Brescia, 20 aprile 1936
Fin da ragazzo ha sentito attrazione per il disegno e la pittura. Ha affinato le innate doti frequentando brevemente il liceo artistico locale, abbandonato sul far degli anni Sessanta per dedicarsi liberamente alla scultura.
Determinante per questa decisione l'incontro avuto con il compianto Domenico Lusetti (v.) al quale Bombardieri forniva ferrigni supporti per le pietre, per le terrecotte, ma ben presto pretesto per lunghe soste nello studio del più anziano e affermato scultore.
"Le sue mani, già allora, probabilmente avrebbero voluto piegare il ferro, forgiarlo, giocarlo per ricavare quelle forme che la voce del profondo, forse confusamente, ma sempre più ferocemente gli suggeriva". Così si è espresso Gianni Ghelfi nel tenere a battesimo il giovane scultore. Il quale, dal "ferro e dal fuoco" estrae ormai da più di vent'anni le sue opere, che soltanto nel 1971 ha voluto far conoscere al pubblico. Da allora, sono ormai più di cinquanta le partecipazioni a mostre collettive in Brescia e in località varie d'Italia di Remo Bombardieri; personali ricordiamo invece a Castiglione delle Stiviere (1973); Desenzano (1973, 74, 78,1980); Soncino ("Castello Visconteo", 1974); Viareggio (1975); Caravaggio (1975, 76); Gardone Riviera (1976, '77, 1980); Gorno Giovine (Palazzo municipale, 1979); Verona (1980, quattro presenze nel breve volgere di un solo anno); Brescia alfine, negli anni 1972,74,75,76,77,78, 1982 alternate nelle gallerie "S.Gaspare", "Bistro", di piazza della Loggia, e dell'" Associazione artisti bresciani".
Ai primi fossili delle lontane nature morte pittoriche, ai soggetti musicali dalla ritmata stilizzazione è subentrata la figura umana colta nei più diversi atteggiamenti:
Suonatore di chitarra, Donna pensosa, Vietnamita, Nudo, Uomo in croce sono alcuni dei motivi ai quali l'autore si ispira; d'ogni figura cercando il "momento", il movimento caratterizzante come nella recente Via Crucis per i padri rogazionisti di Rivoltella (1984). Usando tondini di ferro, saldandoli dal di dentro quasi ad adombrare la povertà della materia, ha colto, scemando leggermente sulle fughe esterne, l'animo dei suoi personaggi, come è stato osservato in recente occasione.
Alle figure di uomo, di donna si alternano animali, i prediletti cavalli dove la mano felice del modellatore raggiunge particolare effetto di vitalità. E cavalli ha proposto a Verona (1983) e propone in collezioni private (Brescia, Lonato ecc.).
Corona questi anni di intensa attività l'incarico avuto di realizzare il monumento agli Internati, eretto entro l'aiola di piazza Cremona e inaugurato dal Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, il 27 maggio 1982.
Secolo XVIII.
Definito "marmoraio" è nativo di Rezzato e operoso nel Settecento. Secondo il Weber ("Artisti trentini ... ") sue tracce sono anche a Lomaso nel Trentino.
Più precisamente, il Bombastoni, avendo a collaboratori i fratelli Francesco e Paolo Ogna (v.) operò a Vigo di Lomaso per l'altare della Madonna del Carmine nella parrocchiale (1758); nel 1772 riapparendo per imprecisati lavori nella stessa località.
Secolo XVIII.
Forse nativo di Rezzato; architetto e forse marmoraio; figlio di Pietro.
Secondo Sandro Guerrini ("Chiese bresciane dei secoli XVII - XVIII") di lui si conserva nell'archivio Lechi di Brescia un rilievo del palazzo A vogadro di via Moretto eseguito intorno al 1730 e firmato. "Questo archtetto appartiene alla famosa famiglia dei marmorai rezzatesi e deve aver disegnato alcuni altari eseguiti dai Bombastoni. Non so se si debba identificare con il Francesco Bombastoni che con il figlio Alessandro si impegna nel 1751 ad eseguire la soasa dell'altare della Madonna nella parrocchiale di Iseo e intorno a quegli stessi anni lavora all'altare del Rosario e a quello del SS. Sacramento della parrocchiale di Serle".
Secolo XVIII.
Secondo Sandro Guerrini, che riprende la notizia da "Il volto storico di Brescia", sarebbe architetto e marmorino; il IO novembre 1733 data il rilievo di palazzo A vogadro di Via Moretto conservato nell'archivio Lechi.
BONA DOMENICO. Secolo XX.
Antonio Fappani lo dice pastore di Niardo: si dilettava col roncolino di scultura in legno, realizzando soprattutto posate, tutte ornate nei manici traforati e di incavi tasselli.
Era ancora vivo nel 1921, quando ne scrisse G. Nicodemi.
Brescia, 1548 - 1614.
Secolo XVI.
Originario di Firenze, con Paolo Geri, Ranzi e Bonometti (v.) nella seconda metà del Cinquecento lavora alle statue degli acquari sulle facciate di Palazzo Loggia: forse tra il 1550 e il 1588.
- Nome d'arte: Giovanni Antonio
Brescia 1804 - Milano ?
Secoli XVI - XVII.
Secolo XV.