artistico palazzolese è da considerarsi il decano ed i suoi dipinti inviati a Premi in Palazzolo o in lontane città come Taranto, anche dopo la sua scomparsa, hanno ottenuto riconoscimenti. Se non erriamo, le sue presenze in pubblico si diradano alle soglie degli anni Sessanta, quando il gruppo degli artisti palazzolesi coglieva le prime, significative affermazioni. Frutto di più assidua presenza sull'Iseo sono i panorami di Montisola, Predore ritratti nei periodi feriali nell'ultimo scorcio di vita.  Fra le numerose partecipazioni a concorsi, vale ricordare quelle ripetute e più vicine alle edizioni del Premio palazzolese, che nel 1963 ha visto Ariodante Pagani meritevole della medaglia d'oro offerta dal Presidente del consiglio; quella di Torbole (1962) ed il «Premio G. Mori» in Lecco (1963).
 
BIBLIOGRAFIA
«Gruppo artistico di Palazzolo», Galleria La Loggetta, Brescia, 20 dicembre 1958 - 6 gennaio 1959, Catalogo.
«Pittori e scultori palazzolesi», Galleria La Loggetta, Brescia, 8-27 febbraio 1961.  Catalogo.
«III Premio Palazzolo S. 0. 1963», Palazzolo, Catalogo.
 

PAGANI PIERANGELO

 Cividino (Bergamo), 9 novembre 1940.

Anche se nato in provincia di Bergamo, Pierangelo Pagani, francescano nel convento di Rodengo Saiano, è da tempo operoso nel Bresciano, dove ha esplicato attività nel campo della pittura, della grafica e pubblicità, nel restauro architettonico portando a termine anche opere sacre. La sua attività s'è estesa all'insegnamento nelle aule della Scuola serale dell'Associazione Artistica di via Gramsci. Autore di opere collocate in edifici pubblici e privati, ha approfondito la tecnica della calcografia partecipando al gruppo «Ricerche» e con esso. esponendo nel palazzo del Papi di Orvieto, nel 1978. Presente sulla scena artistica fin dalla metà degli anni Sessanta, ha allestito mostre a Busto Arsizio (1967, 70, 71), Palazzolo (1969), Varese (1972), Rodengo Salano (1973, 78), Castelli Calepio (1974), Sarnico (1975), Bergamo (1977) partecipando al tempo stesso a premi provinciali quali Collio (1970) Desenzano (1971), Ca Dipinti (Grignaghe, 1972) nei quali si è posto in luce.
Figurativo, il poco che di lui s'è veduto lo dice attento osservatore della natura, di interni dei quali coglie aspetti nascosti o dimessi, ma non insignificanti, per proporli come protagonisti.  Un mondo silente ricomposto con segno nitido, costruttivo, un mondo in cui si può ancora avvertire la delicatezza d'un alito di poesia.
 
BIBLIOGRAFIA
«Panorama d'arte '71», Magalini Ed., Brescia 1971.
A. M. (azza), Rodengo Saiano, «Giornale di Brescia», 13 maggio 1977.
 

PAGANI PIETRO

Castrezzato, 11 novembre 1863 - 23 novembre 1896.

Discepopo di Cesare Tallone all'Accademia Carrara di Bergamo, fu ripetutamente premiato in concorsi accademici. Ritrattista, nel dar volto ai personaggi effigiati con abile segno e appropriata cromie, raggiunse risultati di notevole eleganza formale e di buona penetrazione spirituale. Non risulta che Pietro Pagani, durante la sua brevissima esistenza feconda, abbia allestito mostre personali, e solo raramente aderì a collettive.  Tuttavia sue opere sono oggi possedute da varie collezioni.  A Brescia la Pinacoteca - Tosio Martinengo custodisce La prova della lezione; nella parrocchiale di Castrezzato resta il ritratto di Don Ruggeri, mentre presso varie famiglie sono i ritratti della Signora Redona, dell'ing.  P. Redona, dell'avv.  V. Buffoli (Chiari), dell'avv.  E. Parodi, (Brescia), nonché i lineamenti del padre del pittore e del fratello Primo.  E paesaggi colti a Venezia (Riva degli Schiavoni, Interno di S. Marco) o composizioni aneddotiche quali Dulcis in fondo. Altre opere ancora sono ricordate in abitazioni di Nembro (BG), e Lovere. La salute cagionevole contribuì a rendere schivo l'artista, ad isolarlo, tanto che ancor oggi la sua attività resta pressoché misconoscluta.  Come tenui le tracce che possono contribuire a stendere dell'uomo un più completo profilo.
 
BIBLIOGRAFIA
«La Sentinella bresciana», 4 settembre 1893, Al Circolo artistico.
COMUNE DI BRESCIA, «Mostra della pittura bresciana dell'Ottocento», Brescia, 1934, Catalogo.
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G. PANAZZA, «La Pinacoteca Tosio-Martinengo», Ed.  Alfieri e Lacroix, Milano, 1959.
«Storia di Brescia», Voi. IV
A. M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», tutte le edizioni.

 

PAGIARO SERGIO

Sirmione, 5 dicembre 1929.

Ha frequentato l'Accademia veronese Cignaroli, il Liceo Artistico di Venezia ed è docente.  Ha intrapreso l'attività espositiva sul fare degli anni Cinquanta.  Da quegli anni l'attività si è fatta frenetica, come in parte può testimoniare la nota documentaria che segue queste pagine. Partecipazioni a collettive e concorsi fra i quali possiamo citare i Premi Suzzara (1960, 62); Marche (1960); Assisi (1962); A. Bucci (1965); Montichiari (nelle varie edizioni); la Biennale di Milano (1961, 63, 65, 67); la Biennale di Verona (1963).  Inoltre le mostre significative della Giovane pittura italiana (Milano, 1962) e Pittura bresciana (1958) alternate ad altre presenze in varie città italiane, con sortite a Zurigo, Tunisi (1968), Parigi (1972), alle personali di seguito citate (v.  Bibliografia). Sue opere sono acquisite da note raccolte quali la Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia, in Trento, in Assisi, il Museo Sforzesco di Milano, l'università di Pisa.  Ma più che il fervore espositivo, resta il significato della pittura di Sergio Pagiaro: pittura «pulita», amorevole, dedicata prevalentemente al Garda natio dapprima, poi al panorama contornante Verolanuova, dove il pittore si è trasferito per motivi professionali. Il Garda osservato e tradotto nella tela con «una volontà commovente di cose buone, di ordine, di sincerità, intento, il pittore, a frugare dentro il paese dove abita, come dentro ad una tasca familiare piena di sapori naturali, per trarne il succo della sua pittura». Ne risulta un tessuto tramato su pochi motivi espressi con stile uniforme e personale, un tessuto di chiari riflessi che acqua e cielo diffondono nel muri squadrati e sconnessi, sospingono, alito ravvivante, fra le chiome degli ulivi grigio azzurri.  Un colore compatto, sonoro, eppure armonioso, quasi «un incontro tra il semitono veneto ed il tonalismo lombardo». Ed allora, le antiche case, i sobborghi benacensi si accostano a quelli conosciuti e ritratti nella «Bassa»; le une e gli altri trasfigurati dalla visione pittorica di Pagiaro: proprio perché, come ha ben osservato Giuseppe De Lucia, la radice della sua poesia affonda in un solum che non ha confini geografici, ma essenzialmente umani. Un mondo che vive, palpita in una luce proveniente dall'animo. Se prevalente è la produzione di paesaggio, non mancano tuttavia opere dedicate alla natura morta, ad interni, alla figura.  In' queste composizioni tornano i medesimi colori, a comporre ritmi e atmosfere di un intimo racconto «sull'immagine antica e sempre nuova della realtà e della vita».  In vicini anni, attenuata l'attività espositiva, Pagiaro ha ordinato la sua rilevante collezione di opere grafiche (una delle più importanti d'Italia), così come il desiderio di conoscenza lo ha condotto ad approfondire aspetti di storia del Quattro e Cinquecento.
 
BIBLIOGRAFIA
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PAGLIA

Secoli XVII-XVIII.

Nota famiglia di pittori operosi in città e provincia: qui si indica soltanto il grado di parentela del vari artisti, rinviando quindi alle singole voci.
Paglia Francesco (1636-1713), padre di Antonio e Angelo.
Paglia Eufrasia (Secolo XVIII), figlia di Antonio.
Paglia Giuseppe (Secolo XVIII), figlio di Angelo e premorto al padre.

PAGLIA ANGELO

Secolo XVIII. Sono dati gli anni 1681-1763

Figlio di Francesco e fratello di Antonio, fu modesto ripetitore delle forme paterne, teso a completare con cura i particolari delle sue opere; numerose tuttavia e sparse in località varie: da Adrara S. Mattino (Bergamo) a Bedizzole, a Bomato; nelle chiese del Seminario Arcivescovile, S. Zeno, S. Maria del Patrocinio in Brescia; a Cogozzo, Cantrina, Castelmella, Castenedolo, Garda, Marmentino, Odolo, Ono Degno, Ospitaletto, Pontevico, Quinzano, Telgate, Virle.  Opere in buona parte datate.ed in grado di testimoniare una attività protrattasi dal 1723 al 1751. La nota completa dei dipinti nelle suddette località si trova nella «Storia di Brescia», ove è altresì riprodotta la tavola raffigurante la Natività della parrocchiale di Ospitaletto Bresciano. Si veda la bibliografia alla voce: Paglia Antonio.
 
  1. PAGLIA ANTONIO
  2. PAGLIA EUFRASIA
  3. PAGLIA FRANCESCO
  4. PAGLIA GIUSEPPE

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