Secolo XV.
Di origine veneziana, fu caposcuola della famiglia e della bottega dei Bembo del Quattrocento. E’ a Brescia nel 1433 gravitando con il bresciano Testorino intorno a Gentile da Fabriano e lavorando per Pandolfo Malatesta. Di lui non rimangono opere firmate. Sappiamo che dipinse per il comune le insegne del Leone di Venezia, del podestà e della città di Brescia. Potrebbero essere riferiti al suo ambito o alla sua bottega alcuni affreschi votivi datati 1421 e 1426 nell’antica parrocchiale di Cossirano, altri sulla parete sud della chiesa di S. Francesco: Madonna in trono, con i SS. Antonio ab. e Francesco e Giorgio e gli affreschi in S. Maria del Carmine.
Si ricollegano a lui probabilmente gli affreschi a fianco di S. Filastrio a Tavernole. Già morto nel 1440.
BIBLIOGRAFIA
Si riunisce qui la bibliografia riguardante tutti i Bembo; sia perchè non bresciani, sia perchè compaiono sovente in medesime pubblicazioni.
P. GUERRINI, Bonifacio e Benedetto Bembo maestri di V. Foppa, “Illustrazione bresciana”, dicembre 1911.
G. NICODEMI, “G. Romanino”, Brescia, 1925.
C. PASERO, “Le Biografie dei libri bresciani”, Brescia, 1928.
C. BONETTI, I Bembo pittori cremonesi (1375 - 1527), “Bollettino storico cremonese”, febbraio 1931.
G. LONATI, Cremonesi a Brescia nel secolo XV, “Bollettino storico cremonese”, 1935, fasc. II - III.
G. PANAZZA, Restauri e scoperte a Brescia, “Brescia”, n. 27, nov. dicembre 1957.
BOSELLI - ORETTI, Pitture della città di Brescia e del suo territorio (1775), “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1957.
M. L. FERRARI, Considerazioni bembesche ai margini di una lettura, “Paragone”, 1958, n. 97.
W. SUIDA, Epilogo di una Mostra d’arte in Lombardia, “Arie lombarda”, 1959.
FAINO - BOSELLI, “Catalogo delle chiese di Brescia”, Ateneo, Brescia, 1961.
“Storia di Brescia”, Vol. II.
“Enciclopedia bresciana”, Ed. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore 1984.
Secolo XVIII.
Definito marmoraio bresciano. Nel 1759, quando un certo Mariani di Milano lavorava al tabernacolo dell'altar maggiore e a quello della Madonna nella chiesa di S. Lorenzo, in Brescia, ne realizzò le medaglie e i paesaggi che adornano le basi.
Maderno, 20 luglio 1931.
Dal 1948 a Milano. Pseudonimo: Benzo.
Svolge molteplici attività: pubblicistica, artistica e parapsicologica. Come pittore dal 1968 ha allestito numerose mostre personali e partecipato a concorsi e collettive in tutta Italia. Numerose sono altresì le pubblicazioni che si sono interessate alla sua opera.
Egli stesso definisce la sua pittura esito di una lunga ricerca nell’uomo attraverso lo studio serrato e sistematico della Parapsicologia.
Ne è nata una pittura che mira al radicale rinnovamento delle forme espressive e di linguaggio pittorico. Drammatica e lirica, vive di tratti protesi all’infinito, nella ricerca di una ideale perfezione. Il moto ascendente delle sue composizioni, quell’ergersi costante dei suoi “grovigli” vegetali, la purezza dei colori (verdi, azzurri soprattutto) stanno alfine a esprimere questo intendimento edificante.
BIBLIOGRAFIA
“Artisti bresciani contemporanei”, Sardini editore, Bornalo, 1972, Vol. II.
“La Voce del popolo”, a. LXV, n. 26, 29 giugno 1979, Chi è?
A. M. COMANDUCCI, “Dizionario dei pittori… italiani”, IV Ediz. (1971).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secolo XVIII.
Nativo di Desenzano, è autore della cantoria nella Collegiata di Arco (1731) con il parapetto decorato da quattro pannelli con scene della vita di Cristo: opera che Bruno Passamani (Fatti e monumenti del Sommolago) giudica modesta e forse propiziata dalla presenza in Arco dell'organista desenzanese Bonati, autore appunto dell'organo della Collegiata stessa.
Quinzano d’Oglio, 1964.
Diplomato presso il Liceo artistico “V. Foppa” di Brescia, si è laureato all’Accademia milanese di Brera. Dal 1970 partecipa a rassegne provinciali e nazionali: nel 1997 si è affermato al Concorso “Il villaggio dei fiori” di Concesio (Premio della critica e della giuria popolare); nel 2002 è stato finalista al Concorso “Giovanni Treccani degli Alfieri” di Montichiari. Ha inoltre allestito varie mostre personali ma solamente nel 2004 si è presentato a Brescia, nella pieve di Urago Mella.
I tracciati accademici sono stati ben presto sopravanzati mediante intensa ricerca, tradotta in opere pittoriche dagli stilemi inconfondibili. Attraverso il colore si disvela un animo ingenuo e pensoso, animato da forte anelito alla verità. Sia che la persegua interpretando la realtà delle cose e della natura figurata entro fitta tessitura geometrizzante percepita nell’armonioso elevarsi di masse frondose di bosco, oppure che disciolga in libera fantasia cromatica sogni e ricordi, attribuendo loro valore simbolico.
Scegliendo fior da fiore tra gli ultimi esiti ecco “oltre le colature” apparire l’intensa intelaiatura di Ponte in cui si insinua atmosfera evocativa, ecco Relitto, silente apparizione, affiorare nel monocromo trapasso di luci sommesse. Il trasparente susseguirsi dello spaziare armonioso di palloncini è tema di Verso l’alto e In volo; l’attenuato colorismo di Ricordo d’infanzia pare baluginante percezione di visione trapassante il tempo; l’Addio si anima di tenui e marcati accordi ramati, mentre da modulazioni cenerine e dorate emergono le frante architetture di Apparizione. Si offre gioioso l’intarsio di Gioco in blu nel quale il respiro di vele nel vento è alimentato da trasparenti chiarità…Opere tutte nelle quali si condensa ed esalta ricerca introspettiva e pittorica. Nelle armonie silenti, nelle accensioni cromatiche della tecnica mista e acrilica Benedettini riesce a tradurre intense riflessioni che nella loro complessa o lineare riproposizione manifestano impronta di chiaro ordito mentale, aspirazione a voli verso alti cieli rasserenanti.
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “Sergio Benedettini. Oltre le colature”, Brescia, Pieve di Urago Mella, aprile 2004.
Brescia, 30 aprile 1874 - Salò, 4 settembre 1939.
Pittore e decoratore, allievo del Merceni e amico di Cesare Bertolotti. Umile e schivo lavorò in silenzio. A Salò decorò le chiese della Madonna delle Rive, del Carmine, dell’Ospedale; la cappella dedicata ai caduti, nel Cimitero. Dipinse inoltre la parrocchiale di S. Felice del Benaco (1937) e alcune chiese del Mantovano e del Vicentino. Da ricordare inoltre i lavori eseguiti nel 1912 nel palazzo Belgioioso di Manerba e, più tardi, nel palazzo Simonini, oggi Hotel Laurin di Salò.
BIBLIOGRAFIA
G. PANAZZA, Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana… “Il lago di Garda”, Ateneo di Salò, 1969, p. 238.
R. LONATI, Artisti di casa nostra, C. Banali, “Biesse”, a. XIII, n. 136, maggio 1973. Riprodotto in: “Carlo Banali”, Galleria S. Gaspare, Brescia 1 - 13 dicembre 1973.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secoli XIX - XX.
Nome di nota famiglia conduttrice di ditta operosa in Orzinuovi e produttrice nel campo dell'arredamento: mobili in stile, arredi per chiese, scalinate con balaustre, oltre che di mobili moderni.
Qui si ricorda un non meglio identificato Beneducci che avviò all'arte dell'intaglio in legno Giacomo Ottaviani (v.) lungamente operoso in Rovato. Dovrebbe trattarsi di Angelo Beneducci, nato a Spirano (BG) nel 1875 e scomparso a Orzinuovi nel 1935. Ancor giovane - si rileva dalla "Enciclopedia Bresciana" di A. Fappani - con il fratello Giovanni e alcuni apprendisti apre a Condino, in provincia di Trento, un laboratorio per la lavorazione del legno, trasferendosi nel 1912 a Orzinuovi. Da tale laboratorio usciranno numerose opere (apparati, statue, mobili ecc.) di preferenza improntate allo stile cinquecentesco e barocco che si sparsero in tutta la provincia e oltre.
Nella produzione ispirata ai passati secoli si avvale della consulenza del pittore Vittorio Trainini che ha continuato a collaborare anche dopo la morte del fondatore della Ditta.
L'azienda opera ancor oggi a Orzinuovi e rispetta la buona fama acquistata.
Sonico, 23 luglio 1964.
Formatosi studiando all’Accademia milanese di Brera, Benetollo ha poi superato l’influenza esercitata dai corsi ed è giunto a un linguaggio pittorico personale fatto pienamente conoscere mediante le mostre tenute nel febbraio 2002 nella Sala Novaglio di Bovezzo e dal 2 al 16 novembre 2003 alla Bottega Alta di Rezzato. Tra le varie manifestazioni prodotte lontano da Brescia che l’hanno veduto partecipare, significativo il Concorso della Balestra di San Sepolcro presso Arezzo del 2004, che per premio gli ha propiziato una mostra personale.
Prevalentemente paesaggista, si ispira ai luoghi prossimi alla località natia, dando loro una dimensione surreale, fortemente evocativa. Sorprende il suo virtuosismo ricreante con tavolozza algida, quasi metallica, brani di bosco aventi essenza distintiva la betulla il cui maculato candore è immerso in uniformi, lontananti atmosfere. S’avverte in quei tronchi lo stesso gelido animarsi della coltre nevosa dalla quale emergono. Se poi la natura è colta in più tiepidi colori, anche l’atmosfera s’irraggia di trapassi lucenti; sfumata, ma egualmente realistica la prospettiva di sentieri boschivi spesso affiancati dal frangersi di acque di rapidi ruscelli. Sorregge le composizioni la notevolissima capacità disegnativi dell’autore, che in alcuni esiti sembra richiamare la puntigliosità del conterraneo Giulio Mottinelli, per la scelta del soggetto, ma ancor più per il modo di proporlo. Quando poi lo sguardo si posa su distese campestri, oltre il primo piano costruito con insistita descrizione, la pennellata si fa fluida nel comporre la distesa verde avente particolare morbidezza punteggiata dallo scuro susseguirsi di alberi spogli.
Non a torto v’è chi nella pittura di Benetollo ha ravvisato un iperrealismo di natura fantastica che non dimentica lo stupore delle favole di illustrazioni librarie. E pare non molto lontana dal suo orizzonte una visione contemperante verità e mito.
BIBLIOGRAFIA
T. ZANA, Pierangelo Benetollo, limpidi orizzonti, “STILE Arte” n. 55, febbraio 2002.
M. CORRADINI, Benetollo, “Bresciaoggi”, 17 aprile 2003.
M. BERNARDELLI CURUZ, Benetollo. Il mistero della natura, “STILE Arte” n. 72, ottobre 2003.
Brescia.
Professionalmente inserita nell’ambiente creativo della Editrice “La Scuola” dove si alternano noti pittori e illustratori, Adriana Benini è giunta anch’essa alla pittura. In lei doveva però sussistere da tempo una acuta predisposizione a osservare cose e figure con la semplicità suggerita dalle opere di Rossi e Moranti, tanto che dapprima i soggetti trasposti nella tela sono bottiglie, tazze, bricchi, frutta. È giunta poi a realizzare interni con sedie e mobili, resi luminosi da luce silente.
Nel suo linguaggio poetico – è stato osservato – è riuscita a trovare la giusta misura, il raro equilibrio tra una meditata essenzialità delle forme e una squisita intuizione dei ritmi sommessi e struggenti. Colori rarefatti coniugati in accordi quasi monocromi riescono a comporre uno spazio quasi metafisico nel quale l’oggetto si propone personaggio; la scena animata dal tenero colore delle pareti, dalla trasparenza di tendaggi e candidi lenzuoli misteriosi e inquietanti depositi sui mobili…
Quelle di Adriana Benini paiono tele facilmente leggibili e gradevoli allo sguardo, ma sono intrise di anelito all’infinito, al sublime. I ritratti, poi, “paiono costruiti attorno agli occhi, meglio dire forse in funzione di quegli sguardi tristi, assorti, talora ironici, ma sempre tesi, come a ricercare un interlocutore attento con cui condividere la propria solitudine”.
Più marcati i toni dei paesaggi affrontati ultimamente: costruiti con successione di piani essenziali, determinano l’ampiezza del panorama raggiunto dallo sguardo, fino al profilo dei colli sfumato nell’azzurrino del cielo.
La severità con la quale la pittrice considera la propria opera non le ha consentito di partecipare assiduamente a rassegne collettive e concorsi; anche le due mostre personali, tenute presso la Piccola Galleria UCAI, hanno avuto cadenza più che decennale, la prima risalendo al 1990, la seconda al 2003. Il raffronto fra le opere esposte la prima volta e quelle recenti conferma continuità compositiva ed espressiva; il tempo trascorso ha sicuramente consentito l’affinamento della sensibilità colorica con l’attenuazione della fissità dei componenti il dipinto, per coglierne l’essenza, che va al di là dell’apparenza.
BIBLIOGRAFIA
G. DI ROSA, “I dipinti di Adriana Benini”, Brescia, Piccola Galleria UCAI, 1 - 13 dicembre 1990.
G. DI ROSA, “ Adriana Benini”, Brescia, Piccola Galleria UCAI, 1 - 13 febbraio 2003
Secolo XVI.
Definito intagliatore, è autore di uno stallo conservato un tempo nella Pinacoteca di Montecassino: lavoro testimoniato da una ricevuta in data 30 agosto 1558.