Lo pseudonimo di Camerlengo è rilevato in A.M. Comanducci, «Dizionario dei pittori italiani», Ed. IV, (1972) che alla Voce: Refio dà anche la nota bibliografica.
Pesaro, 8 luglio 1894 - Brescia, 15 settembre 1954
Al secolo Nino Fortunato Vicari. Giunto in città giovanissimo, intrapresa fin dal primi anni Venti l'attività critica e divulgativa dell'opera pittorica bresciana, in quotidiani e periodici, Nino Fortunato Vicari, in arte Mario Rèfolo, si è fatto apprezzare per la serenità del giudizio, la competenza, la vasta preparazione testimoniata dagli studi dedicati ad artisti dell'Ottocento (Amus, Glisenti, Inganni, Castelli, Bertolotti... Le numerose sue recensioni a mostre prevalentemente ordinate dalle Gallerie di Dante Bravo e dei fratelli Campana, sono ancor oggi preziosa testimonianza per meglio conoscere artisti del Novecento (Angelo Landi, G.B. Bosio, Fiessi, Vecchia, Mutti, Verni ... ); per non dire dei non pochi artefici di fuori. Quasi trent'anni (1920-1950) dipanati giorno dopo giorno a contatto con i pittori e gli scultori nostri. Poeta, narratore, Nino Fortunato Vicari dirige altresì note pubblicazioni locali. L'amicizia di artisti, di uomini di cultura di tutta Italia ha permesso all'aperta sua natura di irraggiare anche l'attività politica svolta in tempi cruenti. In anni tragici, l'amore per tutto ciò che proviene da nobile operare gli consente di esercitare azione moderatrice. E se nel 1945, a conflitto concluso, l'amarezza grava l'animo per acerbe delusioni (vicina allora la fede di Davide Lajolo), l'attività creativa, anche nel campo figurativo, riesce a lenire le profonde ferite. E proprio per la pittura, esercitata con non mai così intensa applicazione, lo ha fatto nuovamente protagonista nella Brescia artistica degli anni Cinquanta, quando accoglie l'invito di presiedere alla Associazione di via Gramsci. (1954). Alla Vedova del pittore, prof. Carmelina, si devono le amorevolissime pubblicazionì che ci consentono di conoscere intimamente un uomo ansioso di verità: pagine raccolte per rievocare di volta in volta il poeta, il narratore, il pittore. Discipline tutte nelle quali trasfuse - come ha osservato Aurello T. Prete - tutto il suo spirito mistico, tutta la sua forza morale, tutto il mondo aperto ad ogni modernismo, composto, però, da una costante poetica ricca di suggestivi echi lirici. Personalità multiforme, dunque; al pittore ha dedicato precise parole Bianca Spataro, che evidenze come Vicari «nei suoi quadri costruisce le figure con linee fredde e severe, in cui talvolta riecheggia qualche ricordo casoratiano come in Attesa serena, o qualche interesse per il neorealismo come in Mangiatori d'anguria. Così nelle tele di soggetto religioso, spesso ispirate alla leggenda francescana, raggiunse espressioni di intensa religiosità con figure di livida spirituale magrezza o con interpretazioni misticamente fantasiose. Ma soprattutto nelle nature morte o nei paesaggi che imposta solidamente con forme semplificate o addirittura geometriche, senza scadere nel decoràtivismo, dimostra la capacità di guardare le cose con freschezza sempre nuova e di esprimerle con senso di poesia. Presente più volte a mostre collettive in città e provincia, ha allestito anche alcune personali. La sequenza delle esposizioni è ben esposta in «Ricordo di N.F. Vicari», 1964.
BIBLIOGRAFIA
Sta in: «Ricordo di N.F. Vicari», F.lli Geroldi, Brescia, 1964. (Oltre che le testate dei giornali e la data, riproduce brani essenziali).
A.T. PRETE, «Mario Rèfolo», Roma, 1973. (Reca cenni bibliografici relativi all'attività letteraria).
C. VICARI, «Quasi un ritratto», F.lli Geroldi, Brescia, 1974. (Brani relativi al pittore, poeta e scrittore).
R. LONATI, «Mezzo secolo di testimonianze sulla Pittura bresciana del Novecento, 1920-1970». Tip. S. Eustacchio, Brescia, 1979. (Propone nota delle recensioni redatte da N.F. Vicari per pittori locali).
Si veda inoltre: «Premio di pittura Brescia 1952», Brescia, 1952, Catalogo.
VA., Seguendo la cometa del neon al Premio Brescia, «Giornale di Brescia», 5 ottobre 1952. «Terra nostra», n. 8-9, luglio-agosto 1953, Interpretazione di una pittura. P. FEROLDI, Olimpica indifferenza a Valdarno, «Giornale di Brescia», 29 settembre 1953. VA., Palchetto degli artisti; I moderni alla A.A.B., «Giomale di Brescia», novembre-dicembre 1953.
L. FAVERO, Mostra sociale alla A.A.B., «La Voce del popolo», I I dicembre 1954.
R. CLEMENTONI, M. Rèfolo, «S. Francesco patrono d'Italia», dicembre 1956.
G. VALZELLI, I Profeti e la turba ecc., «Bruttanome», Voi. 1, (1962).
«Storia di Brescia», Vol. IV.
«Le Venezie e l'Italia», a. 11, n. 6, 1963.
P. FEROLDI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 26 dicembre 1964 - 7 gennaio 1965. Postuma.
F. CALZAVACCA, M. Rèfolo, «Notiziario d'arte», Roma, n. 9-10, 1964.
«L'Italia», 2 gennaio 1965, Mostra postuma di M. Rèfolo.
E.C.S.(alvi), Poesia e pittura nell'arte di M. Rèfolo, «Giornale di Brescia», 3 gennaio 1965.
G. VALZELLI, Arte, «Il Cittadino», 10 gennaio 1965.
A. MORUCCI, Galleria d'arte, «Biesse», a. V, n. 44, gennaio 1965.
R. LONATI, Contrade di Brescia nella pittura, «Biesse», a. VI, n. 65, dicembre 1966.
G. SPINELLI DE SANTELENA, M. Rèfolo, «Pensiero ed arte», Bari, a. XXV, n. 6, dicembre 1969.
«Galleria A.A.B.» Brescia, Mostra postuma dei Soci, 3-22 ottobre 1970. Catalogo. «Arte bresciana oggi», Sardini Ed., Bomato
L. SPIAZZI, Omaggio agli scomparvi, «Bresciaoggi», 7 ottobre 1978. «Brescia arte», n. 5, 1979. Omaggio a Rèfolo.
AA.VV., «Brescia '80», Brescia, 1-1 I maggio 1980. (cfr) L. Spiazzi, «Bresciaoggi», 31 maggio 1980.
«Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 24 maggio 1980.
A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed. IV, (1972), alla voce: Vicari Nino Fortunato.
Nota: A maggior completezza possono essere utili i cataloghi tutti: «Rassegna degli Artisti scomparsi», principiare dal 1963, per l'Unione internazionale Vedove Artisti, Milano.
Manerbio, 10 marzo 1910
Dopo aver frequentato il Conservatorio «G. Verdi» di Milano ed essersi diplomato in violino, ha tralasciato la musica per esercitare la pittura. Seguendo la primaria sua passione, trasferitosi sul Garda, a Salò, ha dedicato al lago parte prevalente della sua attività pittorica. «Il disegno di Rino Regosa lascia aperto il gioco a valori cromatici di assoluta libertà e, soprattutto, di immediata lettura», come è stato os servato in occasione di una sua mostra salodiana, nel 1960. E sono spiagge, vicoli, promontori benacensi resi con tratto postimpressionista, «macchie» ampie di colore e riassuntive sulle quali si innestano la chiar'tà contenuta di muri, 1"ncidente linea di moli, l'esile elevarsi di tronchi frondosi... il tutto raffigurato «con sincerità e chiarezza», interpretato «con amore... una moderna sensibilità».
Giunto un poco tardi alle mostre, ha partecipato ad alcune collettive in Gardone Riviera (1963, 64), Bormio (1964), Pistola, S. Moritz.. Personali ha invece allestito a Salò («Galleria Muchetti, 1963; «Galleria La Scala», 1967; «Galleria al Carmine», 1967), Lonato (1967), Comacchio (1968), Busto Arsizio (1968), Riva (1969), Desenzano (1970).
BIBLIOGRAFIA
Sta in: A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed. IV, (1972).
Si veda inoltre: «Giomale di Brescia», 23 aprile 1960.
M. MARINONI, «Biesse», a. IV, n. 41, ottobre 1964.
G. VALZELLI, Il Garda in un bicchiere, «Giomale di Brescia», 4 giugno 1965.
G.V., L'occhio dei bresciani st4l Garda, «Giornale di Brescia», I I giugno 1965. «Il Garda», 15 dicembre 1966, p. 5, Regosa al Carmine. (di Salò).
«Giornale di Brescia», 9 luglio 1967. Lonato, espone R. Regosa.
Brescia
Frequentato il Liceo artistico di Milano, si è iscritta alla facoltà di architettura del Politecnico; pur laureata, ha proseguito a dipingere e i frutti di questa attività ha esposto nella sua prima mostra personale, nel 1968. Erano quadri con scorci di ambienti «invasi di luce chiara e di tanta aria pulita» la cui aura deserta, immobile, assorta può far pensare a certa poetica di recente scuola romana. Un i i i i senso di oggettività nuda, un pò metafis'ca sottolineata dai bianchi, nitidi arpeggi, come ha osservato Elvira Cassa Salvi. La stessa essenzialità compositiva caratterizza l'immota, assorta e pur palpitante costruzione di autoritratti, d'un ratteso accento espressionistico. Ancora nel 1971 Barbara Regè si è presentata in personale, alla Associazione artistica di via Gramsci. La stessa pittrice esemplifica il suo modo di operare quando afferma: il mio scopo è quello di rappresentare l'ambiente in cui vivo liberandolo da tutta la monotonia di cui la consuetudine lo circonda. Attinge quindi da una realtà tangibile o no, realtà che esiste interiormente e che nelle tele figurative si palesa in linee marcate, piani distesi e riassuntivi riflettenti la intima inquietudine dell'Autrice.
BIBLIOGRAFIA
«Galleria A.A.B.», Brescia, aprile-maggio 1968.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 4 maggio 1968. «Galleria A.A.ß.», Brescia, 11-22 dicembre 1971.
Concesio, 16 ottobre 1884 - 13 gennaio 1962
Di Angelo, segretario comunale, e di Angela Bono, insegnante elementare, da ragazzo ebbe frequenza con i Montini. Frequentata la Scuola di agrimensura sembra non l'abbia terminata. Lo spirito avventuroso nel 1904 lo induce a recarsi nel Siam, ed in quelle terre lontane esegue numerosi quadri dal vero, subito venduti. A causa dell'avverso clima è costretto a far ritorno in patria. Ancora nel 1913 intraprende un viaggio in America, dove per vivere fa vari lavori: decorazione di mobili, soprattutto, con scene domestiche, ed a Boston pareti di locali pubblici e di chiese. L'attività dev'essere proficua se nel 1917 sposa Deborah, venuta con lui a Concesio e ricordata compagna fedele e attenta. A Concesio si stabilisce nel familiare castello quattrocentesco prima, in una villetta dell'ampio studio vetrato poi. E nell'antica rocca decora il salone e il soffitto cassettonato con scene bibliche.
In alcuni giornali del 1921 si nota il suo nome in occasione di esposizioni degli Amici dell'arte. Già il suo fare arieggia al Settecento e sempre caratterizzerà la sua produzione pittorica. Paesaggi, marine, nature morte con fiori e frutta acquistati non soltanto da conoscenti ma, tramite mercanti e antiquari, venduti in città lontane a chi desiderava possedere opere echeggianti la produzione di famosi artisti quali Magnasco o Salvator Rosa. Decorazioni per antiche case padronali compie in città e in Franciacorta, alcune pale restano nelle chiese del suo paese: alla Pieve Battesimo di Gesù; alla parrocchiale di S. Vigilio e a Villa Carcina la Moltiplicazione dei pani, la Raccolta della manna, Le nozze di Cana, Agadir nel deserto, La battaglia di Lepanto. Presso discendenti in città ed a Milano alcune tele raffiguranti feste campestri, marine, cesti con frutta, vasi di fiori, un Presepe lo fanno apparire epigono di famosi pittori; frutto tuttavia della sua fantasia che dai passati secoli ha derivato soltanto la «maniera». In occasione dell'elezione di Mons. Montini a Vescovo di Milano, rinverdendo l'antica consuetudine con la famiglia del futuro Papa, ne ha effigiato i vari. congiunti, tutti riuniti.Il paese natale ricorda Giuseppe Remida con una via dedicata al suo nome. Le spoglie mortali del pittore riposano nel camposanto di Concesio.
BIBLIOGRAFIA
«La Sentinella bresciana», 30 gennaio 1921, Tra quadri e artisti.
G. BAGNI, La seconda esposizione degli Amici déll'arte, «La Provincia di Brescia», 17 settembre 1921. (Si veda s.f. in data 22).
P.G.F., Ricordo di Gi seppe Remida nostro concittadino, Foglio non identif., s.d. («Bollettino parrocchiale» di S. Vigilio?).
Montirone, 27 marzo 1808 - Brescia, 27 agosto 1884
Giovane ancora, si trasferisce con la famiglia a Bagnolo Mella dove il padre risulta «agricolo» e «affittuale». A Brescia frequenta il ginnasio, allievo d' Rodolfo Vantini viene esortato a frequentare l'Accademia di Brera, in Milano, dove apprende l'arte da Giovanni Migliara. A vent'anni si stabilisce nel capoluogo lombardo, avvicinando Angelo Inganni, Giuseppe Canella. Dal maestro d'accademia è invitato a visitare alcune città italiane, in particolare del Piemonte e della Lombardia. La sua presenza a manifestazioni d'arte ha inizio intorno al 1830 allorché presenta alcune opere alla Esposizione dell'Ateneo bresciano (1831): olii e acquarelli elogiati dal poeta Cesare Arici. E all'Ateneo invierà altre opere nei successivi anni, tornando nel Bresciano anche per dipingere in riva all'Oglio e al, Mella. Nel 1834, per alcuni mesi compie un lungo viaggio toccando Foligno, Spoleto, Roma, Napoli, Pompel, Caserta e, sulla via del ritorno, Livorno e Genova. Nel 1835 si afferma nella Esposizione dell'Ateneo con il quadro Tempio romano di Antonino e Faustina; nel 1839 si aggiudica il secondo premio con un soggetto benacense. La fama è ormai vasta e il co: Renato Borromeo lo vuole con sé durante un viaggio in Oriente, compiendo il quale il pittore nostro eseguisce numerosi studi che equivalgono ad un documentato diario. Quando nel 1848 il co: Borromeo è costretto a espatriare nella Svizzera, Renica lo segue e in quella terra ha modo di studiare artisti quali Calme, Diday e, forse, Bocklin.
Tornato in Italia nel 1853, intraprende l'insegnamento a Brera, non tralasciando di compiere altri viaggi forse in Francia, Olanda, Inghilterra. Tornato a Brescia nel 1879, è nominato presidente della Pinacoteca; ormai vecchio e avviato verso la cecità, regala all'Ateneo numerosi suoi lavori (circa seicento) a olio, acquarello, con pennelli e colori. Alla morte è sepolto in Vantiniano. Paesaggista, fu innamorato del vero, delle cose minute della vita quotidiana. Se nelle opere prime si ravvisa l'influenza del maestro di Brera, con la prevalenza delle architetture, dei monumenti, l'avvicinarsi alla maturità lo porta ad ammirare paesaggi più aperti, la campagna, ripresi con colori maggiormente accesi e personali, fino al periodo ultimo in cui i motivi campestri e fluviali sono occasione per dare vita a «momenti lirici tradotti da un colore or più denso e fondo, or più arioso». In alcune telette sembra addirittura «essere alla ricerca dell'informale, dell'esclusivo effetto di luce e di colore: si ha la sola impressione della realtà... il paesaggio si dissolve» in piani di sole cromie.
Sue opere restano nel citato Ateneo civico bresciano, nella Pinacoteca Tosio-Martinengo, presso la Galleria d'arte moderna di Milano e nella Pinacoteca Ambrosiana, in varie collezioni private di Brescia, Bagnolo Mella, Milano e Roma.
BIBLIOGRAFIA
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CAIMI, «Delle arti del disegno... di Lombardia», Milano, 1862.
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G.C. PIOVANELLI, Proposta per n piccolo museo egizio, «Giornale di Brescia», I I marzo 1970.
«Giornale di Brescia», 22 settembre 1973, Riportate all'antico splendore alcune sale di palazzo Tosio.
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C.CA, Viaggiò nel suo tempo e lo,fotogra per noi, «Bresciaoggi», I I settembre 1978.
«Galleria S. Gaspare», Brescia, Omaggio all'800-'900 bresciano, Tip. Zemil, Brescia, dicembre 1978.
«Giornale di Brescia», 29 settembre 1979, Omaggio a Renica.
Verolanuova, 30 marzo 1921
Autodidatta, autore di dipinti condotti nel solco della tradizione figurativa, lo si conosce come prevalente pittore di paesaggio. Fin sul fare degli anni Sessanta ha partecipato a manifestazioni provinciali ed ha allestito alcune mostre personali in città ed a Verolanuova, delle quali non si è però in grado di dare le relative datazioni e documentazioni. Assorbito dall'attività dell'azienda costruttrice di mobili, ha disertato le sale delle esposizioni pur continuando a dipingere per proprio diletto. Nel 1957 si è posto in evidenza al concorso indetto a Borgosatollo, come riferisce il «Giornale di Brescia» del 23 aprile 1957.
Brescia, 17 maggio 1906 - Castenedolo, 9 gennaio 1976
Fin da giovanissimo ha manifestato attitudine alla pittura, educato ad essa dal genitore adottivo Ludovico Brivio, titolare della omonima ditta di accessori per biciclette e buon dilettante pittore, amico di Arturo Verni. Oltre che alla pittura, Andrea Renzi era dedito alle arti applicate, tanto che suoi ritrovati tecnici furono poi adottati nel prodotti della ditta. Avuta in eredità l'azienda, ne fu per anni interamente assorbito, fin che in seguito 'ad eventi avversi dovette cederla. Sul finire degli anni Cinquanta accetta un lavoro dipendente e si trasferisce a Castenedolo, nella casa avita. Ed a Castenedolo ha modo, oltre che di avvicinare noti artisti bresciani, di applicarsi intensamente alla pittura intraprendendo anche l'allestimento di mostre personali a Ponte di Legno, Angolo, all'Aprica, in Mantova e Brescia; partecipando al tempo stesso a concorsi provinciali. Fin da giovane legato da consuetudine a artefici nostri quali Righetti, Claudio Botta, Vincenzo Pini, Di Prata, i Coccoli, adornò la propria casa di notevoli opere artistiche; da Adolfo Mutti ebbe lo sprone per farsi conoscere da più vasto pubblico. Figurativo nella eco postimpressionista, ha prediletto il paesaggio: dal sottoboschi vicini alla sua casa, alle marine. Non ha tuttavia disdegnato la figura e la natura morta. Ha lasciato i propri lineamenti in un composto Autoritratto. La produzione minore comprende acquarelli, pastelli e carboncini.
BIBLIOGRAFIA -
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«La Voce Bruzia», Cosenza, 30 giugno 1974, Al terzo Concorso di pittura Media Valle dell'Oglio - Il paesaggio in Italia.
A. RIZZI, «Galleria li deschetto», Mantova, 1-14 febbraio 1975.
«Gazzetta di Mantova», i febbraio 1975, Andar per mostre.
V. LUSARDI, In visita alle Gallerie, «Gazzetta di Mantova», 8 febbraio 1975.
«Il Miliardo», n. 6, 13 marzo 1975, Giro delle Gallerie mantovane.
A. MUTTI, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 10-23 aprile 1976.
L.S.(piazzi), Taccuino bresciano, «Bresciaoggi», 17 aprile 1976.
«Enciclopedia bresciana», Ed. La Voce del popolo, Vol. 1, p. 290. (Alla Voce: Brivio F.lli).
Chiari, 16 luglio 1929 - 23 gennaio 2012
Figlio dello scultore Pietro, compiuti gli studi classici si è iscritto al Liceo Artistico e all'Accademia di ß.A. di Brera, in Milano, avendo maestri i proff. Achille Funi e Morelli.
Ha frequentato altresì i corsi di incisione sotto la guida del prof. Benvenuto Disertori. Nell'Accademia dove è stato studente è oggi 'd<)cente e vicedirettore. Presente a manifestazioni artistiche fin dal primissimi anni Cinquanta, ha aderito al movimento Neorealista giovanile milanese. Lunga la serie delle partecipazioni a collettive e premi in Brescia e Provincia, in Milano (1953, 55, 58, 59, 61, 62, 63, 72); Roma (1955); Monza e Forlì (1956); New York (1956); Alessandria, Mosca, (1957); Budapest (1958); Cremona (1959, 71); Agrigento (1961); Treviglio (1962); Padova (1963); Bergamo (1965); Piacenza, Biella (1 966); Celano (1 968); Castell'Arquato (1 970); Vlllafranca (1 97 1); Piacenza e Caracas (1973); Parma (1974); Soresina (1976); Corno (1977). Numerose le affermazioni riscosse. Mostre personali ha invece allestito a Brescia (1953, 55, 57, 65, 77); New York (1956); Amburgo (1962); Piacenza (1968, 70, 73); Broni, (1971), Parma (1971, 73); Imperia, Monza (1972); Palermo (1973); Roma, Busto Arsizio, Ferrara (1974)-, Milano (1977). Esauriente nota delle esposizioni e dei premi ricevuti ritroviamo nel Catalogo della recente mostra bresciana (1977), che reca anche la Bibliografia essenziale. Partito «con la grinta drammatica, con l'impeto estemporaneo e tipico dei giovani della Nuova figurazione», manifestati anche attraverso l'opera grafica, di insolita intensità, Repossi negli anni Settanta si è accostato a Domenico Purificato ponendosi in luce anche con «murali», come in occasione della Biennale di Dozza (1972). Da poco più di un lustro, la recente produzione lo indica invece volto a un pointillisme «alla Seurat», per esemplificare, teso a riproporre «frammenti di presente, angoli di studio, oggetti del rituale quotidiano (che) immediatamente combaciano con scorci del passato - come ha osservato G. Bruno - e sollevano all'incontro con la totalità del tempo, cui inevitabilmente ritornano per il processo totalizzante della memoria, un senso non effimero del banale quotidiano, una loro giustificazione insistentemente cercata quali significazioni profonde dell'esistente. E proprio con queste opere lo si è visto anche ultimamente in città, con l'offerta di vicende e di episodi vissuti oggi, ma rammemoranti quelli di ieri; vicende ed episodi di ieri ancor oggi emergenti entro «I giardini della memoria».
BIBLIOGRAFIA (bresciana)
Integra la iìota essenziale in:
D. PURIFICATO - G.F. BRUNO, «G. Repossi-Da i giardini della memoria», Catalogo della personale alla «Galleria Labus», 19-30 novembre 1977.
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G. VALZELLI, Pittori bresciani a Breno, «Giornale di Brescia», 20 agosto 1959.
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