Brescia, 17 gennaio 1960.
Figlio di Giannetto, notissimo giornalista e scrittore d'arte, frequenta il Politecnico di Milano e nel dicembre 1979 si è affermato al,Concorso dell'ANSPI per la sezione grafica.Le su esposte notizie sono tratte dall'opuscolo edito in occasione della vasta rassegna «Brescia '80» ordinata dalla Vlll Circoscrizione del Comune di Brescia nel maggio 1980.
In quell'occasione Igor Valzelli ha presentato Omaggio a Garcia Lorca, riprodotto in Catalogo.E solo quest'opera di lui conosciamo; spiace pertanto di non essere in grado di più ampiamente dire dell'attività creativa di questo giovanissimo, concettoso disegnatore dalle notevoli doti, espresse con accurata chiarità di segno.
Brescia, 16 luglio 1935.
Trasferitasi a Pavia nel 1954 per completare gli studi universitari di biologia, aderendo ad una passione sentita fin da fanciulla ha frequentato gli ambienti artistici bresciano, milanese, pavese, approfondendo la propria cultura con assidue letture.
Pittrice autodidatta, ha esordito in mostra collettiva a Pavia, nel 1972; dopo d'allora numerose le partecipazioni a rassegne regionali, fra le quali si possono ricordare: la Vll Mostra di pittura Arte in risaia (Pavia, 1974), li Cavalletto d'Oro (Firenze, 1974), I'Xl Premio S. Margherita Ligure (1974), il Concorso Genova-Natale (1974), La Mostra d'arte contemporanea (Pavia, 1974), Il Nettuno d'Oro della Versilia (Forte dei Marmi, 1975), il Gran Premio della Stampa e la Mostra della Fiera campionaria (Milano, 1975), la rassegna in onore di G. March (Livorno, 1975), il concorso La Cornice d'Oro (Stresa, 1975), il concorso Mari e spiagge d'Italia (Genova, 1975), la V Edizione del concorso G. Bazzoli (Cemusco, 1976), la bresciana mostra dedicata all'umanità sofferente (1976), la seconda edizione del Premio lean Bartò (Milano, 1976), le rassegne della «Galleria S. Ambroeus» (Milano, 1976), dell'Associazione amici di Legnano (1977), la mostra dedicata a P. Massacra (Pavia, 1977), La Contea di Bormio (1977), la mostra in memoria di T. Cremona (Pavia, 1978)... Mostre personali o presenze assimilabili a personali per l'elevato numero dei dipinti proposti si ricordano a Voghera («Galleria Il Vicolo», 1973), Pavia (Collegio Castigii-,,, Brugnatelli, 1974), Brescia («Galleria del Carro», 1974), Riva («Galleria città @ll' Riva», 1975), Milano («Galleria Ticino», 1976), Pavia («Galleria Paviarte», 1978 e 1979), Milano (Centro Arte-oggi, 1978 e Castello Visconteo, 1979); nella Biblioteca comunale di S. Mattino Siccomario nel 1980.
Autrice di dipinti a olio. ad acquarello ed a tecnica mista, è prevalentemente paesaggista.Ma al paesaggio, composto con tratto cubisteggiante, essenziale attribuisce una simbologia che è saldamente ancorata alla contemporaneità, con i suoi contrasti, con le contraddizioni.Ecco allora opere quali L'ultimo albero, il solitario Albero di pero in fiore, Rovine in collina, nelle quali la raffigurazione paesaggistica si coniuga con la desolazione dei luoghi spenti, inanimati.Così è per certo «lividi interni di appartamento 'dove la presenza umana, sottintesa, rimane assorbita nelle stesse squallide pareti... spettrali periferie urbane nelle quali alberi spogli, protesi in una vana richiesta d'amore, fanno da eco a gelide scatole condominiali: presenze assurde di una società disumanizzata ... »
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Brescia, 1745 - 22 giugno 1821.
Padre dell'insigne architetto Rodolfo, noto per aver ideato il monumentale cimitero, apprese i primi elementi della pittura da Santo Cattaneo; seguì poi lo studio a Mantova, sotto la guida di Giuseppe Bottani, direttore della Reale Accademia.Alla passione per la pittura congiunse quella per il collezionismo di quadri e di oggetti d'arte che il figlio Rodolfo «rese più copiosi e scelti».Tornato in patria si espresse con opere a olio e miniature eseguendo ritratti e decorazioni in edifici vari.
Come ritrattista fu fedele ai fondi scuri neocalssici, raffigurando i personaggi in assorta posa.Fra gli altri, si ricordano i lineamenti di Antonio Canova, Domenico Fornasini (1814), Agostino Gallo, Girolamo Monti, Ugo Foscolo giovane; altri ancora, Don Antonio Beccalossi, Don Vincenzo Covi, già prevosto di S. Giovanni Evangelista, il Cardinale Archetti.L'Autoritratto di Domenico Vantini è custodito dalla Galleria d'Arte moderna di Milano.
Fra i dipinti a tema sacro il Fenaroli ricorda il dipinto in S. Giovanni Evangelista raffigurante S. Anna madre di Maria.
Con il più noto Giuseppe Teosa e il cremonese Manfredini (v.) si distinse anche quale au ' tore di decorazioni: quella del Santuario di Marcheno è considerata fra le sue migliori.Imprenditore edile, operò anche come architetto: per conto degli austriaci, nel 1807 costruì una fonderia di cannoni; nel 1818, nel clima di rinnovamento della città, eresse il neoclassico casinetto a Porta S. Giovanni.
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Cremona, 7 febbraio 1931.
Giovanissimo, con la famiglia è giunto a Brescia, dove ha compiuto gli studi e dove svolge attività professionale.
Appassionato d'arte, ha affinato le naturali doti presso la scuola serale della A.A.B., il Wins sotto la guida di Schinetti e lo studio di Adolfo Penocchio.Dai primi anni Settanta ha intrapreso la partecipazione a collettive in Brescia e provincia, fra le quali si ricordano le edizioni dei Premi Visano, Villanuova e Gottolengo.
Esordisce nel contempo anche in mostre a Cemusco (1975), Milano (1975, 1978), Cremona (1975. 1976, 1977), Cervia (1980).
Alla Associazione di Via Gramsci, nel 1979 ha allestito la sua prima personale che riuniva prevalentemente paesaggi.
E Lucio Vecchi, infatti, attinge dalla natura i motivi del suoi dipinti dal rapido tratto, dal variegati accostamenti cromatici in grado di ricomporre il delicato degradare di frondose masse, dalle varie sfumature di verde, lungo aperti pendii; il contenuto filtrare di luci in angoli di bosco dai plastici tronchi o il candore di nevicate dall'atmosfera ovattata.
Un altemarsi di delicati o più energici tocchi tonali che si ritrovano anche nelle nature morte «dal taglio felice e ben oltre la decorazione: colme di scatti croinatici nella calda insiemistica dei rapporti», come ha osservato Alberto Morucci.
Lucio Vecchi ha opere in permanenza nella viennese «Alstad Galerie».
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Brescia, 5 maggio 1891 - Poncarale, 8 dicembre 1968.
Dallo zio G.B. Bosio (v.) ha appreso la passione per il colore ed ha colto la possibilità di affinare le naturali doti manifestate fin da ragazzo.Così, fra le pareti del noto negozio di ferramenta del padre, aperto in via F.lli Porcellaga, con lo zio pittore, spesso ospite dei parenti nelle sue venute in città, si avvicendavano appassionati d'arte, noti artisti.
Quando vede aprirsi la vita, poco più che ventenne Virgilio -V ecchia è combattente.Sul Carso è ferito due volte, ma tortiera a casa con il grado di capitano.I tragici fatti vissuti durante la prima guerra mondiale hanno segnato anche la sua visione pittorica; prima rivolta alla resa tonale e quindi fatta più attenta ai nascosti sentimenti.Il ritorno in città sembra segnare un periodo di riflessione. @ dopo il 1920 che si fanno maggiormente frequenti le sue presenze in mostre.
Serenità, Sera, La cattedrale sono accolte nella vasta prima rassegna del Paesaggio italiano sul Garda, allestita in Villa Alba di Gardone Riviera (Inverno 1920-21).Dopo d'allora dipinti di Virgilio Vecchia ritroviamo nelle interprovinciali milanesi, nelle sindacali bresciane, fino al 1942, nelle collettive indette dal non dimenticato fotografo e amatore d'arte Dante Bravo che contese ai fratelli Campana la fama di primo gallerista bresciano.
Proprio la «Bottega d'arte», nel 1926 accoglie la prima personale di Virgilio Vecchia; nel 1929 sarà ospite dei Campana, in corso Palestro: venti opere ricordate dal minuscolo catalogo-invito: Ritratto della moglie, due Figure, Paesaggio, Offerta, Giardino abbandonato, Ficri, Ricompensa, Piazza di paese, Il frammento, quattro Nature morte, Paese, Fiori allo specchio, Villa, Roggia lombarda, Libri, Studio di ritratto.Nelle figure già s'avverte la ricerca della oggettività plastica, sia pure attenuata dal tocco minuto e ravvicinato.Trascorreranno quasi trent'anni prima di vedere n'unite in mostra così numerose opere: nel 1956 la terza ed ultima mostra personale, ordinata nella «Galleria di piazza Vecchia».Ventisette dipinti realizzati nell'ultimo decennio e dedicati a temi diversi: mitologia accostata alle nature morte; fiori con paesaggi, il ritratto del coinpianto prof.Camillo Boselli, che del pittore fu amico fratello.
Numerose sono invece le presenze in collettive; con le già ricordate, sono partecipazioni a Gallarate, Trescore, Bergamo dove nel 1946 Getsemani si evidenze in occasione della Mostra d'arte sacra moderna.Un'opera, è stato scritto, che richiama la solida base di una piramide umana in cui sono racchiuse, fisse in un pesante sonno, le figure degli apostoli; e l'ispirata testa dell'Orante riporta sì il dramma dello spirito che è pronto, ma pure della carne inferma... Espresso così un esatto senso religioso, il quadro nelle ocre e nel verde lunare accentua il distacco fra terra e l'aldilà.
Ed ancora opere sacre Vecchia espone in mostre allestite in Episcopio all'approssimarsi degli anni Cinquanta.Sono gli anni in cui il nome del pittore risuona fra noi per motivi diversi: per la raccolta di lontani allievi della Scuola di disegno ricongiunti nelle ripetute edizioni delle mostre del Gruppo B,-uttanome; per la vivacissima polemica che portò all'allestimento di un contro Premio Brescia (1952) con la esposizione di opere dal modulo avanguardistico.Tuttavia, le più significative tappe della carriera artistica di Vecchia sono rappresentate dalle presenze alle Biennali di Venezia negli anni 1928, 1930, 1936.1 1940 e 1942; alle Quadriennali dì Roma (1935, 1939), al Concorso della Regina, in Roma, alla sindacale fiorentina (1933).
Oltre che alla Pinacoteca Tosio Martinengo, dove sono Ritratto della moglie e Sensole sul lago d'Iseo, sue opere sono in collezioni pubbliche e private, alla Camera di Commercio.Ma è a Poncarale, dove si è ritirato all'inizio degli anni Sessanta, nella antica dimora che fu della famiglia Poncarali, che resta il più della sua produzione: accostata a numerose composizioni dello zio G.B. Bosio, degli amici Flessi, Mutti, Dolci, Guarnieri, Canevari, Pianeti, G.B. Cattaneo, Pescatori Mario... e poi Lombardi e Filippini, con altri numerosi noti bresciani dell'Ottocento.Una pinacoteca oggi custodita dal figlio del pittore, Giovanni.Virgilio Vecchia è stato anche un appassionato intenditore, tanto che il suo nome si accosta a non pochi acquisti dell'avv.Pietro Feroldi, che ha dato vita alla prestigiosa e rimpianta collezione; così non pochi i ricuperi a lui dovuti, di antichi dipinti in chiese e palazzi bresciani.
L'indiscussa competenza lo aveva portato a far parte di Comitati ordinatori di numerose e indimenticate esposizioni volute dall'Amministrazione civica; da quella dedicata alla Pittura bresciana dell'Ottocento (1934) a quella del Sei-Settecento (1936), a quelle del Rinascimento (1939), del Due-Ottocento (1946), fino alla romaniniana del 1965; così come preziosa fu la collaborazione per l'allestimento delle Gallerie di Palazzo Tosio Martinengo e d'Arte moderna, in via Musei. I suoi meriti ebbero presto riconoscimento con la nomina a Socio dell'Ateneo, nel 1937. I caratteri complessivi della pittura di Virgilio Vecchia, orientati al Novecento, con echi dal maggiori, Tosi soprattutto, per le nature morte e il paesaggio, ebbero da Pietro Feroldi un succinto ma significativo riconoscimento. «Paese, ritratto, composizione.Tre aspetti che saggiano tutto il campo dell'arte, con uguale felicità di risultati».
Per l'uomo, invece, ci piace ripetere quanto si ebbe modo di dire nel 1973, in occasione della apparizione di suoi dipinti nella mostra del «Gruppo di pittori bresciani» ordinata nelle salette. dell'Associazione artisti bresciani: Nobile testa di Profeta, voce chiara, convincente, come convinte le affermazion' pronunziate.Così ci apparve Virgilio Vecchia in un pomeriggio di primavera trascorso nella sua accogliente casa di Poncarale.La stessa impressione di trasparenza dovette ricevere Giannetto Valzelli, che definì Virgilio Vecchia l'intransigente, capace di tradurre nella pittura il fremito di un uomo che, in un gesto, accennando a una polvere di colore, palpando l'aria, esprimeva la sapienza rinascimentale.
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Brescia, 1863-1917.
Dopo aver studiato in città architettura, si iscrisse all'Accademia di Brera in Milano, frequentando i corsi di pittura.Giovanissimo, nel 1886, lo si nota fra gli espositori all'Arte in famiglia, dove presenta un intemo di chiesa favorevolmente giudicato per sentimento e colore impressivi, e uno Studio composto a Milano «mentre frequentava l'Accademia di Brera e non si comprende come dopo un saggio così promettente egli abbia risolto di troncare gli studi».
Ancora in seno all'Arte in famiglia (1889) è giudicato il più originale dei nostri pittori, pel dettaglio a olio di palazzo Loggia, esposto anche in successiva mostra (1890).
Sono questi gli unici dipinti di cui si è trovata notizia; dipinti d'un uomo «bizzarro e noncurante, che lasciò poche opere, ma improntate ad una singolare sensibilità artistica».Nella vasta «Mostra della pittura bresciana dell'Ottocento», ordinata in città nel 1934, Giovanni Vender figurava con: Cortile, Torrioíie Castello, C'hiostro di S. Pietro e Case riístiche.
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Brescia, 30 aprile 1926.
Ha sempre cullato il sogno d'essere pittore; dapprima seguendo corsi artistici per corrispondenza di una Scuola milanese, indi avvicinandosi a Umberto Girelli (v.) che lo ha esortato anche ad esporre in seno alla Associazione artistica di via Gramsci, dove Veneziani compare in occasione di collettive, sul fare degli anni Sessanta. Con il collocamento a riposo che l'attività espositiva si fa intensa, attraverso partecipazioni a mostre collettive a Villanuova (1975, 76, 77), Concesio (1976, 77), Padenghe (1975, 76), Bornato (1976), Carpenedolo (1976, 77, 78), Pontoglio (1976, 77), Breno (1976, 78), ßedizzole (1976), Gardone V.T., Ghedi, Manerba (1977), Prevalle (1977, 78), Esine e S. Polo (1978), Bovegno, Marmentino, Brescia (1980).
E poi sortite a Viareggio (1976, 77), Milano (Premio Natale d'oro, 1976, 77), Montecampione (1980).
Una sola mostra personale ha allestito, nelle salette della A.A.B. nel 1978.
Paesaggista, ha ritratto numerosi spunti offerti dalle località bresciane e della provincia con una tavolozza dai chiari, tepidi toni giocati sul grigi, verdi, rosati, raggiungendo levità di pastello.
Anche le torbiere sono state motivo di numerosi dipinti.
V'è nella pittura di Veneziani la ricerca di un sommesso colloquio con la natura, ed i migliori esiti si riscontrano là dove il panorama si distende in ampi piani proiettati verso il profilarsi dei colli, entro effuse atmosfere.Un campo, un albero, pochi elementi compositivi gli consentono di esprimere con spontaneità la luce e l'ora di giomate, di stagioni silenti dalle significative cromie.
Del mondo artistico bresciano, nel quale ha potuto addentrarsi quando già aveva compiuto i trent'anni, Veneziani custodisce amorevolmente numerose testimonianze: così di Umberto Girelli possiede dipinti e manoscritti; così di numerosi quadri ha cosparse le pareti, e i nomi vanno da Rizzi a Verni, da Francesco Rovetta a Ennio Mori, da Claudio Botta a pittori milanesi, anche di passati secoli.
Uomo riservato Luigi Veneziani, il cui carattere ben si riflette nella sommessa poesia dei suoi paesaggi.
BIBLIOGRAFIA
«Galleria A.A.B.», Brescia, 18-30 aprile 1964, Collettiva BS. 19, Catalogo.G.V., Dalla tavolo za di Collio, «Giomale di Brescia», 25 luglio 1971. «Giomale di Brescia», 4 giugno 1976, Estemporanea per l'asilo di Villanuoi,a. a.m.(azza), Il paesaggio di Padenghe, «Giomale di Brescia», 2 luglio 1976.
«Giornale di Brescia», 26 settembre 1976, Bornato: concorso di -Pittura.
«Giomale di Brescia», 13 agosto 1977, Colori del Garda a Manerba.
«Giornale di Brescia», 20 agosto 1977, Il paesaggio di Bovegno alla V estemporanea.
«Giomale di Brescia», 20 settembre 1977, Stimolanti con onti al Premio Val Trompia. ,fr
«Giornale di Brescia», 29 agosto 1978, Carpenedolo visto con la tavolozza. «Galleria A.A.B.», Brescia, 25 novembre - 8 dicembre 1978.
AA.VV., «Brescia '80», Brescia, 1-1 I maggio 1980, Catalogo.
«Concorso nazionale Montecampione», Montecampione, luglio 1980, Catalogo.
Nuvolera, 1920..
Con umiltà pari alla grande passione, in gioventù non ha esitato a "servire" noti decoratori e affreschisti bresciani, in particolare Giuseppe Mozzonì.Per ciò fare affrontava, in ogni stagione, viaggi in bicicletta, raggiungendo i luoghi del lavoro in città e in località diverse della provincia.
Lungo, faticoso-tiroclnìo al quale è seguita la attività di imbianchino, ma anche la possibilità di dipingere quadri a olio dedicati prevalentemente al paesaggio.Al lavoro su scale e ponti si alterna la ritemprante attività creativa esplicata con la spatola.Nella tela rivivono così aspetti numerosi di Nuvolera, della natura bresciana: scorci di antichi borghi si alternano a filari d'alberi riflessi in calme acque di roggia, solitari sentieri alle predilette nevicate intessute di modulati, finissimi accostamenti.Opere tutte con gioia cedute ad amici, conoscenti, a conterranei, tanto che numerose sono ormai le case, non soltanto di Nuvolera, che dalle pareti riflettiono i lieti, meditati motivi composti da Veneziani.Un pittore che nel colori sa far riverberare la modestia dell'uomo, benvoluto da quanti hanno il dono di poterlo avvicinare.