Dizionario dei Pittori Bresciani
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ROMANO GIROLAMO

Secolo XVIII.

Pittore e restauratore, è padre di Giovanni (v).  Autore di alcuni dipinti di buon disegno e colorito. Il Fenaroli ricorda un suo quadro in S. Faustino ad sanguinem raffigurante i SS.  Faustino e Giovita inginocchiati davanti alla Vergine; altro in S. Orsola, Prc,sepio, del 1777. Quale restauratore operò su dipinti di Paolo Veronese, nella chiesa di S. Afra e di Luca Mombello, in S. Giuseppe.Viveva ancora nel 1821, anno in cui compiva il restauro del Martirio di S. Afra, nella omonima chiesa.
 
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
 

 

ROMELE AMLETO

Pisogne, 1940 - 5 gennaio 1975.

Figlio del prof.  Erminio, che per lungo tempo è stato corrispondente del «Giornale di Brescia» da Pisogne, Amleto dopo aver frequentato i corsi del Liceo artistico e della Facoltà di Architettura di Venezia, coronava con questi attestati una precocissima vocazione artistica che lo aveva portato ad emergere in concorsi pittorici fin dalla età di sette anni. Intorno al 1960 ha sperimentato anche la scenografia a Cinecittà. Insegnante di disegno in scuola media, è stato consigliere, comunale del paese natale. Come pittore lo si ritrova presente a rassegne provìnciali fin dal 1.957; in città allestisce la prima sua mostra personale («Galleria S. Chiara») nel 1959.  Nelle opere già si «manifesta una vivacità e una prontezza meritevoli di attenzione», pur nella disparità e disuguaglianza dovute alla giovane età. Disparità che lasciano trasparire però l'impazienza di andare oltre i primi  esperimenti, un esercizio di indagine intima - come ha scritto E. Cassa Salvi cui corrispondono varie suggestioni e -Influenze. Piazza Corna Pellegrini, C'era la neve a Pisogne, Giorno dei Morti, Messa da Requiem dicono il pittore volto ad un realismo espressionistico. La seconda personale bresciana (A.A.B., 1960), riconferma «l'ondeggiare tra forme opposte» e le innegabili doti già rilevate al primo apparire.  Alcune opere appaiono meritevoli di segnalazione, Deposizione, Pietà, Piazza Navona, Porto, che alternano anche l'uso di tecniche diverse, olio e tempera. Seguono quindi numerose partecipazioni a mostre collettive provinciali; maggiormente si evidenze l'impegno culturale, civile e umano di Amleto Romele, impegno riflesso nelle opere i cui titoli dicono l'indirizzo della ricerca: Se questo è un uomo, Morte di un animale, La guerra.... Emigranti, con una pungente solitudine incombente.  Il segno grafico meglio consente di esprimere i drammi, i travagli della povera gerite. I paesaggi dedicati prevalentemente all'Iseo o al fiume, sembrano attimo di ristoro all'intensa e varia attività di Romele, che negli ultimi mesi di vita ha sopportato con serenità grevi cure e una operazione a nulla valse. li no ' n attenuato rimpianto per un uomo, civilmente e artisticamente impegnato, ha indotto i suoi concittadini a ricordare l'artista, con una mostra commemorativa allestita nelle aule dove era stato docente, nel 1977.
 
BIBLIOGRAFIA
A. FRANCESCHETTI, Pittori del Sebino, «Giornale di Brescia», 18 settembre 1957.  E.C.S.(alvi), La pittura del giovane Amleto, «Giomale di Brescia», 10 febbraio 1959. «Premio di pittura città di Palazzolo», Palazzolo, 1-15 novembre 1959.
«Giornale di Brescia», 20 febbraio 1960, A. Romele alla A.A.B. (Si veda s.f. in data 2 marzo).
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giomale di Brescia», 24 febbraio 1960.
G. VALZELLI, La tre giorni di Montichiari, «Giornale di Brescia», 12 maggio 1965.
G. VALZELLI, Il Garda in un bicchiere, «Giomale di Brescia», 4 giugno 1965.
G. VALZELLI, Primavera a S. Pancrazio, «Giornale di Brescia», 12 maggio 1966.
V., S. Agata come via Marguita, «Giornale di Brescia», 29 aprile 1969.
G.V., Mostra concorso Il Caról, «Giornale di Brescia», 14 giugno 1969.
G.V., A Peschiera il pittore strizza l'occhio, «Giornale di Brescia», 18 settembre 1969.  G. VALZEL LI, Mostra a Gussago, «Giornale di Brescia», 4 ottobre 1969.
«Giornale di Brescia», 6 gennaio 1975, Morto a Pisogne A. Romele.
L.S.(piazzi), Nel ricordo di A. Romele, «Bresciaoggi», 5 gennaio 1977. (cfr) «Mostra commemorativa» a Pisogne.
 

ROMERO FRANCISCO

v. Zanella Vinicio.

ROMILIERIS GABRIELE

Secolo XVI.

Nativo di Scalve, nel 1500 è ricordato come operoso in Provaglio, dove esegue affresco.  Di lui non si conoscono opere.
 
BIBLIOGRAFIA
G. ROSA, «Relazione della Commissione provinciale per la conservazione ... », 1875. «Storia di Brescia», Voi. 11.

RONCALI RICCARDO

Villachiara, 25 gennaio 1921

Compiuti gli studi classici: con laurea in veterinaria e matematica, come pittore è invece autodidatta. Pur avendo aderito ad alcune collettive sul finire degli anni Cinquanta (Borgosatollo, «Giomale di Brescia», 23 aprile 1957) solo a mezzo degli anni Settanta intraprende più evidente partecipazione a manifestazioni provinciali: a Trenzano, Orzinuovi, nella nati-a Viliachiara, Gambara, Asola, in Brescia.  Mostre personali ha invece ordinato annualmente a Borgo San Giacomo a partire dal 1974, ma non si ha riscontro nel cataloghi. Figurativo, si esprime a mezzo dell'olio e in bianco e nero.  Con questa tecnica ha illustrato varie recenti pubblicazioni, dall'«Orlando furioso» di Ariosto, ad una raccolta dell'epigrammista Marziale. Altro aspetto della attività pittorica di Riccardo Roncali è dovuto alla sua vena di caricaturista.

RONCHI GIUSEPPE

Brescia, 10 giugno 1873 - 5 marzo 1951

Nato da Pietro e da Giulia Alghisi, fratellastro di Romolo Romani (v.) che lo elesse a maestro e visse con lui due anni aiutandolo a dipingere, Giuseppe Ronchi già nel 1896 è ricordato quale autore del Ritratto di C. Cantù esposto da Coen.  Qualche anno prima aveva esposto altre sue opere, ma è del 1898 la prima affermazione, a Torino, in occasione della Esposizione d'arte sacra ove figura con Sacra Famiglia. Definito fin dall'esordio uno «spiritualista che traduce la sua impressione con movenze composte, armoniose, con colorazione chiara, morbida», sarà sempre considerato artefice prevalentemente religioso. Fra i dipinti via via realizzati si ricordano: Pietà del 1899, di ispirazione mantegnesca, esposta a Venezia nel 1908, fu acquistata dall'allora vescovo di Mantova.  Nel 1903 vince il Legato Brozzoni ed espone il noto Vespro sereno raffigurante un vecchio in preghiera, ora alla Pinacoteca Tosio-Martinengo; Juventus e Senectus accanto a Dal tempio sono presentate a Monaco nel 1899 e alla Esposizione bresciana del 1904 unicamente a Ritratto di R. Romani ricco di spiritualità. Destinata alla chiesa di S. Afra, distrutta con il sacro edificio durante il bombardamento del 1945, è Visione della Beata Martinengo (1902); per la chiesa di S. Antonio compone Il Salvatore, per quella di S. Luca Visione di S. Antonio, circondata da angioli dipinti nella cupula e nelle pareti della stessa chiesa nel 1911. Per il Sodalizio Leone Xlll di via S. Chiara è il severo Cristo pacifìcatore (1907); per le Adoratrici S. Antonio e la giumenta (1927). S'estende la nota ancor più: con il S. Filippo Neri e la gioventù della chiesa di Cossirano, il S. Carlo e la Vergine per quella di Grignaghe, le SS.  Agnese e Angela Merici per Muscoline, Sacra conversazione, Cristo adolescente per la raccolta chiesa delle Consolazioni alle pendici del nostro Castello (1936). Vari poi citate Visione di Cristo esposta alla Mostra internazionale d'arte sacra di Padova (1931-32), la consonante Stella matutina esposta nel 1943.  Ma altre pale d'altare o decorazioni ha realizzato Giuseppe Ronchi, a Bione, S. Zeno Naviglio, Magno d'Inzino, in S. Pietro in Oliveto del nostro Castello, nelle cappelle funerarle M. Tirandi (Brescia), Cittadini (Gromo). Cantico delle creature (1913) omò dapprima la chiesa di S. Francesco, quindi S. Eustacchio: è una delle opere dedicate al Santo, come S. Francesco e la Povertà, Estasi di S. Francesco, Morte di S. Francesco, in cui l'arte del pittore raggiunge traguardi di intensa spiritualità. Motivo profano hanno invece Trionfo della Provincia (1916) per il palazzo Broletto, Per la patria esposto nel 1919, Apoteosi agricola destinata all'Ist. agrario Pastori, dove l'autore fu per anni docente. La varietà del temi affrontati si riflette in altre opere: Carpe Diem, Il Bestemmiatore, (1928), Signorina dell'Ottocento; il Ritratto di Mons.  Corna Pellegrini voluto per il palazzo vescovile da Mons.  Giacinto Gaggia, accanto a Ecce Homo giudicato fra i più significativi esiti del Nostro.  Ma anche il paesaggista è apprezzabilissimo, pur se ancora poco conosciuto: nel 1911 si ritrova in disegno a penna Raccoglitrici di olive sul Garda, altri numerosi titoli sono fissati in cataloghi di mostre o in scritti vari. Interno di S. Clemente a Roma, del 1912, Mattino in montagna, Val di Ledro,
Mandorli in fiore, esposti a Gardone R. nell'inverno 1920-2 I; Valle di Narcame nel 1923; Marina e Mandorli nel 1938; Convegno di angeli, Terrazzo a Tremosine nel 1942 e poi Ave Maria, i vari motivi colti lungo lo Jonio, il Tirreno, l'Adriatico, i paesi del Benaco, dell'Iseo, Cortina d'Ampezzo, Ponte di Legno...I titoli del dipinti si susseguono: Luci argentee, Malinconico lago, Tramonto sono alcuni ricorrenti e indicativi del sentimenti, degli atteggiamenti d'un animo sensibilissimo, testimonianza di pensosa contemplazione. Intorno al 1915, con il fratellastro Romolo Romani, aveva cercato di dar vita ad un sodalizio per decorare edifici sacri e civili, ma l'iniziativa s'è spenta quasi subito. Restano le opere: sacre, nelle quali Giuseppe Ronchi propone l'abbandono fortificante alla sublime luce della fede; visioni naturali alle quali ha saputo infondere la limpidezza dei cieli, la vivezza di luci per affidarvi i moti del limpido suo cuore.  Ebbe nel figlio Mario (v.) il continuatore dell'arte cui lo aveva educato.
 
BIBLIOGRAFIA:
Sta in: R. LONATI, Biografie di artisti bresciani, G. Ronchi, «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1981.

RONCHI MARIO.

 Milano, 22 aprile 1905 - Brescia, 22 giugno 1978

Figlio di Giuseppe (v.) è nato nel capoluogo lombardo da famiglia bresciana, ed a Brescia ha frequentato la scuola Moretto diretta da A. Zuccari, avendo nel contempo maestro anche il padre. Vissuta la giovinezza nel- clima dell'Arte in famiglia, ha modo di conoscere i maggiori artisti nostri, ma il suo cammino pittorico si delinea intorno al 1930.  Carattere schivo, raramente lo si trova presente a note esposizioni, anche perché la pittura è frutto del lavoro di ore libere dall'impegno professionale. La niaturità lo sfiora quando il secondo conflitto mondiale lo costringe a rinunziare ad ogni aspirazione artistica.  Distrutte le due case: l'abitazione e lo studio di via Diaz e di via,Dante, dove con le proprie cose erano le «memorie» del padre e di Romolo Romani, per anni trascina l'esistenza nella speranza di poter ricostruire una dimora, vagheggiando al tempo stesso di poter un giorno tornare a dipingere. Nel 1959, alfine, il ritorno in pubblico, a fianco dell'amico Oreste Rodini (v.). Socio della A.A.B., espone in varie occasioni a Brescia e in altre città ricordate nella bibliografia. Paesagglsl,,i, autore di figure (Contadini, fanciulle, anziani) la intensità della sua ricerca si ravvisa nella minuta pennellata insistita, ravvicinata; nel colore macerato che dà alle composizioni (i verdi, quelle estesissime trame verdi così difficili da armonizzare) inconsueta pastosità.  E nel paesaggio, nelle ampie vedute di degradanti colli soleggiati Mario Ronchi alfine par avere ritrovato la serenità troppo a lungo carpitagli.
Va ricordata la sua vicinanza al Gruppo del «Bruttanome» che lo ha fatto amico di Virgilio Vecchia, Mario Pescatori, G.B. Cattaneo e altri noti esponenti di quella cerchia.
 
BIBLIOGRAFIA
«I Mostra triennale d'arte», Brescia, maggio 1928, Catalogo.
«Gruppo di artisti bresciani», Bottega d'Arte D. Bravo, Brescia, aprile 1934.
G.R.C., , rtisti bresciani alla mostra di via Paganora, «Il Popolo di Brescia», 25 aprile 1934. «Il Mostra del sindacato prov.  B.A.», Brescia, 1934, Catalogo.
P. FEROLDI, La seconda sindacale provinciale, «Arengo», a. VIII, n. 1, gennaio 1935. «IV Mostra del sindacato prov.  B.A.», Brescia, febbraio-marzo 1938.
«Galleria A.A.B.», Brescia, 2-14 maggio 1959, Catalogo personale. F.C., Rodini e Ronchi alla A.A.B., «L'italia», 7 maggio 1959.  E.C.S.(alvi), Le Vostre, «Giomale di Brescia», 12 maggio 1959. «Xl Mostra d'ar-te - Premio Copparo», Copparo, settembre 1959. «Galleria A.A.B.», Brescia, 12-24 settembre 1959, Collettiva. F.C., Ronchi e Rodini alla A., B., «L'Italia», 8 giugno 1960.  E.C.S.(alvi), Le Mostre, «Giomale di Brescia», I giugno 1961.  F.C., Le mostre, «L'Italia», I giugno 1961.
«Bollettino d'informazione» edito dalla Galleria Il Cavalletto, Roma, settembre 1967. «Mostra mercato - Galleria Il Cavalletto», Roma, dicembre 1967.
«Galleria Il Cavalletto», Roma, Primavera 1968, Prima mostra del pezzo classico. «III Mostra nazionale di pittura Il Morazzone», Morazzone, 4-18 luglio 1971. «Brescia-arte», dicembre 1971, p. 26, M. Ronchi.
R. LONATI, «Gruppo di pittori bresciani», A.A.B., Brescia, 7-20 aprile 1973, con bibliografia.
L. SPIAZZI, Ai-te in città, «Bresciaoggi», 13 aprile 1973.
E.C.S.(alvi), ,Vostre d'arte, «Giornale di Brescia», 17 aprile 1973.
G. STELLA, iVI.  Ronchi, «La Voce del popolo», 9 novembre 1973.
 

 

RONCHI TARCISIO

 Brescia, 31 maggio 1928.

Pur avendo preso parte ai corsi artistìci del Gruppo culturale della O.M., Tarciso Rotichi è autodidatta. Pittore figurativo nella scia dell'impressionismo, la sua visione è intrisa di un «intimismo che si traduce in silenzi tonali, in pacati giochi di marroni e di grigi», come ha, osservato Attilio Mazza. Del paesaggio predilige i vicoli, le antiche strade, le piazzette, un mondo iiisomma carico di valori del quale tenta un recupero formale, traducendo sulle tele le sottili atmosfere... angoli di una città e di una provincia che solo i poeti sanno ormai riconoscere. L'attività creativa di Tarcisio Ronchi maggiormente si evidenze sul fare degli anni Settanta, quando intraprende intensa partecipazione a mostre collettive in città e provincia, con alcune puntate anche in lontane località.  Sue opere sono pertanto state accolte in concorsi e premi numerosi.  Fra le presenze varie possono qui citarsi quelle di Castelcovati (1972), Arma di Taggia, Bagnolo Mella (1973), all'Enal bresciano (1974), Brescia ancora per la mostra del Gruppo culturale Case S. Girolamo (1975), quindi Bovegno, Carpenedolo, Tavernole, Visano (1976), Montichiari, Carpenedolo ancora e Visano, Postumia (1977), Passirano, Visano, Azzano Mella, Viareggio, Porto Mantovano, Villanuova, le edizioni del Gruppo Moretto e del rione di S. Faustino (1978), S. Felice del Benaco, Seniga, Viadana, Bovegno (1979), Bovegno ancora e S. Polo nel 1980.
Mostre personali Tarcisio Ronchi ha invece ordinato a Montichiari (Saletta Stella, 1973), Palazzolo (Galleria Torrazzo, 1974), Castegnato (Biblioteca civica, 1976), Brescia (Galleria La Loggetta, 1975 e Galleria del Carro, 1978).
 
BIBLIOGRAFIA
A. MAZZA, «Galleria del Carro», 13rescia, 11-23 marzo 1978.

RONDI PIETRO

Palazzolo sull'Oglio 1915

Ha studiato privatamente sotto la guida del prof.  Ferrari, di Pontoglio, frequentando inoltre la Scuola d'arte «Napoleone Nani» a Verona, con la guida dei proff.  Casarini e Pigato. Accanto a Matteo Pedrali vive la vita della Scuola d'arte palazzolese e con alcuni pittori e scultori della cittadina (Caccia, Formenti, Taboni, Turra, Urgnani e altri) opera nel «Gruppo 5» con il quale espone in Palazzolo e in altre località bresciane: svolgendo all'intemo dell'associazione la prevalente attività espositiva.  Paesaggista, da una pittura in cui prevale la descrizione del motivi ritratti: angoli di paese, interni, rustici, resi con colori caldi e nitidi, Pietro Rondi s'è via via. impadronito di una elaborazione materica, tenendo al tempo stesso ad una resa sintetica dei volumi di case e colli, fino ad una plastica e succinta ricomposizione retta da evidenti scansioni ritmiche dei valori cromatici (1970).  Subentra quindi la stagione cubisteggiante; con la preferenza per agglomerati di case dove l'affastellarsi di facciate diviene mosaico di sole luci e ombre.  Il colore rarefatto sembra espandersi o colare in chìaroscuri capaci di «ricomporre» un angolo urbano, un rustico scorcio. «I quadri di Pietro Rondi suscitano l'idea del pittore al limitare dell'arcaica primitività» disse Matteo Pedrali; e questo ci sembra maggiormente vero quando il pittore affronta temi come Remagi ove il disegno, trasparente oltre il colore, dice di una ingenuità dell'autore «mosso da bontà d'animo, spoglio d'avventura, i commuovere         '1 suo ott'mismo». capace soprattutto d'  per i          i ismo teso a quanto di bello v'è in arte, ma soprattutto ottim, nella vita d'ogni giorno che Rondi cerca di trasporre in lum'nos' ton'
 
BIBLIOGRAFIA
«Premio di pittura città di Palazzolo», Palazzolo, 1-15 novembre 1959.
«Galleria La Loggetta», Brescia, 20 dicembre 1959 - 6 gennaio 1960, Gruppo artistico Palaz olo.
«Galleria La Loggetta», Brescia, 8-27 febbraio 1961, Pittori e scultori palazzolesi.  G.V., 90 pittori per l'Enal, «Giomale di Brescia», 18 ottobre 1965.
G.V., L'occhio dei bresciani sul Garda, «Giornale di Brescia», I I giugno 1966.
L. BUDIGNA, «Studio G. 7», Bovezzo, 12-25 marzo 1977. (Collettiva Gruppo E.) AA.VV., «Brescia '80», Brescia, 1-11 maggio 1980, Catalogo.
L. SPIAZZI, Il gruppo E di Pala--zolo, «Bresciaoggi», 13 dicembre 1980.

 

ROSA CRISTOFORO

Brescia, 1520-post 1577.

Dal Fenaroli è detto certamente bresciano.  Padre di Pietro (v.) quadratista, ebbe notevole fama sia in città che a Venezia, ricevendo elogi da noti storici.  Anzi, secondo recenti studi sarebbe, con il fratello Stefano (v.) il divulgatore nella Laguna 'di «una tecnica sconosciuta e che subito fu accolta con grande fervore, irradiandosi nelle regioni circumvicine fin quasi a precedere il diffondersi delle più scenografiche quadrature degli artefici mantovani». Del 1556 è la prima opera datata dei Rosa, nella chiesa di S. Maria dell'Orto a Venezia, opera notissima a quel tempo, ma distrutta con il ripristino delle originarie sembianze del sacro edificio, nel 1864. Della decorazione resta soltanto ricordo in una incisione del 1629. Databile al 1559-60 è invece altro lavoro a Venezia: la decorazione del vestibolo della biblioteca Marciana, decorazione giudicata ancor più favorevolmente della precedente. Chiamato a Brescia per esprimere giudizio su alcune dipinture della Loggia, qualche tempo dopo (1563) è invitato ad intervenire nello stesso palazzo per decorarne soffitto, meritandosi anche un premio oltre al pagamento pattuito.  Purtroppo l'opera è andata distrutta durante l'incendio del monumentale edificio, insieme alle tele di Tiziano, che sembra si sia più volte valso dell'opera dei Rosa per lavori in Venezia.  Altre decorazioni eseguì Cristoforo Rosa in collaborazione con il fratello Stefano; come la cappella delle SS.  Croci in Duomo vecchio, un soffitto di una sala in casa Maghini di corso G. Mameli, in palazzo Broletto, in casa Buffoli, ed altre ancora, che però sembrano riflettere prevalente mano del fratello. Il Fenarolo espone i motivi della certa morte di Cristoforo dopo il 17 giugno 1577, perché in quella data ricevette il saldo d'un lavoro per la demolita chiesa di S. Pietro de Dom, esistente un tempo a fianco del Duomo vecchio.
 
BIBLIOGRAFIA
P. SPINI, «Delle historie bresciane di E. Capriolo fatte volgari da:», 1585.
M. BOSCHINI, «La carta del navegar pitoresco», Venezia, 1660.
G.A. AVEROLDI, «Le scelte pitture di Brescia», 1700.
F. MACCARINELLI, «Le glorie di Brescia», 1747, Ed.  C. Boselli, 1959.
A.M. ZANETTI, «Della pittura veneziana», Venezia, 1771.
B. ZAMBONI, «Memorie intorno alle fabbriche più insigni di Brescia», 1778
L. LANZI, «Storia pittorica d'Italia», Bassano, 1795-1808, Ed. 1823.
F. NICOLI CRISTIANI, «Vita e opere di L. Gambara», 1807.
P. BROGNOLI, «Guida di Brescia», 1826.
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
J. SCHULZ, A forgotten chapter in the early history of Quadratura painting.- the fratelli Rosa,
«Burlington Magazine», 103, (1961).
V. INVERNIZZI, Lavori nella chiesa della Madonna dell'Orto, «Bollettino arte ministeriale ... », 1931-32.
A. VENTURI, «Storia dell'arte italiana», IX, parte Vlí.
A. MORASSI, «Catalogo delle cose d'arte e di antichità: Brescia», Roma, 1939.
PANAZZA-BOSELLI, «Pittura in Brescia dal '200 all"800», 1946.
C. BOSELLI, Spoliazioni napoleoniche, «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1960. «Storia di Brescia», Voll.  III, IV.
 

 

  1. ROSA PIETRO
  2. ROSA STEFANO
  3. ROSSI (DE) LAMBERTO ORAZIO
  4. ROSSI FRANCO

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