Dizionario dei Pittori Bresciani
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RICCARDO ALVISE

Secolo XVIII

Operoso in villa Lechi, a Montirone, accanto a Giacomo Lechi è l'autore delle decorazioni negli ambienti di piano terra e dei mezzanini. Al ritorno di Carlo Innocenzo Carloni in Italia, è impegnato a dipingere la volta della galleria.  Rappresentante del gusto corrente dell'epoca nella provincia bresciana, il suo lavoro è oscurato dalla qualità impressa dal pittore più noto ai dipinti della stessa dimora. Per la nota documentaria può essere utile, oltre a quella relativa al Carloni stesso, anche quella allegata alla Voce: Lechi o Lecchi Giacomo (Voll.  I e 11).

 

RICCHI PIETRO

1606 - Udine 1675

Detto «Il Lucchese» a motivo della sua origine, è pittore ancora da approfondire sia nell'attività svolta nel Venetb, sia in quella bresciana, riflessa anche nei pittori nostri, «con il suo eclettismo che fonde spunti più vari: toscani, reniani (specie per i Crocifissi), romani, milanesi e veneti». Se noto è il suo dipinto del 1656-57 in S. Francesco, ora perduto, altri suoi lavori restano in varie chiese, ad Asola (Ultima cena); Bagolino (S.  Michele solleva le anime del Purgatorio" La Vergine e i SS.  Agostino e Monica); Brescia, in S. Lorenzo (Crocifisso), della demolita S. Domenico, nonché nella Pinacoteca Tosio Martinengo; a Carpenedolo, Chiari, Ghedi e Verolanuova.
 
BIBLIOGRAFIA (indicativa)
E. CALABI, «Pittura a Brescia nel '600-'700», 1935.
F. PAGLIA, «Il giardino della pittura», Ed.  C. Boselli, 1958 e 1967.
H. VOSS, P. Ricchi, «Arte veneta», 1951.
«La Pittura del '600 a Venezia», Venezia, 1959, Catalogo, p. 100.
G. PANAZZA, «La Pinacoteca Tosio Martinengo», Ed.  Alfieri e Lacroix, Milano, 1959. «Storia di Brescia», Vol. 111.
G. PANAZZA, Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana... «Il lago di Garda», Ateneo di Salò, 1969, p. 247.

 

RICCHIEDO MARCO

 Secolo XIX

Secondo il «Comanducci» è nato a Brescia e godette fama di buon esecutore di quadri storici e religiosi.  Nulla si sa della sua vita se non che fu attivo nel XIX secolo.  In Brescia, nella chiesa di S. Tommaso, c'è un suo quadro: L'Incredulità di S. Tommaso.  Fin qui il «Comanducci». Nella antica chiesetta di S. Tommaso, in Via Pulusella, da decenni ormai destinata ad usi profani, v'era sì un quadro Incredulità di S. Tommaso, trasportata poi nella vicina cattedrale dei SS.  Faustino e Giovita, ma dipinta da Marco Richiedei (v.), pittore del Cinquecento-Seicento. V'è quindi da pensare che la Voce del noto «Dizionario del pittori... italiani» sia frutto di un refuso e da cancellare.
 

 

RICCHINI ORLANDO

 Brescia, I febbraio 1941

Autodidatta, così di lui dice L. Spiazzi nel presentare la prima mostra personale alle soglie del 1981: Casa, studio, arte lavoro, sindacato, e i termini possono cambiare posto a piacere.
Si aggiungono il gatto, la passione per i cavalli (in fatto visivo), la predilezione ai paesaggi dal colore smorzato, i rosa grigio delle case umbre, i verdi stinti, gli azzurri, i violetti.
Colori a dar vita a nudi, figure di donna dall'intento a volte ritrattistico, cavalli in libertà, sospinti nell'agone, o idealizzati come in Il sogno o in Paesaggio e cavalli, dal particolare nitore compositivo. Al di là dell'apparente «ingenuità», dovuta anche al ruvido disegno, nel quadri di Ricchini emerge la meditata pazienza compositiva in grado di offrire al fruitore una atmosfera «leggera, pulita, linda» d'un racconto, lieve quanto una favola. Più che ingenuità, dovrebbe dirsi di statica, stilizzata maniera di esprimersi, rammemorante i Trecentisti, come può ravvisarsi in Il riposo, dove il basso «borgo» e il Cidneo hanno tratto e tenuità d'antico affresco. Quella tenuta alla Associazione artistica di via Gramsci è l'unica mostra di Orlando Ricchini che si conosca.
RICCHINO FRANCESCO E BENEDETTO. 0 Ricchini, Richini.  Secolo XVI.
Nato a Bione verso il 1520, dove la famiglia originaria di Rovato si era trasferita, Francesco Ricchino è detto allievo di Alessandro Bonvicino; guardò anche al Tiziano.  Versatile, si dilettò di poesia e fu buon architetto: esercitò la professione in Germania, dove si recò giovanissimo, entrando al servizio dell'elettore di Sassonia ed insegnando anche alla Università di Wurttenberg.  Complessa la identificazione del suo progredire artistico, anche per le scarse opere giunte fino a noi.  La sua pittura si è arricchita, oltre che di apporti tedeschi, del luminismo del Malosso, di elementi manieristici padani. Tornato in patria nel 1555, nel 1566 firma le tele in S. Pietro in Oliveto che narrano le Storie di Mosè; nel 1568 il tabernacolo di Tavemole ove la firma «Franciscus Ricchini de Biono plnxit et dcauravit» ha consentito di identificare il vero luogo della sua nascita.  Altre poche opere restano ancora: a Dresda, a Gotha (Landes Bibliotek); nel Bresciano, a Palosco (Parrocchiale) a Seniga (Ritralto di A. Gallo).  Nel 1963, a seguito di intervento conservativo, è stato annunziato il rinvenimento di altra opera di Francesco Ricchino, nella chiesa di S. Maria Maddalena, a Lavone, con la identificazione di alcune date comprese negli anni 1522-1537.  In Germania, Francesco Ricchino si avvalse della collaborazione del fratello Benedetto.
 
BIBLIOGRAFIA
G. VASARI,«LE vite», 1694.
L. COZZANDO, «Vago curioso ristretto ... », 1694.
G.A. AVEROLDI, «Le scelte pitture di Brescia», 1700.
P.A. ORLANDI, «Abecedario pittorico», 1704.
F. MACCARINELLI, «Le glorie di Brescia», 1747, Ed.  C. Boselli, 1959.
G.B. CARBONI, «Notizie storiche dei pittori, scultori», 1776, Ed.  C. Boselli, 1962.
B. ZAMBONI, «Memorie intorno alle fabbriche più insigni di Brescia», 1778.
L. LANZI, «Storia pittorica dell'Italia», Bassano, 1795-1808, Ed. 1823.
E. NICOLI CRISTIANI, «Vita e opere di L. Gambara», 1807.
P. BROGNOLI, «Guida di Brescia», 1826.
TAVERECCHIO, «Elogio storico di E. Ricchino», Brescia, 1840.
P. DA PONTE, «Esposizione della Pittura bresciana», 1878.
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
THIEME-BECKER, Vol.  XXVIII, (1934).
PANAZZA-BOSELLI, «Pittura in Brescia dal '200 all"800», Brescia, 1946.
U. VAGLIA, «Dizionario degli artisti e artigiani della Valle Sabbia», 1948.
C. BOSELLI, Museo bresciano minore, «Terra nostra», I novembre 1952.
G. PANAZZA, «La Pinacoteca Tosio Martinengo», Ed.  Alfieri e Lacroix, Milano, 1959.
C. BOSELLI, Spoliazioni napoleoniche, «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1960.
F. FRASSINE, Rinvenuti nella chiesa di Lavone a.lfreschi di F. Ricchino, «Giornale di Brescia»,
8 agosto 1963.
«Storia di Brescia», Voll.  Il e III.
Nota: Oltre la tesi di laurea del compianto prof.  Boselli, recante estesa nota bibliografica (che non abbiamo però potuto consultare) si vedano scritti vari di Pinetti, (Inventario... di Bergamo),
C. Cocchetti, Crowe Cavalcaselle, Donati, «Memorie della parrocchiale di Palosco», ecc.
 

 

RICCI EUGENIO.

Secolo XVIII

Pittore lombardo, lo si ricorda per essere operoso nel '1732 con G.B. Sassi, Antonio Cucchi e Giacomo Lechi nella cappella dedicata alla Immacolata, nella chiesa di S. Francesco.  Nell'opera è tuttavia prevalente l'impronta del Sassi.  Trattandosi di artista di fuori, si rinvia alla documentazione relativa a Cucchi Antonio, Lechi Giacomo.

RICCI GIUSEPPE

Concesio, 13 gennaio 1938

Conseguito nel 1964 il diploma di maturità presso il Liceo artistico di Venezia, ha ottenuto quindi l'abilitazione all'insegnamento di educazione artistica a Milano; è docente in scuola media. Nel 1959, ancor giovane, ha allestito la sua prima mostra personale nella, «Saletta degli artisti» presso la «Galleria del libro», in città, partecipando altresì alla Mostra provinciale «Arte nel tempo libero» organizzata dall'ENAL.  Una delle due opere esposte è stata prescelta ed inviata alla Mostra nazionale di Bari, nel settembre dello stesso 1959. Da allora le presenze in pubblico di Ricci non sono state assidue, causa il bisogno di approfondire varie ricerche approdate anche a sperimentazioni di materiali, «Indagando problematicamente gli aspetti molteplici e contradditori della realtà». Dalla ricerca è nato il più vicino interesse per il volo del gabbiani, motivo dominante della mostra personale ordinata nel 1976 presso la Piccola galleria di via Pace. Nel presentarlo in catalogo, E. Botticini rileva come Giuseppe Ricci appartenga a quella cerchia di giovani «che sono costantemente alla ricerca di un linguaggio nuovo e autonomo, di nuove forme e immagini che esprimano il nostro tempo di antagonismi, di dissidi, di valori precari... nella necessità di dare una grammatica alla visione contemporanea, restituire all'uomo i valori di un mondo mediterraneo e mitico». Ne sortono «strutture-immagini» in cui prevalgono linee verticali e orizzontali, triangoli e cerchi nei quali si ravvisano simbologia e allusione.  Simboli di un mondo al quale-il pittore auspica ordine e nitore; allusività per quanto di esistenziale suscita di amaro e tragico. In possesso di varie tecniche, Ricci si esprime anche a mezzo del pastello a olio (a volte con strappo), tempera, matita e tecnica mista.
 
BIBLIOGRAFIA
E. BOTTICINI, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 1-12 febbraio 1976.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 7 febbraio 1976.

 

RICCOBELLI MASSIMO

Secolo XVII

Nativo di Bione, fu arciprete di Nimbrio in provincia di Bergamo e morì di peste nel 1630.
Sue opere restano a Bione (Madonna del Rosario, Assunta con i SS.  Virgilio, Faustino, Rocco, Giovan Battista e Bernardino, Deposizione, Madonna del Carmine) tutte nella parrocchiale; mentre nella chiesa di Odolo resta una sua Pietà.
 
BIBLIOGRAFIA
U. VAGLIA, «Dizionario degli artisti e artigiani della Valle Sabbia», 1948. «Storia di Brescia», Voi.  III.

 

RICHIEDEI MARCO

Secolo XVI

Fino a qualche decennio addietro, gli studiosi hanno accolto gli anni 1563-1627 quali termini temporali dell'avventura artistica di questo ancor oggi complesso pittore. Camillo Boselli ha anticipato le date di nascita e di morte di Marco Richiedel al 1520 e al 1580 £irca. Epigono del Moretto, operoso quindi in chiave manieristica, oltre che lacune biografiche offre difficoltà di collocazione delle sue opere cui solo il Boselli «ha dato intelligente ridimensionamento cronologico» arricchendo per di più l'esiguo elenco delle opere date al pittore. Poche opere: rimaste nella chiesetta del Paradiso in Clusone (Martirio di S. L cia); nella bresciana raccolta Musiani Bonvini (Adorazione dei Magi); La Incredulità di S. Tommaso, in S. Faustino maggiore, l'incontro di Gesù con la Madre, della Pinacoteca nostra e la replica del Martirio di S. Lucia in S. Agata.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: G. PANAZZA - C. BOSELLI, «Pittura in Brescia dal '200 all'800», Brescia, 1946.
Si veda inoltre:
IJ. VAGLIA, «Dizionario degli artisti e artigiani di Valle Sabbia», 1948.
C. BOSELLI.  Museo bresciano minore, M. Richiedei, «Terra nostra», n. 2, dicembre 1952.
F. MACCARINELLI, «Le glorie di Brescia», 1747, Ed.  C. Boselli, 1959.
G. PANAZZA, «La Pinacoteca Tosio Martinengo», Ed.  Alfieri e Lacroix, Milano, 1959.
«Storia di Brescia», Voi. 111.
 

 

RIERA CARMEN

Siracusa, 16 settembre 1940

Compiuti gli studi magistrali a Siracusa, nella stessa città ha frequentato corsi artistici dell'Istituto S. Angela Merici. Trasferitasi a Brescia sul far degli anni Sessanta, da allora vi risiede e vi opera.  Pur dipingendo assiduamente, a lungo ha atteso prima di esordire in pubblico e soltanto nel 1976 ha intrapreso partecipazione a collettive, fra le quali possono citarsi quelle in Caravaggio (1976, 77), le ripetute in Brescia negli anni 1977, 78 e 1980; Trento, Leno, Siracusa (1978), Milano (1979), Salsomaggiore (1980).  Una sola mostra personale ha allestito: in città nel 1978. Il suo interesse è prevalentemente rivolto alla figura, ma non mancano nella sua produzione paesaggi e nature morte. Nei volti, negli sguardi delle donne, del bambini effigiati è inciso «un mondo umano drammatico, tipicamente meridionale e mediterraneo, in cui la forza costruttiva dona ai visi e agli atteggiamenti precise significazioni interiori che traggono origine da esperienze vissute e da uno spirito di osservazione non comune», come ha sottolineato Alberto Morucci. Una visione realista trasposta anche nelle scene di genere, ove pescatori, donne in gruppo dicono l'interesse della pittrice, l'intenso amore per la gente della sua terra e con la quale non ha interrotto il dialogo esistenziale.  Indicativi in tal senso ci paiono Disperazione, Festa della vendemmia in Sicilia, L'emigrante, Dolore di una madre, L'attesa, esposte nel 1978.  La stessa intensità espressiva è affidata al paesaggio in cui si ravvisa la capacità di cogliere le caratteristiche ambientali e atmosferiche con tratto mosso e costruttivo. Calde tonalità, come caldo è il colore della terra d'origine; in opere condotte nella scia postimpressionista. Oltre che con l'olio, Carmen Riera si esprime a mezzo della china, del carboncino, del pastello.  Più serena ci pare la visione racchiusa in alcuni dipinti dedicati alla terra bresciana, alle sue valli o a località settentrionali, come nelle chiare vedute di canali veneziani resi tepidi dal riflesso del sole.
 
BIBLIOGRAFIA
A. MORUCCI, «Panorama d'arte '77», Magalini Ed., Brescia, 1977.
«Giornale di Brescia», 23 aprile 1978, Sul tema della Resistenza.
«Bresciaoggi», 23 aprile 1978, Una mostra, impegno di fedeltà alla Resistenza. «Galleria d'arte Mazzini», Brescia,'3-24 dicembre 1978, Catalogo personale. «Giornale di Brescia», 9 dicembre 1978, Aperta la mostra Olimpia.

 

RIGHETTINI PIERO

Mademo, 24 luglio 1924

In arte Bornic. Grafico di professione, Righettini traduce la sua abilità tecnica in motivi cromatici ornanti stoffe.  Proprio per questa sua abilità, appena concluso il secondo conflitto mondiale si è trasferito a Ginevra, dove si è fatto apprezzare in vasto campo commerciale. Non tralascia tuttavia di fare periodici ritorni in Italia e a Mademo in particolare, dove ha ancora la casa in cui è nato e i parenti. In Italia e Svizzera ha partecipato a numerose collettive.  Mostre personali ha allestito a Milano, Roma, Losanna, Gardone R., Venezia, Poitiers, Vallio Terme.  La sua pittura, dal toni squillanti, «incandescenti» riesce a creare «ritmi, pulsazioni sottili», come è stato osservato di recente.  Ciò non di meno, il natio Garda sembra essere la tavolozza inesauribile dalla quale il pittore benacense attinge i suoi suggestivi colori. E’ autore di cartoni per vetrate e non disdegna scolpire.
 
BIBLIOGRAFIA
«Costruire», Riv. di Ginevra, 25 aprile 1962.
«Fenarete», Milano, 5 giugno 1963.
«L'Avvenire d'Italia», Ginevra, 4 febbraio 1965.
DAT., Incontro con Bornic, «Giomale di Brescia», 29 agosto 1965.
«Galleria Fonti di Vallio», Vallio T., 2-30 giugno 1967. (Con numerosi brani critici di AA.VV.).
M.P., L'apertura a Vallio della stagione, «Giornale di Brescia», 4 giugno 1967.
«Giomale di Brescia», 30 giugno 1967, Bornic a Vallio.
«Giornale di Brescia», 28 ottobre 1967, Ill.
A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed.  IV, (1972), alla Voce: Bornic.
 

 

  1. RINALDI BRUNO
  2. RINALDI FRANCO
  3. RISARI PIERO
  4. RIVETTA MARIO

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