Brescia, 28 maggio 1941.
Sergio Ardoini da tempo svolge attività che gli ha dato dimestichezza col disegno. Nell’unica mostra personale, allestita alle soglie dei quarant’anni, tale dimestichezza si è tradotta in linearità di impianto, in chiarezza compositiva: a contenere colore dalla calda sofficità, nella eco post-impressionista. Paesaggista, ama cogliere il silenzio che ancora alita nella campagna distesa a pochi passi dai centri urbani, in ogni stagione. Degradare di colli, filari di alberi, orti alla soglia di casolari ricreati con sensibile amorevolezza.
BIBLIOGRAFIA
A. MAZZA, “Centro culturale S. Michele”, Brescia, 16 - 28 febbraio 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Brescia, 4 luglio 1825 - 13 gennaio 1906.
Seguì gli studi artistici all’Accademia di Brera di Milano dove fu allievo dell’Hayez. Dipinse soprattutto paesaggi, soggetti religiosi, ritratti ed affresco diverse chiese. Nel 1870 ottenne la medaglia d’ar-gento dell’Ateneo per il quadro Ezzelino da Romano e nel 1878 espose Caino dopo l’uccisione di Abele alla mostra d’Arte bresciana. Sue opere: Rio de Janeiro, collezione privata, S. Gioacchino; Gazzaniga (Bergamo), parrocchiale: S. Colombano rimprovera il duca di Borgogna; Oriano (ora S. Paolo) S. Luigi e S. Carlo; Brescia, Pinacoteca Tosio - Martinengo, opere varie. Ebbe gusti accademici, ma fu pittore di decorosa correttezza. Fra i ritratti si citano: Giuseppe Gallia e Giovanili Renica (1885) presso l’Ateneo di Brescia. Fu per trent’anni direttore della Pinacoteca Tosio; diresse l’an-nessa scuola di disegno e fu tra i principali organizzatori della esposizione bresciana del 1878 in Crocera S. Luca. Ebbe come scolaro Francesco Filippini.
BIBLIOGRAFIA
“Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1870.
“La Sentinella bresciana”, 4 settembre 1870, Cose varie.
“La Sentinella bresciana”, 27 agosto 1875.
“Il Cittadino”, 13 maggio 1879.
ERULUS. La esposizione artistica del palazzo Bargnani, “La Sentinella bresciana” 10 settembre 1879. (Si vedano anche le edizioni dell’8, 9 e 12 settembre).
“Il Cittadino”, 18 settembre 1879.
“Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1886, p. 243.
“La Sentinella bresciana”, 31 maggio 1891, Lettere e arti.
“La Sentinella bresciana”, 5 agosto 1898, Per le feste del Moretto.
“Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1906, p. 155, Necrologio.
THIEME - BECKER, Vol. II (1908).
L. FE’ D’OSTIANI, “Storia tradizionale e arte nelle vie di Brescia”, 1927.
P. GUERRINI, “Cronache bresciane inedite”, 1929, Vol. III, p. 270.
COMUNE DI BRESCIA, “Pittura bresciana dell’Ottocento”, Brescia, 1934, Catalogo.
G. NICODEMI, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1935, p. 250.
V. LONATI, Arte di ieri e arte di oggi, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1954.
G. PANAZZA, “La Pinacoteca Tosio - Martinengo”, Ed. Alfieri e Lacroix, Milano, 1959.
“Storia di Brescia”, Vol. IV, 1964.
“Storia della pittura dell’Ottocento”, Ediz. Bramante, 1975.
A.M. COMANDUCCI, “Dizionario dei pittori… italiani”. Tutte le edizioni.
C. BOSELLI, Gli artisti bresciani nei primi sei volumi del Dizionario biografico… (cfr.), “Memorie storiche della Diocesi di Brescia”, 1965.
“Enciclopedia bresciana”. Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secolo XVIII.
Con il Bassi, Bertelli, Astolfi e Zanardini, dei quali non si conoscono i nomi di battesimo, è da annoverare fra quanti, artefici definiti fonditori argentieri, nel Settecento hanno contribuito ad arricchire il patrimonio artistico di chiese in Brescia e provincia.
L'Arici è autore di un Paradiso d'argento custodito a Chiari.
Secolo XV.
Presente in Brescia agli inizi del 1400, è morto di peste nel 1439. Di lui non si conoscono opere.
BIBLIOGRAFIA
“Storia di Brescia”, Vol. II, 1964.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secolo XV
Forse milanese, operò in Brescia. E’ ricordato e molto elogiato nel 1459 perché “abitando da molto tempo in città esercitò con assiduità l’arte del dipingere”. Non si conoscono sue opere. Nominato come Arichus.
BIBLIOGRAFIA
“Storia di Brescia”, Vol. II, 1964. (Alla voce: Jacobini A.)
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
1640 - post 1680.
Architetto e quadratista, morto assai oltre il 1680. Di famiglia abitante probabilmente nel rione di S. Agata, svolse la sua attività in Vicenza (1661-1665) chiamatovi dal Carpioni. Qui fu aiutante del Ghisolfi e del Gattucci nel comporre quadrature pittoriche, risentendo sia pure indirettamente dell’influenza del grande Poussin. In particolare a Vicenza, l’Arighini eseguì telamoni mitologici e le architetture dello sfondo della scena della terza sala del palazzo Giustiniani-Baggio (1656); in collaborazione col Carpioni le quadrature della chiesa dei SS. Felice e Fortunato e la scenografia teatrale della villa Macchiavello-Carlasco di Nove di Bassano (1666).
Sempre come architetto e quadratista operò anche fuori d’Italia, a Celle e a Brunswick dove, con ogni probabilità, alla corte del duca Giorgio Guglielmo e della principessa ugonotta Anna, conobbe il filosofo Leibnitz. Nel 1670 l’Arighini fu soprintendente alla fabbrica del duca e nel 1676 edificò il più antico teatro stabile della Germania.
Per incarico del duca e a spese sue egli poté compiere verso il 1680 un viaggio di aggiornamento sulle nuove tecniche teatrali in Germania, Francia e Italia.
BIBLIOGRAFIA
L. COZZANDO, “Vago e curioso ristretto”, 1694.
F. NICOLI CRISTIANI, “Vita e opere di L. Gambara”, 1807.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
G. C. PIOVANELLI, Giuseppe Arrighini architetto e quadrista del ‘600, “Giornale di Brescia”, 23 ottobre 1971. (Attribuisce al Fenaroli la data del 1640 quale anno di nascita dell’A.).
C. BOSELLI, Gli artisti bresciani nei primi sei volumi del Dizionario biografico… (cfr.), “Memorie storiche della Diocesi di Brescia”, 1965.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
v. Olivieri Bartolomeo
ARONE DA FINE. Secolo XVI.
Bresciano, operoso nella seconda metà del Cinquecento.
Con Vincenzo Barbieri (v.), Jacopo Fostinelli (v.) e altri integra i pezzi "vecchi" nelle lese ne di palazzo Loggia.