Dizionario dei Pittori Bresciani
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PIARDI CLELIA

 Brescia, 18 agosto 1927.

Allieva di Emilio Pasini nell'immediato dopoguerra, agli inizi degli anni Cinquanta ha frequentato la Scuola serale di disegno e di pittura sotto la guida di Emilio Rizzi, nelle aule dell'Associazione di via Gramsei; in quell'ambito partecipando a mostre sociali. Di quegli anni è la presenza a noti Premi a Gardone R.,a Bovegno. Presente altresì al «Premio Brescia» (1953) ha allestito la sua prima mostra personale nel 1967, presso l'A.A.ß. Autrice di figure e di paesaggi dal toni effusi, dal tratto scandito e riassuntivo. Dopo la ricordata mostra singola, quando le speranze derivanti dagli assidui studi e dalle qualità manifestate sembravano avverarsi, Clelia Piardi ha attenuato fino ad esaurire la presenza in pubblico, prediligendo operare silenziosamente.
 
BIBLIOGRAFIA
«Terra nostra» a.I, n. 7 maggio 1953, p. 35.
«Premio Brescia 1953», Brescia, 1953, Catalogo.
«Tribuna delle Regioni», 31 dicembre 1953, Alla galleria A.A.B.. «Galleria A.A.B.», Brescia, 16-28 dicembre 1967, Invito.
A. MORUCCI, Galleria, «Biesse», a. Vll, n. 76, dicembre 1967.
 

PIAZZA CALLISTO

Secolo XVI. Nato a Lodi circa il 1500, è morto nel 1562.

Fratello di Cesare e Scipione, ebbe un figlio, pure pittore. Anche se non bresciano, nella nostra città e provincia lascia numerose opere fra le più felici della sua fiorente stagione pittorica, tanto da meritare ampio spazio anche nella «Storia di Brescia» alla quale si rinvia, sia per meglio conoscere i caratteri dell'arte sua, e per l'estesa nota del dipinti, fra i quali si ricordano: Visitazione nella chiesa di S. Man'a Calchera, Depo,@i ione nella parrocchiale di Esine, le Madonne con Bambino e Santi nelle versioni custodite in Bomo, Cividate, Breno; il Concerto della collezione Johnson di Filadelfia, nonché l'Assun--ione della parrocchiale di Codogno. Nel 1529 Callisto Piazza, con i fratelli Scipione e Cesare inizia l'attività nell'Incoronata di Lodi.  Il figlio suo, Fulvlo, alla scomparsa del padre, avvenuta fra gennaio e maggio del 1562, ne proseguirà l'opera. Suoi dipinti sono stati esposti in occasione della vasta mostra di G. Romanino, nel 1965, entro le suggestive pareti della Rotonda. Al volume di G. Panazza stampato per la Esposizione romaniniana si rinvia per la nota documentaria.

PIAZZETTA GIAMBATTISTA

 Venezia, 1683 - 1754.

Concordi gli storici nel riconoscere a Giambattista Piazzetta influenze sul bresciano Giacomo Ceruti (v.), debitore altresì nei confronti del Tlepolo, ma «per una coincidenza spirituale e visiva» portato però a preferire alla dinamica eccitazione del Tlepolo stesso, la «piena e solenne staticità del Piazzetta».Ogni manuale di Storia dell'arte reca note e dipinti di questo insigne pittore veneziano qui ricordato solo in virtù del riferimento su esposto.
 

PICCINARDI GIUSEPPE

 Brescia, 17 dicembre 1921.

La figurazione a cui è giunto Giuseppe Piccinardi si inserisce nel «filone» surreale.  Ma al di là della raffigurazione occorre cogliere i significati affidati al colori, perché questi riflettono l'atteggiamento intimo del pittore dinnanzi «al brivido della caducità- dell'essere umano o al terribile, all'imprevedibile, all'inconscio, alle visioni impossibili e possibili ad un tempo, alle scene raccapriccianti, fantasiose, notturne e spettrali» come ha osservato E. Marcianò.  La sensibilità tesa lo porta a vivere e ad esprimere incubi in apparizioni di fantasmi o scenari apocalittici, creando un'atmosfera da suspense. Il carattere del dipinti è platino-luminoso ed il mondo in essi rappresentato ben può esserci indicato anche da alcuni titoli: Annullainento, La vita è n'altalena, @'endetta di Nettiino, La i@endetta verde, Il vortice della vita, Il dopo... pervasi da un senso della caducità della vita, della relatività dell'umano a fronte degli insondabili misteri che ci circondano. Achille Rizzi, commentando queste opere, sembra voler additarci anche un ammonimento ad esse riferibile, quando parla di «una denuncia amara della società; una condanna di abusi, di prepotenze, di idee di parte».  Sulle apparenti motivazioni tratte dalla cruda, contingente realtà si innestano dunque significati meno avvertibili ma ben più ampi e profondi. Presente a varie rassegne, Giuseppe Piccinardi ha partecipato, fra gli altri, al I Concorso Valverde, a ripetute edizioni del Concorso nazionale di Viareggio, al Premi indetti dall'Isola d'Elba, Prato, ecc. Mostre personali possiamo ricordare in città e a Sarezzo.
 
BIBLIOGRAFIA
E.M., «Galleria A.A.B.», Brescia. 17-29 marzo 1973.
AA.VV., «Valverde», (Cagnaghe), Sarezzo, 10 novembre - 10 dicembre 1973. (Con testi di: A. Rizzi, A. Mazza, E. Marcianò).
 

PICCINI ISABELLA

Secolo XVII

U. Vaglia, nel «Dizionario degli artisti e artigiani della Valle Sabbia», 1948, la dice nata a Livemmo. Suora, forse nel convento delle benedettine di Salò.  Suo il disegno con i lineamenti di p. Angelo Tavoldini di Vestone, firmato: Suor Isabella Piccini E. Il ritratto è riprodotto nella biografia di p. Angelo edita a Brescia nel 1681.

PICO

v. Spinelli Piercarlo.

PIELLI GIOVANNI

(Gianni).  Parigi, 1933

Il nome di Gianni Pielli è emerso in occasione di mostre allestite dal VI Stomo di stanza a Ghedi, ma è legato soprattutto a quello del famoso scrittore Jean Giano i cui scritti interessanti anche Brescia apparvero, nel giugno 1972, nel «Giomale di Brescia».  Pielli ne ha illustrato le varie puntate.  Si sono così riconosciuti alcuni scorci cittadini: dal monumento a Tito Speri a poco note stradicciole, dal vicoli del Carmine alle facciate di chiese, a solenni ruderi millenan'. Lo stesso anno Pielli si affacciava alla ribalta delle mostre personali; nel catalogo l'indimenticabile Bruno Marini rilevava la stirpe friulana di Pielli, approdato a Brescia, «ed è diventato più bresciano di noi, perché la città lui l'ha scoperta proprio dove noi l'abbiamo cancellata con l'abitudine e l'abbandono».  In seguito, altre numerose pagine ad illustrare saggi di Autori vari, non solo nel «Giomale di Brescia», ma anche in «Bresclaoggi»; a volte lui stesso «corrisponde» in punta di penna, per documentare eventi lieti e drammatici, come il terremoto in Friuli o, ancora, rievocando pagine di storia o per ammonirci contro il degrado della nostra città. Suo un recente calendario, strenna del «Giornale di Brescia» (1979), ove ha fermato con poetica esattezza «i fogli del nostro rimpianto,. del nostro rimorso.  Un documento d'anima, se ancora l'abbiamo».
 
BIBLIOGRAFIA
B. MARINI, «Galleria Labus», Brescia, 15-28 dicembre 1972.
AA.VV., «Disegno perché», A.A.B., Brescia, 28 aprile - 10 maggio 1973, Catalogo.
M. VIGLIANI, Aspetti bresciani in punta di china, «Giornale di Brescia», 30 dicembre 1979.
Nota: Con la serie delle illustrazioni per gli scritti di Giano, nel «Giornale di Brescia» del 3, 6, 7, 9, 10, Il giugno 1972, si ricordano anche quelle apparse il 6 maggio 1973 e 17 marzo 1979; e le edizioni di «Bresciaoggi» del 9 giugno 1974 e 3 aprile 1975.
 

PIERCA

Brescia, 16 aprile 1921.

Al secolo Piera Carla Reghenzi in Ragni; moglie del pittore Enrico Ragni. Ha compiuto gli studi in Istituti Artistici di Parma e Venezia, esordendo giovanissima, in personale, a Rovereto, nel 1944. t l'avvio ad una attività espositiva che non ha particolare intensità, ma offre tappe via via sempre più significative nelle partecipazioni alle Quadriennali di Bari (1951), Roma (1952), nelle affermazioni al Premio Marzotto (1953), al concorso Zuccarelli, al Premio Brescia riservato, quest, ultimo, al miglior pittore bresciano. Altre personali frattanto sono state allestite: a Brescia (1947, 1953, 1954, 1958), a Milano (1956), a Messina (1960), Bergamo (1964), Milano ancora (1965), ed in Germania, Spagna, Russia, Cina: tanto che sue opere si trovano in collezioni di quelle nazioni nonché nel Museo Ellat di Israele, in quello d'arte contemporanea di Firenze, all'Accademia di Mosca.  Ma non vanno dimenticate le adesioni, fin dalle prime mostre, all'Associazione artisti bresciani o le sortite con gruppo bresciano a Milano.  Dal 1959 Pierca fa parte del Gruppo 4 internazionale. Passata attraverso varie esperienze, tutte di estrema attualità, dal «realismo» giovanile alla «tentazione del surrealismo dei nudi agitati e contorti, alla violenza narrativa dei paesaggi», con vaghezza espressionistica, fino agli approcci con l'astrattismo, la pittura di Pierca si avvalora soprattutto per il «palpito» personale.  Palpito che erompe a volte con veemenza, «in uno scatto di passionalità che la rende drammatica.  Pittura senza pace - è stata definita frutto di sofferenza quasi fisica, a riflettere significativamente l'irrequietezza della contemporaneità». Pittura retta da una accurata preparazione, dovuta alla frequenza di ambienti artistici veneziani e milanesi, rende possibile la proposta (anche nell' astrazione cromatica caratterizzata da accostamenti preziosi, ma secondant', però, semplic' decorativismi) di una «condizione spirituale intensa, di un mondo di luce, di spazio, di immagini filtrate da una fantasia eccitata e drammaticizzata». I soggiorni spagnoli sembrano aver consentito a Pierca di esprimersi compiutamente: la solare luminosità del luoghi visitati, ma anche la «libertà» di esistere di quegli esseri avvicinati, nella tela divengono libertà d'immaginazione, fedele specchio di un'anima.
 
BIBLIOGRAFIA
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A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed.  IV, (1972).

PIETRO DA CEMMO

v. GIOVAN PIETRO DA CEMMO.

PIETRO DA MARONE

v. MARONE PIETRO

  1. PIGLIA CLARA
  2. PILATI ORAZIO
  3. PINA
  4. PINI VINCENZO

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