Salò, 1752 - 13 luglio 1829
Modesta, ma sincera vena presenta questo pittore.Di Santo Cattaneo fu allievo e con lui studiò disegno e pittura; si trasferì poi a Venezia, ed a Venezia, secondo Stefano Fenaroli, risiedette diciassette anni, frequentandovi l'Accademia di B.A.
Conobbe e si fece amico dello scultore Antonio Canova e di A.M. Zanetti.Tornato al Garda, prese parte agli eventi politici; nel 1813 ottenne la cattedra di disegno presso il civico Ginnasio.
La sua attività pittorica si intensifica e numerosi dipinti sono condotti a termine: fra i quali un S. Filippo Neri che accenna ai fanciulli l'immagine della Madonna, un S. Filippo che prega nelle catacombe di Roma, una Giustizia, un S. Giovanni Battista predicatore; soggetti mitologici vari... Sulle rive del Garda realizzò anche alcune bambocciate o fatti favolosi ricordati in case dei co: Lechi e dell'avv.Zugliani in Brescia.
Altre opere «diligenti, accademiche, di qualità modesta, salvo che in qualche particolare», sono custodite in prevalenza sulla Riviera.Gaetano Panazza riconosce al pittore «dignitosa e fredda eleganza... e corrisponde al Craffonara, il purista di notevoli qualità operoso a Riva del Garda».
La lettura tenuta da Romualdo Turrini all'Ateneo di Salò: Narrazione isterica sull'architettura lo dice di buona cultura, mentre l'uomo ha lasciato ricordo di affettuoso docente che «finì di vivere una morte pari alla santità de' suoi costumi».
BIBLIOGRAFIA
G.BRUNATI, «Dizionario degli uomini illustri della Riviera benacense», Milano, 1837.
P.PERANCINI, «Memorie intorno alla vita e alle opere di R. Turrini, pittore di Salò -
Pubblicazione di sei lettere dell'immortale A. Canova», Brescia, 1866.
P.PERANCINI, «Breve illustrazione degli oggetti d'arte di Salò», 1871.
P.DA PONTE, «Esposizione della pittura bresciana», 1878.
S.FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
G.BUSTICO, «Le vie di Salò», Salò, 1909.
G.LONATI, Una gloria dell'Oratorio, R. Turrini «Oratorio», N.U., 10 maggio 1929. (Riprod.
in«Brescia», giugno 1929).
P.GUERRINI, Itinerari storico artistici a chiese e cimiteri della Riviera benacense, «Memorie dell'Ateneo di Salò», 1932.
THIEME BECKER, Vol.XXXIII. (1939).
D.BONDIOLI, «Guida minima nel Duomo di Salò», marzo 1962. «Storia di Brescia», Vol.IV.
(í. PANAZZA, Le manijèstazioni artistiche della sponda bresciana.... «Il lago di Garda», Ateíìeo di Salò, 1969, p. 258.
«La Voce del popolo», 6 dicembre 1974, Mostra di R. Tí4rrini.
A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani»,», Ed.IV, (1962).
Casina (R.E.), 17 maggio 1927 - Nave, 22 dicembre 1976.
Vinto il concorso per l'insegnamento elementare, si è trasferito a Nave sul far degli anni Cinquanta, e nella nostra frazione si è fatto apprezzare per la dedizione alla scuola; per la trascinante passione coinvolgente gli allievi nelle più diverse discipline.Musica, poesia, letteratura, pittura i cui esiti si traducevano in brani musicali, quadretti, versi composti dal ragazzi a integrazione delle materie propriamente scolastiche.
Di questa attività complementare tracciava preventivi e analizzava i risultati su fogli sparsi ancor oggi custoditi dalla devota compagna della sua vita.
E fra queste paginette resta anche il «credo» suo pittorico:
«Intendo dipingere immagini sulla situazione di incertezza, di paura latente in ogni uomo (paura della morte e di come avverrà, del male in genere: incubi, timori, situazioni angoscianti ... ). Si cerca di camuffare la nostra paura e le nostre tristezze e ci vergognano di manifestarle agli altri, i quali sono tuttavia nella nostra situazione ... »
In brevi anni la sua voce pittorica si è fatta udire come «nuovissima, certo fra le più schiette, autentiche e sincere, nel suo aspetto primitivo, quasi selvaggio».Voce ingenua ma profondamente tragica.
Sono nate visioni di mostri spietati, apparizioni terrificanti, allucinanti. «Immagini mitiche, di una mitologia biblica e apocalittica, ove si intrecciano tutte le favole o i racconti paurosi che la memoria ha raccolto ed elaborato dagli anni dell'infanzia: lo spettacolo demoniaco del mondo, la fascinosa e corrusca tregenda nella quale i piccoli uomini d'oggi si battono per strappare l'anima loro alla violenza, alla rapina del demoni; furenti demoni dostolevskiani in versione contadina e provinciale, ma di una vitalità così intensa da sconcertare per la forza improvvisa ed irruente», come ben ha osservato Elvira Cassa Salvi.E come improvvisa e racchiusa nel breve lustro del primi anni Settanta è l'attività pittorica di Ugoletti, così inopinatamente è recisa la vita dell'artista a cui è stato concesso di ordinare solamente due mostre personali, in città, negli anni 1974 e 1975.
Un bagliore, dunque, del quale si irraggiano amaramente le opere rimaste: condotte con un certo gusto naif nell'aspetto formale, figure umane, animali, arida natura la cui ascendenza potrebbe ritovarsi in Bosh o in Ensor, in certa produzione grafica di artisti nordici, ma vivificate da un espressionismo originale e tutt'altro che ingenuo, sia nelle forme dure, quasi scostanti, sia nel tessuto cromatico arido, stridulo ma acuto, come inquietanti e violenti sono i furenti contrasti rappresentati.
BIBLIOGRAFIA
- MORUCCI, «Galleria Brixia», Brescia, 2-15 febbraio 1974.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 13 febbraio 1974.
A.MORUCCI, Galleria d'arte, «Biesse», a. XIV, n. 144, febbraio 1974.
E.CASSA SALVI, «Galleria A. Inganni», Brescia, 15-27 febbraio s.a. (1975). (Riproci.
recensione del 13 febbraio 1974).
L.SPIAZZI, Taccuino «Bresciaoggi», I marzo 1975.
Torbole Casaglia, 16 aprile 1950
Autodidatta, giovanissimo si affaccia alla ribalta delle mostre partecipando a varie collettive, a Brescia (1975, 76, 77, 79, 1980); Travagliato (1976), Ome (1976), Gardone V.T. (1977), Milano (1977, 79), S. Polo (1978), Angolo Terme (1978).
Allestisce al contempo mostre personali nel paese d'origine (1975), a Travagliato (1976), Concesio (1977), Brescia (1977, 78, 79, 1980) queste ultime tutte nella sede dell'Associazione artisti di via Gramsci.
Figurativo, autore di paesaggi, di figure e di nature morte, fin dal primo suo apparire palesa la capacità di stabilire un rapporto oggettivo con la realtà osservata fin nel particolare.
«Cristallini specchi d'acqua, fruscianti filari d'alberi, vecchi casolari ascosi nel verde, distensive oasi di pace, in alto il cielo di cobalto», come ha osservato Oscar di Prata.
Antiche suppellettili, lanterne, pagine ingiallite di libri, vecchie sedie impagliate e utensili contadini per le nature morte accuratamente descritte.Gli oggetti della rustica vita portati alla luce per animare scene di paese e dei campi: nella stagione calda o in quella resa silente dalla spessa coltre di neve.
Pittura sfiorante l'oleografia, ma spesso capace di momenti poetici.In queste prove la paziente, puntigliosa applicazione del giovane Ungari anima il racconto reso evidente dalle innate qualità di narratore.
BIBLIOGRAFIA
0.DI PRATA, «Galleria A.A.B.», Brescia, 22 ottobre - 3 novembre 1977.
A.MAIORINO, «Galleria A.A.B.», Brescia, 14-26 ottobre 1978.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 21 ottobre 1978.
G.POLONI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 19 settembre - Il ottobre 1979.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 6 ottobre 1979.
G.S.(tella), Mostre, «La Voce del popolo», 19 ottobre 1979. «Galleria A.A.B.», Brescia, 27 settembre - 9 ottobre 1980.L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 3 ottobre 1980.
Palazzolo, 1940
Precocissima la vocazione artistica di Aldo Urgnani, tanto che alcuni suoi paesaggi datano al 1951, quando cioè stava completando la scuola elementare, a soli dieci anni.
Al fare «ingenuo» di quei lavori, dedicati alle consuete visioni racchiuse nel piccolo mondo del cortile di casa, sono subentrati aspetti più ampi del paese natio resi con più decisa e corposa pennellata, come nel dipinto dedicato a L'Oglio, del 1953, con sempre più riassuntiva campitura ricreante i molteplici aspetti palazzolesi, sia nella stagione piena che nella invernale.
«L'artista - ci dice Luciano Spiazzi - ha un piccolo studio a pian terreno in un vecchio edificio del centro storìco e lì consuma e brucia in tele sempre più ampie tutto lo spazio aperto di cui la sua sensibilità liricamente tesa e sempre inappagata ha costante bisogno».
Entrato a far parte del Gruppo E, annoverante altri pittori e scultori palazzolesi, in seno al sodalizio intraprende costante partecipazione a collettive, fin dallo spegnersi degli anni Cinquanta, per giungere alla più vicina, del dicembre 1980, testimoniata anche dall'opuscolo composto da Masneri e recante saggio introduttivo di Luciano Budigna.
Oltre al paesaggi, noti i fiori di Urgnani, per lui motivo di varie nature morte, composte con mossa macchia, apparentemente astratte ma «in realtà ancorate ad un naturalismo lombardo portato avanti con estrema partecipazione e tensione immaginativa abbastanza rare in tempi nei quali sembrano urgere soprattutto le drammatiche contraddizioni dell'era tecnologica».
Ne sortono motivi di armonia cromatica e compositiva riflettenti l'esigenza dell'autore di partecipare ciò che «può essere ancora la vita come accordo, armonia, misura di contro alla distruzione che in essa si proietta dal presente al futuro... Viola, arancioni, gialli, rossi e bianchi che non tanto scompongono le forme naturali quanto le esaltano, facendone note ora timbricamente accese, ora avvolgenti, calde di profumi».
Fra le numerose località in cui Urgnani ha esposto suoi dipinti, con Brescia (1958, 59, 1980), possiamo citare: Orzinuovi (1956), Montichiari (1960, 64), Palazzolo (1963).Quindi Soresina (1974), Santhia e Gallarate (1975), S. Donato.Osio Sotto (1975, 77), Arona e Valeggo sul Mincio (1976).
BIBLIOGRAFIA
«Galleria La Loggetta», Brescia, 20 dicembre 1958 - 6 gennaio 1959, Gruppo artistico
Palaz olo, Catalogo.
«Galleria La Loggetta», Brescia, 8-27 febbraio 1961, Pitiori e scultori palazzolesi, Catalogo.
G.V., Inizìa la Fiera di Montichiari, «Giornale di Brescia», 8 maggio 1964.
- BUDIGNA, «Studio G. 7», Bovezzo, 12-25 marzo 1977,Collettiva Gruppo E.
AA.VV., «Brescia '80», Brescia, 1-11 maggio 1980, Catalogo.
AA.V., «I Pittori del Gruppo E di Palazzolo», Tipolito Masneri, Palazzolo, s.d. (1980).
L.SPIAZZI, Il Gruppo E di Palazzolo, «Bresciaoggi», 13 dicembre 1980.
Idro 1902.
Dal catalogo di una delle sue più recenti mostre personali, consuetudinariamente allestite nel paese natale, ricaviamo i dati essenziali della sua attività.
L entrato nel mondo della pittura dopo una pluridecennale esperienza nel campo decorativo, distinguendosi in provincia ed oltre i confini.
La sua attrazione verso l'arte pittorica gli ha consentito di raggiungere, in breve, traguardi di rilievo, come dimostrano i numerosi concorsi, anche internazionali,in cui è stato premiato.Dopo i primi saggi di vario stile, ora ha raggiunto lapiena maturità artistica in una caratteristica espressione di figurativo-modemo... «in pura geometrizzazione formale e preziosità cromatiche con una maniera corposa e larga di trattare la materia, nella caratteristica della pittura murale.Di tendenza figurativa con riferimento all'impressionismo, la sua arte è viva antica, con il pregio di saper comunicare la verità degli avvenimenti del nostro tempo con estrema chiarezza, con colori caldi e teneri e con pulizia cromatica.Nei paesaggi di Federico Vaglia la luce, trattata con sensibile morbidezza, si unisce a dense e brevi pennellate di colore, dove la natura si ispessisce e solidifica in calde tonalità autunnali, mentre disimpegna la sua vena figurativa con la larghezza di significati da renderla stupefacente e insolita».
Fra i premi a cui Vaglia ha partecipato si ricordano quelli in Napoli (1974, 75), Brindisi (1974), Milano (1975), Cemusco (1975) dove al Concorso «Claudio Guidali» ha meritato la medaglia d'oro dell'Ente provinciale per il Turismo di Milano.
BIBLIOGRAFIA
U.VAGLIA, «Dizionario degli arresti e artigiani di Valle Sabbia», 1948.
R.LANA, «Galleria Pieve d'Idro».' Idro, 20 dicembre 1975 - 10 gennaio 1976.
Valeggio sul Mincio, 24 agosto 1905.
A vent'anni (1925) trasferitosi a Brescia, nella nostra città da allora risiede, ed ebbe qui i primi insegnamenti dell'arte.Suoi maestri sono stati Enrico Invemici, Einilio Rizzi, Adolfo Mutti, Luigi Moneghini. con i quali amava dipingere dal vero.
Pur avendo compiuto lunghi viaggi in Europa ed in Africa ha alimentato in città e nella provincia nostra lo sguardo ed il cuore col desiderio d' essere pittore.Frutto del suo pellegrinare fra «alberi e case, strade e laghi, fiumi e torrenti, prati e campi, monti e colli diluiti in tutte le stagioni dell'anno», ha alfine riunito nella sua prima mostra personale, allestita nelle sale della Loggetta nel 1961.
Ecco il Mercato del Cairo, le Vele sul Nilo e i solatil Argini del Nilo, -ma numerosi sono i riflessi di Montisola e di Sulzano, il degradare delle colline di Ome, delle Valli Sabbia, Trompia, d'Orizzo.Le diverse località bresciane divengono sempre più i luoghi prediletti dal pittore che dopo un operoso silenzio durato otto anni, nel 1969 si ripresenta alla Galleria dell'Associazione artisti bresciani con circa quaranta opere: i titoli ripropongono un itinerario divenuto familiare, da Ome a Sabbio Chiese, da Sensole a S. Colombano, da Salò a S. Felice; i nostri Ronchi.E visioni del Gaver, della Val d'Oiizzo, Val Palot.I motivi rincorsi con entusiasmo espone in successive mostre alla «Galleria d'arte moderna M» di Milano, alla «Simonetta» di Bergamo, in Villa Alba di Gardone Riviera (1971); di nuovo alla A.A.B., nel palazzo Gonzaga di Sabbioneta ed a Bolzano («Galleria Les Chances de l'Art»), nel 1972.
Alla A.A.B. e alla S. Gaspare torna nel 1973, alla Galleria Bistro di piazza della Loggia negli anni 1975 e 1977.
«Dipinti tutti lievitanti colori violetti, bruni grigi e azzurri leggeri.Quasi un evaporare d'umori della natura», com'ebbe a esprimersi Luciano Spiazzi.Un sentimento di vita come un elegiaco trascorrere del bei ricordi esce dalla tavolozza di questo pittore, elegia senza svenevolezze, com'è nella natura che si compiace di memorie e solo assume nello sguardo di Valbusa i riflessi del suo contemplare sereno.
Un cenno particolare ci sembra dover dedicare ai dipinti in cui la neve scioglientesi sul prati, lungo i greti ciottolosi si colora di mille sfumature.Qui ci sembra sia manifesto appieno il suo accenno al tonalismo «cioè al dolce degradare dei colori verso l'orizzonte, in una atmosfera di suggestiva poesia... Un modo semplice, lindo di filtrare nella realtà, sulla realtà il proprio sentimento della naiura».
Accanto alle mostre personali, che già provano l'assiduo operare del pittore, sono numerose le partecipazioni a collettive segnate da riconoscimenti: in Gardone Riviera (1961, 1971), Soncino, Valeggio (1965), al bresciano Premio S. Agata (1969), a Bergamo e Olgiate Comense (1071), in altre minori località.La passione per la pittura Gaetano Valbusa ha trasmesso anche ai figli: Silvio (24 agosto 1936), Giordano (20 ottobre 1940).
BIBLIOGRAFIA
«Giornale di Brescia», 19 luglio 1957, Pittori e.fotografi della O.M.. «Galleria A.A.B.», Brescia, 18-30 aprile 1960, Collettiva BS. 19, Catalogo. «Galleria La Loggetta», Brescia, 20-30 aprile 1961.
«Galleria A.A.B.», Brescia, 22 febbraio - 6 marzo 1969.
V., S. Agata come via Uargutta, «Giomale di Brescia», 29 aprile 1969. «Giornale di Brescia», 28 aprile 1970, Paesaggio di Gaiardo.
JO COLLARCHO, «Galleria A.A.B.», Brescia, 8-20 gennaio 1972.
A.MAZZA, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 20-31 gennaio 1973.
C.VILLANOVA, «Galleria Bistro», Brescia, 13-26 dicembre 1975.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 20 dicembre 1975.
L.SPIAZZI, «Galleria Bistro», Btescia, 5-18 novembre 1977.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 12 novembre 1977.
«Arte bresciana oggi», Sardini Ed.Bomato.
Circasia (Columbia) 26 ottobre 1926.
Si propone il curriculom di questo artista colombiano, che dal 1968 risiede a Brescia, traendolo da uno dei recenti cataloghi editi dal pittore per una sua mostra personale.
«Antonio Valencia studiò nella Scuola di B.A. della Università Nazionale di Bogotà ottenendo la laurea di professore di pittura.Ancora studente, nel 1948 fondò e diresse la rivista «Plastica», prima pubblicazione dedicata alla diffusione e difesa dell'arte moderna.Contemporaneamente organizza il primo Salone d'Arte moderna, dove si riuniscono i pittori più noti del momento in Columbia.Nel 1949 va ad abitare nel villaggio indios Guajiros dove lavora per circa due anni.Nel 1950 partecipa come pittore colombiano alla Biennale di Venezia e alla prima Biennale Hispano Americana di Madrid.Nel 1952 vince il primo premio al Salone nazionale di Pittura di Bogotà, premio consistente in una borsa di studio per frequentare per due anni la Reale Academia di S. Fernando di Madrid.Nel 1955 invia sue opere alla terza Biennale Hispano Americana di Barcellona dove vince il primo premio di pittura.Dopo Barcellona, 1956, sue opere sono state scelte per partecipare alla Mostra Picasso e Arte contemporanea Hispano Americana di Ginevra.Nel 1957 espone i suoi quadri in personale, nell'Ateneo di Madrid.Una scelta delle sue opere figura nella collezione «Quademi monografia d'Arte» dell'Ateneo stesso.Sempre nel 1957 partecipa alla Biennale internazionale di Alessandria d'Egitto.Nel 1961 espone alla Biennale di S. Paolo del Brasile.Nel 1962 si trasferisce in Germania, a Francoforte, dove lavora in vetrate e rilievi in cemento. Alcuni di questi lavori furono esposti alla «Haus del VolksArbelte».Espone tre volte le sue opere a Francoforte e Graven Bruck.
Dal 1960 al 1967 ha lavorato nella pittura non figurativa.Ha partecipato in Spagna a diverse mostre collettive e fatto mostre personali a Santander, Granada, Lisbona, ed altre».
A Brescia, il Centro Internazionale d'Arte (CIDA), aperta in via Callegari, ospita Antonio Valencia nel maggio 1969.Prima sua mostra italiana che segna, fra l'altro, il ritorno del pittore alla figurazione, dopo l'esperienza astratto-informale.Nelle opere esposte è rilevato «un mondo gentile e trasognato che sfuma nella favola e si alimenta di una delicata vena lirica.I temi sono quelli antichi della poesia amorosa e cortese, ma riespressi con accenti di ingenuità naive: la dama, gli amanti, i cavalli, il cavaliere, la primavera, i musicanti, la notte, il tramonto.Valencia ricorre, per affrontarli, a quella pittura fra infantile e decorativa che li trasferisce in una sfera di sogno.Affiorano, nelle forme e nelle luci ataviche, influenze da una tradizione arcaica precolombiana e alcune suggestioni picassiane.Contorni elementari, geometrizzanti, frontalità e piattezze nelle figure, una materia grezza ed opaca da affresco murale.Le armonie cromatiche si tengono su un registro insieme basso e caldo, di terre, bianchi, verdi, qua e là accesi da bagliori infuocati». Si è riproposta, intera, la recensione alla mostra redatta da Elvira Cassa Salvi, perché ci sembra penetri le fondamentali tematiche affrontate da Valencia anche nel suo successivo cammino artistico, pur se il suo fare, con il passare del tempo, ha acquisito chiarezza compositiva e narrativa.Una narrazione che vive e si alimenta del ricordo, meglio ancora, della nostalgia.
Dallo studio messogli a disposizione da Marìo Vigasio, altre opere sono uscite per raggiungere Galleria bresciane: nel 1973 il Bistro di piazza Loggia, nel 1979 la Galleria S. Michele e la desenzanese «La Cornice».Altri impegni attendono il pittore in altre città italiane: mostre, ma anche lo studio di mosaici per alcune chiese, ritratti da tempo commissionatigli.Marito di Ilma Villanueva, presente con alcune opere alla rassegna «Brescia '80».
BIBLIOGRAFIA (bresciana)
«Centro Internazionale d'Arte», Brescia, 3-.15 maggio 1969.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», I I maggio 1969.
- VILLANOVA, «Galleria Bistro», Brescia, 22 settembre - 5 ottobre 1973.E.C.S.(alvi),Mostre d'arte,«Giomale di Brescia», 15 febbraio 1974.
«Galleria S. Michele», Brescia, gennaio 1979.
«Brescia arte», N.S., n. 1, primo semestre 1979, La ('olombia di l@'alen(-ia.A. MAZZA, «Galleria La Cornice», Desenzano, 26 maggio - 7 giugno 1979.AA.VV., «Brescia '80», Brescia, I -I I maggio 1980, Catalogo.
Bedlzzole, 17 settembre 1939.
Diplomato in scuola tecnica superiore, durante gli anni Cinquanta ha frequentato lo studio di Gabriel Gatti, quindi la scuola serale dell'Associazione Artistica di via Gramsci, sotto la guida di Gabriele Saleri e Gianni Parziale.
Per tre anni ha seguito altresì i corsi dell'Enalp di Botticino acquisendo, la tecnica dell'affresco e del restauro.
A mezzo degli anni Sessanta ha intrapreso la partecipazione a mostre collettive in varie località della provincia nostra: Carzago Riviera, Castenedolo, Carpenedolo, Villanuova, Leno, S. Felice del Benaco, Padenghe, Molinetto; presentandosi assiduamente con amici conterranei a Bedizzole.
Nel 1971 ha allestito la prima personale a Bedizzole e quasi annualmente ha ripresentato nel luogo natio i suoi dipinti, fino alle soglie del 1980.
Prevalentemente paesaggista, attratto dalla visione della Valtenesi, è altresì autore di nature morte e di figure tipiche quali contadini, venditori di pesce, gondolieri ritratti durante brevi soggiorni in Laguna.
Nella produzione paesaggistica prevalgono ampi panorami resi «con stesura cromatica sobria e raffinata - come ha osservato Alberto Mor-ucci - che attribuisce a Valenti la capacità di tradurre nella tela l'emozione di chi ha saputo cogliere in un riflesso d'acque o di cielo, in un movimento di foglie l'ansietà spirituale per un racconto carico di vibrante armonia etico-estetica».Prevalgono i verdi, gli azzurri macchiati di luce, i grigi sfumati dal prezioso impasto a ricreare rustici, viottoli fra quei rustici, il Chiese e le colline moreniche...
In alcuni dipinti s'avverte la malinconia del vespro: un senso romantico di pace - sottolinea ancora Morucci - creata nell'amplesso delle colline, quando l'ansia del giorno cede alla meditazione e allo stato contemplativo.
La passione che ha indotto Valenti a frequentare i corsi ENAIP ha trovato concretezza in alcune «santelle» di ßedizzole e dintomi, restaurate o illeggiadrite con motivi sacri, composti a olio su tela ma riflettenti le antiche decorazioni.
BIBLIOGRAFIA
- MORUCCI, «Galleria La Disciplina», Bedizzole, 1-13 agosto 1971.
«Giornale di Brescia», 25 settembre 1973, L'autunno in Valtenesi dei pittori della domenica.
Secolo XVI.
S.Fenaroli, nel suo «Dizionario degli artisti bresciani», lo definisce pittore e rinvia all'Estimo del 1525 della quadra settima di S. Faustino.Ma del Valotti ' hanno ulteriori notizie né si conoscono opere.