Secolo XV.
Presente in Brescia agli inizi del 1400. A Brescia morì di peste nel 1439. Di lui non si conoscono opere certe.
BIBLIOGRAFIA
“Storia di Brescia”, Vol. II.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
(Ulmus, Lulmus, Olmi). Brescia, 1506 - 1576 o 1578.
Datosi all’incisione trattò il rame e il legno, servendo l’editoria locale con vignette Xilografiche, specie ai “Carmina Accademicorum Occultorum” (1570) e al “Lamento sul corpo di Gesù morto” (1565). Gli viene attribuito un S. Girolamo. Suoi certamente sono invece un Cristo in croce attorniato da folla (1565 - 1576) e la Pietà della Pinacoteca Repossi di Chiari.
Il Boselli ha contribuito a chiarire la figura dell’Artista.
BIBLIOGRAFIA
A. BARTSCH, Le peintre - graveur, 1876, XV, pp. 533, 5.
“Storia di Brescia”, Vol. III.
C. BOSELLI, Gli artisti bresciani nei primi sei volumi del Dizionario biografico, (cfr), “Memorie storiche della Diocesi di Brescia”, 1965.
PINACOTECA TOSIO MARTINENGO, “Mostra di stampe italiane”, Brescia, 1970.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
DOVARESE. Secolo XV.
Secondo A. M. Mucchi, pittore e scrittore di cose benacensi, la grande cornice "gotico floreale" del grande poi ittico nel Duomo di Salò è opera di Bartolomeo da Isola Dovarese, definito intagliatore in legno.
L'unica data, sia pure approssimativa, ci è indicata dal fatto che a tale polittico lavorò Pietro Bussolo, milanese e autore delle statue che nel 1476 incise il proprio nome nella Madonna col Bambino. Dalla "Storia di Brescià' apprendiamo poi che nulla si conosce nel bresciano se si eccettua l'ancona di Rovato che per trine, intagli lavorati a giorno e per una simile castellatura dei pinnacoli possa essere comparato con l'estrema prova di goticismo fiorito di Bartolomeo da Isola Dovarese.
BARTOLOMEO DA TREVIGLIO. Secolo XVI. Alla voce: Treviglio (da) Bartolomeo, il "Dizionario degli artisti bresciani" di Stefano Fenaroli lo definisce intagliatore in legno. Rinvia quindi all'estimo dellS68 della quadra seconda di S. Giovanni. Di lui non si conoscono opere.
Secolo XVI.
Facendo riferimento alla polizza d'estimo n.170 del 1548 della quadra quarta di S. Giovanni, il "Dizionario degli artisti bresciani" di Stefano Fenaroli lo definisce intagliatore nato nel 1519.
Di lui non si conoscono opere.
Rovato, 1582 - circa 1630.
Attivo pittore del tardo manierismo insieme ai Gandino e a Camillo Rama. Allievo di Pietro Marone e di Palma il Giovane, gli è assegnato un Cristo deposto, con due angeli e due Santi, nella chiesa di S. Maria del Carmine, e forse le Sibille e altri affreschi della stessa chiesa. Dopo il 1630 non si hanno sue notizie.
La moderna critica lo ritiene un “mediocre palmesco influenzato per una parte anche dal Veronese” mentre quella antica non gli ha lesinato elogi.
Sue opere sono: Brescia, chiesa di S. Maria del Carmine, Cristo deposto e adorato da S. Angelo Carmelitano e S. Carlo Borromeo; Marcheno, parrocchiale, Madonna col bambino e le SS. Lucia, Caterina e Apollonia (firmato); Quinzano d’Oglio, pieve, Annunciazione, firmata e datata 1609.
BIBLIOGRAFIA
E. PAGLIA, “Il giardino della pittura”, Ed. C. Boselli 1958 e 1967.
G.A. AVEROLDI, “Le scelte pitture di Brescia”, 1700.
P.A. ORLANDI, “Abecedario pittorico”, 1704.
E. MACCARINELLI, “Le glorie di Brescia”, 1747, Ediz. C. Boselli, 1959.
G.B. CARBONI, “Notizie storiche di pittori e scultori bresciani”, 1776, Ediz. C. Boselli, 1962.
L. LANZI, “Storia pittorica dell’Italia”, Bassano, 1795 - 1808, Ediz. 1823.
E. NICOLI CRISTIANI, “Vita e opere di L. Gambara”, 1807.
P. ZANI, “Enciclopedia metodica critico ragionata di B.A.”, 1819 - 1824.
P. BROGNOLI, “Guida di Brescia”, 1826.
S. TICOZZI, “Dizionario dei scultori, pittori ecc.”, Milano, 1832.
A. SALA, “Pitture e altri oggetti di B.A.”, 1834.
E. DE BONI, “Biografie di artisti”, Venezia, 1840.
E. ODORICI, “Guida di Brescia rapporto alle arti”, 1853.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
P. DA PONTE, “Esposizione della pittura bresciana”, 1878.
THIEME - BECKER, Vol. II, (1908).
A. UGOLETTI, Brescia, Ist. italiano d’arti grafiche, Serie Italia artistica, Bergamo, 1909.
E. BENEZIT, “Dictionnaire… des peintres”, Paris, 1924.
G. NICODEMI, “Guida di Brescia”, 1926.
L. Fè D’OSTIANI, “Storia, tradizione e arte nelle vie di Brescia”, 1927.
E. CALABI, “Pittura in Brescia nel ‘600 - ‘700”, 1935, p. 7. Con bibliografia.
C. BOSELLI, Spoliazioni napoleoniche, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1960.
“Storia di Brescia”, Vol. III.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Moniga, 22 maggio 1927 - Brescia, 8 febbraio 2001.
La sua attività pittorica ci è nota soltanto per la mostra veduta nel 1975 nelle sale della Associazione artistica di via Gramsci. Echi dai maggiori paesisti nostri contemporanei e motivi locali sono alla base di una visione tradizionale.
La spontaneità del pittore pare scorgersi maggiormente nelle vedute di torbiere, dove pochi elementi compositivi si stemperano in rarefatte atmosfere, in limpidi riflessi d’acque ritmati dalla bassa vegetazione lontananze fino alle basse colline sfumate di contro alla persa chiarità del cielo.
La maggior parte dei dipinti noti appartiene al figlio e ad alcuni parenti, intenzionati a proporla prossimamente in una mostra commemorativa.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Sabbio Chiese 1530 o 1531 - Roma 13 settembre 1569.
Alcuni storici, come Stefano Fenaroli, tendono a identificarlo con Andrea di Alessandro Bresciano, scultore e fonditore in bronzo che ha firmato il grande candelabro per la chiesa di S. Spirito a Venezia, trasportato poi in quella della Salute. Triangolare, la scultorea struttura poggia su tre zampe leonine fra le quali si inseriscono teste di cherubini; si succedono vari ripiani con andamento piramidale. Sugli ideali spigoli dei vari settori sono, dal basso, tre figure di sfingi alate, indi figure e angioletti assisi, protomi ecc. fino alle tre figurette femmnili le cui braccia tese verso l'alto reggono il piatto sommi tale. Sui tre lati si susseguono campiture con bassorilievi a tema sacro e figurette in nicchiate.
Per i pregi artistici racchiusi, il candelabro viene posto alla pari di quello realizzato da Annibale Fontana per la certosa di Pavia.
Andrea Baruzzi sembra aver operato prevalentemente a Roma, dove morì e dove fu sepolto nella cappella della Pietà, nella chiesa in Ara Coeli.
Una iscrizione ci rammenta:
QUI GIACE MISERE ANDR
EA BARUZO BRESANO
DE LA RIVERA DE SALO SCONTO RE E FONDETORE D MET ALO ECELENTISSIMO AN NULO SECONDO VISSE AN XX XVIII ET A GIORNE XIII D SETENBRE PER PIACIMENTO
D. DIO COME BONO ET FEDE LE CRISTIANO RENDET L ANIM
A A DIO MADONNA IULlA CIMA SE NESE EBE LA CURA D FARE DE
TA LAPIDA AN MDLXVIIII
Secolo XV.
Probabilmente nativo di Sabbio Chiese. Lavorò a Padova ed ha firmato il quadro L’imposizione del nome di S. Giovanni Battista posta nella parrocchiale di Pavone (Brescia).
BIBLIOGRAFIA
U. VAGLIA, “Dizionario degli artisti e artigiani valsabbini”, 1948.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
(vedi Averaria De Antonio). Secolo XV.
Famiglia di noti pittori bergamaschi di Averaria, presenti però anche a Brescia.
L’Estimo del 1465 segna infatti la presenza di Cristoforo e Ambrogio, mentre quello del 1477 dice la presenza di Faustino, forse della stessa famiglia.
Nel 1477 - 1479 abita a Brescia Giovanni Antonio. Gli stessi operano prima o dopo nel Bresciano, a Brescia e nelle valli Trentine. Dell’attività bresciana e del loro influsso su pittori nostri non si hanno altre testimonianze se non nella Cena della chiesa di S. Lorenzo a Berzo Inferiore.
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
“Storia di Brescia”, Vol. II.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.