Dizionario dei Pittori Bresciani
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BOCCATO NINO

Adria (Ro), 2 novembre 1888 - Brescia, 26 dicembre 1966.

Liutaio e autodidatta in musica e in pittura, ha lasciato notevoli dipinti racchiudenti una espressione istintiva e trasognata. Particolarmente presente nell’ambito artistico cittadino, dopo il secondo con-flitto mondiale è stato vicino alla associazione Artisti bresciani, dove ha esposto ripetutamente.
Con Emilio Rizzi, Agriconi, Mozzoni, Degl’Innocenti, Mario Gatti, Galanti ecc. aveva dato vita al “Gruppo C”, che ha allestito anche alcune esposizioni, sempre in seno alla Associazione di via Gramsci. Asciutto, svelto nel portamento signorile, aveva una pittura tenue, tendente a spiritualiz-zarsi: sia nel paesaggio (spesso innevato), sia nelle composizioni di tono gentile.
 
BIBLIOGRAFIA
AEQUUS, Chiara pittura del Gruppo C, “Giornale di Brescia”, 30 novembre 1947.
AEQUUS, Pittori e scultori in Episcopio, “Giornale di Brescia”, gennaio 1948.
MARTE - LONI, Di scena i Tradizionalisti, “La Tribuna delle regioni”, 31 dicembre 1953.
G. VALZELLI, Quattro alla A.A.B., “Giornale di Brescia”, 26 maggio 1955.
L. F.(avero), Quattro pittori espongono alla A.A.B., “La Voce del popolo”, 26 maggio 1955.
G. V., Palchetto degli artisti, “Giornale di Brescia”, 26 settembre 1956.
“Giornale di Brescia”, 14 novembre 1957, Quattro pittori alla A.A.B.
“Giornale di Brescia”, 29 aprile 1959, ill. (per mostra alla A.A.B.).
L. FAVERO, Boccato alla A.A.B., “La Voce del popolo”, 29 aprile 1959.
“Galleria A.A.B.”, Brescia, 16 - 28 aprile 1960.
“Giornale di Brescia”, 12 settembre 1963, Personale di Boccato a Iseo.
R. Boccato espone a Iseo, “Giornale di Brescia”, 22 settembre 1963.
E. C. S.(alvi), Le mostre, “Giornale di Brescia”, 15 maggio 1964.
JO COLLARCHO, Galleria d’arte, “Biesse”, a. IV, n. 37, maggio 1964.
“Galleria Abba”, Brescia, 8 - 20 ottobre 1966.
“L’Eco di Brescia”, 22 ottobre 1966, Personale di Boccato.
“La Voce del popolo”, 22 ottobre 1966, Boccato alla Abba.
“Enciclopedia bresciana”, Ed. La Voce del popolo.
A. M. COMANDUCCI, “Dizionario dei pittori… italiani”, IV Ediz. (1971).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
AA. VV., “Mostra postuma dei Soci”, Brescia, Galleria A.A.B., 3 - 22 settembre 1970.
 

BOCCHI FAUSTINO

Brescia, 17 giugno 1659 - 27 aprile 1741.

Figlio di Giacomo e di Giulia Faroni, ebbe vita tranquilla e forse non si mosse mai da Brescia. La tra-dizione lo vuole allievo dell’Everardi, pittore di battaglie e di bambocciate, e di Carlo Bacivecchi. Di-pinse due Santi e storie sacre nella chiesa della Pietà e Storie di S. Benedetto in quella di S. Spirito sempre a Brescia, ma sono opere disperse con la distruzione dei due edifici sacri. Ci resta invece un S. Marco (1726) su una porta della chiesa della Carità.
La sua fama è legata soprattutto alle bambocciate, specie di scherzi pittorici fantastici e divertenti attraverso la deformazione di persone e cose che nell’ambiente veneto lo resero famoso oltre i suoi stessi meriti. Sue opere, sparse in Gallerie e depositi, sono nei palazzi Pitti, Montecitorio, nella Pina-coteca Tosio Martinengo, nel Museo di Breno, nel Museo civico di Padova, nel Museo nazionale di Varsavia, presso la Sovrintendenza alle Gallerie di Milano.
Fu il primo a diffondere nell’Italia settentrionale il gusto per le bambocciate. Rifuggendo tuttavia dal diabolico e dal tragico dei primitivi fiamminghi e non proponendosi mai problemi psicologici. I suoi quadri dai toni per lo più tenebrosi, ravvivati qua e là da rossi, gialli, azzurri, “esprimono cose pic-cole di pigmei, e di costoro le battaglie, lotte, giochi, balli, convivi, trionfi e mille altre invenzioni tutte capricciose e moventi al riso”. Molte di queste opere furono apprezzate dai contemporanei che andarono a gara nell’acquistarle a ornamento delle loro ville. Quattro dipinti del Bocchi sono stati esposti anche a Varsavia in occasione della Mostra della pittura italiana.
La ricerca condotta nel 1998 da Vittorio Nichilo aggiorna e puntualizza l’attività di Faustino Bocchi, che nel tempo ha goduto di grande apprezzamento ma pure sofferto trascuranza critica. Merito del puntuale aggiornamento è in particolare attribuibile allos tudio sul collezionismo fra la fine del ‘60 e l’inizio del ‘77 che ha consentito di individuare l’acquirente medio dei quadri di Bocchi nel collezioni-sta alle prime armi desideroso di possedere un quadro “alla moda” o curioso.
In questo contesto è inseribile l’episodio che ha protagonista il famoso architetto Filippo Juvara, che presente a Brescia per una perizia relativa al costruendo Duomo Nuovo, anziché farsi compensare con denaro, accettò di buon grado alcuni dipinti del Bocchi.
Lo studio di Vittorio Nichilo si pone pertanto come traguardo significativo nel processo di conoscen-za e valorizzazione di un artista considerato “minore” perché bambocciante, forse ignorando il frutto da lui prodotto in altri motivi pittorici.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: A. M. BARONCELLI, “Faustino Bocchi e E. Albricci, pittori di bambocciate”, Supple-mento ai Commentari dell’Ateneo, Brescia, 1965.
Si veda inoltre: E. CASSA SALVI, recensione in “Giornale di Brescia”, s.d. (1965).
“Commentari dell’Ateneo “, Brescia, a. 1896.
G. PANAZZA, “La Pinacoteca Tosio - Martinengo”, Ed. Alfieri e Lacroix, Milano, 1959.
G. PANAZZA, “La Pinacoteca e i Musei di Brescia”, Ed. Ist. d’Arti graf., Bergamo, 1968, p. 154.
“Storia di Brescia”, Vol. III.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo,
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
A. OLIVARI, Bocchi, storie beffarde, di nani irriverenti, “STILE Arte” n. 24, dicembre 1998.

 

BODEI FELICE

Serle, 2 maggio 1949.

Autodidatta, ha partecipato a concorsi provinciali e, per la prima volta, in personale si è presentato a Brescia nella “Galleria Arengo” nel 1978. Giovanni Repossi esprimeva auspicio nel catalogo. In-dubbiamente nella eco iperrealista le opere allora esposte, sia per i temi affrontati, sia per la meti-colosità esecutiva e la esattezza fisionomica dei modelli scelti. V’è da soggiungere che il mondo al-lora riflesso indicava la predilezione per quanto fa parte della vita che il giovane pittore ha veduto e tuttora vede quotidianamente: umili, rustiche cose preziose, e saporose solo di genuinità. Un mon-do riproposto a Serie nella mostra allestita nel dicembre 1980, con la benaugurante introduzione di M. Tedeschi.
A distanza di tempo si è fatta più evidente la visione creativa dell’artista serlese, acquisita mediante un percorso indagante la pittura tradizionale sia nell’aspetto tecnico sia in quello tematico. Non tra-scurando tuttavia episodiche esperienze che l’hanno avvicinato a certe rese informali caratterizzate da estrema libertà, ed anche alla pittura metafisica. Che presto hanno lasciato spazio al paesaggio, alla natura morta e alla figura, temi coi quali ha modo di esprimersi compiutamente.
La recente mostra tenuta nella Sala Domus in piazza del Duomo a Salò rappresenta forse l’ultima tappa di un tragitto espositivo intenso che ha portato suoi dipinti ad appartenere a collezioni private italiane e straniere.
Attualmente Felice Bodei insegna all’Accademia della realtà “A. Fiessi” di Flero.
 
BIBLIOGRAFIA
O. ZAGLIO (a cura di), “Arte, sport e mestieri”, Brescia, Galleria Vittoria, 11 dic. 1982.
G. REPOSSI, “Felice Bodei”, Brescia, Galleria Vittoria, 26 febbraio - 10 marzo 1983.
O. ZAGLIO (a cura di), “Invito al collezionismo”, Brescia, Galleria Vittoria, 9 gennaio 1983.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
G. G.(alli), Bodei, realtà e poesia, “STILE Arte” n. 70, giugno 2004.
 

BODINI DOMENICO

Brescia, 21 giugno 1941.

Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti conseguendo il diploma presso l’UMS, ma soprattutto ha perseguito intensa ricerca personale rispettosa della tradizione figurativa lombarda.
Natura morta e composizione floreale sono i soggetti prediletti da Bodini, vivificati da colori chiari e luci riflettenti l’emozione derivante dalla contemplazione.
Svolta nei momenti liberi dall’impegno professionale, l’attività pittorica di Bodini gli ha consentito di essere presente a numerose rassegne locali, provinciali come Breno, Concesio, Leno, ed anche re-gionali.

BOIFAVA BERNARDINO

Ghedi, 23 maggio 1888 - Forlì, 15 dicembre 1953.

Nato da Francesco e Domenica Poffa, modesti contadini, nella prima giovinezza aiuta la famiglia pascolando gli animali domestici. Fin dall'età di otto anni, spinto dalla innata passione, incide, scolpisce, modella: creando così figure del piccolo mondo in cui vive, oppure fantocci o burattini. Con il trascorrere degli anni maggiormente si evidenzia la sua inclinazione all'arte, tanto che lo stesso genitore è indotto a sottoporre alcuni lavori di Bernardino allo scultore bresciano Emilio Righetti (v.) che lo accoglie nel proprio laboratorio negli anni 1905 - 1912.L'apprendistato dà buoni frutti se il giovane, oltre che scolpire nel legno una Beata Vergine del Rosario per la chiesa di S. Varano a Forlì, nel 1912 si aggiudica il premio triennale di incoraggiamento sul Legato Bronzino. Le 1500 lire annue gli consentono di frequentare l'Accademia di B. A. fiorentina, allievo di Augusto Rivaluta. Ma già dal 1913 ha per maestro Domenico Trentacoste con il quale studia fino al 1915, anno in cui si licenzia a pieni voti. Ancora durante i vari corsi accademici merita in premio viaggi a Venezia e Padova. Allo scoppio della prima guerra mondiale è militare nell'XI Reggimento di stanza a Forlì. Ed a Forlì, dopo il congedo, vivrà il resto della vita. Nella città romagnola intraprende l'attività creativa nel 1919: lo stesso anno partecipa al concorso per l'erezione del monumento ai Caduti di Civitavecchia, meritando il quarto posto. Nel 1921 concorre alla Pietà per il bresciano cimitero Vantiniano, monumento affidato però ad Ermenegildo Luppi .

Accanto agli studi preparatori per concorsi si susseguono varie altre opere: il ritratto del pittore Marchini, quelli del prof. Sante Solieri, di Vallicelli, del Massari, dell'ono Comandini e, ancora, il sacello dell'aviatore Luigi Ridolfi nel cimitero forlivese, il medaglione con il ritratto di Dante, posto sull'esterno del campanile di S. Mercuriale: opera rimossa durante lavori di restauro dopo il secondo conflitto mondiale.

nel 1921, un nudo femmnile a grandezza naturale: Piccola Nave, esposto alle "Riunuite", suscita scalpore. È uno degli episodi attestanti l'indipendenza di giudizio, la Personale visione dell'artista, anche in seguito protagonista di accese discussioni.

Nel 1923, dalla municipalità di Forlì ottiene di adattare a studio parte delle mura della 5-consacrata chiesa di S. Salvatore e già lo stesso anno si afferma al concorso per il il monumento ai Caduti di Rimini: la contrarietà suscitata da alcune figure della grande composizione ne ritarda però da definitiva collocazione, avvenuta soltanto nel 1926, presente il re.

Frattanto Boifava aveva compiuto il monumento ai Caduti della natia Ghedi (1925), seguito da quello in S. Arcangelo di Romagna. Scandite negli anni numerose altre note opere: nel 1929 scolpisce nel legno la statua di S. Rosa da Lima collocata nella parrocchiale di Predappio; per il Foro italico di Roma esegue il grande Pilibolus, ma di questa figura di giovane atleta, come altre di altri autori pur destinate a esaltare il regime, si ignora la definitiva destinazione.

Per l'ospedale di Premilcuore, nel 1930 realizza nel marmo rosa di Gandoglia una grande targa ad onore di Domenico e Lorenzo Ricci; il successivo anno concorre a completare il monumento ai Caduti di Forlì, ideato dall'arch. Bazzani, con i quattro bassorilievi de L'assalto, La difesa, Il sacrificio, La pace vittoriosa. Per Marebello di Rimini compone l'erma monumentale dedicata a Sandro Italico Mussolini. È ormai gravoso seguire l'attività creati va di Bernardino Boifava: si rilevano così alcune opere segnalate dal catologo della Mostra postuma ordinata in Forlì nel maggio 1983: inaugurato nel 1923 il ritratto del prof. Babacci collocato nell'Ospedale civile riminese, del 1925 sono il busto di padre Cesare Maioli, i ritratti di alcuni esponenti della famiglia Ravaioli posti nel cimitero di Forlì, del 1926 quelli di componenti la famiglia Mazzotti e del 1928 il ritratto del tenore Angelo Masini; del 1930 la tomba Montanari a Castrocaro, del 1934 il ritratto di Alberto Albertucci ad Urbania; del1936l'erma e il busto per l'aviatore Diano Pasini a Collinello, seguiti dalla croce in rame sbalzato voluta dalla famiglia Franciaresi.

Del 1941 le maschere dei piloti Nino e Ido Zanetti, di Ivo Olivetti per l'allora Collegio aeronautico di Forlì; nel 1948 compie il ritratto di don Luigi Ghinelli, nell'Istituto dei fanciulli poveri di Gatteo, seguito da quello del successore, don Luigi Guanella. A questi lavori che possono rappresentare indice al progredire creativo di Boifava, altri ancora se ne accostano di non facile collocazione temporale: sono i ritratti del tenore Siboni e della soprano Tadolini Savorani, il medaglione in argento voluto per la sede del sanatorio di Vecchiazzano, le varie Maternità episodi suggeriti dalla storia sacra, dalla mitologia, oppure dalla fantasia, e trofei, e ritratti ancora, medaglie sia in bronzo che in marmo o in legno. Opere varie custodite ancor oggi dai familiari dello scultore.

Artista dalla riconosciuta e profonda umanità "era sempre pronto a sacrificarsi per perfezionare la propria opera ... non c'era fretta in lui, ma una paziente attesa del più bello, del più vero, del più artistico. Sempre orgoglioso degli elogi, ma anche intelligentemente portato a perfezionarsi e a dimenticare completamente se stesso, l'orario interminabile di lavoro, la fatica fisica".

Le sue opere, concepite nel solco della grande tradizione figurativa, accanto alla delicata modellazione di alcune composizioni, di alcuni ritratti, di certe figure femminili evidenziano plastica e vigorosa stilizzazione propria della contemporaneità: adornano edifici pubblici e privati della intera Romagna. Nel cimitero di Forlì, città che lo ha accolto ventenne, che nel 198310 ha ricordato e onorato quale figlio illustre, dedicando gli una vasta mostra, riposano le spoglie mortali di Bernardino Boifava.

BOIONI PIETRO

Palazzolo, 1951.

Diplomato maestro d’arte, ha iniziato a esporre nel 1975 partecipando a collettive e concorsi pro-vinciali; emergendo in particolare nel “Premio Mazzano”, (1975). Si è presentato per la prima volta in personale a Brescia, nel 1978.
Pittura geometricamente riassuntiva, coglie il paesaggio e, soprattutto, le vie di paese caratterizzate da basse case e da personaggi, in esse fissati, dal mesto atteggiamento. Se ne ricava sensazione di abbandono, di desolazione, attenuati dalla effusa luce che sovente si scorge là dove si staglia la linea dell’orizzonte.
 
BIBLIOGRAFIA
A. ZAINA. “Galleria del Carro”, Brescia, 1 - 13 gennaio 1978.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

BOLDI ANDREA

Secolo XVII.

Secondo scheda ms. di Luigi Dedè, il nome di questo lapicida ricorre nel testamento della figlia Camilla, in data 5 ottobre 1608.

L'atto è nell' Archivio di Stato (Filza 3820).

BOLDINI GIOVANNI

Ferrara, 1842 - Parigi 1913.

Famoso ritrattista, mai presente a Brescia, compare in questo dizionario perche’ v’è chi lo ritiene, in base a documenti, originario della Valsaviore.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

BOLDO DIONISIO

Pralboino, 1526 - Palmanova 1598 o 1604.

Architetto civile e militare e miniatore. Fu al servizio della Repubblica veneta di cui era “ingegnere delle fortificazioni”. Gli è attribuita (1588 - 1591) la collaborazione al progetto del Ponte di Rialto.
Nel 1591 fu a Bologna per dare un parere ad Alessandro Vittori sulla altezza della volta della nave di S. Petronio e nell’ottobre dello stesso anno per un consulto assieme a Martin Bassi.
In rapporto coi Gambara, signori di Pralboino, gli è attribuito da Camillo Boselli il progetto di raffor-zamento della facciata di Castel Merlino a Verolanuova, nel 1591.
Fu poi nominato prefetto della fortezza di Palmanova e il 16 ottobre 1593 fu presente alla seduta conclusiva tenutasi a Strassoldo per la fondazione della fortezza alla cui costruzione attese fino alla morte.
Il Rossi (Elogi) scrive che “valse assai nella delicatezza delle miniature ad acquarella nelle quali se havesse havuto più gusto che nella Architettura non sarebbe stato inferiore a D. Claudio Ciovio”.
 
BIBLIOGRAFIA
O. ROSSI, “Elogi storici di bresciani illustri”, 1620.
L. COZZANDO, “Vago curioso, ristretto… “, 1694.
F. NICOLI CRISTIANI, “Vita e opere di L. Gambara”, 1807.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

BOLLERI BENITO

Pontremoli, 21 dicembre 1938.

Giunto da tempo a Salò, ormai gardesano d’elezione, Bolleri ha trovato alfine dimora in San Felice. Già nel periodo vissuto in Salò si è fatto apprezzare non solo come pittore, ma anche come presi-dente del Gruppo “Amici dell’Arte” salodiano in seno al quale ha pure esposto.
Figurativo, affida il suo messaggio sia alla figura, sia al paesaggio. Se nella prima interpretazione si manifesta una predilezione per l’arte antica, sagome di statue classiche, busti maschili e femminili immersi in un’atmosfera di sogno, più sciolta ed espressiva la produzione dedicata alla natura che in alcuni casi assume la sintetica compattezza evocante Rosai, i toni dominanti giocati sugli azzurri che acquisiscono la levità dell’atmosfera entro cui sono immersi riflessi d’acque, l’ondulato alternarsi di profili collinari.
Colpisce – è stato osservato – la frequente preminenza affidata alle rappresentazioni di cieli vibranti di luce… e che accennano al bisogno dell’uomo di penetrare lo spazio e oltrepassare i propri limiti naturali.
Sono immagini costruite con levità rasentante effetti acquerellati e trasfiguranti una realtà ricono-scibile, anche se colta per accenni.
 
BIBLIOGRAFIA
“STILE Arte” n. 70, luglio - agosto 2003.
 

 

  1. BOMBARDIERI REMO
  2. BOMBASTONI A. L.
  3. BOMBASTONI FRANCESCO
  4. BOMBASTONI GAUDENZIO

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