Brescia, 17 giugno 1885 - Gardone Riviera, 27 febbraio 1971.
Di Gaetano e Rosa Morelli, ben poco ci è dato dire del professar Gustavo Vitale «bella matita rigogliosa» che del clima artistico bresciano è stato per più di mezzo secolo uno dei rappresentativi interpreti, tanto da figurare fra i noti pittori del notissimo Cenone, lunettone dipinto da Giullo Greppi per il «Cantinone» ed oggi depositato presso la Galleria d'arte moderna nostra.
Presente nella Società dell'Arte in famiglia fin dal primo decennio del nostro secolo, è stato amico del maggiori artefici ed ha offerto la sua fattiva intelligenza nella vigilia di fondazìone della 'Associazione artistica di via Gramsci (1945), animando al tempo stesso iniziative anche sul Garda, dove si stabilì definitivamente intorno al 1960, dopo il secondo matrimonio.E sul lago, il suo nome resta legato a quello della «Fraglia del Benaco», indimenticato cenacolo di artisti.
Più che il pittore è l'uomo aperto ad essere ricordato, per il disinteressato, entusiasta contributo di idee e operosità a favore dell'arte bresciana.Valgano queste inadeguate note a sollecitare quanti, per autorevolezza e competenza, potrebbero assai meglio lumeggiare la figura e l'opera di Gustavo Vitale, «il professore della melagrana» effigiato da Giullo Greppi.
BIBLIOGRAFIA
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Villanuova sul Clisi, I I febbraio 1953.
Pittrice autodidatta, giovanissima affronta il giudizio del pubblico partecipando a mostre collettive ed allestendo personali.
Fra le prime, val almeno ricordare le presenze a Villanuova (1974, 75, 77, 78), a Gavardo (1975), Capriolo, Visano, al bresciano «Premio Moretto» (1976), a Viareggio, Prevalle, Milano, Gardone V.T., Mademo (1978), Azzano Mella (1979), alla rassegna «Brescia '80».
Personali, ricordate anche nella nota bibliografica, ha invece allestito a Gavardo (1974, 76, 1980), Castiglione delle Stiviere e Vallio (1975).Villanuova (1977), Predazzo, in provincia di Trento (1978), Bergamo (1979).
Sue opere sono in permanenza presso l'«Arte grafica Bergamo».
La pittura di Franca Vitali riflette appieno la natura di questa giovane: una natura di cui alcune collaborazioni, per illustrare libri editi da La Scuola editrice, la Velar di Bergamo e destinati al bambini, dicono la serenità e il candore.La sua pittura è «il poliedro sfaccettato e fiabesco delle emozioni, il sogno ad occhi aperti, davanti a un paesaggio sotto la neve, in un coro di bimbi, sullo scorcio di case riboccanti di fiori, in un'atmosfera magica, dove verde e natura sono ancora incontaminati e la felicità del buon tempo andato non è spazzata via dalla tramontana di un mondo disumanizzato, alienato».
L'impressione colta da Federico Pelizzari al primo apparire di Franca Vitali si è confermata con il trascorrere del tempo, per il rinnovarsi di un mondo incantato, dedicato agli animi puri; mentre si fa maggiormente sicuro il linguaggio, più affinata la tecnica.
Pulito, candido, ingenuo, sogni, fiaba... sono le ricorrenti parole di chi ha scritto della pittura naive di Franca Vitali.Una pittura, tuttavia, ingenua per quel che rappresenta, ma condotta con sapiente «mestiere».
Nascono così impressioni d'un mondo sognato «nel quale tutto è buono, tutto limpido, tutto pulito; un mondo in cui l'aria sorregge sterline dorate e neve a pois, e dove gli unici personaggi viventi sono bambini e, magari qualche cane randagio che si unisce a loro per giocarci insieme», come giustamente è stato notato.
Feste di carnevale sotto la neve e Maschere in piazza, V'oli di notte e Seguendo una stella, la Piazza della cuccagna, tanto per citare alcune opere i cui titoli sono pure indicativi d'una fantasia in grado di tramutare la realtà in fiaba, sono altresì ricche di cromie, di pregi puramente pittorici; mosse da ritmo gioioso, sia per il movimento degli interpreti, sia per il gustoso dinamismo del panorami fatti di casette addossate le une alle altre, di alberi finemente tramati sul candore silente della neve.
Il mondo che, fortunatamente ancora, non poche cartoline illustrate ci portano in casa nella vigilia di Sante festività, con la serenità che Franca Vitali sparge invece quotidianamente.
BIBI-IOGRAFIA
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L.SPIAZZI, Giro dell'arte, «Bresciaoggi», 18 dicembre 1974.
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EMME, «Fonti di Vallio», 14-27 giugno 1975.
M.M., «La Gavardina», Gavardo, 8-24 dicembre 1976.
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L.SPIAZZI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 11-23 marzo 1978, Catalogo collettiva.
M.MARZOLLO, «Sala municipale», Predazzo, 15-26 agosto 1978.
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AA.VV., «Brescia '80», Brescia, I -I I maggio 1980, Catalogo.
Secoli XVI-XVII.
Famiglia di quadratiseli bresciani operanti negli ultimi decenni del Cinquecento e fin verso la metà del Seicento.
Viviani Alessandro (Secolo XVI) padre di:
Francesco (vivo nel 1590).
Ottavio (1579-1649).
Stefano (1581-1651).
Di seguito si dà notizia dei singoli artisti, facendo presente che la bibliografia è riunita alla Voce: Viviani Stefano.
Secolo XVI.
Padre di Francesco, di Ottavio e di Stefano, è stato loro maestro.L conslder,.ìto quadratista, ma di lui non si hanno opere certe.
Per la nota bibilografica si veda Viviani Stefano.
Secolo XVI.
Figlio di Alessandro, fratello di Ottavio e di Stefano, nel 1590 risulta iscritto tra i confratelli dell'Addolorata di S. Alessandro. t- giudicato artefice mediocre, ma di lui non si conoscono opere.
Alcuni suoi interventi potrebbero coincidere con quelli del fratelli.Per la nota bibliografica si veda Viviani Stefano.
Secolo XVI.
Figlio di Alessandro, nacque nel 1579.
Si crede sia stato educato alla pittura dal padre, per poi passare alla scuola di Tomaso Sandrini, suo coetaneo, assimilandone efficacemente i moduli.Fu assai attivo sia in città che in provincia, ma molti suoi lavori furono distrutti dal male inteso desiderio di rinnovamento.Scomparvero così sue prospettive nelle chiese di S. Francesco, S. Rocco, S. Caterina, nel Duomo nuovo.In avanzata età dipinse l'abside della chiesa di S. Maria Maggiore in Lovere; sembra altresì sia stato chiamato alla corte di Monaco.Due tele sono ricordate nel Duomo di Treviso; nella prepositurale di Bagolino operò con il Sandrini; nel 1617 l'intervento a più mani in S. Maria delle Grazie e quindi nella parrocchiale di Rudiano.L'ultima sua opera nota è quella di Lovere, del 1646.
Per la nota bibliografica si veda Viviani Stefano.
Secolo XVI.
Figlio di Alessandro, nato nel 1581 viveva ancora nel 1651.Come pittore crebbe alla scuola della famiglia e fu particolarmente versato nella prospettiva figurativa, come testimonia il Fenaroli che deve aver veduto suoi quadri sia in città che in provincia.
Tuttavia giudicato artefice mediocre.Fra gli interventi che possono a lui darsi sono quelli «a più mani» in S. Maria delle Grazie, le decorazioni del refettorio di S. Domenico (circa 1609), il Martirio di S. Stefano nella parrocchiale di Carpenedolo (1638), le decorazioni della cappella del Rosario nella chiesa dedicata a S. Maria in Esine, il S. Martino vescovo, in S. Martirio a Rudiano (1616).
BIBLIOGRAFIA
Nota: Vale anche per gli altri componenti la famiglia Viviani.
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Floridia (Siracusa), 20 luglio 1930.
Nel 1950 consegue la maturità artistica al Liceo di Palermo.Frequenta quindi la facoltà di architettura in Milano, fino al 1953, indi conclude gli studi all'Accademia di Brera, nel 1958.
Ancora studente, allestisce le prime mostre personali, alla Camera di Commercio siràcusana.Negli anni Cinquanta il suo trasferimento a Brescia, dove si fa subito notare per l'inconsueta personalità e dove allestisce altre personalì: alla Galleria Alberti (1956, 57), all'Associazione artistica di via Gramsci (1964) prima di affrontare il pubblico di Legnano (Galleria Pagani, 1965), di Venezia (Galleria Il Traghetto, 1966), di Grosseto (Galleria Il Tridente, 1969), di Milano (Galleria Ciovasso, 1970) e Suzzara (Galleria Icaro, 1974).
Frattanto altre personali ordina in città, alle Gallerie Minotauro e Zen (1966), C.I.D.A. (1967), Schreiber (1971), partecipando altresì a numerose collettive, fra le quali, oltre alle bresciane citate nella bibliografia, si possono ricordare la Biennale internazionale giovanile di Gorizia e la selezione milanese «Realismo oggi» del 1955; i Premi Diomira di Milano e il S. Benedetto del Tronto (1957), le mostre della giovane pittura italiana (Milano, 1962), «Oltre l'informale» (Milano, 1964), la rassegna della Galleria Tridente di Punta Ala (1968), Suzzara ancora e ancora Punta Ala (1969).
Solo si è fatto cenno all'attività artistica di Turi Volanti durante il periodo suo bresciano, o ad esso legata, perché il pittore, pur avendo da tempo fatto ritorno alla terra d'origine, in città ha espresso motivi che hanno inciso il clima artistico nostro; e continua ad esercitare spunti, la sua presenza, perché, come ben dice Luciano Spiazzi, «Turi ha sempre un treno che lo riporta fra noi».
Non mancò, ad esempio, di testimoniare il dramma del «28 inaggio 1974»; ed in città lascia vivo ricordo con i «cicli pittorici»; dal motivi del consumismo, principe del tiranni, a i «Cariatidi»... su su fino ai «Reperti» aventi tuttavia come fulcro l'uomo, per il quale Volanti propone la sua «rivolta».
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Palazzolo, 7 aprile 1913.
Ha lungamente maturato una passione i cui frutti sono emersi soltanto in occasione di mostre collettive alle quali ha cominciato ad aderire sul fare degli anni Sessanta.
Autodidatta, figurativo nel solco della tradizione, è prevalentemente autore di paesaggi, anche urbani, come nel dipinto S. Maria Calchera, premiato alla mostra «Autunno a Brescia» nel 1965, dal tocco estrosamente impressionistico.Più spesso, il panorama reso nella tela da Volpi si estenua entro effuse luci sfioranti il chiarismo, soprattutto quando posa il cavalletto a fronte di ampi orizzonti delle nostre valli, ove il verde rigoglioso e già dorato sbalza sul più lontani profili dei monti, coronati da ampi cieli.
Presente a concorsi in città (Premio S. Agata, 1969), in varie località della provincia nostra, come Palazzolo (1959), Vissone (1969), Cazzago San Martino (1971), dove si è evidenzìato, ancor più assiduamente ha partecipato a manifestazioni in Lecco, Castro bergamasco (1962), Varenna (1963), Bergamo (Concorso nazionale Gavardina, 1969), Trezzo d'Adda e V'cenza (1 97 1), S. Paolo Dargon (Bergamo, 1972), Castel Goffredo e Gerola (Sondn'o) in più vicini anni, entrando costantemente nella rosa del premiati. sonal" tace di L'innata riservatezza del pittore, che mai ha allestito mostre personali, tace di altre numerose segnalazioni o di premi che contraddistinguono altrettante presenze a collettive; presenze dovute più al desiderio di operare con amici pittori che all'ambizione di emergere, anche a fianco di noti artefici.
BIBLIOGRAFIA
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G.VALIELLI, La balconata di Vissone, «Giornale di Brescia», 5 settembre 1969.
Secolo XIX.
Nativo di Lovere ed autore di dipinti nella provincia nostra.Lo si ricorda perché citato da Paolo Guerrini per aver operato nella Pieve di Pontenove di Bedizzole, così come è ricordato da Gaetano Panazza che lo dice autore di numerosi restauri.
Gli affreschi della parrocchiale di Bedizzole (1885) per la parte figurata sono suoi, mentre l'ornato è di Andrea Capretti.
BIBLIOGRAFIA
P.GUERRINI, La Pieve di Pontenove di ßedizzole, «Memorie storiche della Diocesi di Brescia», 1951.
G.PANAZZA, Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana..., «Il lago di Garda», Ateneo di Salò, 1969,.