Crema 1590 - Calcinate (BG) 2 luglio 1659.
Ebbe attività intensa che divise con il figlio Carlo Antonio e con la figlia di cui non si conosce il nome. Lavorò sul cremasco, sul bergamasco e sul bresciano. “Nonostante sia vissuto in epoca manierata, ampollosa ed artificiosa, tutta la sua produzione mostra un’impronta personale e decisa”. (A. Bombelli).
Nel bresciano ha lasciato opere a: Brescia, chiesa di S. Francesco, S. Antonio da Padova, S. Maria Maddalena, firmata e datata 1645; Prevalle, parrocchiale, affreschi vari; Lovere, Museo Tadini, Autoritratto; S. Maria di Valvendra, S. Francesco; Ono Degno, Santuario della Madonna, Visitazione, Presentazione al Tempio, Epifania (attribuiti), un pala firmata e datata 1632; Vione, parrocchiale, SS. Girolamo e Antonio (attribuita). Tra le opere perdute si ricordano affreschi nelle chiese di S. Francesco, S. Caterina, S. Rocco e S. Faustino Maggiore.
BIBLIOGRAFIA
F. MACCARINELLI, “Le glorie di Brescia”, 1747, ed. C. Boselli, 1959.
“Storia di Brescia”, Vol. III.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secolo XVIII.
Pittore bresciano, operò prevalentemente nel Trentino. Fra le sue opere: Ritratto di suor Michelina delle clarisse di Rovereto (1784); copia della Madonna venerata nella chiesa di S. Bernardino a Trento. Morì poverissimo e indebitato a Ricaldo di Pinè il 15 marzo 1792.
BIBLIOGRAFIA
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secolo XVII.
Pittore e architetto, di lui non rimangono indicazioni di opere realizzate.
BIBLIOGRAFIA
P. ZANI, “Enciclopedia metodica critico ragionata di B. A.”, 1819 - 1824.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Ome, 8 marzo 1951.
Autodidatta, ancora durante la frequenza dei corsi medi ha intrapreso l'attività creativa mediante l'inconsueta tecnica del "mosaico in carta", dando così vita a composizioni varie: dalla raffigurazione di volatili, di animali domestici a quelle maggiormente impegnative con figure di Santi, fino a complessi episodi sacri, alcuni dei quali ancor oggi custodisce.
Smessa questa attività nel 1970, dopo quasi un decennio (frattanto il servizio militare, l'avvio professionale, il matrimonio) si è riaccostato all'arte affrontando l'intaglio del legno: cimbro, noce, frassino, pino, adattando le varie essenze ai motivi realizzati, sia in bassorilievo che a tutto tondo.
Sono così nati esemplari della flora locale, momenti di vita del contado, allegorie e nudi femminili, Madonnine e Crocifissi, vari volti di Cristo nei quali meglio ci sembra esprimersi una vena popolare, ingenua a volte, spesso arcaica, la ruvida espressività dolente ravvivata dalla fede che Barbi vive intensamente.
La professione svolta presso una fabbrica odolese ha avvicinato il giovane scultore ad altri artefici operosi in quella località di valle, con alcuni di essi (Zanaglio, Zambelli, Baga ecc.) ha alfine partecipato al "Concorso di pittura e scultura" svoltosi a Ponte Caffaro neI1984: unica presenza in pubblico che di lui si conosca.
Figurativo nella tradizione, Giuseppe Barbi ha pure realizzato "trofei" offerti in occasione di manifestazioni locali.
Una sua opera è stata riprodotta nel 'Giornale di Brescia" del 7 dicembre 1985.
Isola della Scala (VR), 30 marzo 1915
Veronese di nascita, benacense di adozione, ha studiato scultura all’Accademia Cignaroli di Verona, diplomandosi al Liceo artistico di Bologna. Insegnante fra Desenzano e Milano, si è fatto conoscere con disegni nati durante la prigionia a Mauthausen ed esposti a Bologna in occasione della Mostra “Arte e resistenza in Europa”. Scarni, essenziali, pur nel tratto privo di accidia, quei fogli rievocano tuttavia la piena tragicità di eventi atroci. Da allora, numerose le sue partecipazioni a mostre collettive nazionali e internazionali fra le quali i “Premi” F.P. Michetti, Marzotto, Lorenzo Viani, Suzzara e le quadriennali di Roma e Torino.
Sue personali sono state allestite in grandi città quali, Milano, Napoli, Bologna, Verona… muovendo l’interesse di noti scrittori d’arte: da R. Biasion a L. Budigna, a V. Costantini, a M. De Micheli e M. Lepore, M. Portalupi, C. Segala, M. Venturoli… Nel 1976 Mantova ha allineato nel palazzo della Ragione una sua mostra antologica. Artista non bresciano, di lui si possono tuttavia ricordare la mostra sirmionese (1965) in cui nelle chine e negli acquarelli emergevano “l’empito e la sicurezza, doti sue primarie”.
In Brescia, nel 1967 è stato presente alla “Galleria d’arte Cavaletto”: lo presentava Raffaele De Grada.
Più vicine le personali tenute presso la “Galleria la Leonessa” (1978 - 1979); mostre in cui la forte personalità dell’artista è posta in luce dal suo talento pittorico attraverso il quale “ogni umore vitale sembra sciogliersi in colore, in intensa, vibrante voce cromatica”; mostre che da un figurativo stilizzato ed essenziale, indicavano il trapasso a una pittura materica, “con preciso senso tattile”.
BIBLIOGRAFIA
G. V.(alzelli), A. Barbieri a Sirmione, “Giornale di Brescia”, 17 settembre 1965.
“La strada”, Brescia, febbraio 1967.
R. DE GRADA, “Galleria d’arte Cavalletto”, Brescia, 1 - 13 aprile 1967.
AA. VV., “Galleria la Leonessa”, Brescia, 4 - 17 marzo 1978. (Con testi da: F. De Santis, R. De Grada, F. Passoni, R. Biasion).
E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 12 marzo 1978.
“Galleria la Leonessa”, Brescia, 29 aprile - 11 maggio 1979.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 5 maggio 1979.
A.M. COMANDUCCI, “Dizionario dei pittori… italiani”, IV Ediz. (1971).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Rovato, 5 luglio 1867 - Bergamo, 27 novembre 1938.
Figlio di Giovanni Battista, salariato agricolo, e di Pierina Gandossi, vive assai malinconica fanciullezza. Perduto in tenera età il padre, è costretto a fare il "famiglio" presso parenti. E fino a poco meno di vent'anni esprime la sua passione per l'arte nella ristretta cerchia dei conoscenti.
Solo nel 1886, apprezzato e sostenuto da Cesare Cantù, grazie al contributo di alcuni conterranei e ad un sussidio della municipalità rovatese ha modo di trasferirsi a Rezzato, presso la Ditta di Davide Lombardi in qualità di praticante scalpellino. Per i rapidissimi progressi compiuti, il 7 settembre 1887 è apprendista nello studio dello scultore Giovanni Biasca (v.).
Un nuovo sussidio comunale gli permette di raggiungere Milano, farsi aiuto di Enrico Butti. Frequenta al tempo stesso la Scuola superiore di arte applicata annessa al museo municipale del capoluogo, dove rimane dal 1888 al 1892.
Trasferitosi a Bergamo, lavora presso il marmista Molteni, in via Masone, indi è operoso presso i vari laboratori delle Ditte Ernesto Pelini scultore, Fossati, Remuzzi, Carrara e Alimenti di Romano Lombardo. A Brembate, alfine, opera con il Malvesuno.
Presente alla esposizione agricola industriale di Rovato nel 1913, ha approntato opere per varie chiese e per cimiteri delle località di seguito elencate, secondo quanto suggerito dalla "Enciclopedia bresciana" di A. Fappani. È stato anche richiesto ritrattista.
Ad Almenno ha realizzato il busto del Sig. Vitale Giavazzeni, ad Alzano Lomardo ha composto la cappella funeraria della famiglia Pesenti, a Bariano altra per la famiglia Castaldi; in Bergamo restano le tombe delle famiglie Fontana, Gervasoni, Paleni, Testa, Gelmini, Bramati, Bertocchi, Franchi e Personeni, i ritratti della signora Eisa Barbieri, di Virginia Piglia, di Pietro Fumagalli, di Nicolò Rezzara, di M. O. Antonio Locatelli, di Camillo Remuzzi, del nob. Giacomo Astori, di Giuseppina Pagonetti. Una tomba per la famiglia Agazzi ha realizzato a Berzo S. Fermo dove, nella parrocchiale, restano pure le statue del campanile; a Brembate una statua raffigurante La musica, a Buenos Aires l'effige di Suor Maria, a Calcio quella di Don E. Scalabrini; ancora sepolcri ha ingentilito a Caravaggio, per le famiglie Baruffi, Dapri, Servegnini e Guerriero, mentre a Coccaglio erige il monumento ai Caduti ed a Desio adorna con bassorilievi la parrocchiale, così a Grumello del Monte, dove decora ('altare.
Ancora numerose sono le località che hanno veduto operare Angelo Barbieri: a Lovere restano varie statue nel Santuario delle SS. Capitani o e Gerosa, altra nel campanile della parrocchiale di Mariano, a Membro realizzò il ritratto di mons. G. BilaNni mentre a Milano suo è l'altare della chiesa del Suffragio. Altro ritratto, del cav. Carlo Carsana resta a Ponte S. Pietro, così a Pontida, dove ritrasse il cav. M. Galbiati; e Romano Lombardo (busto di don R. Rossi), Rovato, dove realizzò la tomba Santus, a Seregno, dove nel santuario di S. Valeriano, nel 1915 - 20 ha realizzato le statue dei SS. Pietro, Paolo e Giovanni Nepumoceno; a Strozza (BG) il monumento ai Caduti, a Torre Boldono il ritratto del B. Luigi Palazzolo, mentre per delle parrocchiali di Urago d'Oglio e Verdello adorna gli altari.
Nel 1967, nel centenario della nascita, Rovato ha dedicato ad Angelo Barbieri una mostra di cui resta testimonianza in una pubblicazione edita a cura della municipalità e recante i saggi documentari di U. Ronchi e Tarcisio Bertoni. Ad essa si rinvia per una maggiore completezza delle notizie e più esteso elenco delle opere.
Recente la pubblicazione di alcune opere da parte di G. Panazza in "Brescia portorantica e Liberty": Sudario, Scena alpesooe degli anni 1910 - 1917 e appartenenti a collezioni private palazzolesi.
Secolo XVI.
Nativo di Manerbio, nel 1550 lavorava alla fabbrica della Loggia in qualità di scultore ornatista, ma si ignora di quali parti marmoree sia autore.
Secondo Camillo Boselli, che conferma lo Zani, Francesco Barbieri non fu ornatista, ma vero scultore.
Salò, 9 aprile 1858 - 22 febbraio 1926.
Di agiata famiglia, il padre fu sindaco di Brescia e proprietario di immobili, incominciò a dipingere sotto la guida F. Joli. Studiò poi a Firenze con Achille Glisenti, bresciano, e quindi a Roma. A causa dell’attività paterna, conclusasi poi con una grave crisi, dovette recarsi in località dell’Italia meridionale: di quelle misere terre di solfatare ritrae i miseri personaggi evidenziando la forte tempra del narratore capace di creare scene di evidente plasticità e aliene da malinconico sentimentalismo assai diffuso in quel tempo.
Tornato nel 1905 al nord, è dapprima a Cremona dove dipinge A Consiglio, ora nella Pinacoteca Tosio - Martinengo di Brescia. Durante il primo conflitto mondiale è a Brescia dove conosce e si unisce d’amicizia a pittori e noti studiosi; insegna alla scuola Moretto prestando altresì opera presso a Pinacoteca dove tiene studio. Intorno al 1920 torna al natio Garda, per non più staccarsene.
Fu particolarmente abile paesaggista, dal tenue colore, dagli accordi sommessi. La Pinacoteca bresciana custodisce altre sue opere: La zuppa del nonno e Mercato di Sicilia; numerose altre sono state esposte in occasione della “Mostra della Pittura bresciana dell’Ottocento” (1934). Notissimo Tramonto, proprietà Bravo.
In tutti i paesaggi l’arte di G.B. Barbieri riflette appieno il suo animo mite, generoso, alieno da discussioni e invidie, capace di celare il turbinio degli affanni imposti dall’esistenza; di serbare, oltre la sofferenza, il sorriso ingannevole di una lietezza sempre desiderata, mai assaporata.
BIBLIOGRAFIA
Sta in: R. LONATI, Biografie di artisti bresciani: G.B. Barbieri, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1978, p. 319.
Si veda inoltre: G.M., Le Mostre Bertolotti e Barbieri alla Pinacoteca, “La Sentinella bresciana”, 25 dicembre 1919.
C. BOSELLI, Gli artisti bresciani nei primi sei volumi del Dizionario, (cfr). “Memorie storiche della Diocesi di Brescia”, 1965.
“Galleria S. Gaspare”, Brescia, “Omaggio all’’800 - ‘900 bresciano”, Tip. Zemil, Brescia, dicembre 1978.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Brescia, 10 aprile 1947.
Pittore e incisore, ha compiuto gli studi a Brescia, Milano e Padova. Giovanissimo ha intrapreso l’attività espositiva partecipando, dal 1966, a rassegne collettive che gli hanno consentito di proporre suoi lavori, oltre che a Brescia, in località provinciali, in numerose città straniere (Barcellona, Ostenda, Pamplona, Washington, Taipei, Miami, Bucarest, San Francisco, Tokio), un percorso integrato significativamente dalle mostre personali ordinate dal 1972 a Napoli, poi Verona (1974), Riva del Garda e Venezia (1976), Parma (1976, 78), Ospitaletto (1977), Brescia (1978, 1984), Mantova e Firenze (1979, 1987), Marina di Carrara e Ostiglia (1980), Milano (1981, 87), Cremona (1985), Massa Marittima e Virle Treponti (1987), Marchene (1988), Bologna e Bergamo (1990), Mantova ancora, Pavia, L’Aquila e Ferrara (1992), Rovigo (1993), Cazzago San Marino e Roncadelle (2000), Pompiano, Brescia e Rezzato (2003).
Un itinerario evocato più volte compiutamente dallo stesso artista e accompagnato da una notevole rispondenza critica, espressa dai nostri Elvira Cassa Salvi, Mauro Corradini, Guido Stella, Luciano Spiazzi, Franca Calzavacca, Valzelli e poi da Rossana Bossaglia, Enzo Bruno, Enzo Carli, Giuseppe Marchiori, Munari, altri noti scrittori.
La sua applicazione s’è dapprima rivolta alle tematiche mosse dall’uomo malato mentale, in ciò riuscendo pungente, stringendo in composizioni unitarie la degradante parcellizzazione dei dettagli fissati sul bianco con ossessiva evidenza. Sedimentando così sul foglio la cronaca di uno scacco in cui ci sentiamo coinvolti. Sono i “cicli” terapeutici aventi protagonisti cortigiane, suicidi, malati mentali la visione estesa poi al tormento vissuto dalla contemporaneità, causa l’oppressione esercitata sull’uomo da una società alienante.
Ai disegni, alle incisioni, poco alla volta subentrano i dipinti a olio, con una particolare attenzione al colore. Ancora palesa una capacità espressiva singolare e colta, “intendo dire – nota Rossana Bossaglia – che il saccheggio dalle immagini consacrate dalla storia dell’arte (da Botticelli a Raffaello e Tiziano, fino a Caravaggio, dalla statuaria greca a Michelangelo per arrivare a Burne Jones, cioè ad artisti ottocenteschi a loro volta ispirati al Rinascimento), non equivale a registrare immagini dell’antico e del nuovo, ma conferisce loro un ordine intellettuale denso di significato. “La serie dedicata al Teatro del silenzio nei primi anni Novanta, palesa creature vive, ma chiusa ciascuna nella propria identità impenetrabile, affidando alle immagini magistralmente condotte e colorate un messaggio inquietante, misterioso.
Poco nota ma egualmente meritevole di segnalazione la produzione confluita in edifici pubblici di Brescia e Suzzara, nonché le cartelle di grafica compiute singolarmente o con altri incisori locali. Barbieri ha poi illustrato il libro “Re Magi a Brescia” di Giannetto Valzelli.
BIBLIOGRAFIA
R. BOSSAGLIA, AA. VV., “Giancarlo Maira Barbieri. Il teatro del silenzio”, L’Aquila, Forte spagnolo, 13 - 30 agosto 1992.
“Repertorio degli incisori italiani nel Gabinetto Stampe antiche e moderne del comune di Bagnacavallo”, Bagnacavallo, Ed. 1973 e 1997.
R. LONATI, “Dizionario degli incisori bresciani”, Brescia, 1994.
G. ROCCA, Giancarlo Maira Barbieri, la surreale strategia del segno, “STILE Arte” n. 44, dicembre 2000 - gennaio 2001.
Chiari, 7 aprile 1915 - Bologna, post. 1994.
Pittore e acquafortista, è in quesl’ultima disciplina che ha dato le migliori prove. Studia a Bologna sotto la guida di Giorgio Morandi nel Liceo artistico di quella città, conseguendo l’abilitazione nel 1937. Negli anni Trenta partecipa a numerose mostre sindacali; partecipa quindi al secondo conflitto mondiale, meritando una medaglia di bronzo; per due anni soffre la prigionia.
Reduce invalido, nel 1946 può alfine riprendere a dipingere e, come incisore partecipa alla XXV Biennale di Venezia. Una sua acquaforte è acquistata per la civica raccolta stampe della città di Milano. Nel 1951 è presente alla III Biennale di disegno e incisione a Reggio Emilia; una sua acquaforte esposta in occasione della Vll Mostra dell’Angelicum di Milano è proposta per far parte di una Mostra in Brasile. E’ inoltre presente alla VI Quadriennale di Roma.
BIBLIOGRAFIA
“Il Giornale dell’Emilia”, Bologna, 27 novembre 1950.
“Il Biennale d’arte del disegno e incisione”, Reggio E, 1951, Catalogo.
“Notiziario d’arte”, Roma, n. 1 e 2, Febbraio 1953.
L. SERVOLINI, “Dizionario illustrato degli incisori italiani, Milano, 1955.
“Arti figurative”, Milano, 1957, Vol. I.
“La Nuova Italia letteraria”, Bergamo, 1957, p. 2.
L. SERVOLINI, “Gli incisori d’Italia”, Milano, 1960.
A. M. COMANDUCCI, “Dizionario dei pittori… italiani”, III Ediz. (1962),
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.