Spalato 13 giugno 1942 - Molinetto, 2 dicembre 1968.
Il ricorrente “Premio Roberto Bezzi”, che i giovani di Molinetto hanno istituito, vuol ricordare un giovane stroncato da incidente quando ancora la sua pittura stava evolvendosi attraverso ricerca che, partita dal figurativo modernamente inteso, si indirizzava ormai verso espressioni cromatiche e compositive racchiudenti fermenti comuni ai suoi contemporanei. Sono così nate opere ricreanti dapprima paesaggi o interni con scene di vita quotidiana, attimi di esistenze ignorate; ispirate poi dal fremito di comuni bisogni, di corali segni di un tanto atteso riscatto.
Giunto giovanissimo a Molinetto, la sua intelligente disponibilità lo aveva reso caro a quanti poterono avvicinarlo, ponendolo fra gli animatori di gruppi giovanili operanti nel paese e in località vicine.
La morte lo ha colto quando il seme di appassionata attività stava per dare frutti in grado di farne più che una promessa nell’ambito pittorico bresciano.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Ferno (VA), 1809 - Como, settembre 1884.
Venuta giovane a Brescia, si dedicò al disegno di cui offrì saggi alle esposizioni dell’Ateneo nel 1829 con una copia dellaVilla di Cicerone da Voolet e, nel 1830, con un Chiostro Amalfitano, con Paesetto tratto da una veduta della Svizzera. Trasferitasi a Corno, volle in morte lasciare all’Ateneo una donazione.
Nella galleria di palazzo Tosio, sede della secolare accademia, si legge la seguente iscrizione:
Amalia Biancardi, n. a Ferno MDCCCIX, m. a Como MCXVIM. Cresciuta tra noi nel culto dell’Arte - ancor giovinetta offerse al patrio Ateneo fiori graditi di gentile ingegno - nel chiudere degli anni lo ricordò con munifico dono. Per voto dell’Accademia MCXVM.
BIBLIOGRAFIA
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secolo XX.
Solo si ricorda il nome di Pietro Bianchetti, bresciano, con il rammarico di nulla poter dire più di quanto ci venne comunicato da Vittorio Botticini che, del Bianchetti, fu compagno durante i giorni di studio all’Accademia Cignaroli di Verona. Giovane d’ingegno, dalle promettenti doti pittoriche, si è spento al fiorire delle prime speranze. Fra le poche presenze a mostre bresciane, si cita la II Sindacale del 1934.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Adro, 12 ottobre 1856 - 7 luglio 1939.
Giovanissimo inziò la sua preparazione artistica per passare poi all’Accademia Carrara sotto la guida dello Scuri. Fu anche a Roma dove per tre anni frequentò l’Accademia libera e lavorò alacremente, come dimostrano alcune sue opere in raccolte bresciane.
Nel 1887 è a Venezia, presente alla Mostra nazionale con Rio Foscari, Ritorno dal lago d’Iseo. A Venezia si ferma quindici anni entrando in viva amicizia con Ettore Tito ed altri noti artisti. Partecipa alla Esposizione di Bologna (1888) con vedute veneziane e La modella. Alla Triennale di Brera del 1891 presenta Interno assai apprezzato. Compie un viaggio in Brasile, stabilendosi poi a Brescia fino al 1914 quando fissa definitivamente la sua dimora ad Adro, dove apre, in palazzo Bargnami - Dandolo, una scuola domenicale di disegno.
Continua a partecipare a manifestazioni artistiche come la Mostra lotteria del teatro Grande a favore dei combattenti o la vasta rassegna del paesaggio italiano sul Garda nell’inverno 1920 - 1921 o, ancora, le collettive degli Amici dell’arte (1920 in poi).
Fu pittore prolifico, tanto che un catalogo di vendite del 1937 comprendeva ben sessanta sue tele.
Fu, anche se raramente, affreschista, ma preferì il cavalletto per ritrarre vie di Brescia, angoli di Adro e d’Iseo. In morte lasciò cospicua donazione all’asilo di Adro. Una mostra commemorativa è stata allestita nella scuola elementare di Adro nel 1970. Troppo breve, la manifestazione ben poco ha giovato alla memoria di un artista meritevole di più vasta fama: per il valore delle opere giovanili dedicate a Venezia, condotte nella eco di antichi maestri nordici; per le marine dal caldo tono toscano (negli azzurri del cielo e del mare, nelle terre di campi riarsi), per i pacati toni ricreanti località vicine.
Caratterizzati da fine, armonioso contorno i pochi ritratti di fanciulle, rese con piani uniformi di tenui rosa sfiorati da tepida, effusa luce.
BIBLIOGRAFIA
Sta in: R. LONATI: Biografie di artisti bresciana, A. Bianchi, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1978.
Si veda inoltre: “III Mostra nazionale di pittura e scultura promossa dal Gruppo amatori dell’Arte”, Brescia, 6 - 20 maggio 1923. “Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
L ANELLI, “Il paesaggio nella pittura bresciana dell’Ottocento”, Brescia, La Scuola editrice, 1984.
Secolo XVII.
Intagliatore, per alcuni studiosi originario di Lumezzane, per altri di Pavone e forse maestro di Beniamino Simoni (v.); è autore di numerose opere per chiese di Brescia e della provincia. Due soase sono nella chiesa di S.Giovanni: la più fastosa è sull'altare dedicato ai martiri di Ararat. Nella stessa chiesa a lui è attribuito un Paradisino per viatico ai moribondi impreziosito dalla raffigurazione dell'Ultima cena.
Per i padri della Pace ha realizzato la statua di S. Filippo Neri in seguito ricoperta di lamine d'argento. Nota per grandiosità è l'opera d'altare per la Madonna del Rosario nella parrocchiale di Rovato.
Ancora segni dell'arte di Gaspare Bianchi sono indicati negli altari di Asola, Bagnolo, Bornato, Calino, Castelmella, Colombaro vicino a Iseo; nelle chiese della Carità, di S. Gaetano in Brescia (1686). Nel 1676 sembra aver completato una elegante cornice per il santuario della Madonna di Cortinica a Tavernola Bergamasca, ricevendo pagamento nel 1679.
Le sue realizzazioni di sapore barocco, rivelano vivace fantasia e si fanno apprezzare per l'attenta esecuzione, il rispetto della forma nell'ampia scansione dei piani. Puntualmente, Camillo Boselli ("Brixia Sacra" a. v. n.4 - 5, luglio 1970) pone in discussione alcune attribuzioni operate da G. Vezzo li e sopra riportate, come quelle di Bagnolo, Castelmella, Calino, Bornato e Brescia (Chiesa della Carità). Mentre per l'opera in S. Giovanni esprime apprezzamento nei confronti di Gaspare Bianchi, propone che alcune attribuzioni siano trasferite ad altro Bianchi, anonimo intagliatore pure operoso in S. Giovanni; indicando inoltre attivi alla Carità certi Montanino (v.) e mastro Andrea.
Brescia, 30 agosto 1942.
Pseudonimo Ghiambi, Gustavo Bianchi è medico. A nove anni si è rivelato abile disegnatore, ma è negli anni Sessanta che affronta le tecniche dell’olio e della tempera, realizzando in forma realistica paesaggi, nature morte e alcuni ritratti. Approda alfine ad una tecnica pittorica da lui definita “neosuggestionismo realista” mediante la quale nascono gouache di oggetti i più diversi (bottiglie, vasi, cubi di materiali vari, figure e paesaggi). Poteva così unire, miscelare e dividere i colori per consentire all’osservatore una visione e suggestioni proprie degli oggetti dipinti, perfezionando il suo fare fino a imprimere nelle cose della quotidianità fantasie cromatiche di poesia o di drammaticità. Con tali esiti si è presentato al pubblico nel 1968 partecipando a una mostra collettiva di Langhirano proponendo vasi e cubi di cera, gouache su tela e su carta (San Bernardo) e oli (le due Marie e Arlecchino).
Nei primi anni Settanta è a Parigi e studia in Avenue de Bel - Airée, partecipando pure a vari premi, ben accolto dalla critica e dal pubblico, vincendo fra altri il secondo premio per giovani artisti organizzato a Montpellier.
Lunga l’assenza dalle mostre che è seguita, e solo negli anni Novanta, esortato dall’amico Dino Decca, è tornato a esporre, così che suoi lavori sono stati accolti in rassegne di Flero, Azzano Mella, Pavone, Brescia, dove è stato iscritto fra i soci dell’Associazione Artisti Bresciani. È altresì membro del Gruppo culturale “Angelo Fiessi” di Flero in seno al quale riveste la carica di addetto culturale e coordinatore di manifestazione.
La Galleria d’Arte “Terzo Millennio” di Largo Formentone in città ha l’esclusiva delle sue opere.
BIBLIOGRAFIA
“STILE Arte” n. 38, maggio 2000, Bianchi Gustavo, Ghiambi.
AA. VV., “L’arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria “La Tavolozza”, 2000.
Brescia, 23 giugno 1937.
Scultore
Pietro "Perry" Bianchini è nato a Darfo il 29 giugno del 1943.
Dopo gli studi si è dedicato all'attività commerciale nei territori della Valle Camonica con grande successo.
Ha contemporaneamente coltivato, a partire dagli anni sessanta e grazie anche alla vicinanza di Franca Ghitti, la propria vena artistica come autodidatta, allievo di Emilio del Prato e Alberto Meli.
Le tecniche che utilizza per la realizzazione delle sue opere sono l'olio, il bronzo e la terracotta raku.
E' stato insignito delle seguenti onorificenze: Medaglia del Presidente della Repubblica, Genova a 500 anni dalla scoperta dell'America, Nova Comun Galleria in Coro.
La creatività e la passione hanno portato l'artista all'allestimento di mostre pubbliche ed a importanti riconoscimenti. Diverse sue opere lignee e in ceramica sono presenti in alcuni centri della Valle Camonica.
Caslano in Canton Ticino 3 giugno 1860 - Mornico al Serio, Il dicembre 1946.
Qui lo si ricorda soprattutto per aver soggiornato lungamente a Chiari e per essere stato maestro ad Angelo Barbieri (v.).
Opere prevalentemente funerarie realizzò ad Adro, Chiari, Erbusco, Rovato e, in generale, per la Franciacorta.
Dietro l'esempio dello zio Gerolamo, di Colombaro, ha lasciato la scultura per seguire una industria di laterizi a Villongo prima, poi a Mornico. L'azienda è passata al figlio Pietro, nato in Chiari il 22 dicembre 1899 e morto a Mornico al Serio nel luglio 1966.
Brescia, 1677 - 4 maggio 1754.
Figlio di un sarto, è architetto più che scultore.
Vive la giovinezza a Rezzato dove, nelle botteghe di tagliapietra, si abitua a maneggiare lo scalpello.
Trasferitosi a Brescia, in via Tre Spade, dal 1711 al 1731 fu soprastante nel cantiere della fabbrica del Duomo ed a lui è attribuito l'ordine inferiore della facciata. Nel 1733-34 fu arbitro dei lavori per la chiesa della Carità della quale ha forse progettato il rifacimento della facciata negli anni 1745-49.
Nel 1734 è ricordato quale autore dell'altare del santuario di Ono Degno; lascia tuttavia numerosi e interessanti progetti che rivelano "influssi barocchi ricchi di gusto decorativo e solida sintassi architettonica" (C. Boselli).
Dopo il 1746 nessun 'altra notizia si ha del Biasio, salvo quella della morte.