Secolo XVIII
Ugo Vaglia, nel «Dizionario degli artisti e artigiani della Valle Sabbia», 1948, lo dice presente nel 1776.
Secolo XIX.
Nativo di Fasano, è autore di una pala nella chiesetta del promontorio di Mademo, proprietà della famiglia Bonaspetti, realizzata nel 1863 circa.
BIBLIOGRAFIA
Sta in: G. PANAZZA, Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana.... «Il lago di Garda», Ateneo di Salò, 1969, p. 258.
Aosta, 6 gennaio 1927
Fin dagli anni giovanili manifesta attitudine alla pittura; ancora studente suoi disegni sono selezionati per esposizioni, a carattere didattico, nel Teatro Grande. Avvicina Arturo Vemi con il quale dipinge dal vero; negli anni 1941-1943 frequenta lo studio di Emilio Pasini, dove si riunivano non pochi giovani ansiosi di fare dell'arte unico motivo di vita. Più che partecipare a manifestazioni pittoriche predilige operare silenziosamente e, pur sostenuto dagli accorgimenti tecnici appresi dal noto maestro, ricerca personale linguaggio. Le prime opere che si ricordano sono condotte con fare impressionistico, la materia corposa e nitida che sembra presagire la produzione ceramica a cui Polese approderà in successivi anni. Fra il 1950 e 1960 circa i dipinti sono in prevalenza dedicati al paesaggio, alla periferia nostra a volte animata da scene popolari, se non zingaresche. Non mancano figure, come il Buon Pastore esposto in occasione di una mostra d'arte sacra in Vescovado o l'Autoritratto. Era il tempo in cui la A.A.B. viveva momenti evolutivi e fervorosi. In quel clima anche Polese si adopra in seno al sodalizio di via Gramsci esponendo anche in occasione di collettive sociali. Motivi contingenti lo inducono quindi a tralasciare le presenze in mostre, anche se non affievolito è l'interesse per l'arte. L'amicizia, la consuetudine con noti artefici nostri, da Lusetti a Stagnoli, lo portano a tradurre in sculture e in pannelli ceramici loro composizioni. Il più vicino modulo pittorico, espresso anche a mezzo della tempera, è 'nvece caratterizzato da una figurazione geometrizzante che, nel paesaggio 'n particolare, raggiunge esiti di accordi giuocati prevalentemente su ton' verde azzurri; pittura sintetica in cui gli alberi, le case, i profili del colli, i cavalli colti in gruppo e in libertà, sono ritmicamente scanditi da' tratti riassuntivi entro i quali le superfici cromatiche si intersecano a rendere i piani prospettici dei motivi ritratti. Più che forme, dunque, colori dalle ricercate consonanze.
BIBLIOGRAFIA
«Giornale di Brescia», 22 giugno 1951, I dilettanti premiati alla mostra dell'Enal.
E.C.S.(alvi), Arte sacra in Vescovado, «Giomale di Brescia», 13 dicembre 1961.
G. TANSINI, Linguaggio astratto... alla mostra in Vescovado, «Giomale di Brescia», 23 dicembre 1961.
Secolo XX.
E’ fra i pittori che presentarono opere in occasione della VI Mostra del sindacato prov. di B.A. del 1942. Esponeva tre dipinti: Venezia (S. Marco), Buoi nella stalla e Venezia (Ponte di Rialto). Non ci risultano dati anagrafici negli atti municipali bresciani.
BIBLIOGRAFIA
«VI Mostra del sindacato Prov. ß.A.». Brescia. 3-24 maggio 1942.
O.L. PASSARELLA, La sesta mostra sindacale, «Il Popolo di Brescia», 3 maggio 1942.
Secolo XVIII.
Scolara del Monti e di Giambettino Cignaroli, sposa del nobile Annibale Maggi, è autrice di ritratti a pastello e a olio su pergamena.
BIBLIOGRAFIA
G.B. CARBONI, «Notizie storiche di pittori e scultori», 1776, Ediz. C. Boselli, 1962. «Storia d; Brescia», Vol. III.
Secolo XVI.
Dal Fenaroli, («Dizionario») è definito pittore e citato nell'Estimo del 1525 della quadra prima di S. Alessandro. Di lui non si conoscono opere, né altre notizie.
Brescia, 1686 - Verona, 1766.
Operoso nell'ambito del Tempesta, da Brescia si portò a Verona, dove realizzò paesaggi per signorili abitazioni e conventi: opere trasmigrate anche a Padova e in altre città trentine, nonché a Vienna, Praga, Londra. A Verona ebbe un figlio, che ne seguì le orme.
BIBLIOGRAFIA
G.B. CARBONI, «Notizie storiche di pittori, scultori», 1776, Edíz. C. Boselli, 1962.
D. ZANANDREIS, «Le vite dei pittori veronesi», 1891.
«Storia di Brescia», Vol. III,
Secolo XVII.
Definito da Bruno Passamani non trascurabile pittore bresciano comparso verso la fine del Seicento in Vignole (Arco) e passato poi a Trento, dove pare si sia stabilito.
E quindi da annoverare nella non trascurabile schiera di artisti nostri che lasciano traccia nel Trentino.
BIBI,IOGRAFIA
Sta in: B. PASSAMANI, La chiesa di S. Mauro di Piné, «Studi Trentini», 1959.
Si vedano inoltre i contributi dello stesso Passamani e di G. Panazza in «Il lago di Garda», Ateneo
di Salò, 1969.
Brescia, 3 ottobre 1953
Laureato in chimica, ma da qualche tempo si dedica principalmente alla pittura. Al 1971 risale la sua presenza in pubblico, nelle sale della A.A.B.,, cui sono seguite ancora partecipazioni a varie collettive provinciali e regionali e la mostra personale in città (1978). Opere di Giampaolo Pozzi sono in collezioni private d'Italia, Svizzera, Germania.
Inseribili nell'area vagamente surreale, i dipinti sembrano riflettere smarrimento e visionarietà congiunti. Smarrimento che fa della figura umana un fossile, emblema della «sensazione archeologica della storia umana». Visionarietà per quel tanto di ricerca d'una evasione da incubi, angosce, lacerazioni, per un nuovo approccio all'umanità, per un fremito rinnovato e che nelle larve dipinte sembra invece esaurito. E tutto, d'intomo, sembra accrescere la sensazione di millenaria allucinante desolazione: i lontani orizzonti quasi incolori, gli alti cieli, i larghi crepacci accanto ai quali manichini, traforati, fossilizzati interpretano muta, macabra rappresentazione. Un invito forse a che l'uomo, tornato al sentimento, tenda a «dissodare» l'aridità interiore per ricondurre il deserto esistenziale a nuova vita.
BIBLIOGRAFIA
F. CALZAVACCA, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 4-16 novembre 1978.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», Il novembre 1978.