Secolo XVI.
Bolognese, frate e pittore soggiornò nel convento delle Grazie e si dedicò a lungo alla decorazione della chiesa maggiore ad esso annessa. Suo anche il ritratto di frà Lodovico Barcella, progettista della chiesa, dove sono segnalate alcune tele fra le quali quelle raffiguranti lo Sposalizio della Vergine, la Strage degli Innocenti e la Visitazione.
BIBLIOGRAFIA
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
R. LONATI, “Catalogo illustrato delle chiese di Brescia. Aperte al culto, profanate e distrutte”, Brescia, 1994.
v. Marioli Marino.
Rudiano, 11 settembre 1955.
Lui stesso ci parla della propria inclinazione all’arte, verso il disegno e il dipingere, precocissima tanto che a soli tredici anni ha esposto alcuni quadri conseguendo lusinghieri consensi.
È iniziata più tardi l’impegnativa ricerca lungamente condotta sulle opere dei maestri del passato, fino ad appropriarsi delle loro tecniche, ma ancor più del loro dialogare culturale. “Quanti anni ho dovuto impegnarmi per rubare i segreti del mestiere”, confida. Ma v’è chi ravvisa in lui un artista che chiede molto alla ricerca interiore, al suo vissuto riversandola poi negli archetipi di una felice sintesi tra forma e colore.
I dipinti più lontani, giovanili diremmo, si staccano notevolmente da quelli dell’ultima produzione: il segno era allora affidato alla tela con tocco mosso, marcato nei contorni, a dare plasticità al soggetto, come ben esemplificano Paesaggio rudianese del 1972 e Paesaggio porticato del 1974. Anche i ritratti di quel tempo erano caratterizzati dal tratto franto, insistito. L’accostamento al verismo dalla particolare ricercatezza formale e impronta romantica avviene alle soglie degli anni Ottanta quando, mediante pastello e sanguigna, prendono vita ripetuti volti di fanciulle dall’assorto atteggiamento, oppure nudi dalla castigata flessuosità. Anche il paesaggio si scioglie in accordi sfumati, come in Bosco rudianese risalente al 1980. Ed ecco la stagione dei ritratti e delle composizioni di notevole impegno concettuale e pittorico in cui le figure propongono soluzioni organiche ed equilibrate, svolte ora con forza plastica, altre con più sfumate armonie luministiche. Il tutto retto da un impianto disegnativo meditato, essenziale.
I motivi proposti rispondono a un bisogno intimo di dare risposta ai temi significativi dell’esistenza fatta confluire in cicli di opere come quello recentemente esposto nella sala dei SS. Filippo e Giacomo in Brescia e dedicato a “L’ora del vizio” ovvero i Peccati capitali. Qui l’opera di Balduzzi si dispiega in raffigurazioni che grazie alla tecnica coniugante sapientemente classicismo e metafisica riflettono indagine intorno a una ineludibile questione ovvero il rapporto tra vizio, peccato e la sua modernità. La mostra bresciana del 2004 è tappa di un percorso espositivo iniziato nel 1978 con una personale in Rudiano e proseguito a Parma (1979), Bergamo (1980, 81, 88), Brescia ancora (1984, 87, 2000), Firenze (1987), Novara (1990), Chiari (2002) e Milano (2003).
Tra i concorsi ai quali Balduzzi ha preso parte si segnalano il Premio “Moretto” (1980), Premio “Città di Lumezzane” (1983), Premio “Bologna d’oro” (1985), Premio “Galleria Alba” (Firenze, 1988), Premio internazionale “Maretta” (Cuneo) e Premio “Artis Magister” (Varese, 1987), Premio “Il Gabbiano d’oro” (Arona, 1980), Premio “Gaudenzio” (Novara, 1990, 91), Premio “Oscar europeo dell’Arte” (Milano 1992).
Nella produzione del pittore rudianese si inseriscono varie opere a destinazione pubblica confluite in edifici di culto o sedi istituzionali a Rudiano (Crocifissione, 1985 e Madonna col Bambino e i SS. Rocco e Borromeo, 1991), Larche (Madonna del Manto, 1995), Brescia (Madonna dell’umiltà, 2003), Chiari (S. Angela Merici, 2004).
BIBLIOGRAFIA
G. FUSARI, “Il cantico della luce e della semplicità. Franco Balduzzi”, Castrezzato, Grafica Ruffini, 2000.
AA. VV., “L’ora del vizio”, Brescia, sala dei SS. Filippo e Giacomo, 2 - 17 ottobre 2004.
Secolo XVII.
Incisore, probabilmente bresciano, ci sono note, di sue, sessantotto figure, l’Autoritratto e lo stemma per i “Trastulli guerrieri” di Marino Bresciani, stampati a Brescia nel 1688.
BIBLIOGRAFIA
“Storia di Brescia”, Vol. III.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Azzano Mella, 1948.
A lato della professione, iniziando a metà degli anni Settanta ha intrapreso l’attività creativa che lo ha impegnato sempre più, tanto da giungere a essere lavoro esclusivo. E i risultati paiono essere notevoli, perché numerose si sono susseguite le partecipazioni a concorsi e rassegne collettive, fra cui si trascelgono quelli nei quali Ballerini ha riscosso riconoscimenti: nel 1986 si è affermato all’estemporanea di Castelleone, il successivo anno ulteriore successo al Premio Calvenzano e all’estemporanea di Berzo San Fermo e, ancora, a quella di Trezzo d’Adda.
Nel 1988 al Premio “Gaudenzio Ferrari” di Santhià una sua opera è compensata dal premio acquisto; altri premi consegue nel 1989 a Martinsicuro, nel 1990 a Città dei Mille (Bergamo) e a Città di Campagnola. Ulteriori premi acquisto gli sono assegnati nel 1991 e 1992, con la medaglia del Presidente della Repubblica, ad Osio Sotto.
Già nel 1989 aveva allestito la sua prima mostra personale esponendo nella Galleria “La Nassa” di Lecco alla quale altre ne sono seguite.
Consensi gli sono pervenuti anche da autorevoli notisti d’arte: Mario Monteverdi, Mario Pistorno, Luciano Bertacchini, il nostro Luciano Spiazzi, e poi Remo Brindisi artista affermato internazionalmente.
Ben è stato osservato che la pittura di Ballerini non è propriamente informale: i suoi paesaggi, intuibili anche se sommariamente delineati, si collocano nell’alveo della pittura “per impressione” dove l’intuizione conta ben più della comprensione razionale e la densa materia posta sulla tela sembra aiutare le ampie scale cromatiche a costruire vastità spaziali e lunghi campi culminanti in colli dolcemente sinuosi. Nei suoi verdi, chiari o marcati, nei suoi grigi e sommessi gialli e ocra con i quali il pittore esterna l’impossibilità a fermarsi a meditare la composizione, il colore sembra essere colato sulla tela senza ripensamenti, ma appunto per questo l’esito è di notevole suggestione e ai sensi dell’osservatore par giungere il profumo dell’erba umida, il rigoglioso fiorire dei campi, il baluginare di lontani orizzonti… e la realtà scompare per lasciar affiorare l’onirico.
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “Gian Paolo Ballerini”, Bergamo, Stampa Ed., 1993.
AA. VV., “L’arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria “La Tavolozza”, 2000.
Secolo XVI.
Erroneamente detto Baldini. Forse bresciano, ma di formazione veneta. Ed a Venezia sono le opere più note. Un Cristo morto fra i santi Faustino e Giovita è nella parrocchiale di Fasano (Brescia).
BIBLIOGRAFIA
L. LANZI, “Storia pittorica dell’Italia”, Bassano, 1795 - 1808, Ediz. 1823.
THIEME - BECKER, Vol. II, (1908).
COGGIOLA - PITTONI (cfr), Ricordi e tracce d’affreschi cinquecenteschi veneziani, “Emporium” Vol. LXI 363, marzo 1925, p. 171 e segg.
E. KUNERT, Affreschi decorativi veneziani, “Rivista d’arte di Venezia”, ottobre 1930.
P. GUERRINI, Itinerari… a chiese della Riviera, “Memorie dell’Ateneo di Salò”, 1932.
A. VENTURI, “Storia dell’arte italiana”, IX, Vll, 1934, p. 148 e segg.
PANAZZA - BOSELLI, “Pittura in Brescia dal ‘200 all’ ‘800”, 1946.
“Storia di Brescia”, Vol. III.
G. PANAZZA, Manifestazioni artistiche della sponda bresciana…“Il lago di Garda”, Ateneo di Salò, 1969, Vol. 1, p. 232.
G. FIOCCO, “Enciclopedia dell’arte italiana”.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
S. Gervasio Bresciano, 18 luglio 1938.
Insegnante di lettere, ha sempre coltivato la pittura. Dapprima “grafico” è poi passato al colore, affinandosi in seno al “Gruppo artistico Leonardo” di Cremona. Della scuola cremonese ha acquisito il gusto per il colore inserito in un impianto lineare che avvicina le sue opere alle composizioni iperrealiste: per l’accuratezza esecutiva che tuttavia non mortifica il suo temperamento fantasioso.
Ha partecipato o ha allestito mostre in varie località: Cremona (1963); Piadena (1965); Verona (1972, 1974); Mantova (1972, 1973); Suzzara (1973); Desenzano (1976, 1977, 1978), “Galleria La cornice”, Desenzano, 23 settembre - 5 ottobre 1978. (Con stralci da: M. Cattafesta, P. Negri e A.Tira), ecc.
BIBLIOGRAFIA
E. MARCIANO, “Galleria Abba”, Brescia, 29 marzo - 10 aprile 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Salò, 16 settembre 1859 - 27 giugno 1944.
Fin da giovane lavora come restauratore e decoratore. Frequenta al tempo stesso i corsi serali della R. Scuola di Brera in Milano; a Torino studia all’Accademia Albertina e alla Scuola tecnica operaia. In quell’ambito partecipa a concorsi segnalandosi fra i condiscepoli e conseguendo titolo per l’insegnamento. Tornato a Salò nel 1888, intraprende un lungo periodo scolastico nella Scuola d’arte. Si sposa ed ha due figli precocemente orfani di madre: altro cocente dolore gli sarà dato dalla morte del figlio, aviatore, caduto nel cielo d’Albania nel 1919. Legato d’amicizia a Cesare Bertolotti, ne risente l’influsso, soprattutto nelle opere di cavalletto dedicate al lago di Salò. L’attività di docente, più che pittorica, lo rende caro ai salodiani, che nel 1936 lo onorano stringendoglisi attorno: fra i concittadini che lo festeggiano sono l’insigne Angelo Zanelli, l’allievo ormai famoso Angelo Landi, Pier Focardi, lo storico di Venezia Pompeo Molmenti.
Famiglia, scuola, lavoro sono sempre stati gli ideali del pittore; numerosissimi sono i suoi dipinti dedicati alla terra natale della quale ritrae con tocco postimpressionista antichi palazzi e chiese, apportati angoli e scorci suggestivi, tanto che oggi i suoi dipinti acquistano notevole valore documentario. Rare le vedute di località distanti da casa, Venezia, Napoli, Campiglio, Iseo, Asiago o della Toscana, colte durante fuggevoli viaggi. Notevole anche il pastellista, e l’abilità dell’affreschista testimoniata da superfici dipinte a Torino, Maderno, Salò, Moniga…
Legata alla tradizione lombarda, la sua pittura è lineare nel disegno, castigata e calda nei toni. Schivo, severo con se stesso “fu nell’insegnamento, saggio e si prodigò con paziente maestria nelle aule della scuola salodiana per mezzo secolo”.
Numerosi suoi dipinti ha esposto per una mostra commemorativa la “Galleria S. Gaspare” in Brescia, auspice l’Ateneo di Salò, nel dicembre 1973.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, Biografie di artisti bresciani, C. Banali, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1978, p. 315.
G. SOLITRO, “Il lago di Garda”, Bergamo, 1927, pp. 78, 80.
G. PANAZZA, Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana….”Il lago di Garda”, Ateneo di Salò, 1969, p. 258.
“Galleria S. Gaspare”, Brescia, Omaggio all’ ‘800 - ‘900 bresciano, Tip. Zemil, Brescia, dicembre 1978.
B. PASSAMANI e AA. VV., “Angelo Landi”, Catalogo Mostra allestita in Salò durante l’estate 1980. Ed. Magalini, Brescia, 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Brescia, 5 agosto 1930.
Al secolo Armando Arici, Barak ha intrapreso a dipingere nel 1954 frequentando la Scuola d’arte A.A.B. e quindi l’accademia de La Grand Chomiers di Parigi (1960). Ha tenuto mostre personali a Brescia (1959, 1962, 1970, 1972); Iseo (1966); Milano (1969, 1971); Sirmione (1970) partecipando inoltre a numerose collettive in città e provincia.
La fonte d’ispirazione per i suoi dipinti spazia dagli umili oggetti (barattoli, scodelle, bottiglie) alla figura umana. I motivi sono tracciati con chiarezza e tenui colori filtrati da luce soffusa, nell’intento di ricreare “atmosfera d’incanto e fenomeno plastico” come ha osservato Alberto Morucci nel 1970, in occasione di una delle ultime personali del pittore, il quale in seguito ha esposto raramente, rivelandosi alfine autore di opere plastiche con le quali si è presentato nel 1995 alla mostra della “Scultura bresciana del Nocevento” curata da F. De Santi.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
v. Horatio di Barbari.