Palazzolo, 24 aprile 1923.
Frequentati negli anni Trenta i corsi di disegno della scuola professionale del paese natio, meritando menzioni e diploma di merito nel perfezionamento, Mario Pedrali ha in seguito sentito il bisogno di affinare le innate doti frequentando per tre anni la Scuola serale sotto la guida del prof. Matteo Pedrali (v.), dal maestro attingendo l'amore alla chiara composizione sintetica, espressa nel paesaggi e nelle nature morte, annoveranti anche fiori. Intrapreso ad esporre sul fare degli anni Cinquanta, tanto intensa e breve è stata l'attività pubblica, interrotta a causa degli impegni assunti con la «Galleria La Roggia», aperta nella cittadina palazzolese a mezzo degli anni Sessanta, ed ancor oggi diretta. Presente dapprima a concorsi provinciali in Palazzolo (1952, 54, 55, 56), dove torna anche in successive occasioni (1958, 1962), Montichiari (1960, 62), Pisogne (1960), Ghedi (1962), Gardone Riviera (1963), iìonché a varie esposizioni in Brescia, ha al tempo stesso esteso la sua partecipazione a collettive in Termoli (1957, 58, 60), Taranto (1961), Milano (1962, 63), Acqui Terme (1962, 64), Gonzaga e Bratto (1962), Asola, Bormio, Treviso (1964), Ginevra, Vertova, Mantova e Corno (1965), Chiavenna (1965, 66), Cisano Mademo (1967). Mostre indette a volte all'insegna del «Tempo li bero» su scala nazionale, a volte estemporanee dove Pedrali si è spesso affermato o posto in evidenza. La sensibilità e la Cattività palesate nel breve periodo delle esposizioni, le affermazioni conseguite anche in presenza di noti artisti, denotano il notevole livello pittorico raggiunto dal Pedrali e fanno rimpiangere che egli non abbia perseguito la strada dell'arte; tuttavia le doti espresse ben hanno fruttato alla vita della sala di esposizioni a cui s'è dedicato, facendo della «Galleria La Roggia» una delle più note e qualificate fra quante operano nel dintorni di Brescia.
BIBLIOGRAFIA
«Giornale di Brescia», 24 giugno 1958, Mostra estemporanea.
«Giomale di Brescia», 16 settembre 1958, Note d'arte.
«Pittori e scultori palazzolesi», Galleria La Log-,etta, Brescia, 8-27 febbraio 1961.
«Giornale di Brescia», 18 marzo 1962, Palazzolesi premiali a Brescia.
«Giomale di Brescia», 10 maggio 1962, Il premio Treccani di Montichiari.
«Giornale di Brescia», i9 luglio 1962, Rassegna artistica.
«Giomale di Brescia», 27 ottobre 1962, Ai giovani Cottini e Repossi il Premio Marpicati.
Palazzolo, 24 settembre 1913 - I marzo 1980.
Ha studiato all'Accademia Carrara di Bergamo, all'Istituto d'Arte di Venezia e in quello di Parma. Non ancora ventenne incomincia ad esporre, soggiornando nel frattempo a Roma, Firenze. Venezia, ansioso di vedere le opere dei Grandi del passato; è anche attratto'dal contemporanei, alcuni dei quali conosce personalmente, come Gino Severini. Ma Pedrali, più che le contese del mondo artistico, predilige il raccoglimento, la contemplazione, e torna a Palazzolo. A -questo suo «volontario isolamento» si deve forse se, pur riscuotendo la fiducia di artisti e galleristi, pur figurando le sue opere in note manifestazioni, il suo nome si è affermato tardivamente. L'affresco eseguito nella palazzolese chiesa di S. Giovanni a soli ventidue anni già rivela la sua indole e le sue preferenze per i primitivi. Va in questo senso valutato l'accostamento di sue figure condotte poi nella eco di Carrà, nelle composizioni di evidente intimismo alle quali si accompagna una stilizzazione che mira all'essenziale, alla spiritualizzazione. V'è poi il periodo in cui si evidenze l'attenzione rivolta ai cubisti, al chiaristi lombardi, nella ricerca di quella «essenza» che i chiari colori gli consentiranno di avvicinare con le opere della maturità. La serie degli Autoritratti, numerosi, esposta a Palazzolo nel 1973, ha offerto l'occasione di cogliere tutto il percorso di ricerca e di creatività di Pedrali. Autoritra ' tti che, dalla statuaria e dal colorismo novecentista, dalla eco boccioniana, dal luminismo di Burano giugnono alla cubisteggiante evanescenza degli ultimi dipinti. E il processo evolutivo ravvisabile in quel volti è in tutta la produzione di Pedrali: nei paesaggi iseani e nelle composizioni con figure, nei vari ritratti e nei suoi prediletti musi di cavalli, negli interni e negli scorci di paese, nelle nature morte. Particolarmente attratto dal Sebino, qui sembra aver trovato la «ragione poetica» del suo operare, con «il pescatore, la barca, la rete, il molo, le case sull'orlo dell'acqua, il gioco dei riflessi, che partecipano alla costruzione del quadro seguendo il ritmo di una composizione lirica, che si,dispone dentro una tenue tessitura d'aria stemperata in labili rosa e celesti: una composizione scandita tra sogno e realtà, dove la natura diventa teatro di una trepida corrisponden a d'amorosi sensi, un caro luogo dell'anima, un quieto spettacolo dei sensi», come osserva Mario De Micheli. Se appartata è l'attività creativa, numerosi sono i frutti di quell'attività che giungono a contatto del pubblico attraverso mostre sindacali bresciane e di fuori, presso la Permanente di Milano, a Bergamo, negli anni Trenta e Quaranta. Dopo il conflitto mondiale più fitta ancora la serie delle partecipazioni a mostre: ai Premi Iseo, alle rassegne della A.A.B., in Vescovado, ancora al Premi Bergamo, e poi a Novara, Cremona, Roma, Milano, Suzzara, Ferrara, Bologna... per non dire delle presenze ripetute in località della provincia nostra, da Montichiari a Breno, da, Bormio a Gardone Riviera...
Le numerose mostre personali, alfine, gli inviti alla Biennale veneziana (1948, 1950), alla Quadriennale romana (1955, 1959), alla Biennale di Milano (1967). L'apprezzamento per l'opera di Matteo Pedrali sembra estendersi con il trascorrere del tempo, lo testimonia non soltanto la crescente ricerca del suoi dipinti da parte di semplici appassionati, ma anche la presenza che essi costantemente hanno in note rassegne ordinate, non soltanto a Brescia, dopo la repentina scomparsa del pittore. Val ricordare che Matteo Pedrali è autore di versi e di scritti vari.
BIBLIOGRAFIA
Sta in: M. DE MICHELI, AA.VV., «Matteo Pedrali», Stampa I.G.B., Brescia, 1974.
Si veda inoltre: «Il Mostra del sindacato prov. B.A.», Brescia, 1934, Catalogo.
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«Giomale di Brescia», 5 settembre 1974, Il Premio città d'Ise(ì.
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F. DE SANTI, «Galleria La Cornice», Desenzano, 3-15 marzo 1979. (Ripropone testo della
mostra allo Spazio).
G. STELLA, Arte, «La Voce del popolo», 30 marzo 1979.
L. SPIAZZI, «Galleria La nuova città», Brescia, dicembre 1979. (Con altri pittori).
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E.C.S. (alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 14 febbraio 1980.
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E.C.S. (alvi), E morto M. Pedrali, «Giornale di Brescia», 3 marzo 1980. (Si veda anche «Bresciaoggi»).
G. STELLA, Ricordo di M. Pedrali, «La Voce del popolo», 14 marzo 1980.
Necrologi sono apparsi anche in Giornali di Bergai (@.
E.C.S. (alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 14 dicembre 1980. «Arte bresciana oggi», Sardini Ed., Bornato.
Brescia, 1936.
Si conosce Enrico Pedrotti soltanto per lontane sue presenze in manifestazioni bresciane: una collettiva dedicata al paesaggio di Borgosatollo (1957) e la prima sua mostra personale ordinata alla Associazione di via Gramsci nel 1962. Esponeva nelle sale della A.A.B. accanto a Franco Fabiano (v.) e come Fabiano esprimeva una ricerca avanzata, sia pure su diverso versante. «Sembra ispirarsi a quella tendenza che si definisce nucleare, assumendo come tema il dinamismo, l'energia vitale trasformatrice che non lascia tempo né spazio alla quiete della composizione - come ha osservato un cronista del tempo colori balenanti e matasse, ghirigori di fili, sembra vogliano esprimere la situazione esplosiva del nostro tempo. In Catalogo, lo stesso pittore ha posto in suo credo artistico: «Metamorfosi nel tempo, nello spazio, nell'energia. Condizione di vita che non è fine a se stessa ma frutto delle metamorfosi di ieri come quelle di domani. La nostra metamorfosi quindi è in atto».
Nulla di più si è in grado di dire dopo la prima mostra personale di Pedrotti, se non che l'artefice nostro si è trasferito a Venezia, dove vive, pur continuando ad avere rapporti con alcuni operatori bresciani.
BIBLIOGRAFIA
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«Galleria A.A,B.», Brescia, 29 dicembre 1962 - 9 gennaio 1963.
«Giornale di Brescia», 4 gennaio 1963, Fabiano e Pedrotti alla Galleria del Cir(,olo.
Pralbolno, 19 gennaio 1899 - Brescia, 16 novembre 1972.
Si è formato entro la cerchia dei noti affreschisti della famiglia Trainini, avvicinando poi altri operatori e decoratori quali Mario Pescatori, G.B. Simoni e, in più vicini anni, affiaccandosi a G.B. Cattaneo. Figura schiva, accanto al più noti affreschisti ha operato in numerosi edifici sacri e civili di città e provincia. Attivo in proprio come restauratore, ha realizzato anche piccole opere a olio, prediligendo il paesaggio e le nature morte condotti nella tradizione figurativa e ancor oggi visibili presso gli eredi. Non si ha notizia di sue apparizioni in mostre, sia collettive che singole. Alcuni, fra quanti lo conobbero, hanno ricordo di quando, nella pienezza dell'attività, ha svolto insegnamento di disegno nella scuola d'arte un tempo aperta nel castello di Pralboino.
Brescia, 14 agosto 1961.
Ci piace segnalare questo giovane appassionato che, fin da ragazzo ha dimostrato predilezione al disegno omato e alla pittura, anche se fino ad oggi non ha partecipato a concorsi o allestito mostre personali. Dopo aver frequentato il Liceo artistico, è stato allievo della Scuola dell'Associazione artisti bresciani. Il suo interesse è rivolto a molteplici espressioni, ma è soprattutto la figura umana che lo attrae. Figure e ritratti, femminili in particolare, ripresi con puntiglioso realismo, a mezzo della tecnica acrilica. Figurativo, pertanto, dall'accurato impianto disegnativo che, congiunto a giochi di radenti luci, dona notevole effetto plastico. Nipote del pittore-restauratore Bernardo Pelizzari (1899-1972) che ha operato in città e in alcune località della provincia, e alla cui voce si rimanda.
Sabbio Chiese, 17 gennaio 1950.
Si applica fin da ragazzo alla pittura, tanto che le sue prime apparizioni in mostre risalgono all'ultimo scorcio degli anni Sessanta. In quegli anni giovanili, non soltanto la pittura lo attrae, ma anche la poesia, la letteratura, la storia. Frutto di tanti interessi saranno numerose pubblicazioni, alcune delle quali con illustrazioni dello stesso autore. Dopo le prime esperienze pittoriche'bresciane, conosciuto Pietro Annigoni, dal 1974 ne frequenta lo studio, avendo modo di affinare le qualità formali che già da autodidatta aveva rivelato, soprattutto nel disegno. Dopo aver preso parte a concorsi in città quali Salò (1969), Santhià (1972), nello stesso anno si presenta in personale a Desenzano; altre mostre allestisce poi a Vestone (1973), Brescia (1974, 1976), Mantova (1975), Verona (1976, 1978 e 1980). Durante gli anni vissuti in Valle si fa notare per i frutti dovuti alla lunga ricerca culminata nel 1972 con la pubblicazione del volume «Sabbio Chiese attraverso i secoli», che attesta non solo profondo amore alle memorie della terra natia, ma una maturità ed una inconsueta preparazione in un giovane di soli vent'anni. Nel campo figurativo acquisisce altre tecniche quali l'acquerello, la litografia, l'affresco realizzando con questo una decorazione: Madonna delle Forette nella veronese chiesa di Forette (1978). Lo si ricorda in città, in occasione di mostre bresciane e per gli incontri avuti nel tempo in cui aveva in animo di comporre una monografia su Edoardo Togni. Prevalentemente paesaggista allora, anche con la matita, dalla classica impostazione ed incline al cupi toni; teso ad ampie visioni. Nella figura v'era invece riflessa la lunga preparazione attinta allo studio dei sommi del passato, Leonardo in particolare, fino a raggiungere notevoli preziosità di tratteggio e finezza di forme a complemento della capacità di introspezione che gli ha consentito di realizzare notevoli ritratti fra i quali possiamo citare quelli di Giuseppe Prezzolini, lo Collarcho, D. Calabria, Denis Mack Smith, del prof Confortini. Moltissime poi le figure femminili alle quali Pelizzari sembra affidare stati d'animo, aspirazioni, quasi che la perfezione ricercata in quei volti, in quegli sguardi puri e vivaci a volte, a volte estasiati, come nella Preghiera del 1973, l'autore intenda temperare «l'ansia dei nostri giorni... l'interiore febbre contemporanea».
BIBLIOGRAFIA
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A. MORUCCI, Galleria, «'Biesse», a. Xll, n. 128, agosto 1972.
L. PELIZZARI, «Sabbio Chiese attraverso i secoli», Tip. Apolionio, Brescia, 1972. Con ill. di L. Pelizzari.
«Galleria La Perla», Vestone, 31 ottobre - 17 novembre 1973.
JO COLLARCHO, «Noi, i manichini», L. Patuzzi Ed., Milano, Tip. Fiorucci, Collebeato, 1973.
(Si veda: «Biesse», n. 138, agosto 1973, Ricordo di Jo Collar(@ho).
A. MORUCCI, JO COLLARCHO, «Galleria A. Inganni», Bre@cia, 24 ottobre, 7 novembre 1974.
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A. MORUCCI, Galleria, «Biesse», a. XIV, n. 152, novembre 1974.
G. TABARELLI, «Galleria Andreani», Mantova 11-24 ottobre 1975.
M. CATTAFESTA, Arte, «Gazzetta di Mantova», 18 ottobre 1975. (Si veda s.f. in data Il
ottobre).
«Galleria S. Luca», Verona, 15-27 aprile 1976.
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A. MORUCCI, Galleria, «Biesse», a. XVI, n. 176, dicembre 1976.
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L. CANZONI, I paesaggi di L. Peliz.-ari, «Scena illustrata», n. 2, febbraio 1978.
A. MARINI, Opere di artisti moderni in chiese veronesi, «Verona fedele», n. 13, I aprile 1979.
«L'Amico», Verona, n. 9, dicembre 1979, Ritratto di D. Calabria. «Galleria Lo Scudo», Verona, settembre-ottobre 1980.
N. CENNI, «Gazzetta di Mantova», 4 ottobre 1980.
A. MAZZA, Venezia di L, Pelizzari, «Giornale di Brescia», 7 ottobre 1980.
G.L. VERZELLESI, Mostre, «L'Arena», 10 ottobre 1980.
A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed. IV, (1972).
Nota: Succintamente, si ricordano pubblicazioni o cartelle legate all'attività pittorica di L. Pclizzari. «Sabbio Chiese attraverso i secoli», F.lli Apollonio, Brescia, 1972. «P. Annigoni e il Sermone della Montagna», Stampe-ia Valdonega, Verona, 1977. P. ANNIGONI, «Nudi femminili», Grafo Ed., Brescia, 1977. «Vita-dipinto di P. Annigoni», Stamperia Valdonega, Verona, 1978.
L. PELIZZARI, Litogrqfie di P. Annigoni, R. Stefanelli e L. Pelizzari, Introduzione, Stamperia Valdonega, Verona, 1980.
«Una litografia di L. Pelizzari», Sabbio Chiese, 1980, A cura del Coro «La Rocca», 1980.
G. BIATI, «Atlante Valsabbino», Grafo Ed., Brescia, 1980.
Secolo XVI.
Fedele alla tradizione bresciana, è certamente autore della tela L'imposizione del nome di Giovanni Battista nella parrocchiale di Pralboino, finnata e datata Camillus Peregrinus MDLXXXIII (1583), dall'ascendenza morettiana, come afferma la «Storia di Brescia», che fa pure riferimento a nota di Francesco Paglia per ricordare come lo stesso Pellegrini «avrebbe terminato anche il quadro del Mombello con la Natività della Vergine nella chiesa parrocchiale di Quinzano».
Venezia, 1675 - 1741
Noto pittore legato alle forme di Sebastiano Ricci e pertanto teso al superamento della ricerca plastica per un scintillante colorito sfumato e leggero, lo si ricorda qui per essere l'autore di due ovali nella chiesa bresciana di S. Agata, raffiguranti Elia visitato dall'angelo e Davide che riceve i panni da Abimelec, dove s'avverte la eco d'una pittura che segnò la rinascita, dopo un secolo di stasi, dell'arte figurativa veneta, nel Settecento tornata protagonista in Europa.
Brescia, 1948.
Sorella dello scultore Sergio, dopo una prolungata preparazione e scandite partecipazioni a collettive, solo nel 1972 ha esordito con una mostra personale, rivelando nella composizione la staticità espressiva derivata dal primitivi. Nascono così figure femminili racchiuse entro scura linea contornante, plastiche nell'immobilità del paesaggio; oppure «paesi» in cui le case, addossate le une alle altre come in certi antichissimi borghi, sono rese nei piani essenziali, quasi a creare musiva eco di affresco. Attenuati sia il tono cromatico, sia la ricerca plastica, v'è più spazio per il panorama naturale, che a volte diviene l'esclusivo protagonista dei dipinti: vasti spazi composti a grandi, riassuntive campiture ove le piccole case, le ombre, gli isolati elementi della natura contribuiscono ad accentuare la «profondità», ma anche a creare una silente, «lontana» atmosfera non priva di enigmaticità.
BIBLIOGRAFIA
L. SPIAZZI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 29 aprile - I I maggio 1972.
Ghedi, 9 agosto 1933.
Allievo di Emilio Pasini, ha quindi approfondito lo studio attraverso l'osservazione e la copia del maestri antichi. Nel 1950, a soli diciassette anni, si afferma nell'impegnativa rassegna «Pittori giovani», dando l'avvio a numerose partecipazioni a collettive di notevole livello. Trascorso un periodo a Milano, in varie altre città, Penocchio torna a Ghedi, forse desideroso di ritrovarsi nel mondo ' dal quale predilige attingere linfa per i suoi quadri. Ed il ritorno si rivela proficuo se, con il disegno, può affinare altre tecniche, dall'ollo all'acquarello, dalla tecnica mista all'incisione. Accanto al iitratti della Madre, dei suoi cari nascono così i paesaggi della campagna, con gli attrezzi del lavoro, dando vita ad opere dal timbro realista, d'una realtà - come è stato osservato - storico folcroristica, con la sua cultura di provincia. V'è in tutti i motivi realizzati da Penocchio la ricerca plastica, certo retaggio della consuetudine con i noti scultori Domenico Lusetti e Ciffrido Mondinelli. E questo suo fare corposo ed accurato al tempo stesso lo si è potuto osservare
nella grande composizione esposta alla Galleria Bistro, dove il pittore ha raffigurato la vita, attraverso l'avanzare dell'età d'un uomo, di un contadino: se stesso. Se nell'opera ricordata v'è riassunto Penocchio paesaggista e autore di figura, v'è poi da considerare il pittore di nature morte, fatte di oggetti rustici, di frutti, di fiori ogni giorno sfiorati dallo sguardo e nei quali il segno sembra placarsi, cercare una finezza di esecuzione carezzevole, anche se ancora robustamente costruttivo. Illustratore della Editrice La Scuola per pubblicazioni destinate al giovani; per la Magalini editrice nella sezione narrativa e poesia, Penocchio ha nel contempo allestito numerose mostre personali, sia in Italia che fuori. Ci piace ricordare in particolare la vasta rassegna ordinata nella sala bresciana della Cavallerizza nel 1979. Nascere, vivere, esistere ne era il tema ispiratore e dedicato e a beneficio dell'ANFFAS. Opere che, accostate alle parole redatte dallo stesso pittore per il catalogo, tutto dicevano della sua partecipazione- alla altrui sofferenza, del suo disinteressato operare. Prima che a Brescia, la mostra già era stata a Parma, ed è in procinto di raggiungere altre città. Ci pare altresì doveroso segnalare la mostra tenuta nel 1980 alla «Galleria Lo Spazio», in città, che preannunziava un rinnovamento della visione dell'artista. Una sorpresa rinnovata pochi mesi dopo quando, nella stessa galleria, un complesso di opere grafiche ha posto Penocchio fra i più attuali e validi operatori, non soltanto bresciani. Autore di opere sacre, alfine, qui si può ricordare l'affresco nella chiesa di S. Giovanna Antida Thouret, alla Torricella, per la quale ha decorato la cappella del Santissimo.
BIBLIOGRAFIA
Sta in: AA.VV., «Adolfo Penocchio», Serie pittori e scultori del nostro tempo, Magalini ed., Brescia, 1974.
Si veda inoltre: «Il Regalo», Brescia, Invemo 1972-73, Tip. Vestonese, 1972.
«Giornale di Brescia», 28 ottobre 1977, Il Vescoi,o consacra la chiesa della Torricella.
L. SPIAZZI, «Galleria Bistro», Brescia, 19 novembre - 9 dicembre 1977.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 26 novembre 1977.
«Panorama d'arte 1977», Magalini Ed., Brescia, 1977.
L. MAGUGLIANI, «Galleria La Cornice», Desenzano, 3-28 febbraio 1979. «Giornale di Brescia», 13 ottobre 1979, Una tela o#èrta alla parrocchia di Ghedi. «Giomale di Brescia», 2 novembre 1979, In sedi(-i pannelli i drammi dei bimbi.
A. PENOCCHIO, «Salone della Cavallerizza», Brescia, 11-26 dicembre 1979.
L. SPIAZZI, Arte in città «Bresciaoggi, 22 dicembre 1979.
«Adolfo Penocchio, pitture murali», Magalini Ed., Brescia, s.d. (1978-1979).
E. TROISI, «Galleria Lo Spazio», Brescia, 16-28 febbraio 1980.
L. SPIAZZI, Arte in (,ittà, «Bresciaoggi», 23 febbraio 1980.
N ota: Per la mostradi Grafica, allestita alla «Galleria Lo Spazio», Brescia, nel dicembre 1980-gennaio 1981, si indicano le recensioni di L. Spiazzi in «Bresciaoggi», dicembre 1980 e di E.C.S. (alvi) nel «Giornale di Brescia», 28 gennaio 1981.