(Giacomo). Milzano, 14 luglio 1941.
Preceduta da mostre personali a Lanzo Torinese, Alessandria (1967), Asti (1968), dalle provinciali bresciane alla «Saletta d'arte Alpino» di Castenedolo e alla «Perla» di Vestone (1974), la mostra allestita da Jacques Zambolo alla «Galleria del Carro» in città nel 1975 lo rivelava a noi quando già s'era appropriato del congeniale modo di esprimersi.E il pittore appariva ormai «un vedutista interessante aperto al linguaggio lirico, movendosi nell'area dell'impressionismo con una specifica impronta di personalità, dovuta soprattutto al ritmo sicuro delle pennellate che creano ambienti di genuina spontaneità, nell'amplesso generale dei toni caldi, suadenti atti a determinare, con la forma, un mondo di romanticismo, imperniato sul dialogo diretto ed immediato dell'uomo con la natura, vissuta come costante motivo di ispirazione» com'ebbe a dire Alberto Morucci.
Nascono così boschi, paesaggi montani, vaste campagne dall'atmosfera mesta, colma di solitudine.E le nature morte con i frutti, i fiori di quelle località ritratte negli aspetti vasti, degradanti.In successive apparizioni singole: a Verolanuova, alla «Galleria Pallata» (Brescia, 1975), a Predore (Bg), alla nostra «Galleria Inganni» (1977) e poi a Salò, Pralboino, e ancora alla bresciana «Galleria del Carro» (1978) Zambolo ha dimostrato d'aver fatte sue le ansie, le ìnquietudini che affiorano nella contemporaneità, per tradurle nelle opere, rese con cristallina immediatezza e spontaneità.La stessa ansia, la stessa inquietudine riversata ultimamente nelle opere plastiche.
Accanto alle mostre personali su ricordate, numerose le partecipazioni a collettive: in Ghedi, in Versilia (1973), Brescia, Visano (1974), Brescia ancora, Desenzano, Milano, Villanuova, Visano (1975) e Milano, Boniprati, Manerbio (1976) per giungere a Verona, Firenze, Camaiore, Buenos Aires di più vicini anni.
BIBLIOGRAFIA
«Biesse», a. XIV, n. 147, maggio 1974.
«Biesse», a. XIV, n. 151, ottobre 1974.
A.MORUCCI, «Galleria del Carro», Brescia, 15 gennaio - 6 febbraio 1975.
A.MORUCCI, Galleria d'arte, «Biesse», a. XV, n. 155, febbraio 1975.
A.MORUCCI, «Galleria A. Inganni», Brescia, 29 gennaio - 10 febbraio 1977.
«Panorama d'arte '77», Magalini Ed.Brescia, 1977.
AA.VV., «Galleria del Carro», Brescia, 11-23 novembre 1978.
Venezia, 15 febbraio 1879 - Concesio, 30 gennaio 1961.
Giunta a Brescia nel 1884, è stata maestra elementare.Si rileva il suo nome solo in occasione della seconda Mostra d'arte del sindacato provinciale di B.A. ordinata in città nel 1934.Presentava allora Piccola caccia, citata da Pietro Feroldi accanto a opere di Fossati Ledda Jole (v.).
Sono le sole pittrici presenti nella rassegna annoverante, si può dire, tutti I pittori e gli scultori concittadini attivi negli anni Trenta.
Trasferitasi a Concesio nel 1932, vi ha trascorso il resto della vita.Non si sono incontrate altre sue presenze in manifestazioni artistiche.
BIBLIOGRAFIA
«Il Mostra del sindacato prov.B.A.», Brescia, 1934.
- FEROLDI,Esame dei valori alla sindqcale, «IlPopolo di Brescia», 23 dicembre 1934.
Brescia.
Due mostre personali, in breve spazio di tempo, ci hanno fatto conoscere questa giovane pittrice che, dopo il matrimonio, si è stabilita a Lugano.
Dopo la partecipazione ad alcune collettive provinciali, nel 1976 ha allestito la sua prima mostra personale nella «Galleria del Carro», in città, dove si è poi ripetuta nel 1977.
Abile disegnatrice, si esprime in prevalenza a mezzo del pastello, proponendo angoli cittadini dalla nota suggestione, come il Pozzo di S. Pietro in Oliveto, antiche e dimesse contrade, La Curt dei Polì, «tutto un repertorio insomma ch'è mischiato di vita attuale e ricordi», come ben ha osservato Luciano Spiazzi.Non mancano, nella produzione di Carla Zana, i fiori «se ne imbeve gli occhi, fa un bel mazzo di rose o d'altro e lo fissa con tocchi freschi nello spazio candido bidimensionale del dipinto».Fresca, spontanea pittura nella scia postimpressionistica e dalla evidente liricità. Ultimamente l'interesse della pittrice si è rivolto a visioni di 'altre città: proponendo contrade bergamasche, cremonesi, mantovane, veronesi e del lago.
BIBLIOGRAFIA
L.SPIA7-Zl, «Galleria del Carro», Brescia, 13-25 novembre 1976.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 20 novembre 1976.
A.MORUCCI, «Galleria del Carro», Brescia, 10-22 dicembre 1977.
Secolo XVIII.
Pittore bolognese, chiamatovi dal conterraneo Francesco Monti (v.) giunge a Brescia nel 1738 per restarvi operoso fino al 1769, e collaborare con ' il Monti stesso a numerose opere in veste di quadraturista.Si affianca anche ad altri artefici quali Francesco Zugno, Fontebasso, Cavagna...
Lunga la nota delle decorazioni eseguite, per lo più con il Monti.Fra le tante si ricordano quelle nei palazzi Arici, Torri, Maroni, Somaschi, Avogadro, Martinengo, Soardi, Fenaroli; nelle chiese di S. Maria della Pace, che apre il periodo bresciano, quindi S. Spirito, SS.Faustino e Giovita, S. Giuseppe, S. Girolamo, S. Chiara, S. Maria del Patrocinio... una nota completa dà Camillo Boselli in «Zanardi e Monti-Autobiografie», Ateneo di Brescia, 1964 ov'è ricomposta la cronologia del dipinti e la attribuzione delle parti di quadratura e quelle di figura.
Fin dal suo primo apparire in città Zanardi rivela notevole talento: «nelle decorazioni di S. Maria della Pace ci voleva un pubblico già preparato da tante esperienze per apprezzare il rigore dei partiti decorativi dipinti dallo Zanardi, aiuto nelle quadrature, ed il disadorno colorire del Monti che vuole quasi esser bassorilievo di pietra o grigio stucco polveroso e che sembra venuto vent'anni dopo i Tiepolo di S. Faustino Maggiore mentre di tanto li precede».
Trattandosi di artista non bresciano, per ulteriori note si ricorda l'opuscolo di
C.Boselli, accanto alla «Storia di Brescia».
Brescia, 22 dicembre 1941.
Dopo aver seguito i corsi dell'Associazione artisti bresciani sotto la guida del proff.Aride Corbellini e Valentino Zini, sul far degli anni Settanta ha frequentato, solo per qualche tempo, il Liceo artistico «V.Foppa». Influente anche l'attività dello zio, noto scultore, Tarelsio Bertoli nel cui studio, sin da ragazzo, infatti, si aggira fra crete e marmi amorevolmente plasmati, tenacemente animati.
Presente a varie manifestazioni pittoriche in città e provincia, fra le quali si possono citare le adesioni a Soncino, Lodrino, Bovezzo; 'n seno alle mostre sociali della A.A.B., della Piccola galleria U.C.A.I., in particolare nelle ricorrenze natalizie, Vigilio Zanchetta è fra i promotori e gli espositori della rassegna biennale organizzata nel teatro parrocchiale di Cristo re, in Borgo Trento.
Mostre personali ha invece allestito a Lumezzane (1967), Brescia (1971), Concesio (1980). Capace di esprimersi a mezzo dell'olio, dell'acquarello e della Tempera, è prevalentemente' paesaggista ed attratto dalle cose semplici; raccolti angoli nell'altemarsi di chiare ed estese zone di colore nell'intento di riassumere quanto lo sguardo sfiora.E sono antichi vicoli d'una Brescia che scompare, sono viottoli rapidi di paesi valligiani, attimi di lavoro degli abitanti di quelle località assiduamente osservate.
«Pittura quieta, si direbbe, lievitata da una commozione intima, sincera, non displegata in manierismo post-impressionistico, ma tesa ad impasti di colore delicati, trovati come segni di confessione davanti alle cose, riconoscimenti d'un proprio trepido immaginare» come ha potuto osservare Luciano Spiazzi di fronte ai lontananti viottoli, ai sinuosi profili dei monti, alla sommessa voce di antiche, rustiche mura in grado di testimoniare vicissitudini antiche e attuali: il mondo piccolo e dimesso narrato da Zanchetta.
BIBLIOGRAFIA
«Circolo culturale», Lumezzane, 8-25 novembre 1967. «Collettiva A.A.B.», Brescia, 28 dicembre 1968.
R.LONATI, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 13-25 novembre 1971.
L.SPIAZZI, «Art Gallery», Concesio, 31 marzo 1980.
Parona di Valpolicella (Verona), 26 luglio 1932.
E’ stato allievo del Carpinon negli anni Cinquanta, quindi avvicina pittori bresciani che prediligono operare all'aperto.
Da uno dei recenti dèpliants ricaviamo il succinto cammino artistico d'un pittore che, giunto in città da alcuni decenni, ha saputo farsi ampiamente conoscere. t «un artista che ha,allestito e commissionato fino ad ora più di ottanta mostre fra personali e collettive tenute in Italia e all'estero.
Ha soggiornato in molte capitali e città del mondo, cogliendo impressioni, bozzetti, schizzi e studi del luoghi che visitava; ne accenniamo alcuni per rendervi conto dell'intensa attività pittorica di questo artista: Parigi, Copenaghen, Montecarlo, Atene, Pireo, Delphi, Los Angeles, Las Vegas, S. Francisco, Sausalito, Lisbona, Cabo da Roca, Liegi, Istambul, Amsterdam, Bruxelles, Colonia, Monaco.
Ha ultimato per la Pasqua del 1979 una pala di 2 m. per 3 su tela che si trova nella parrocchiale di Buffalora, raffigurante la Risurrezione di Cristo.Sta lavorando su altre due tele dalle dimensioni di 3 m. per 2 per ultimare il trittico grandioso che verrà collocato sull'abside della parrocchiale di Buffalora».
Tutto in Serafino Zanella appare esuberante: il numero delle mostre personali e collettive, i riconoscimenti riscossi, persino le espressioni rivolte alla «spettabile clientela» sembrano scaturire da un «grande dono, che rasserena lo spirito, per rìcondurci in quella magica atmosfera di ingenua felicità che godemmo nella nostra fanciullezza».
E come l'uomo, così la sua pittura, svolta dapprima su due filoni, com'è stato osservato: l'uno collegato al chiarismo lombardo: un modo di sentire il paesaggio dall'intimo, sia per la scelta del soggetti, sia per l'interpretazione, come in alcune paludi vibranti e delicate, soffuse di un'atmosfera malinconica e romantica; l'altro in cui la pittura sembra intesa come gioia, anche pel colore maggiormente acceso.
Autore di paesaggio, sembra @tuttavia prediligere le nature morte coi fiori, le mimose in particolare.Fra quanti critici interessati all'attività di Serafino Zanella, possiamo ricordare Antonino De Bono, che così si è espresso: I grigi, i verdi misti al gialli, macerati sazi di riverberi autunnali, le incrostazioni del gelsi, degli arbusti che s'alzano nei campi coperti di rugiada con i rami svettanti all'infinito, danno all'opera dell'artista una patina naturalistica del primo Novecento che piace e che incanta.
BIBLIOGRAFIA
Sta in:
«Art Gallery», Concesio, 2-30 novembre 1979.
Si veda inoltre:
«Bresciaoggi», I febbraio 1973, Dodici pittori per n lunario.
«Bresciaoggi», 14 dicembre 1976, Due bravi pennelli.
- SPIAZZI,Arte in città,«Bresciaoggi», 10 dicembre 1977.
«Panorama d'arte '77», Magalini Ed., Brescia, 1977.
«Giornale di Brescia», 15 aprile 1979, Buff@lora, una nuova tela per la parrocchiale. «Arte bresciana oggi», Sardini Ed., Bornato.
Brescia, 20 marzo 1926..
Dal 1974 ha deciso di firmare i dipinti con lo pseudonimo: Franqisco Romero.Allievo di Emilio Pasini negli anni 1943-1947, intraprende attività espositiva in seno a collettive della A.A.B. (1947); dopo di chè numerose sono le partecipazioni a manifestazioni artistiche a Pizzighettone, Cavezzo, Bagnara di Romagna, S. Benedetto del Tronto, Trento, Vicenza, Bergamo, Suzzara, Milano... mentre fra i premi bresciani che lo han veduto esporre possono citarsi quelli di Concesio, Villanuova, Franciacorta.
Mostre personali ha allestito in città negli anni 1972 e 1977; a Lumezzane, nel 1973.
Particolare interesse per la tecnica usata rivestono i dipinti di Vinicio Zanella eseguiti su lastre di rame, ove i colori vengono successivamente graffiati.E una soluzione particolarmente usata nelle nature morte con Cardi o nel motivi suggeriti dai Fossili di Bolca, soggetti ripetuti sovente, sia pure con alcune varianti.
Sensibile e corposo colorista anche nei dipinti a olio, nelle opere più lontane inseguiva una composizione geometrizzante in cui il paesaggio si anima in virtù di accesi toni azzurri, rosati, bianchi entro linee intersecantisi ed avvolgenti.La esperienza calabra sembra aver donato al pittore la possibilità di «rinnovare la tavolozza.La pennellata s'è fatta gioiosa nella tela e vibra di accese tensioni tonali.Il cielo è alto ma non allucinante.La geografia mossa della regione rende familiare e domestico il sud», come ha osservato Luciano Spiazzi.Ed i motivi calabresi sono stati i protagonisti dell'ultima personale, allestita in città da Zanella (1977).Accanto al panorami, i cardi, i fossili su rame il cui caldo colore emerge e si anima.
Riservato, Vinicio Zanella «nel mondo composito dell'arte ha il suo posto.Un misto di inquietudine e volontà decisa di farsi intendere con un linguaggio senza lessico da vocabolario.E tesse una dopo l'altra le sue opere con l'inesauribile entusiasmo del fare che trova in se stesso, con la soddisfazione, anche il suo giustificarsi».
BIBLIOGRAFIA
«Centro culturale S. Michele», Brescia, 9-21 dicembre 1972.
G.VALZELLI, «Piccolo S. Michele», Lumezzane, 1973. (Riprodotto in «Italia artistica 1973»).
L.SPIAZZI, «Galleria Arengo», Brescia, 5-18 febbraio 1977.
- SPIAZZI,Arte in città,«Bresciaoggi»,12 febbraio 1977.
Secolo XVIII.
Nativo di Ghedi, allievo di Sebastiano Ricci, realizzò opere sacre e ritratti.
va detto che il «pittore bresciano Dusi conservava con somma gelosia vari suoi studi ed i suoi ritratti erano tenuti in pregio».
Sue opere di non grande livello sono ancor oggi nella chiesa di S. Maria del Carmine (S.Cecilia) e in S. Giuseppe (S.Omobono).Allo Zanetti la «Storia di Brescia», che lo fa allievo di Francesco Paglia prima d'esser un «riccescopiazzettesco», gli attribuisce la perduta Madonna del Rosario con i SS.Siro, Domenico e Carlo dell'Oratorio di S. Siro e, nella chiesa di S. Zeno, la Pentecoste (1741), opera alquanto modesta.
BIBLIOGRAFIA
G.B. CARBONI, «Notizie storiche di pittori, scultori... di Brescia», 1776, Ed.C. Boselli, 1962.
F.NICOLI CRISTIANI, «Vita e opere di L. Gambara», 1807.
S.FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
«Stoiia di Brescia», Voi. 111.
Secolo XVI.
Nativo di Castrezzato, è considerato pittore di modesti meriti. t- autore di affreschi nella Pieve di Corticelle dove, su alcuni, era la firma «Petrus Jacobus de Zanetti».
Padre di Gio.Francesco, citato nell'Estimo del 1548 della quadra seconda di S. Giovanni, si sa che nel 1517 abitava a Brescia ed aveva con sé «i figli, pure pittori», dei quali uno soltanto è ricordato nei documenti: Gio.Francesco, appunto.
BIBLIOGRAFIA
S, FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
P.GUERRINI, La Pieve e gli arcipreti di Corticelle, «Brixia Sacra», 1910. «Storia di Brescia», Vol.Il.