Secolo XV.
Sono indicate le date: 1484 - post. 1553.
Per questo pittore non bresciano, ma attivamente operoso fra noi, in particolare sulla Riviera benacense dove giovanissimo abitò a Salò e dove tornò anche in seguito, si rinvia a quanto racchiuso nella «Storia di Brescia» e allo studio di Gaetano Panazza: ... Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana... in «Il lago di Garda», edito a cura dell'Ateneo di Salò nel 1969, che dà anche esauriente nota bibliografica, (p. 231).
Ossimo, 8 settembre 1941.
Come autodidatta si avvicina alla pittura sul far degli anni Sessanta; ma i suoi interessi si estendono anche alla vita sociale e culturale della Valle in cui vive.Collabora per anni al Centro preistorico camuno, interprete di iniziative varie, fra cui mostre d'arte.Nel 1970 è membro del Comitato per il restauro della cinquecentesca Pieve di Pisogne.Autore di scoperte archeologiche.
Successivamente frequenta l'Ecole National superieure de B.A. di Parigi, dove studia affresco, mosaico, disegno; e nella capitale francese si iscrive all'Accademia «Henri Goetz» dove affronta le tecniche del bulino, puntasecca, acquaforte.
Segue una pausa di riflessione durante la quale ha contatti con noti operatori artistici.
Nel 1973 consegue il diploma di Maestro d'arte presso l'Istituto di Guidizzolo, indi si iscrive all'Accademia Carrara di Bergamo, dove ha modo di approfondire le tematiche a lui congeniali. -
Fin dai primi anni Sessanta aveva intrapreso anche intensa attività espositiva, nel Bresciano e in lontane località.Fra le significative presenze a collettive si possono almeno citare la Mostra nazionale d'arte contemporanea di Cinisello Balsamo, i Premi «Bugatti» di Nova Milanese e di Bergamo (1965), la rassegna nazionale d'Arte sacra di Perugia, il Premio Ardesio (1966), le Mostre nazionali d'arte moderna di Milano, della piacentina «Galleria d'arte 14», di Nova Milanese ancora, quella d'arte sacra di Perugia (1967) e quelle d'arte moderna del Museo civico di Milano, di Roma, di Firenze, di Cremona e di Napoli (1969).Ancora i Premi Cremona, S. Ambroeus di Milano, quello di Cesena, nonché le collettive a tema, come «Immagini del nostro tempo» (Milano, 1970), di pittura, scultura e grafica di Roma (1971-72) o di Mosaico e architettura (Parigi, 1972).Nel 1975, da E. Gian Ferrari è inserito nella rassegna "Amici del lago Moro".
Fra le manifestazioni bresciane un cenno almeno per i premi di Pisogne e Monticelli (1964), Gussago e Desenzano (1966), Cellatica, Monticelli (1967), Suizano, Montichiari (1969) località tutte in cui iitoma in successive occasioni, meritando premi e segnalazioni; né vanno sottaciute le adesioni ai vari concorsi in Brescia, quali il S. Agata o le mostre sociali della A.A.B.
Allestita la prima mostra personale a Breno, nel 1963, Giancarlo Zerl@a altre ne ha ordinate a Iseo (1964), Breno (1964, 70), Boario (1975)... per giungere a quelle di Brescia (1970, 74), Bovezzo (1976), su su flno alle vicine di Venezia (1979) e di Messina (1980).
Se nelle prime opere inchiostrate è stato ravvisato influsso di Franca Ghitti, già da allora era però presente «una forza segreta, un intimo fermento» in seguito divenuti ansia di cogliere episodi d'una realtà pressoché ignorata: le Lavandaie, Il vecchio, Il vantato erano figure tutte vestite di povertà, quasi simboli d'una valle che il pane lo trae dalle viscere della terra.Visioni in cui si evidenze la capacità di Zerla di accostarsi con intensità e amore al motivi proposti.Una adesione via via penetrata (anche attraverso i sintetici e possenti animali) tradotta in composizioni dal personaggi squadrati «tagliati nella roccia, gli spazi definiti da molteplici riquadri come per riprendere particolari momenti, e le figure libere da schemi inserite tra queste intelaiature, talvolta finestre, talvolta rozzi balconi.Figure meste nei loro atteggiamenti d'attesa.C'è una tristezza relativa alla dura vita dei montanari, ma forse c'è l'inquietudine dell'autore», come ha proposto Riccardo Licata.
E come dapprima Zerla coglieva i suoi personaggi in consueti atteggiamenti, nei movimenti e nei momenti quotidiani per innalzarli a significato di vita, ora sembra volerli disporre entro uno scenario milienario dedicato alla «sua valle fatta monumento».Staticità che va ormai oltre il racconto, oltre la episodica illustrazione.Particolare cenno meritano le «montagne dipinte», grandi figure affidate alla viva pietra e quasi scomparse: ne rimane ricordo solo in alcune diapositive.
BIBLIOGRAFIA
Sta in:
«Arte bresciana oggi», Sardini Ed., Bomato, 1972.
Si veda inoltre:
«Giornale di Brescia», I settembre 1963, @7n pittore camuno.
G.V., Giovane pittore a Breno, «Giomale di Brescia», 28 agosto 1964.
G.V., Alla mostra del Premio Monticelli, «Giornale di Brescia», 25 luglio 1965.
G.V., Mostra di G.C Zerla a Boario, «Giomale di Brescia», 28 agosto 1965.
«I Concorso autunno a Brescia», Enal, Brescia, 17 ottobre 1965, Catalogo.
- VALZELLI,Novanta pittori per l'Enal,«Giornale di Brescia», 18 ottobre 1965.
«III Premio Cinisello Balsamo», Cinisclio, 1965, Catalogo.
G.V. Paesaggio e arte a Montit,elli, «Giornale di Brescia», 15 settembre 1967.
«Gli anni '60 dell'arte italiana», Piacenza, Voi.I (1968).
- VALZELLI,Mostra a Gussago,«Giornale di Brescia»,4 ottobre 1969.
«Pittura italiana contemporanea», Firenze, 1969.
G.V., Gli amici del Car(jl attorno a Zerla, «Giornale di Brescia», 4 gennaio 1970.
- VALZELLI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 28 febbraio - 12 marzo 1970.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 8 marzo 1970.
- POLONI,G.C Zerla,«La Voce dell'automobilista», a. XXII, n. 2, luglio 1972.
«Galleria A.A.B.», Brescia, 16-29 marzo -1974. (Allegato testo di G.P. Pedersoli e esteso curriculum).
L.SPIAZZI, Giro dell'arte, «Bresciaoggi», 27 marzo 1976. «L'Arte italiana del XX secolo», Bologna, Voi.VI, (1977).
R.LICATA, «Il Segno grafico», Venezia, ottobre 1979.
L.SPIAZZI, Giro dell'arte, «Bresciaoggi», 3 novembre 1979.
D.T. Sulla roccia delle Colombine, «Giornale di Brescia», 30 agosto 1979."Il segno grafico", Messina, 1980.
Leno, 3 agosto 1930.
Ha frequentato i corsi serali di pittura istituiti dalla Associazione artisti bresciani; presente fin dalla prima edizione del Premio dedicato al seri.E. Roselli, in Visano, ha preso parte, specie a mezzo degli anni Se<ttanta, a concorsi vari: in Brescia (Mostre sociali A.A.B., Kerigma, 1973), Mompiano (1973), Cremona (El Cavalèt), Corno Giovane (Milano), Cemusco sul Naviglio, Villanuova, Padenghe (1975), S. Felice del Benaco, (1975-1976), Isola Dovarese (1978) in alcuni del quali si è posto in evidenza.
Prevalentemente paesaggista dal fine colorito, Remo Zlglla sembra meglio esprimersi quando si pone a fronte di raccolti angoli di paese in cui pochi elementi della natura o delle rustiche architetture gli consentono di affidare a semplici, scame ed essenziali composizioni l'emozione vissuta nei momenti liberi dall'esercizio della professione.
Un disadorno scorcio di cascinale antico, contomato da alte fronde, una semplice prospettiva di campagna conclusa da lontano profilo di colli, una silenziosa contrada innevata sono ritratti con lieve mano, con castigati accostamenti tonali.Una ricerca volta soprattutto ad una natura dagli aspetti silenti, meno appariscenti; quasi a voler dirci la meraviglia dell'autore dinnanzi al rinnovarsi delle stagioni, al trascolorare di luci aventi il dono di apparire incanto.
E così nel fiori, se Renzo Bresciani (R.T.B.), in occasione d'una collettiva A.A.B., di un dipinto di Remo Ziglia ha potuto affermare «che per lui il rosso del papaveri e tutto da raccontare in un limpido tessuto narrativo che prelude alle trasparenze segrete del bosco colto nella sua estasi immobile e segreta».
Autore di quadri a olio, a volte risolti con la spatola, Zlglia è altresì assiduo disegnatore, anche di motivi umoristici, esito di una grafica affinata sotto la guida del professori Corsini e Angelini.
BIBLIOGRAFIA
«La Provincia», Cremona, 16 dicembre 1975, I premiati al Concorso El Cavalèt. «Panorama d'arte '77», Magalini Ed., Brescia, 1977.
Secolo XV.
Di lui rimane soltanto il nome in documenti, ed una data: 1469, anno in cui la «Storia di Brescia». lo dice ancora vivo.
Cazzago San Martino, 27 maggio 1931.
Allievo di Achille Funi presso l'Accademia di Brera, in Milano, reca nelle sue prime opere il segno delle atrocità d'una guerra annientante la personalità dell'uomo; con la devastazione morale e materiale, con i campi di sterminio nazisti incisi nell'occhio e nell'animo adolescente, ma fatto consapevole di una tragedia immane, portata dentro negli anni e rimeditata attraverso la creazione artistica.
Uno schema «assai semplice, una gabbia cubica di rete metallica a maglie larghe, costruita artigianalmente, e una forma intrappolata di materiale plastico irrigidito dalla pittura a spruzzo.La forma del materiale plastico è in origine un pallone (o sacco) inserito nella gabbia, gonfiato con aria che viene fermato dallo strato di pittura ad essicazione quasi istantanea nel momento in cui comincia a raggrinzarsi, ad afflosciarsi: solidificandosi in un attimo sempre diverso», come lo stesso autore afferma.
Ne sortono visioni inquietanti, che ben riflettono la condizione umana durante i tragici eventi cui fanno riferimento, anche se i «palloni» o i «sacchi» ingabbiati non hanno sembianza di creature.Ma forse per questo il loro aspetto, il loro significato si espandono fino a racchiudere «l'incenerimento» d'ogni essere umano e non soltanto nel giorni, nel mesi, negli anni dei campi di sterminio.
Questa proposta costruttivista ci sembra protratta fino alle soglie degli anni Settanta.Ad essa sono subentrati «piccoli quadrati di feltro stampigliati con una stessa immagine o segno» e strane tavole pitagoriche; oppure piccole buste di cellopan che contengono, quasi in formato tessera, la foto del rovescio d'una foto, con un numero progressivo, corrispondente ad altrettanti elementari dati percettivi, com'ebbe a dire Elvira Cassa Salvi in occasione della mostra personale di Zini allo «Studio C», nel 1972 e che negli esiti concettuali vedeva la «estenuazione estrema della forza poetica che a noi discende dai secoli: i secoli della civiltà borghese».Le cui lievi impronte ancora percepibili nelle opere modulate sembrano essere le ultime, le scolorite orme prossime alla cancellazioneDi questa proposta ci sembra particolarmente significativa l'opera esposta al «Banco» di Massimo Minini nel 1974 e riproposta, su cartone anziché su tela, al Museo di Philadelphia (USA) in occasione della mostra «ltaly 2: art around '70», una selezionata panoramica degli artisti più interessanti in Italia degli anni Sessanta-Settanta.
A Valentino Zini hanno dedicato una cartella di grafica le Edizioni «Artestudio» di Macerata; uscita all'inizio del 1975, dal titolo Apax, racchiude una serie fra le opere esposte nel precedente anno.
L'ultima produzione sembra riaccostarsi al «figurativo», ma un figurativo filiforme, estenuato: lavori calcografici dal pochi segni entro grandi spazi bianchi.Zini, uomo silenzioso, assorbito dall'insegnamento, dall'impegno assunto in seno alla Associazione artisti bresciani, di cui da anni è il presidente, nella sua esigua produzione contrassegnata però, incisa da lunga meditazione, torna insistentemente all'uomo, al suo annientamento, rappresentato un tempo dalle 'opere metalliche, «plastiche», tradotto oggi in composizioni senza sfumature, in un silenzio avvolgente, allucinante.
Se la presenza americana rappresenta significativa tappa nella carriera artistica del nostro artefice, non vanno dimenticate tuttavia le partecipazioni a collettive in Milano («Galleria Milano», 1966), Brescia («Galleria Zen», 1968), Piacenza, Passignano, Amburgo (1968), Parma, Verona, Esseri (1969), Verona ancora (1970), Brescia («Banco», 1974).
Mostre personali ha invece allestito a Brescia («Galleria A.A.B.», 1962), Milano («Galleria Il Cenobio», 1964), Brescia («Galleria Zen», 1964), Milano («Galleria Montenapoleone», 1966), Venezia («Galleria Il Traghetto», 1966), Brescia («Galleria Zen», 1967; «Galleria Acme», 1969), Verona («Galleria Ferrari», 1970), Brescia («Studio C», 1972).
BIBLIOGRAFIA
«Premio Brescia 1952», Brescia, 1952, Catalogo.
VA., Seguendo la cometa del neon al Premio Brescia, «Giornale di Brescia», 5 ottobre 1952. «Premio Brescia 1953», Brescia, 1953, Catalogo.
L.CALZAVACCA, Un impegno verso l'arte la mostra sacra in Vescovado, «L'Italia», 10 dicembre 1961.
E.C.S.(alvi), Arte sacra in Vescovado, «Giornale di Brescia», 13 dicembre 1961.
G.TANSINI, Discutiamo la mostra d'arte sa(,ra, «La Voce del popolo», 16 dicembre 1961.G.V., Il Garda come una bella donna, «Giornale di Brescia», I giugno 1962.
R.B., Ghedi commemora A. Marpicati, «Giomale di Brescia», 28 ottobre 1962.E.C.S.(alvi), Pittori bresciani, «Giornale di Brescia», 21 marzo 1963.
«Pittori contemporanei bresciani», Galleria A.A.B., Brescia, 30 novembre 1963.E.C.S.(álvi), Collettiva A.A.B., «Giornale di Brescia», 6 dicembre 1963.
G.F. MAIORANA, «Momento artistico bresciano», Stampa Apollonio, Brescia, 1963.
G.VALZELLI, Pittori bresciani sul Garla, «Giornale di Brescia», 5 luglio 1964.
V.BUONASSISI, Anche Brescia vuole due facoltà universitarie, «Corriere della sera», 4 agosto
1964.
«Giornale di Brescia», Il maggio 1966, V. Zini espone a Milano. VICE, Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 18 novembre 1967.
G.POLONI, «Arte bresciana '70», Centro studi Sardini, 1970.
G.POLONI, V. Zini, «La Voce dell'autornobilista», a. XXI, n. 5, agosto 1971.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 25 marzo 1972. «Arte bresciana oggi», Sardini Ed., Bomato.
«Bresciaoggi», 4 gennaio 1975, Dalla cartella di Zini grafico.
Secolo XV.
Solo si cita questo incisore che non si sa se bresciano o mantovano e operoso fra il 1475 e il 1505.Di lui è nota la Allegoria della virtù e del vizio o L'ignoranza e Mercurio tratta da un disegno del Mantegna.
La riproduzione dell'opera e l'accurata sua documentazione, anche bibliografica,è nel Catalogo della «Mostra di stampe italiane, dal Mantegna al Tempesta» edito a cura della Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia, nel 1970.
Brescia, 1672 - Ferrara, 27 marzo 1743.
Nato a Brescia, ma trasferitosi gìovanissimo a Ferrara, fu educato all'arte da G.C. Avellino, ed a Ferrara svolse la attività fino alla morte.
Attività coneretizzatasi in due produzioni ben illustrate da Stefano Fenaroli che di lui dice: colla prima seppe attenersi ad un genere studiato e diretto da ottimo gusto; colla seconda maniera s'abbandonò ad un fare libero e franco, affrettando il suo pennello, facendo più conto di tinte vaghe e brillanti, amando il dipingere prestamente.
Spalmava a tal uopo per maggior sollecitudine le sue tele con certa creta, sopra cui passava con olio e sulla medesima senza perder tempo disegnava le sue vedute.Pigliava un lordo pennellaccio, e senza riguardo nettava lo stesso dove prima avea disegnato.Principiava di poi con molto colore a formare un'aria azzurra, sopra cui faceva comparire lucidissime e squarciate nubi sino all'orizzonte.Innalzava monti, collinette, fabbriche, unendo a meraviglia gli unì cogli altri piani, che nel discendere spontaneo uscivano@ fuori del pennello nella loro novità e naturalezza.Inzuppava quind'l il solito suo pennello in una tinta di terra verde ordinaria mescolata con carbone, e la spremeva sulla coperta tela.Apparivano i tronchi d'un tratto, le cascate d'acqua spumeggianti sopra sassi, qui un gruppo d alberi dal vento scossi, di sotto un opaco ed oscuro terreno ed alberi, altri verdi e frondosi, altri secchi; ed eccovi un paese.Era cosa mirabile vederlo con quel pennello monco e con altri fiacchi battere di punta quelle frasche, e formar piccole macchiette e figure.
A rendere problematico la identificazione di molte opere dello Zola si inserisce la diatriba mossa dal Gelger che modificò alcune attribuzioni (Magnasco) e propose quale autore di alcuni paesaggi dati al nostro pittore un certo Angelo Visoni (v.) considerato un falsario.
Al di là delle dispute resta la convinzione di altri noti studiosi, fra i quali Emma Calabi che così si espresse: fecondo e fantasioso creatore, più che osservatore, il pittore bresciano è perfettamente ambientato in seno a quella corrente naturalistica che nel Sei-Settecento diede al paesaggio nuovo e più ampio significato.
Opere di questo artista, ancor oggi in attesa di definitivo studio, che renda appieno la sua personalità, restano a: Ferrara, nella chiesa di S. Michele, in Municipio, nella casa dell'Arlosto e nella Pinacoteca che ne custodisce anche l'Autoritratto.
Sempre a Ferrara vari paesaggi con figure, donne o scene sacre, sono nello zuccherificio Bonora, nonché in collezioni private.A Ferrara Giuseppe Zola fu tumulato nella chiesa dei Padri Teatini.
BIBLIOGRAFIA
P.A. ORLANDI, «Abecedario pittorico», 1704.
C.BAROTTI, «Pitture e sculture nelle chiese di Ferrara», 1770.
G.SCALABRINI, «Memorie storiche delle chiese di Ferrara», 1773.
L.LANZI, «Storia pittorica dell'Italia», Bassano, 1795-1808, Ed. 1823.
F.NICOLI CRISTIANI, «Vita e opere di L. Gambara», 1807.
P.ZANI, «Enciclopedia metodica critico ragionata di B.A.», 1819.1824.
S.TICOZZI, «Dizionario dei scultori, pittori», Milano, 1832.
- AVVENTI, «Guida di Ferrara» (Servitor di piazza), 1838.F. DE BONI, «Biografie di artisti», Venezia, 1840.
G.M. BOZOLI, «Studi biografici di rinomati italiani», Milano, 1843.
G.BARUFFALDI, «Vita di pittori e scultori ferraresi», 1846-1848.
C.LADERCHI, «La pittura ferrarese» (Appendice Vll alla Il Ed.Frizzi).Memorie per servir la storia di Ferrara, 1848.
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F.UGHI, «Del pittore G. Zola e delle sue opere», Ferrara, 1874.
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E.BÀNEZIT, «Dictionnaire... dts peintres», Paris.
E.CALABI, Un paesista del Settecento, G. Zola, «Rivista d'arte», gennaio-marzo 1934.
(Riprodotto in «Arengo», a. 1, marzo 1935).
E.CALABI, «Pittura in Brescia nel Sei-Settecento», 1935.
B.GEIGER, «Magnasco», Bergamo, 1949.
«Storia di Brescia», Vol.III.
Ritenuto veneziano.Si ricorda questo nominativo, del quale il «Dizionario» del Fenaroli dà varie ed estese notazioni a volte dubitosamente, altre in contrasto con auton van.
Collegato a volte con la figura di CaylinaPaolo il giovane, altre volte con Paolo Foppa, la recente «Storia di Brescia» ignora questo nome d'artista.
Stefano Fenaroli, nel suo «Dizionario degli artisti bresciani» li dice fratelli e pittori.Maffio nato nel 1452, Stefano nato nel 1457.
Rinvia quindi- all'Estimo del 1517 della quadra di città vecchia dal quale si deduce che erano ancora vivi a quell'anno.Di loro tuttavia non si hanno opere.La stessa breve nota riporta la recente «Storia di Brescia».
Brescia, 15 agosto 1904 - Il ottobre 1969.
Essere pittore, un desiderio che Luigi Zubani ha coltivato nell'animo lungo tutta la vita.Le necessità contingenti, le guerre, l'attività esercitata nell'azienda di famiglia gli hanno consentito di realizzare il sogno solo nell'ultimo scorcio dell'esistenza quando, sul far degli anni Cinquanta, dalla esortazione degli amici: Vittorio Botticini, Martino Dolci, i Ghelfi, Ugo Cattaneo, tanti altri che l'ebbero caro, trasse lo sprone per affrontare le prime mostre collettive provinciali.
Schivo, taciturno, è ricordato come uomo buono, generoso, desideroso di esprimersi attraverso i colori, usati nell'intimità fin da fanciullo.
Nel 1963 ha allestito la prima e sola mostra personale.In quella occasione espose cospicua parte della sua non troppo copiosa produzione. «Dopo aver dipinto per anni, rappresentando la realtà nella maniera più vicina al reale fotografico, Zubani si è reso conto, quasi d'improvviso, che il mondo esterno è tutto colore.Ciò che importa adesso non è più il contorno decifrato, è la spatolata di colore luminoso, è la composizione resa in velature con corpo, è l'impasto grasso.La serie del quadri esposti ha come tema paesaggi e fiori... i fiori sulla finestra, i fiori arancione, rossi, gialli: su fondi scuri e saturi di atmosfera egli pone quelle spatolate, come fuochi d'artificio».
Si è riprodotto ampio stralcio d'una recensione. dedicata alla sua mostra perché ci sembra illustri adeguatamente l'opera artistica di Luigi Zubani, al quale altro scritto critico riconosce la impronta «post fauvista», se il gusto del colore non fosse in lui maturato in un sentire più astratto e non concedesse spesso ad un gusto del raffinato e del piacevole che non ha corrispettivo nel sentire degli «arrabbiati» di un secolo fa.
BIBLIOGRAFIA
- BOTTICINI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 23 febbraio - 6 marzo 1963.
VICE, L. Zubani alla A.A.ß., «Giornale di Brescia», I marzo 1963.
VICE, L. Zubani, «L'Eco di Brescia», 2 marzo 1963.