Dizionario dei Pittori Bresciani
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PASINI EMILIO

 Brescia, 26 gennaio 1872 - 4 gennaio 1953.

Da Enrico, scrivano, e da Angela Gatti, è nato Emilio Pasini, che trascorre la giovinezza nel rione di S. Alessandro, accanto a numerosi fratelli. Precocemente attratto dalla pittura, inizia l'apprendistato con Campini.  A soli diciotto anni è presente a mostre dell'Arte in famiglia, facendosi apprezzare a fianco di noti artisti locali.E’ l'avvio a numerose partecipazioni a esposizioni bresciane, in città diverse, dove nel primo decennio del secolo propone dipinti e disegni a inchiostro firmati anche Vari Pasinick, ad attestare la predilezione al mondo cui guarda con esclusiva attenzione, cercando di imitare sia l'impianto, sia il colore, fino a voler gareggiare coi maestri del passati secoli. Alcuni dipinti, quali l'Uomo del garofano, anche nella titolazione ripropongono autori famosi. Nel 1899 è invitato alla Biennale di Venezia: vi espone il ritratto di Marziale Ducos, mentre Donna d'altri tempi è accolto dalla Permanente milanese nel 1900.  Il successivo anno riceve l'incarico dalla Giunta comunale di eseguire il ritratto di Vittorio Emanuele, posto nella sala maggiore della residenza municipale. Signora in nero si afferma nel 1903, ed è indicata per l'acquisto dell'Ateneo; nello stesso periodo è l'incarico di dipingere la Madonnna di Pompei per la chiesa di S. Giovanni, poco oltre esegue la pala di S. Francesco di Sales, per la Chiesa della Pace (1910). Sono ormai numerose le mostre che possono testimoniare l'affermazione di Emilio Pasini; basti dire delle ricorrenti Biennali di Venezia, dove nel 1907 espone Ferry-ombra d'oro, dipinto al quale si accostano quelli inviati ad esposizioni torinesi, genovesi, a Brera...Ritrattista ormai noto anche fuori del confini bresciani, lungo si fa l'elenco del personaggi che a lui si sono rivolti: se Ritratto di Signora (esposto a Monaco nel 1909) fissa i lineamenti della madre del pittore, altri ben noti si susseguono, di Lida Borelli, di Luigi Barzini, del Co.- A.M. (esposto a Venezia), Luigi Borghetti, (1910), L'uomo del garofano (Venezia, 1912), via via Carla Visconti di Modrone (1913), Raffaello Barbera (1913), Arnaldo Cantù (1914 circa), Angela Ceresa Minotto, Bianca Prato Negroni Morosini da Zara (esposti a Venezia nel primi anni Venti). In seguito Emilio Pasini, più che le partecipazioni a mostre sembra prediligere il lavoro di studio, il contatto con i giovani, tanto che, esaurito l'insegnamento in aule pubbliche, ne raccoglierà buon numero presso di sé, divenendo uno dei più noti ed apprezzati maestri. Il cornplanto prof.  Lorenzo Favero, per anni vicino al pittore, fa cenno di mostre tenute da Pasini anche a Parigi, Berlino, Londra, ma nulla s'è rinvenuto che testimoni la presenza in quelle città: degno di nota invece Pasini scrittore d'arte, rivelante una profonda conoscenza della storia del ritratto italiana e bresciana in particolare.  Proprio su questo argomento, introdotto dell'insigne Pompeo Molmenti, tenne una conferenza all'Ateneo veneto, in occasione di sua presenza a Biennale lagunare (1910); ed altre prove della sua sensibile partecipazione sono le numerose recensioni redatte per mostre di allievi e di arsici. Se questa succinta nota ha ricordato alcuni motivi salienti della vita e dell'opera di Pasini, numerosissimi altri dipinti potrebbero essere almeno citati a provare l'intensa attività e la risonanza conquistata dal ritrattista.  Non pochi e significativi esiti restano presso gli eredi, ed altri ancora in numerose collezioni di famiglie cittadine. Come i ritratti della baronessina Laura Boccard (1900), Giovanni Tomaselli (1900), la Signora Aloisio (1940), Mons.  Luigi Falsina (1942), la marchesa Fracassi Mazzotti, il sig.  Longhi, il co: Azzoni, donna Franca Folcieri, don Ermanno Gerosa, l'avv.  Grassi, il prof Alberti, tanti, tanti altri già catalogati dall'autore di questa nota. Pasini, nella sua opera, racchiude cinquant'anni di vicende bresciane: e non soltanto bresciane, attraverso la interpretazione del volti effigiati, degli ambienti .coronanti quei volti, emerge un giudizio, sia pure indulgente ma veritiero su una generazione. Nelle sue tele si scoprono così gli aspetti spumeggianti e lievi di un'epoca; li nobilita lo sguardo dell'Autore, rivolto agli esempi più alti della ritrattistica.  Tanto che, al di là delle superfici fatte di velluti, tendaggi, preziose suppellettili, la compostezza o l'espressione delle figure riescono a dire i loro caratteri, con penetrazione inconsueta; ed attraverso i personaggi si risale al mondo in cui vissero.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: R. LONATI, «Emilio Pasini», Ed.  Collegio dei Geometri, Brescia, 1978.  Con elenco delle opere; "Giornale di Brescia", 11 luglio 1983, p. 3.
 

PASINI FRANCO

Bedizzole, I I giugno 1939.

Autodidatta, raramente ha partecipato a mostre collettive in provincia, né mai ha allestisto personali, dipingendo soprattutto per proprio diletto. Naturalmente portato alla composizione, sia nella figura che nella natura morta e paesaggio, si impegna nella resa fedele del motivi ritratti.  Accurata la forma, pacate le cromie entro il sicuro disegno.Nascono così consuete immagini entro familiari atmosfere silenti; oggetti, suppellettili accostati in armonioso ordine, ampie visioni della pianura lombarda in luminose prospettive. Giovane ancora, Franco Pasini, può maggiormente affinare le doti tecniche, ma ancor più la innata sensibilità sorretta da vena lirica manifestata in occasione di partecipazione a esposizione provinciale. Estesa analisi della pittura di Pasini fa Alberto Morucci in «Panorama d'arte 1977», edito da Magalini.
 

PASINI LORENZO

Bedizzole, 9 dicembre 1939.

Ha dapprima frequentato il Gruppo «O.  Rosai» di Lonato, quindi la Scuola di disegno «R.  Vantini» di Rezzato.  La sua visione pittorica è tuttavia edificata attraverso lunghi viaggi, in America, Asia, Africa; e ancora gode il privilegio di percorrere le strade del vari continenti.  Viaggi che per lui sono occasione di studio, della natura e dell'uomo. Alberto Morucci («Corriere Bresciano», 30 settembre 1978) osserva però che mentre per la natura e per le scene di genere s'avvertono le diversità ambientali, per l'uomo esiste, alla fine, unicità nella sostanza, cosicché attraverso le singole caratterizzazioni il pittore giunge a concretare valori assoluti. Se nelle opere in cui Pasini stempera i ricordi di viaggio si alternano episodi di vita o paesaggi esotici: con i mercatini, definiti colori e coriandoli di esistenze dove ogni uomo può vivere in maniera diversa sullo sfondo di scenari a volte composti da basse case squadrate, altrove fatti di alti cieli azzurri, quando l'attenzione di volge alle singole creature, quasi in modulo ritrattistico, allora ne coglie le vicissitudini incise nella carne, nel volti, nello sguardo.  Vicissitudini comuni alle quali le latitudini diverse danno maggiore o minore crudezza.  Ed ' d'pint' sembra ravvisarsi una più intensa ricerca costruttiva,una più in questi i i i i i immediata capacità di sintetico racconto.  Quel racconto che, rivolto ai luoghi natii, si anima di quotidiani, consueti episodi di vita campagnola, di panorami racchiusi dalle montagne care anche ad altri noti artefici nostri. Il co
lore si frange allora nel tocco impressionista a fissare pascoli d'autunno, torrenti dalle spumose acque lambenti le nostre Valli, la silente operosità del contadini. Accostamenti cromatici «resi con grazia festosa, con rapidità di mono, quindi con sicurezza di esecuzione.  Ne risulta pertanto la sua preparazione che ben aiuta Pasini ad affermarsi, come operatore e come uomo». Presente a vari concorsi bresciani, Lorenzo Pasini ha ordinato le sue mostre personali a: Lonato (Sala com. 0. Rosai, 1968), Bedizzole (Galleria Disciplina, 1972), Sirmione (Galleria Strentelle, 1973), Manerba (Galleria S. Giovanni, 1977), Brescia (Galleria G.C. Abba, 1978) e alla Galleria A-Z di Bedizzole nel 1978. Oltre ad Alberto Morucci, si sono interessati all'opera di Pasini Franco Rossi e Dario Zecchi.  Una vasta tela raffigurante S. Rocco, è per essere collocarla nella bedizzolese chiesa dedicata al Santo, dono dell'autore.
 

 

PASOTTI GIACOMO

Brescia, 1878 - 1950.

Ha frequentato la Scuola Moretto.  Da Ellodoro Coccoli ha appreso la tecnica dell'affresco, esplicato dapprima in collaborazione e poi in proprio. Rilevata la «Cooperativa pittori», ha tralasciato l'attività d'affreschista, pur continuando per proprio diletto a comporre opere di cavalletto.  Autore di ritratti dalla chiara impronta ottocentesca e custoditi ancor oggi dagli eredi, in private abitazioni, ha trasmesso al figlio Livio (v.), la passione per la pittura.

PASOTTI LIVIO

Brescia, 28 aprile 1926 - 3 aprile 1974.

Figlio di Giacomo (v.), studente dell'Istituto per sordomuti «L.  Pavoni», notato per l'attitudine al disegno, a soli sedici anni può accostarsi a Pietro Leidi, del 4uale diviene allievo.  Di questo insegnamento, tuttavia, non sembra conservare motivi, se non la tecnica.  Nell'immediato dopoguerra frequenta l'appena sorta Scuola della Associazione artistica di via Gramsci, per alcuni anni discepolo di Emilio Rizzi,Vittorio Trainini e Di Prata lo hanno allievo e collaboratore in opere d'affresco.  Disegnatore accurato, è autore di paesaggi e di ritratti, segnati dapprima dalla tradizione ottocentesca, con fondi uniformi e cupi, i volti realizzati con composto tratto Impreziosito da velature; caratterizzati poi da stilizzazione cubisteggiante.  Il più evidente modulo dei volumi, ottenuto a mezzo di zone piane di colore 'forme entro scur' contorni, sottilmente scandisce anche i più tenui trapassi Presente a noti premi «estemporanei» in Zagabria (1955); Roma (1957, 58, 64, '12); Pegli (1961, 68), Pavia (1965, 66); Parigi (1972); Santhlà (1973) in alcuni dei quali si è affermato o comunque sempre posto nella rosa dei premiati, assai raramente lo si incontra in collettive bresciane (1966).Restauratore in numerose località della provincia nostra, mi si dice abbia collaborato alle decorazioni nel teatro di Fidenza; in Brescia si possono citare il Croc@fisso con i Papi Giovanni XXIII e Paolo VI di cappella privata in via delle Grazie, gli esili motivi composti per il Caffé Nuova Posta; la sacra figura d'una santella a Toline e decorazioni non identificate a Brione e Nave. Per la quadreria dell'Ospedale civile bresciano ha eseguito il ritratto di una Benefattrice collocat nel grande atrio d'ingresso. Carattere estroverso ed errabondo, Livio Pasotti è morto a soli quarantott'anni.
 
BIBLIOGRAFIA
«Zagreb», Zagabria, 1955.
G.V., I br(,s(-ia i e il Garda, «Giornale di Brescia», Il giugno 1966. «La Revue modeme», Parigi, 1972.
«Pitture e s.-ulture d'oggi», Penepinto Ed., 1976.  Con la nota dei Premi riscossi.

PASQUALI MAURO

 Bovezzo, 1949.

La pittura di questo giovane artista crompe dalla tela in un chiaro disegno dipinto a spatola con toni caldi e appassionati.  Chiusa la porta dello studio, egli ritrova la visione di una vita serena, non scandita dalla fretta, dall'affanno.  Nella quiete del suoi scorci, nella placida tranquillità di queste antiche case Intravvediamo tutta la rilosofia dell'esistenza semplice e chiara ma vera. In queste affermazioni dell'unico catalogo di mostra veduta di Mauro Pasquali («Studio G.7», Bovezzo, 19 giugno - I luglio 1977) è racchiusa la sua vena pittorica, i cui esiti postimpressionistici sono dedicati prevalentemente al paesaggio consueto allo sguardo.
 

PATELLI WALTER

Brescia, 27 settembre 1948.

Fin da ragazzo ha manifestato attitudine all'incisione su metallo; ha quindi affinato le naturali doti alla scuola dello Jora, noto autore di decorazìoni su armi, e frequentando, sia pure saltuariamente, i corsi dell'Associazione artistica di via Gramsci.  Nel campo armiero è andato via via acquisendo clientela, così che numerosi sono i costruttori di fucili della Val Trompia e privati che si avvolgono della sua abilità. Sotto l'aspetto pittorico lo si è conosciuto in occasione della collettiva indetta dal Gruppo Moretto nel marzo 1980, dove erano esposte alcune calcografle dedicate ad animali. E l'unica presenza in gallerie d'arte bresciane che si conosca di Patelli.  Assidua invece la sua adesione a manifestazioni del settore armiero, sia in Brescia che fuori d'Italia, in occasione delle quali sono esposte armi da lui impreziosite.  Pur essendo assorbito dall'attività professionale, dal carattere altamente specialistico, i disegni preparatori di Patelli, risolti a china, sono dedicati al molti aspetti della natura, sia di pianura sia di alta montagna, prediletta da chi pratica la caccia.E’ in questi studi ambientali che l'autore manifesta in senso creativo la capacità di penetrare la natura.  Così come ad intento esclusivamente pittorico sono dovuti gli 'animali vari realizzati a bulino su argento od oro, alcuni dei quali esposti nella su citata rassegna.
 
BIBLIOGRAFIA
«Gruppo artistico Moretto», Rassegna di grafica, Brescia, 22 marzo 1980, Catalogo.  L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 29 marzo 1980.
 

PECI ENRICO

Borno, 18 novembre 1885 - Vaprio d'Adda, 9 maggio 1974

Dopo aver frequentato l'accademia di Brera sotto la guida di Cesare Tallone, trasferitosi per alcuni anni negli Stati Uniti, a Pittsburgh, proseguì l'apprendistato presso il prof.  Crovagna, con il quale decorò vari edifici pubblici e privati.  Le note ritrovate dicono Enrico Peci presente alle esposizioni dell'Arte in famiglia, alle sindacali degli anni Trenta.
Nel 1938 partecipa alla mostra della montagna accanto a Togni, Rizzi, Zatti, Vimercati, Sorlini.  Prevalentemente affreschista, ha lasciato tuttavia tele in città: presso l'ing.  Cavadinl,-11 seri.  Bonardi, il comm.  Magnocavallo, vale a dire collezionisti noti, che depongono a favore della qualità pittorica del Peci.  A Milano un suo dipinto possiede la famiglia dell'ing.  Bignami.  Degli anni Quaranta (prima metà) sono due affreschi eseguiti per la parrocchiale di Castrezzato; sue le decorazioni della sala conciliare di Borno.  Ancora oggi, parenti del pittore vivono a Pian di Bomo, ma non sono stati in grado di riferire come egli abbia trascorso gli anni più vicini.
 
BIBLIOGRAFIA
«Mostra d'Arte in famiglia», giugno 1919, Catalogo.
«I Mostra triennale d'arte», Brescia, maggio 1928, Catalogo.
«Il Popolo di Brescia», 24 aprile 1928, I mostra triennale d'arte bresciana. «Il Mostra d'arte del sindacato prov.  B.A.», Brescia, 1934, Catalogo.
P. FEROLDI, Precisa ioni, «Il Popolo di Brescia», 2 dicembre 1936.
«IV Mostra del sindacato prov.  B.A.», Brescia, febbraio-marzo 1938, Catalogo. «Il Popolo di Brescia», 14 luglio 1938, Alla ostra della montagna.
«VI Mostra del sindacato prov.  B.A.», Brescia, 3-24 maggio 1942, Catalogo.  A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed. 1945 e segg.
 

PECIUS F.

Q. MAGISTRI JOHANNIS.  Secolo XIV.

Questo nome appartiene ad un testimone citato in atto di Lovere del 28 marzo 1389. La dizione compiuta è: Pecius f q. Magistri Johannis pictoris de Volpino, ed è rilevata da Romolo Putelli, al quale fa riferimento la recente «Storia di Brescia».

PEDRALI GIACOMO

Secolo XVII.

Formatosi alla scuola del Sandrini, con il condiscepolo Domenico Bruni contribuì a continuare lo stile «festosamente barocco» del maestro in numerose decorazioni, specie a Venezia, Vicenza e nel Trevigiano.  Prospettive e architetture che Francesco Sansovino, nella sua «Venezia descritta», dice eseguite anche nel soffitto della chiesa di S. Martino, in palazzo Ducale, nella sala dove i Dogi solevano banchettare. A Vicenza, nel 1651, sempre con il Bruni, dipinse palazzo Piovene. Secondo il Faccioli («Museo lapidario vicentino») Giacomo Pedrali sarebbe morto circa l'anno 1660.
 
BIBLIOGRAFIA
C. RIDOLFI, «Le meraviglie della pittura», 1648.
M. BOSCHINI, «La carta del navegar pitoresco», 1660.
L.P. COZZANDO, «Vago curioso ristretto», 1694.
P.A. ORLANDI, «Abecedario pittorico», 1704, e Ed. varie.
F. BALDINUCCI, «Notizie di professori di disegno», Firenze, 1769-1774.
L. LANZI, «Storia pittorica dell'Italia», Bassano, 1795-1808, Ed. 1823.
D.M. FEDERICI, «Memorie trevigiane nell'arte», Venezia, 1803.
F. NICOLI CRISTIANI, «Vita e opere di L. Gambara», 1807.
P. ZANI, «Enciclopedia metodica critico ragionata di ß.A.», 1819~1824.
S. TICOZZI, «Dizionario di pittori, scultori», Milano, 1833.
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
A. UGOLETTI, «Brescia», Ist.  Italiano d'arti graf., Bergamo, 1909.  THIEME-BECKER, Voi.  XXVI, (1932).
E. CALABI, «La pittura a Brescia nel Sei-Settecento», 1935. «Storia di Brescia», Voi. 111.

 

  1. PEDRALI MARIO
  2. PEDRALI MATTEO
  3. PEDROTTI ENRICO
  4. PELIZZARI BERNARDO

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