Salò.
Ha frequentato l'Accademia di Brera, in Milano, sotto la guida di Domenico Purificato.
Intraprende l'attività espositiva sul fare degli anni Settanta con partecipazioni a varie collettive, fra le quali si ricordano quelle nella «Galleria La firma», di Riva; le estemporanee di Villanuova sul Clisi, di Limone (1975), i Premi Mossini di Mantova, il Natale d'oro di Milano (1975).
Altre presenze a Pontoglio, Brescia, Mantova, ancora Villanuova, Concesio nel 1976; mentre mostre personali ha allestito a S. Felice del Benaco (1974), Villanuova (Studio G., 1976), Riva del Garda, Limone (Galleria S. Carlo) nel 1976 e nella bresciana A.A.B., nel 1977.
La sua pittura è orientata verso una «figurazione che esalta un modo particolare di considerare la figura.La composizione è riferita al piano, nelle due dimensioni.I colori prediletti sono il verde e il giallo» dapprima; poi il rosa e l'azzurro: a imprimere sulle superfici dipinte le tensioni e i timori d'ogni essere umano; «soprattutto le sue figure femminili sono un mezzo per analizzare l'intimo d'ogni creatura e trame fuori i dolori, le amarezze, le speranze e gli stati d'animo» nelle forme vagamente cubiste e racchiudenti atmosfere silenti e trepide.
Ai paesaggi Nadia Vezzoli affida invece il desiderio di pace, l'evocazione di intime emozioni e di ricordi.Quasi un attimo di ristoro nel costante contatto, sofferto, con la realtà e le sue problematiche.
BIBLIOGRAFIA
«Nassidi», Ed.Italia Artistica, Brescia, 1976.
L.PASINI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 19-31 marzo 1977.
Brescia, 4 febbraio 1930.
Ha frequentato i corsi di pittura della Scuola d'arte istituita dalla Associazione di via Gramsci, aderendo anche al Gruppo Moretto.
All'inizio degli anni Settanta intraprende la partecipazione a varie collettive bresciane, estendendo poi la presenza anche a lontane località: Bari (1972), S. Benedetto Po (1973), Castiglione delle Stiviere (1974, 76), Cremona (1977).Nella provincia nostra ha partecipato, fra gli altri, a concorsi in Leno (1976) e Prevalle
(1979), Gradara (1980).
Dal 1973 allestisce mostre personali: a Montichiariu (Sala La Stella), Ghedi (Galleria Il Diarfiante, 1976), Vallio (1976), Quinzano (1977), Brescia (1974, 77, 78 e 1979), Ginevra (Grand Passage Gallery, 1978).
Pittore figurativo dal tocco impressionistico, è autore di paesaggi e di nature morte.Se nella sua produzione si colgono visioni di terre lontane, come Portovenere, è al paesaggio di casa nostra che Vezzoli dedica prevalente attenzione: campagne «certe inquadrature schiettamente popolari nelle quali le case rustiche sono protagoniste di un mondo semplice e genuino»; i vicini laghi di Garda e d'Iseo nel loro aspetti consueti.Festa di colori prima che puntuale descrizione; per finire con le ferrigne masse di locomotori, i segnali, gli addii... Con le nature morte, invece, il pittore sembra esprimere la intima gioia di fronte al minuscolo miracolo della natura che si rinnova.Frutta, fiori accostati a quotidiani oggetti si esaltano nella felice sintesi compositiva e cromatica.Quasi che Vezzoli a queste composizioni affidi, com'ebbe a dire Attilio Mazza, i diversi angoli del segreto giardino dell'anima.
BIBLIOGRAFIA
A.MORUCCI, «Galleria del Carro», Brescia, 12-24 febbraio 1977.
A.MAZZA, «Galleria del Carro», Brescia 14-26 gennaio 1978.
G.VALZELLI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 24 febbraio - 8 marzo 1979.
Brescia, 27 aprile 1931.
Da un decennio Bruno Vezzosi si presenta al pubblico con assiduità; sia partecipando a mostre collettive, sia ordinando personali.
Delle prime, accanto alle rassegne aziendali (SIP) possiamo citare i concorsi di Roneadélle, Grumello, Brescia (S.Agata) del 1970; Visano, Brescia ancora, Leno (Abbazia, 1972), il Moretto, Manerbio, Bovegno, Visano, Suzzara e Corno (1973), Mompiano, Iseo, Molinetto, Verona (1974), Suzzara ancora e Visano (1975), Chiesanuova (1976), Montichiari, Villanuova, Tavernole, Mantova, Gardone V.T. e Chiesanuova (1977), Azzano Mella (1978).Per le seconde, l'esordio a Montichiári nel 1970, seguito dalla raccolta selezione di Isorella (1973), dalle più estese di Castiglione delle Stiviere (1974), di Ghedi (1975), di Brescia (1974, 76, 78).
Autodidatta, prevalentemente paesaggista; dalla compiaciuta ricerca plastica è giunto ad una più sottile ed effusa armonia compositiva.Da principio emergeva nelle sue opere il senso tattile delle cose, degli elementi della natura costruiti con segno deciso, con succoso impasto rorido dall'acceso cromatismo.La più recente produzione prova più meditata penetrazione del motivi affrontati, cui corrisponde attenuata stesura della materia.E come un tempo sembrava prediligere i paesaggi fulvl dell'autunno, prevalgono poi i toni sommessi a riflettere la quiete di scorci lacustri, panorami invernali nel quali l'unità compositiva scaturisce dalla malinconia di velate luci avvolgenti le acque e i prati, gli alberi e i lontani colli bassi all'orizzonte.Nelle nature morte, piccoli vasi di fiori, pochi libri disposti sul piano di uno scrittoio, antiche sedie e utensili della rustica vita contadina; ricordi di una esistenza, vivono attimi silenti tra sospese atmosfere.
BIBLIOGRAFIA
«Arte bresciana oggi», Sardini Ed., Bornato.
«Galleria Gonzaga», Castiglione delle Stiviere, 5-17 gennaio 1974.
«La Periferia», periodico di Castiglione delle Stiviere, 27 gennaio 1974.
«Galleria La Loggetta», Brescia, 6-20 aprile 1974. (Da «Brescia arte», a. 11, n. 5).
R.LONATI, «Galleria li Diamante», Ghedi, 24 marzo - I I aprile 1975.
L.SPIAZZI, «Galleria Arengo», Brescia, 13-25 marzo 1976.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 20 marzo 1976.
«Panorama d'arte '76», Magalini Ed., Brescia, 1976.
L.SPIAZZI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 25 febbraio - 9 marzo 1978.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 4 marzo 1978.
Mademo, 1680-1782.
E’ artista che Gaetano Panazza dice dubitativamente nativo di Mademo e del quale resta la sola memoria di prospettico.
Lo stesso cognome: Vicentini, (1823), portava un pittore veronese autore della pala sull'altare maggiore della chiesa di Puegnago e raffigurante S. Michele Arcangelo a cui fa riferimento uno scritto in «Valtenesi» del giugno 1957.
I dati estremi della secolare vita di Antonio Vicentini sono tratti da G. Panazza.
BIBLIOGRAFIA
G.BUSTICO, «Guida turistica del lago di Garda», Gardone R., 1926.
G.PANAZZA, Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana.... «Il lago di Garda»,
Ateneo di Salò, 1969, pp. 250, 257.
Castelbelforte (Mantova), 1921
Anche se brevissimamente, desideriamo dire di questo artista, mantovano d'origine e operoso a Milano: perché la sua presenza a Brescia negli anni Cinquanta riteniamo abbia favorevolmente inciso il clima artistico locale e continui a farlo ancor oggi con i frequenti ritorni in città, dove conserva amicizie e rapporti di lavoro.
Dopo aver studiato all'Accademia Cignaroli di Verona e al Liceo artistico di Milano, nella nostra città ebbe modo di compiere significativi passi della sua carriera, con la indimenticata mostra personale alla «Galleria Alberti» nel dicembre 1957.La critica d'allora si compiacque di dirlo «giovane pittore bresciano» oppure «concittadino d'elezione», autore d'una pittura sofferta, calata nel cuore dell'attualità, pulsante di problemi e di fermenti nuovi, stillante un succo aspro e amaro ma non desolato... Una ricerca in rapida evoluzione.
Da allora, intenso il cammino di Vicentini, soprattutto a partire dagli anni Settanta quando le sue opere, giunte alla «scultura ambiente» divennero quasi «una guida agli angoli più riposti della vecchia città, senza sospetto di folklore; guida dolorosa, benché in essa non si colga il senso di tragica violenza o di fonda repressa rivolta».Storia di miseria e di repressione, con un suo pathos, una sua umiltà cronachistica, densa di malinconia e di stupore, come ha osservato Elvira Cassa Salvi.
Una storia capace tuttavia di turbarci più che un monito, quando l'abbiamo accostata durante le presenze bresciane di Vicentini: alla «Galleria dell'Incisione» e in seno alla ampia rassegna dedicata a «La coscienza del reale», nel 1974; alla Associazione artistica di via Gramsci, infine, nel 1979.
Brescia, 3 gennaio 1903 - 26 maggio 1950.
Come in vita Bruno Vigasio ha preferito lavorare sommessamente, così la sua figura riemerge avaramente dall'ombra delle poche carte di lui rimaste.Tuttavia, se la biografia è scarsamente documentata, numerose tele rimangono a dire il suo mondo pittorico.Allievo di Emilio Rizzi, del maestro ripete l'entusiasmo per la pittura del passato.Dipinge la prima tela nel 1938; dal 1946 al 1948 è segretario della scuola serale dell'A.A.ß. e presso la galleria della Associazione partecipa a mostre collettive.Espone a fianco di Arturo Verni, è presente al primo Premio Iseo, alla iínponente rassegna di duecento opere di artisti bresciani nelle sale della vecchia Posta; a Milano nella Mostra degli artisti lombardi, promossa dalla Famiglia meneghina.Sue personali sono ricordate a Chiari, in città alla Galleria Vittoria.
Così ci disse di lui Lorenzo Favero: lo ricordo per la sua grande passione per l'arte, per l'accanimento con cui disegnava, per la devozione al' comune maestro e amico Emilio Rìzzi, per l'ammirazione per Boldiní. «Vorrei possedere quella padronanza di mezzi» mi disse un giorno.In realtà Vigasio era molto avanti nella tecnica; i suoi dipinti erano eseguiti con fluidità e speditezza di tocco, il colore determinato verso i grigi; una tavolozza fine, aristocratica.Si impegnava a fondo e le sue opere testimoniano questo impegno.
Guardiamole queste opere additateci dal compianto prof.Favero: sono fiori di campo ordinatamente riuniti in tondi vasi di terracotta, macchie di cadmio e geranio a ricreare margherite e zinnie; tenui toni di bocciolo di garofano e petali di rose. Odorosi fiori colti al limitare d'un cascinale o carpiti al vaso d'un davanzale accanto al quale il pittore ha posato il cavalletto per ritrarre una stalla.Quanti interni di stalla ha dipinto Vigasio, quante pareti ombrose su cui giuocano riverberi che la finestrella grigliata rimbalza da chiari verdi d'un brano di prato posto a chiudere il piano più lontano del quadro.E solide mucche e pennuti; piccoli gridi di colore sulla bruna tonalità rotta da grigi pilastri o soffítti a volta a conchiudere la prospettiva.
Distese di prati cui il sole di meriggio dà tepore; cespugli di pendio protesi al torrente nel quale l'acqua si frange sui massi; voci gaie di lavandaie si spargono nel solenne silenzio... fino alla vicine rocciose pareti, alte nell'orizzonte.
Il vepro è vicino.E l'ora induce al ritorno... Sul tavolo della rustica cucina, fra ruvidi panni le fresche verdure, la brocca di vino ristoratore e il tacchino (disegno nobilissimo di lucente volume) dall'inerte corpo ancora vibrante.I grigi e i neri ne fanno armoniosissimo ventaglio di piume.Visioni tutte di Valle Camonica che prevalentemente hanno ispirato il nostro pittore.
Né vanno dimenticati i paesaggi iseani, dai toni vespertini, e i visi di bimbi che, segnati nel disegno dal ricordo di Emilio Rizzi, sono personali per l'attimo ricreato: specchio all'animo meditativo dell'autore.
Appassionato fotografo, Bruno Vigasio con Giorgio Coceva nel 1930 ha dato vita alla «Fototecnica modema» dando impulso alla fotografia a colori, per la quale organizzò anche diverse esposizioni.Sempre con Coceva creò un procedimento fotografico chiamato «fotocolor» in grado di facilitare la riproduzione su tela o su legno.L'antica Bottega, attraverso l'attività dei figli, è divenuta la ben nota ditta Vigasio, apprezzata per l'attività di fotocopiatura e per gli articoli per studi tecnici con ampi negozl'aperti in via Musei e via Trento.
BIBLIOGRAFIA
AEQUUS, Duecento opere di artisti bres(,iani, «Giomale di Brescia», 24 ottobre 1945.
- PASINI,Nel campo dell'arte,«La Provincia di Brescia», 19 gennaio 1948.,
A.A.B., «Mostra postuma dei Soci», Brescia, 3-22 ottobre 1970, Catalogo.
«Enciclopedia bresciana», Ed.La Voce del popolo, Vol.IV, p. 272, alla Voce: Fototecnica moderna.