Dizionario dei Pittori Bresciani
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QUISTINI LUCA

Secolo XVII

RABAGLIO PROSPERO

Secolo XVI.

Nato verso il 1575, lascia poche opere conosciute e di scarso interesse.
Fra esse la Natività di Nostro Signore un tempo esistente nella chiesa già delle Cappuccine.  Si distingueva per buon gusto. Altro dipinto ritenuto del Rabaglio è una Madonna col Bambino affrescata in angolo della Via delle Grazie.
 
BIBLIOGRAFIA
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S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti brescitini», 1887.

 

RACCAGNI PIERO

Palazzolo, 27 giugno 1946

Ha frequentato l'accademia Carrara, di Bergamo, sotto la guida del Prof. Trento Longaretti; ed ancor giovane, sul fare degli anni Settanta, ha intrapreso nutrita serie di partecipazioni a mostre provinciali, con opere ripetutamente inviate a Monticelli Brusati, Desenzano, Adro, Montichiari, Capriolo, Iseo, Villanuova sul Clisi, Coccaglio, Travagliato, Colzate e Brescia, nonché a manifestazioni del paese natio. Oltre i confini bresciani è presente a mostre in Corno Giovine (MI), Soresina,Vertova, Milano (Biennale), Roma Castelleone, Larlo Cadorago, La .Spezia; nelle Gallerie «La Torre» di Bergamo, «La Cornice» di Bovolone, «Borghetto» di Travagliato e in Palazzo reale di Milano.  La pittura di Piero Raccagni muove dalla sofferenza umana e pertanto è soprattutto rivolta alla figura.  Figura idealizzata ma «ugualmente riconoscibile attraverso i gesti di sempre». Uomo e macchina, esposto nella vasta rassegna «Brescia '80», Brescia, 1-11 maggio 1980, che ci ha fatto conoscere questo pittore, può ben indicare la via della sua ricerca: per quelle componenti formali indicative della figura e del mondo effigiati sinteticamente.  Al di là della composizione «tendente al monumentale, raffigurato attraverso chiara e limpida sintesi plastica» v'è da rilevare la fonte primaria a cui Raccagni attinge: fonte interiore, libera da suggestioni e da con(llzlonamenti, anche se la realtà in lui acquisisce rilevante importanza per tutto quel che propone.  Quella realtà fatta d'angoscia, di ansia, di rinunzia ed affidata alle statiche figure soffuse «da un'aura di sacralità d'antico Crocefisso dal capo reclinato in un sereno abbandono.  Volti femminili pieni di grazia e di soavità velati di sofferenza pudicamente celata, intimamente custodita», com'è stato osservato. A supporto dell'agro racconto svolto da Raccagni stanno la materia del suoi dipinti: (materia grezza, virile, espressiva) e alcune componenti formali dell'arte moderna, come la geometrizzazione dei volumi, vivificanti il susseguirsi degli episodi in cui la iconografia che sa d'antico si coniuga alla inconsueta finezza cromatica.

 

RAFFAELLO E ANDREA (DEL) BRESCIA

Secolo XVI

Fratelli, figli di Gio.  Antonio di Tommaso Piccinelli, da Brescia, maestro di ballo trasferitosi a Siena nel 1505. I figli seguirono dapprima l'attività patema, poi studiarono disegno e pittura alla scuola del modesto Gio'.  Battista Giusi, con il quale Andrea operò nel 1507 nella senese chiesa di S. Benedetto. Bellissima è giudicata dal Fenaroli la tavola esistente nella chiesa di Bibbiana, sopra Benevento, che dice di Andrea, del quale restano alcune altre tavolette.  Nel 1524 con il fratello Raffaello dipinge il Battesimo di Cristo per la pieve di S. Giovanni.  Da Siena, Raffaello e Andrea si trasferirono a Firenze, dove Andre figura in documento del l525.
 
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.  Ricorda scritti di G. Vasari.
 

 

RAFFAELLO SANZIO

v. Sanzio Raffaello

RAFFAGLIO CESARE

Chiari, 4 settembre 1855 - 8 ottobre 1885

Ha compiuto gli studi artistici all'Accademia Carrara di Bergamo ed ha insegnato nella Scuola tecnica «Giovanni Rapicio» del suo paese natale, spargendo le doti di buon docente.
Ritrattista, non si conoscono molte sue opere.
Una ne resta nella parrocchiale clarense, Ritratto delprevosto G.B. Marchi; altra nell'Orfanotrofio, Don Livio Formenti; altre sono ricordate in famiglie di Cologne Bresciano.  Ma a quel che si è saputo, la sua produzione dev'essere assai contenuta, anche per la precoce morte.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed.  IV, (1972).
 

 

 

RAGNI ENRICO

Brescia, 6 luglio 1910

Ha compiuto gli studi artistici a Venezia e Roma, conseguendo l'abilitazione all'insegnamento lungamente esplicato in scuola media cittadina.  Presente a mostre collettive sul fare degli anni Trenta, nel decennio che ha preceduto il secondo conflitto mondiale ha perseguito il modulo del Novecento italiano, realizzando anche opere decorative in edificio pubblico, ove si nota la costante ricerca della sintesi espressiva e dove affiora la volontà di superare la raffigurazione aneddotica. Aperto alla visione ampia dell'universo pittorico, sembra potersi ritrovare nelle opere d'allora l'attenzione nei confronti di Carlo Carrà.  Con la guerra e la faticata ripresa, con i nuovi concetti d'arte, Enrico Ragni accelera l'evoluzione. Alla figurazione, già era subentrato il paesaggio soprattutto lombardo, di energica impostazione; si avvicina quindi all'Espressionismo tedesco negli anni 1945-1950.  Figure e paesaggi in cui sono riflesse le inquietudini dell'autore, ma anche i fermenti del mondo, sia pure provinciale, che l'attornia. Il processo evolutivo non ha sosta; gli inizi degli anni Sessanta vedono Ragni, alfine, pittore astratto: una conquista lenta, ma avvertibile si può dire ad ogni opera compiuta. Se costante è la energia espressa dal colore pulito dei quadri «Informali», sempre più s'avverte il distacco dall'autobiografia «il rifiuto del paesaggio, le immagini, il racconto» con un effondersi lirico in cui hanno grande valore il rigore compositivo, la purezza cromatica. Ora le «figure geometriche muovono anche l'immaginazione di Enrico Ragni, e 'su di esse instaura un ritmo dinamico».  La preponderante figura è alfine l'ellisse. Lunga la nota delle partecipazioni a Mostre collettive in città d'Italia ed estere; qui basti indicare le significative, rinviando per una maggiore completezza alla nota documentaria. A Roma, in occasione di mostra nazionale, espone fin dal 1929, qui vi ritorna anche nel 1935. Negli anni Trenta, ad ogni edizione, è accolto dalla «Permanente», ed a Milano partecipa inoltre al «Premio Matteotti» (1945, 46, 47). Presenzia ai «Premi» Bergamo (1939), S. Remo (1947), Brescia (1952, 53), La Spezia (1953, 54); a Venezia, con le partecipazioni alle Biennali degli anni 1948, 1954, si ricordano le adesioni a premi negli anni 1946 e 1956; a Roma, le Quadriennali degli anni 1951, 52 e 1956. Oltre i confini, Ragni ha portato i suoi dipinti a Losanna (1959, 60), Dusseldorf-Brema (1959), Berlino-Monaco (1960), al cinese Museo Taipel (1960).  Fra le quaranta mostre personali allestite si ricordano alfine quelle di Brescia (1942, 52, 53, 65, 66, 70, 72, 73, 79); Milano (1946, 56, 59, 65, 70); Rovereto (1944); Trento (1948, 53); Desenzano (1945, 74); Messina (1954, 71); Bari (1955); Firenze (1957); Bergamo (1961); Verona (1966); Prato (1961); Palazzolo (1974, 80). Noti artisti, legati a Ragni da stima o d'amicizia, in visita al suo studio ne hanno lasciato l'autografo: da Licini a Morlotti, da Vedova a Birolli e Dova e Migneco, Kodra, Brindisi, Hartung... tanti altri; mentre noti scrittori ne hanno illustrato l'opera: Alberto Sartoris nel 1945 gli dedica una piccola monografia, per le Edizioni Delfino di Rovereto; Renato Birolli propone le «Storie marine». edite da Schettini (Milano, 1953), Lionello Venturi «Ragni», per la Galleria del Grattacielo (Milano, 1959), cui segue il saggio di Leone Minassian, per la Galleria Lorenzelli (Bergamo, 1960), Bruno Alfieri, alfine, nel 1966 patrocina «E.  Ragni».  Ma quant'altri scrittori, annotati nella bibliografia, hanno ripetutamente e ampiamente seguito l'evolversi del nostro pittore; e con essi noti repertori, fra i quali si citano il «Comanducci», «Galetti e Camesasca», l'«Enciclopedia universale Seda», «Pittura europea contemporanea» edita da Piccoli di Milano. Ragni, alfine, ha compiuto viaggi in vari paesi d'Europa, dalla Spagna alla Russia, e in Africa, Brasile, soggiornando a lungo anche in isole italiane, che hanno avuto non poca influenza sulla sua visione artistica: riflessa, la vasta esperienza culturale, anche in numerose pubblicazioni.
Opere di Enrico Ragni sono in varie quadrerie pubbliche, a Brescia, Eilat (Israele), Pisa, Messina, Mosca, Firenze e nel già citato Museo Taipel.
 
BIBLIOGRAFIA
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G. VALZELLI, Nella mostra della caccia alla A.A.B., «Il Cittadino», Il ottobre 1964. «Storia di Brescia», Vol.  IV.
A. MAZZA, Galleria degli artisti bresciani, «La Voce del popolo», 15 maggio 1965. (Riprod. in «28 studi di artisti bresciana», 1966).
«Galleria Da Vismara, arte contemporanea», Milano, 28 maggio - 10 giugno 1965.  AA.VV. «Galleria Ferrari», Verona, 17-30 marzo 1966.
«Giornale di Brescia», 14 settembre 1966, III.
AA.VV., «Galleria A.A.B.», Brescia 24 settembre - 14 ottobre 1966.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 2 ottobre 1966.
G.S.(tella), Arte, «L'Italia», 6 ottobre 1966.
L.S.(piazzi), Arte, «Il Cittadino», 9 ottobre 1966. «Giornale di Brescia», 16 ottobre 1966, Ill.
A. MORUCCI, Galleria d'arte, «Biesse», a. IV, n. 43 ottobre 1966.
«Tribuna del Mezzogiorno», Milazzo, 13 dicembre 1966, Quadri siciliani di Ragni. (Si veda s.f. del 15 dicembre).
L. ITALIANO, L'arte di E. Ragni, «Tribuna del Mezzogiorno», 29 dicembre 1966. «E. Ragni», Ed.  B. Alfieri, Milano, 1966.
«Giornale di Brescia», 20 dicembre 1966, Omaggio a E. Ragni.
M. RTFOLO, «Racconti», Tipolitografia Squassina, Brescia, 1970, Ill.
M. VALSECCHI, «Galleria li Fondaco», Messina, 19-31 dicembre 1971.
«Arte bresciana oggi», Sardini Ed., Bornato.
«Galleria S. Michele», Brescia, 10-22 febbraio 1973. (Riproduce testo da M. Valsecchi).  E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giomale di Brescia», 20 febbraio 1973.
L. SPIAZZI, Mostre in città, «La Voce del popolo», 17 febbraio 1973.
AA.VV., «Galleria La Roggia», Paiazzolo, 20 aprile - 5 maggio 1974.
AA.VV., «Galleria La Cornice», Desenzano, 26 ottobre - 7 novembre 1974.
L.S.(piazzi), Giro dell'arte, «Bresciaoggi», 3 novembre 1974.
L. SPIAZZI, Collettiva di maestri bresciani, «Bresciaoggi», 15 gennaio 1977.
«Galleria La Leonessa», Brescia, 3-16 novembre 1979.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 8 novembre 1979.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 10 novembre 1979.
R. LONATI, «Mezzo secolo di testimonianze sulla pittura bresciana, 1920-1970», Tip.  S.
Eustacchio, Brescia, 1979.
«Galleria La Roggia», Palazzolo, 2-16 marzo 1980.  L.S.(piazzi), Giro dell'arte, «Bresciaoggi», 8 marzo 1980.
Nota:  Già questo volume era in bozze quando, in occasione della Mostra antologica di E. Ragni, a cura della A.A.B. e dell'Assessorato alla cultura del Comune di Brescia, è stata pubblicata la monografia «Ragni», Brescia, marzo 1983.
 

RAGUSINI ANTONIO

Brescia, 13 ottobre 1920

Laureato in ingegneria navale, durante il secondo conflitto mondiale è stato ufriciale sommergibilista, quindi impegnato nel movimento di liberazione come esponente delle Fiamme verdi. Dirigente industriale, nella maturità intraprende intensa attività artistica, lungamente sacrificata a causa degli impegni professionali.  Al 1974 risale l'evidente sua presenza in pubblico, sia in seno a mostre collettive, sia in personale. Fra le adesioni a varie esposizioni val citare la rassegna dedicata ai «Vicoli di Villa Gargnano»; i premi Concesio(1974), «El Cavalet» di Cremona e il «Natale d'oro» di Milano (1975), la gargnanese collettiva nel Chiostro di S. Francesco (1978). Assai più numerose le personali, allestite a Gargnano (Chiostro di S. Francesco, 1974), a Brescia («Galleria Bettoni», 1975; «Galleria G.C. Abba», 1976, 77); Cremona (Palazzo Trecchi, 1975), Caravaggio («Galleria Incontri», 1975), Salò, («Galleria S. Carlo», 1976); «Azienda Autonoma di Soggiomo», 1977, 78, 79, 1980), Bologna («Galleria La Pialla», 1977, 78, 79, 1980), Gardone Riviera (Villa Alba, 1977) e Alba-Cuneo, «<Galleria Lucia», 1978). Figurativo nel solco della tradizione, Antonio Ragusini è autore di paesaggio e di nature morte. Se i suoi dipinti dedicati al lago, al quale costantemente si ispira, «hanno il respiro ampio e profondo di una boccata d'aria sana»: sia che ritraggano spiagge sfiorate da tenue sole, sia che propongano le note limonaie o rustici agresti sotto trascoloranti cieli imbevuti di limpidissima luce, nelle nature morte dedicate a suppellettili antiche e attuali, ai fiori, a interni o a «vecchie pettegole» brocche civettuosamente vicine, s'avverte un «soave clima di pace» specchio alla intensità dei sintimenti, anche domestici, che animano l'autore.
Ben ha osservato Luigi Servolini quando ci dice che Antonio Ragusini è pittore elegiaco, capace di raccontare «con semplicità e grazia, con sicurezza di disegno e forza di colore, sempre con castigatezza formale che gli deriva dall'osservazione diretta della natura e dalla conoscenza della tradizione figurativa nostra, i suoi sogni... ed una gioia traspare subito nel suoi giuochi di linea, di chiaroscuro e di colore posati con mano ferma e consapevole sulla tela e sulla tavola, seguendo una suggestione lirica, la quale sempre trasfigura la realtà».
 
BIBLIOGRAFIA
F. VAIRANI, «Chiostro di S. Francesco», Gargnano, 13-21 aprile 1974.
F. VAIRANI, Nota su A. Ragusini, «Il Cristallo», Bolzario, 2 agosto 1974.
E. MARCIANO, A. Ragusini, «Panorama d'arte '76», Magalini Ed., Brescia, 1976.
L. SERVOLINI, «Galleria G.C. Abba», Brescia, 6-18 marzo 1976.
L. SPIAZZI, Giro dell'arte, «Bresciaoggi», agosto 1978.
C. GRAMAGLIA, A. Ragusini, «La Gazzetta del popolo», Cuneo, 6 ottobre 1978.
Nota:  Ampi stralci dei giudizi critici nei cataloghi o nei quotidiani raccoglie la monografia «Antonio Ragusini», s.d. ed.  Editore.

 

RAINERI ARISTIDE

 Brescia, 1832 - Modica, 1914

Avviato agli studi artistici dall'arch.  Chierici, li concluse frequentando l'Accademia di Brera, a Milano. ricordato in particolare come paesaggista e appunto con un Paesaggio di Riviera era rappresentato alla Mostra della pittura bresciana dell'Ottocento, ordinata nel 1934.
 
BIBLIOGRAFIA
COMUNE DI BRESCIA, «La Pittura bresciana dell'Ottocento», Brescia, 1934, Catalogo.  A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed.  IV, (1972).

 

RAINERI FAUSTINO

Secolo XVIII

Abate e pittore autodidatta, seguì la maniera del Tempesta, divenendo talmente abile da poter eseguire copie perfette. Paesista, percorse con Gaudenzio Botti le Valli nostre e fu da numerosi pittori di figura suoi contemporanei chiamato ad eseguire «fondi di paesaggio ai loro quadri». Purtroppo, per i suoi dipinti usò una vernice che finì per scurirli, fino a deturparlì. Morì molto vecchio, nel 1775 secondo il Fenaroli, per altri nel 1755, come afferma la «Storia di Brescia» che, riproponendo la Calabi, lo addita quale iniziatore delle «linee fondamentali per questo genere di pittura», pur avanzando sommessa riserva.
 
BIBLIOGRAFIA
G.B. CARBONI, «Notizie storiche dei pittori e scultori», 1776, Ed.  C. Boselli, 1962.
A. MAGGI, «Memorie sulla vita di A. Bertelli, paesista bresciano», 1794.
F. NICOLI CRISTIANI, «Vita e opere di L. Gambara», 1807.
P. ZANI, «Enciclopedia metodica critico ragionata di B.A.», 1819-1824.
P. BROGNOLI, «Guida di Brescia», 1826.
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
A. UGOLETTI, «Brescia», Serie Italia artistica, n. 50, Ist. d'Arti graf., Bergamo, 1909.
P. GUERRINI, La galleria del patrizio P. Brognoli, «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1927.
E. CALABI, «Pittura in Brescia nel '600-'700», 1935.  Con bibliografia.
«Storia di Brescia», Voi.  III.

 

  1. RAINERI MARIO
  2. RAMA CAMILLO
  3. RAMBA
  4. RAMBALDINI GIANNI

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