v. Tamagnino e (passi m) Coirano Gasparo
Iseo, 1922-2001.
Presente al “Premio Brescia” (1952-1953), da quegli anni ha operato assiduamente, fino a conseguire ambito Premio al XVI concorso internazionale di pittura “Riviera di Conero”, in Ancona (1974). Se le sue presenze a Brescia e provincia sono assai saltuarie, ciò non di meno la sua operosità le ha concesso di partecipare a mostre a Legnago, Verona, Roma, Milano, Sondrio, Ravenna, S. Marino… Parigi, Firenze, Montecarlo.
Dotata di notevoli qualità grafiche, trasferite anche nelle composizioni colorate, le pone al servizio di “tematiche” attuali; variando di volta in volta l’assunto e cercando di penetrare l’animo dell’uomo turbato, oppresso dalla vita contemporanea colma di aberrazioni e di condizionamenti. La sua pittura si fa così sorta di denunzia, ma al tempo stesso atto d’amore.
Il breve tratto ricordante le tappe significative d’un lungo itinerario creativo, annoverante pure la presenza nell’Associazione “Domina” che dal 1986-87 ha riunito artiste sollecite delle problematiche femminili, non dice l’eclettica ammirata personalità della brescianità, che nel lager nazista superò una prova fortificante il già forte carattere.
Docente di Lettere, Mariuccia Nulli s’era distinta pure in discipline sportive diverse, ma la notorietà le è stata data dalla pittura, meglio ancora dalle gabbie dipinte: gabbie e sbarre colorate che non rappresentavano solo memoria ossessiva della drammatica esperienza vissuta in prigionia durante il secondo conflitto mondiale.
Dice bene Maurizio Bernardelli Curuz che la sua pittura istintiva era filtrata dalla cultura e dai libri, tra i quali quelli prediletti di Italo Calvino. Anche il paesaggio ha rappresentato il piacere dell’im-mersione nella natura “per trovare magica sintonia tra la vibrazione cromatica e apprestarla in tavolozza e l’assestamento dell’olio sulla tavolozza”.
BIBLIOGRAFIA
A. POSSENTI, “Variazione su un tema”, Brescia, Galleria AAB (Saletta del Torchio), 14 - 26 marzo 1981.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
A. ZAINA, “Mariuccia Nulli”, Cellatica, Italgraf, 1987.
F. DE SANTI (a cura di), “America”, Mostra dell’Ass. “Domina”, itinerante, 1992-1993.
T. BINO, M. BERNARDELLI CURUZ, “Mariuccia Nulli. Variazioni di un tema”, 1997.
M. BERNARDELLI CURUZ, T. Z.(ana), Mariuccia Nulli, l’arte geniale del vivere, “Giornale di Brescia”, 5 dicembre 2001. (Necrologi).
1754 - 1817
Pittore di Milano, fra i migliori del neoclassicismo, buon ritrattista e celebratore dei fasti napoleonici. A Brescia esistono di lui il Ritratto del generale col. Teodoro Lechi (Coll. famiglia Lechi) e la Toeletta di Giunone con le Grazie, alla Pinacoteca Tosio - Martinengo. Solo per queste opere qui lo si cita.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
A. ZANCHI, Appiani ritrovato, “STILE Arte” n. 77, aprile 2004.
Secolo XV.
Frate eremitano di S. Agostino, miniatore e illustratore per eccellenza, ricco di vena naturalistica lombarda, ma aperto ad esperimenti eclettici. Secondo alcuni egli miniava nel 1474 i corali del convento di S. Barnaba, perduti; nel 1488 i corali della cattedrale di Cremona; nel 1495 una immagine della b. Cristina da Calvisano, perduta; un innario in S. Maria del popolo a Roma e in seguito altri corali per la stessa chiesa, ora nella casa generalizia degli Agostiniani a Roma. E’ considerato illustratore di vena locale arricchita da apporti mantegneschi e da colorito veneto. Ma vi è chi, come il Puerari, lo ritiene un semplice calligrafo e chi, come il Panazza, lo dice miniatore di vaglia e scrittore.
BIBLIOGRAFIA
P. GUERRINI, Note di agiografia bresciana, “Brixia sacra”, 1916.
P. DAVID - A. PERINI, Bibliografia Augustiana cum notis biographicis - Scriptores Italiae, Firenze 1929, I parte.
A. PUERARI, “Mostra di antiche pietre dal XIV al XIX secolo”, Cremona, 1948.
P. D’ANCONA - E. AESCI-ILIMAN, “Dictionnaire…”, p. 13.
F. ZANONI, I corali del Duomo di Cremona, p. 11, Catalogo descrittivo, in “Annali Bibl. Gov. e libreria civica di Cremona”, 1955.
M.L. FERRARI, “G.P. Da Cemmo”, Milano, 1956.
“Storia di Brescia”, Voll. II e III, 1964.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secolo XVI.
Figlio di Sebastiano, fu disegnatore e pittore, ma non lasciò tracce a Brescia. Ai primi del 1600 è al servizio del card. Federico Borromeo come disegnatore, cartografo, pittore e ingegnere. Suoi saggi si trovano nella chiesa di Bellagio. Forse nato nel 1543.
BIBLIOGRAFIA
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Ghedi, 1510 - ?.
Figlio di Alfonso, pure pittore, è soprattutto manierista. Nel 1535 firma gli affreschi nella parrocchiale di Lavone. Sue opere si ricordano a: Bagnolo Mella, Il Canello (affreschi in due sale, 1547); Brescia, Biblioteca Queriniana (Messale miniato A. II, 4); in S. Alessandro. S. Luigi di Francia, S. Rocco e S. Sebastiano; Torri del Benaco, chiesa parrocchiale, Vergine con i SS. Pietro e Paolo. La sua formazione rivela influssi morettiani.
Ma l’Aragonese è una figura di primo piano per gli studi archeologia bresciani grazie alla raccolta di disegni riguardanti i monumenti antichi della città e del territorio conservati parte nella Biblioteca Queriniana, parte alla Biblioteca Vaticana.
BIBLIOGRAFIA
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G. B. CARBONI, “Notizie storiche di pittori, scultori”, 1776, Ediz. C. Boselli, 1962.
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G. LABUS, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1828.
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THIEME - BECKER, Vol. II (1908).
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P. GUERRINI, Lavone e Pezzaze, “Memorie storiche della Diocesi di Brescia”, 1948.
“Storia di Brescia”, Vol. III, 1964.
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“Memorie storiche della Diocesi di Brescia”, 1965.
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“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
o PIETRO Ghedi, 2 agosto 1949.
Brescia, Milano e Londra.
Diplomato presso l’Istituto statale d’arte di Castelmassa (Ro) ha frequentato l’Accademia di Brera, terminando gli studi con un’ampia tesi di Storia dell’Arte sulle epigrafi in Val Camonica, discussa con il prof. Raffaele De Grada. Ha intrapreso ad esporre nel 1973 a Riva del Garda, Sarezzo e Brescia, portando nel successivo anno sue opere a Milano e Roma. Nel 1975 espone a Parma, Brescia e nella Pinacoteca Repossi in Chiari. E’ presente a Bari nel 1976, nello stesso anno è a Bologna e ancora a Brescia. Del 1977 sono mostre personali in Pordenone e alla “Curven Callery” di Londra. Partecipa, venendo sovente premiato, a collettive varie in città italiane; ha avuto il privilegio di vedere suoi lavori accolti in collezioni private inglesi: a Londra e a Salisbury. L’uomo, il suo relitto meglio, è protagonista dei suoi dipinti, assillato, oppresso sino allo spasimo; dalla smania di progresso tecnologico fatto egli stesso elemento. Ammonimento dunque, ad affrontare e risolvere problemi che toccano l’intera umanità: dalla scienza alla ecologia. Come denunzia della profanazione della vita nascono le opere di Arbosti, fatte di creature avvolte da frammenti metallici: trucioli esse stesse intimamente. La speranza v’è, tuttavia, che questi manichini possano trarre alito nuovo di umanità.
BIBLIOGRAFIA
G. STELLA, “La Voce del popolo”, 23 gennaio 1975.
C. MUNARI, “P. Arbosti”, Brescia, “Galleria Mazzini”, 3 - 23 gennaio 1976.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 10 giugno 1976.
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M. PEDINI - A. SALA, “Galleria A.A.B.”, Brescia, 8 - 20 ottobre 1977.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 15 ottobre 1977.
L. SPIAZZI, Giro dell’arte, “Bresciaoggi”, 25 marzo 1978.
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R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
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S. MENGHINI, A. ZAINA, “Se Cristo tornasse”, Brescia, Istituto d’Arte “Caravaggio”, Natale 1990.
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M. BERNARDELLI CURUZ, Arbosti, la stanza del mistero, “STILE arte” n. 79, giugno 2004.
S. Gervasio, 18 febbraio 1941.
Avviato alla pittura da Gabriel Gatti, ha intrapreso la via delle esposizioni nel 1967, partecipando a premi provinciali in Collio, Lonato, per poi inviare suoi dipinti anche a Roma, Napoli, Foggia, Genova, Salsomaggiore e, nel 1979, alla Mostra: Les Artists d’Italie a Parigi. Ha tenuto due personali in Brescia, presso la A.A.B., nel 1974 e nel 1979.
Dagli insegnamenti di Gatti ha tratto l’accuratezza compositiva, il gusto del colore delicato e giocato su grigi sfumati nel verde e nell’argento. Pur avendo affrontato la figura, la natura morta, meglio si esprime nel paesaggio vasto, ma dalle atmosfere silenti e malinconiche.
BIBLIOGRAFIA
A. MAZZA, “Galleria A.A.B., Sale del Torchio”, gennaio 1979.
AA. VV., “Brescia ‘80”, Brescia, 1 - 11 maggio 1980.
“Dizionario degli artisti europei contemporanei”, Accademia Italiana delle arti e del lavoro, Salsomaggiore Terme, 1980, Vol. I, p. 48.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984
Monticelli Brusati, 1946.
Pur avendo frequentato per qualche tempo l’Accademia Carrara di Bergamo sotto la guida di Trento Longaretti, Enzo Archetti può considerarsi autodidatta. Ancor giovane e in piena evoluzione, ha tuttavia una visione coerente e singolare nel mondo pittorico bresciano. Sia che affronti un paesaggio, una natura morta o meglio ancora le sue figure femminili delle quali pare cogliere l’essenza, l’intima vita attraverso quei toni lievi, evanescenti: quasi che la presenza umana, campeggiante nel vasto panorama o appartata su un lato della tela, assuma valore simbolico.
Anche se le composizioni arieggiano al Liberty per quei cappelli femminili dalle enormi tese, per l’abbigliamento composito e ricreato con calligrafica precisione, v’è in esse l’inquietudine dell’autore che affida loro la propria “vibrante passione di uomo che prova continuamente la necessità di ritornare sulla stessa tematica” quasi nel bisogno di sempre più penetrare quanto s’agita nel cuore umano Dolcezza espressiva, ma tensione intima d’un pittore che ha già raggiunto invidiabili traguardi.
Fin qui la prima edizione del “Dizionario” diffusa nei primi anni Ottanta del secolo passato. Trascorsi oltre due decenni si è infoltita la sequenza delle mostre personali tenute da Archetti in noti spazi espositivi di Milano (1981, 82, 1990, 91), Modena (1984), Verona (1989, 1991, 93, 95, 99), Tokio (1991), Brindisi (1992, 2001), Vicenza (1995), Rimini (1998), Bari (2002). E Brescia (1982, 83, 84, 1994, 95), con vari luoghi provinciali.
Più fitta ancora la nota delle partecipazioni a rassegne collettive locali, in Italia e fuori. Ma quel che più interessa è l’evolversi della creatività del pittore, che dai paesaggi intesi come mondi possibili, passando per le figure femminili emblemi di poesia, gioia di vivere, inquietudine emozionante, è pervenuto a proporsi il confronto col passato al fine di interpretare il presente, fino alle immagini costruite sui muri evocanti storie antiche, distruggendole poi per ricreare forme significanti l’ordine. Ben osserva allora Fausto Lorenzi intuendo in Archetti la rimozione del languore, che non dice ineffabile il senso delle cose, ma cerca traccia nelle occasioni quotidiane, un rimando di eccitazione fantastica a grandi archetipi… Alla leggera garbata sfumatura è subentrata una più asciutta e virile contemplazione meno intimistica, più aderente alla crosta del nostro tempo.
BIBLIOGRAFIA
F. LORENZI, “Archetti. Opere 1992-1995”, Brescia, ottobre 1995.
AA. VV., “Archetti. Sinfonie”, Brescia, Pieve di Urago Mella, 9 novembre - 1 dicembre 2002. (Con Apparati).
Madrid (Spagna), 1940.
Vissuta fino al 1969 a Madrid, fin dalla giovane età ha prediletto la pittura, tanto da tradurre nella tela il paesaggio e le tradizioni della sua terra. Al 1958 datano le sue prime opere e i primi contatti con il pubblico madrileno.
Nel 1962 supera l’esame di selezione per l’ingresso alla Scuola superiore di B. A. di S. Ferdinando a Madrid, dove studia e lavora, meritando per cinque anni borse di studio, con i maestri Vasquez Diaz, Toledo e Barjola; frequenta al tempo stesso l’ambiente artistico della capitale spagnola. Consegue il titolo per insegnare disegno e pittura. Nel 1966 vince una borsa di studio per il perfezionamento presso professori di Segovia e nel concorso finale vince il primo premio: medaglia d’oro del Governo. Di quegli anni sono alcune mostre personali in Madrid, con partecipazioni a vari concorsi e collettive. Stabilitasi a Brescia nel 1969, apre studio in via Costalunga e già nel 1970 espone in personale alla A.A.B. Frequenti i ritorni nella terra d’origine: anche le successive mostre in città (1976 - 1977 - 1980) e a Desenzano (1976) sono frutto di ricorrenti ritorni in Ispagna; ma via via si inseriscono scorci bresciani, così cari agli artisti nostri, anche se ripresi con i “colori solari” di Spagna che caratterizzano ogni sua opera. Il colore è infatti la più evidente qualità della pittrice, sia che rivolga lo sguardo ai campi di grano, alle colline, sia che osservi muri scrostati di umili case e gli interni di quelle case ove sorprende figure la cui umiltà si fa simbolo di umanità. Opere di Arconada sono in collezioni private di Spagna, Francia e Italia.
Dell’avvenuto inserimento nel mondo artistico bresciano attestano le adesioni all’Associazione artistica “Domina” con cui ha esposto nel 1992 e al Gruppo Guzzaghese “Kaleidon”.
BIBLIOGRAFIA (bresciana)
A. MAZZA, Bellezze della Valgrigna, “Giornale di Brescia”, 8 novembre 1975.
A. RIZZI, “Galleria del Carro”, Brescia, 6 - 18 marzo 1976.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Giornale di Brescia”, 13 marzo 1976.
E.C.S. (alvi), Mostre d’arte “Giornale di Brescia”, 16 marzo 1976.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 13 maggio 1976.
“Dolores Arconada”, Brescia, “Galleria d’Arte Bistrò”, 29 gennaio - 11 febbraio 1977.
L. SPIAZZI, “Bresciaoggi”, 5 febbraio e 17 dicembre 1977.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 7 aprile 1979.
AA. VV. “Brescia ‘80”, Brescia, maggio 1980, Catalogo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.