Dizionario dei Pittori Bresciani
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SARENCO

Vobamo, 1945

Isaia Mabellini, in arte Sarenco, con Mario Alborali operoso a Puegnago sul Garda, è fra i più noti esponenti di quelle inedite poetiche prepotentemente balzate alla ribalta anche a Brescia negli anni Sessanta.  Anni in cui anche Alborali ci è conosciuto: per aver dapprima operato nella linea figurativa tradizionalmente intesa, per essere approdato poi a formule gestuali dinamiche che lo allontanano dal campo qui trattato: mezzi espressivi con i quali ha platealmente rotto.
Sono gli anni in cui più evidente appare la somma di nuove esperienze stilistiche; e l'individualismo si innesta su un collettivismo caotico forse, proiettato in tutte le attività umane ma capace a volte di scuotere, ed anche in arte, la tradizione.  Sarenco, la cui attività ricordiamo in particolare per aver fino a mezzo degli anni Settanta preso a prestito capolavori figurativi quale supporto della operazione critica, evolutasi poi in campi più ampi, era allora studente in filosofia; si fa particolarmente notare non soltanto per le mostre collettive a cui partecipa, per le personali che ordina nelle bresciane Gallerie Zen, La comune, nello Studio Denza di Rezzato, ma anche per la edizione di riviste quali «amodulo», «lotta poetica» o di libri e di films.
Poeta visivo, secondo Rossana Apicella, la vera «straordinaria proposta del discorso poetico di Sarenco fu la puntualizzazione, in forma creativa ed espressiva, dello strumento singlossico, la singlossia.  Cioè, una forma espressiva sincronica.- che pulsa quindi all'unisono con il tempo nostro di inquietudini e di tumulto.  Inserito nella schiera dei poeti visivi, Sarenco propone manifesti murali tesi a rompere la solitudine del poeta, per fame un interprete partecipe, vivo della contemporaneità.
Se in alcune composizione v'è denunzia, in altre emergono irrisione, sarcasmo, ma anche una «strafottenza» che non sempre giova alla efficacia di quei «gesti rivoluzionari», per confinarli in un clima non sempre terso.
L'attività assidua consente a Sareneo di allestire numerose mostre personali a Brescia e provincia; fra le altre località si possono ricordare Venezia (1966, 1973), Sanremo (1977), Firenze (1970, 74), Berna (1971, 72), Milano (1972), Bari (1974), Verona (1978), quest'ultima inserita in vasta esposizione.
Se la presenza al Museo di Castelvecchio (1978) ha rappresentato un consuntivo dei cinquanta numeri di «lotta poetica» (1971-1975), rivista diretta da Sarenco e da Paul de Vree, la bresciana mostra del 1980, ordinata attingendo dall'archivio Denza, poneva in rilievo la personalità di Sarenco, ma soprattutto «ripercorreva ancora una volta i fili che legano le ormai lontane radici futuriste, dadaiste, surrealistiche agli sviluppi della poesia concreta, della poesia visuale, fino alla poesia visiva, con gli accenti molto diversi che la caratterizzano».
Opportunità di osservare altresì che questa ultima espressione sia pure «con le più apprezzabili intenzioni, realizza in sostanza manifesti di lotta politica in cui figure e parole riprendono, sia pure in forma di scorcio, di sintesi estrema, la loro antica funzione di illustrazione con didascalia».
 
Ma in quelle illustrazioni resta il segno di una rottura palese, provocatoria che, secondo Gillo Dorfles, si tramuta in «esemplare atto di fiducia nel valore delle idee, più che in quello delle opere».
Accanto alla «operazione» visiva, Sarenco porta avanti una ricerca «sonora». 176
 
BIBLIOGRAFIA (bresciana)
«La poesia degli anni '70», Brescia, Mastio visconteo, Castello, 13 settembre - 10 ottobre 1970.  R. APICELLA, «Studio Brescia», Brescia, 8 febbraio 1974.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giomale di Brescia», I marzo 1974.
G.BENEDETTI, «Il Posto», Sanremo, 14-26 febbraio 1977. (Con M. Alborali).  AA.VV., «Museo di Castelvecchio», Verona, marzo 1978.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 4 marzo 1978.
R.LONATI, «Mezzo secolo di testimonianze sulla pittura bresciana del Novecento: 1920-1970».
Fip.  S. Eustacchio, Brescia, 1979.
E.C.S(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 13 gennaio 1980. «Arte bresciana oggi», Sardini Ed., Bornato.

 

SARUBBI ANTONIO

Rivello di Lucania, I I settembre 1920.

A tergo del catalogo di una personale tenuta alla «Galleria del Carro» nel 1977, è lo stesso Sarubbi a darci, succinta, la sua biografia: pittore fin da ragazzo, guidato dalla ferrea disciplina del proprio genitore e da uno studio molto profondo, gli si dà la possibilità di dedicarsi completamente all'arte dopo infinite vicissitudini e contrasti.
Ha studiato a Roma e Trento... Su segnalazione di autorità del settore è stato incluso nel «Dizionario biografico» dell'Istituto biografico italiano, pubblicato sotto l'alto patrocinio del Presidente della Repubblica; lo stesso Catalogo elenca vari Istituti e Gallerie di Inghilterra, Germania, America dove la sua scheda biografica è depositata.
Trasferitosi a Brescia negli anni Cinquanta, come pittore Sar-ubbi «esplode» agli inizi del 1970; più che partecipare a mostre collettive (si evidenze tuttavia al «Premio Montichiari», 1971; a Molinetto, 1971; al Premio Piazza della Loggia, 1974) intraprende nutrita serie di mostre personali.
Alla «Galleria S. Gaspare», nel 1972, prima sortita, offre ai bresciani dipinti rammemoranti la terra d'origine.
Massima fonte di ispirazione per i pittori lucani è il dramma di popolazioni che han vissuto gli anni della Riforma, di famiglie mai riunite per l'assenza degli uomini rincorrenti speranza di meno amara esistenza; l'atavica assuefazione al greve sacrificio e la rinunzia fatti regola di vita.
Sarubbi rivela invece la volontà di ricreare con il colore gli aspetti vari e confortevoli del mondo amato.  Estese coltivazioni, chiome di alberi fatte . 'descente cascata di verdi ad accentuare l'impeto del vento che le scuote, il solitario greto del fiume arroventato da serotini riverberi, barche desolatamente abbandonate su chiarissima, baluginante rena del natio mare...
Nel Bresciano rincorre invece le luci delle nostre torbiere, del Garda, dell'Eridio; si spinge poi nelle valli trentine, nel colli Euganci...
Né mancano figure e ritratti, gli Autoritratti frutto di ricerca introspettiva subentrata al gesto esuberante e estemporaneo delle prime opere.
Ben ha scritto Luigi Servolini: Ebrezza cromatica ed impeto creativo caratterizzano la pittura di Antonio Sarubbi tenuta su un piano impressionistico modemizzato con la resa tutta soggettiva a larghe spatolate, che ben si adatta alla irruente vena di questo artista, la cui sensibilità si esalta in un gioco serrato, infatti, di stesure di colori che da sole modellano: sostituendosi al disegno e raggiungendo perfino effetti plastici... nel paesaggio, tema prediletto e più frequente. Sue opere sono in collezioni private italiane e straniere.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 27 maggio - 8 giugno 1972.
L.SPIAZZI, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 17-29 marzo 1973.  L, SPIAZZI, Arte, «La Voce del popolo», 23 marzo 1973.
C.VILLANOVA, «Galleria Bistro», 3-16 novembre 1973.
A.MORUCCI, Galleria d'arte, «Biesse», a. Xlll, n. 141, novembre 1973.
«Galleria del Carro», Brescia, 19-31 ottobre 1974.
N.VALERI, A. Sarubbi, «Brescia-Club», 20 ottobre 1974.
L.SPIAZZI, Arte in città, "Bresciaoggi, 2 novembre 1974.
A.MORUCCI, Galleria d'arte, «Biesse». a. XIV, n. 152, novembre 1974.
L.SERVOLINI, «Galleria Bistro», Brescia, 15-28 novembre 1975.
«Panorama d'arte 1977», Magalini, Ed.  Brescia, 1977, p. 169.  L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 22 novembre 1978.  AA.VV., «Joli Hotel», Praia a Mare (Cosenza), 1978. «Galleria A.A.B.», Brescia, 21 aprile - 3 maggio 1979.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 28 aprile 1979.
L.SPIAZZI, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 8-20 marzo 1980.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 13 marzo 1980.
R. LONATI, «Galleria Gonzaga», Castiglione delle Stiviere, 23 dicembre 1972     3 gennaio
A. RIZZI, «Galleria Il Quadrifoglio», Brescia, 23 febbraio - 7 marzo 1974.
A. MORUCCI, A. Sarubbi espone a Brescia, «Corriere bresciano», 30 aprile 1979.

 

SASSI GIOVANNI BATTISTA

1680-1750.

Milanese, maestro di non trascurabile importanza nella storia pittorica della sua città, operò assiduamente anche a Brescia: nella cappella della Immacolata, in S. Francesco, accanto a Ricci, Lechi, Antonio Cucchi (ai quali si rinvia); in S. Maria dei Miracoli (1737), in S. Zeno (1739); a Rodengo Saiano (Abbazia).
Tranttandosi di artista di fuori, per ulteriori notizie si fa riferimento alla «Storia di Brescia» e alla «Storia di Milano».

SAVANNI FRANCESCO

Brescia, 1723 - 4 marzo 1772

Avviato a studi letterari e scientifici, il giovane Savanni si fa sorprendere a ritrarre gli insegnanti, manifestando precoce inclinazione alla pittura.  Suoi maestri in questa disciplina sono Angelo Paglia e quindi il bolognese Francesco Monti (v.) a Brescia per operare nella chiesa della Pace.
Il pittore nostro ebbe anche incitamento e consiglio da G.B. Tiepolo transitante per Coccaglio dove, nella chiesa parrocchiale, il Savanni aveva eseguito la B. Vergine del Patrocinio.
Al Tlepolo si è spesso rifatto, tanto da ricevere rimprovero da vari studiosi.  Pur non sempre apprezzato, oltre alla opera di Coccaglio, altre ne restano «a Crema, Cremona e, persino in Corsica».  A Brescia si possono almeno citare suoi dipinti nelle chiese di S. Giuseppe, S. Giorgio, S. Maria del Patrocinio; a Cemmo, nella parrocchiale, a Ciliverghe (Sala del Teatro) e nell'ex palazzo Mazzucchelli; a Darfo (chiesa delle suore del Sacro Cuore), a Dello (parrocchiale), a Fiumicello (Deposizione) a Magasa di Valvestino (parrocchiale), a Veroìanuova (Ultima Cena - parrocchiale) e, da ultima, la pala di S. Benedetto che ordina a S. Marco di estrarre Placido dall'acqua un tempo nella chiesa di S. Francesca Romana, in città, ove, secondo il Passamani, il pittore esprime le proprie qualità e sembra riscattarsi.
Uomo «malaccorto», fu ridotto in estrema miseria da una scaltra donna e morì in ospedale a soli quarantanove anni.  Fu pure disegnatore per lavori di incisione realizzati da Francesco Zucchi e Domenico Cagnoni.
 
BIBLIOGRAFIA
G.B. CARBONI, «Notizie storiche di pittori, scultori», 1776, Ed.  C. Boselli, 1962.  G.A. MOSCHINI, «Letteratura veneziana», Venezia, 1786.
F.NICOLI CRISTIANI, «Vita e opere di L. Gambara», 1807.
P.ZANI, «Enciclopedia metodica critico ragionata di B.A.», 1819-1824.
P.BROGNOLI, «Guida di Brescia», 1826.
S.TICOZZI, «Dizionario dei scultori, pittori ... », Milano, 1832.
A.SALA, «Pitture e altri oggetti di B.A.», 1834.
F.DE BONI, «Biografie di artisti», Venezia, 1840.
F.ODORICI, «Guida di Brescia rapporto le arti», 1853.
S.FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
A.GNAGA, «Guida di Brescia artistica», 1903.
C.BERRINI, Ciliverghe e il palazzo Mazzucchelli, «Illustrazione bresciana», 1909.
A.UGOLETTI, «Brescia», Ist.  Italiano d'arti grafiche, Bergamo, 1909.
P.GUERRINI, Elenco delle opere d'arte della Diocesi di Brescia, «Brixia Sacra», 1920 e segg.
F.CAPRETTI, «La chiesa di S. Giuseppe in Brescia», 1922.
E.BTNEZIT, «Dictionnaire... des Peintres», Paris.
G.NICODEMI, «Guida di Brescia», 1926.
L.F.D'OSTIANI, «Stoiia tradizione e arte nelle vie di Brescia», 1927.
P.GUERRINI, La galleria del patrizio P. Brognoli, «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1927.
E.CALABI, «Pittura in Brescia nel '600-'700», 1935, con bibliografia.
A.MORASSI, «Catalogo delle cose d'arte e di antichità d'Italia: Brescia», Roma, 1939.
PANAZZA-BOSELLI, «Pitture in Brescia dal '200 all"800», 1946.
C.BOSELLI, Le opere del Patrocinio di M. V., «Memorie storiche della Diocesi di Brescia», 1961.
«Storia di Brescia», Vol.  III.
G.PANAZZA, Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana, «Il lago di Garda», Ateneo diSalò, 1969.
R.PRESTINI, «Storia e arte nel convento di S. Giuseppe», 1978.

 

SAVIO VINCENZO

 Brescia, 1922

Già Luciano Spiazzi, presentando Savio in quella che riteniamo la prima e ultima mostra personale del pittore, ha detto le vicende sue umane: la guerra, la Svizzera, il lavoro di routine, le vicissitudini di una esistenza con le tante cose comuni, gli scarti imprevedibili, il gioco del caso o della fortuna e, alla fine, un risultato di grande amore al sole, all'aria, alla pioggia, al vivere insomma di tutti i giorni, ritrovato ogni volta e mai uguale.  Il cielo posseduto, finalmente, attraverso la finestra d'un abbaino, la gente osservata da due palchetti che guardano su piazza Loggia.
Ma Savio, sia pur rarissimamente, già aveva affrontato il pubblico, partecipando a mostre collettive; lo si ricorda, ad esempio, sul far degli anni Sessanta presente a collettive sociali, alla Galleria della Loggetta, dove i suoi piccoli disegni acquarellati offrivano «una certa freschezza primitiva».  Erano panorami di Bagolino ricompostj con candore, come osservava Lorenzo Favero.  In successive occasioni si sono vedute alcune nature morte, alcuni interni, ma già si affacciavano dipinti a olio con i quali Savio ha tracciato, come in un diario, visioni di cento località visitate.  Roccioni aspri, cavalloni d'onda, tramonti di isole siciliane, soprattutto; ma anche colline della nostra provincia, angoli di lago, la silenziosa campagna gioiosamente colorita...
E nature morte, ove il bricco, il pane sembrano il simbolo di quell'ansia di amicizia che il pittore riversa a volte su quanti avvicina, quasi irruente.
La sua gentilezza traspare invece da un mazzo di fiori dipinto con la levità d'un delicato profumo.
 
BIBLIOGRAFIA
«Il Mostra dei Dipendenti comunali», Galleria La loggetta, Brescia, 21-30 gennaio 1961.  E.C.S(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 26 gennaio 1961.
F.C.(alzavacca), Le Mostre, «L'Italia», 26 gennaio 1961.
L.F.(avero), Arte, «La Voce del popolo», 28 gennaio 1961.
«III Mostra dei Dipendenti comunali», Galleria La Loggetta, Brescia, 17-26 marzo 1962.
L.FAVERO, Mostre, «La Voce del popolo», 31 marzo 1962.
L.SPIAZZI, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 14-26 ottobre 1977.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 21 ottobre 1977.
 

 

SAVOLDO GIAN GIROLAMO

Brescia, 1480-1485 - post. 1548

Tanto è copiosa la nota degli studiosi, spesso insigni, interessati a Savoldo, tanto in ombra resta ancora la sua vita e incerto in progredire suo artistico.
Non a caso dunque G.G. Savoldo è stato più volte definito pittore misterioso.  Anche la data di nascita al 1480-85 è indicativa, non avendo riscontro documentarlo alcuno.  Fuor di dubbio sia nato a Brescia da «famiglia distinta»; mentre la morte è data a dopo il 1548.
Sfrondando la nostra nota da erudite dlsquisizioni critiche, dalle numerose proposte e deduzioni formulate dagli specialisti, dalle strade percorse per addivenire ad attribuzioni, seguiamo il pittore nel suo viaggio e soggiorno fiorentini del 1508; episodio saliente, perché sembra sfatare la nomea di pittore dilettante.  Savoldo a Firenze sembra invece ben attivo, tanto che l'l dicembre 1508 un «Johannes Jeronimus divi pieri de Savoldis de Brescia pictor» risulta immatricolato nella corporazione dei medici e degli speziali, annoverante anche i pittori di professione.
Solo nel 1521 altro documento: quando i Domenicani di S. Nicolò a Treviso lo sollecitano per il completamente d'una pala dedicata alla Madonna in trono con sei Santi e angioli musicanti iniziata da altro pittore.  Già il Nostro vive a Venezia.  Altro momento certo della vita di Savoldo è nell'anno 1526: detta il testamento a favore della moglie Mariya Fiyamenga de Tilandlya; così nel 1527, quando firma l'Adorazione del Bambino e due committenti di Hampthon Court. @ il periodo prevalentemente caratterizzato da influenze venete, e diverse opere confluiscono in collezioni lagunari.
Tuttavia altri incarichi sembrano poter portare il pittore in. altre varie città.  La data: 1533 era sulla pala per la chiesa di S. Maria in Organo di Verona; vien quindi il servizio prestato a Francesco Il Sforza, duca di Milano, servizio prolungatosi forse fino al 1535.
Del 1540 è la Natività di S. Giobbe a Venezia.  Ed a Venezia si sa che abitava ancora nel 1548 «in confinio sanete Crucis» e testimoniava in un atto di vendita.  Una lettera dell'Aretino ad un allievo del pittore, nel dicembre dello stesso anno, lascia chiaramente dedurre che Girolamo è ancora vivo, anche se in «decrepitudine».
Pittore misterioso, affascinante e sovente incompreso, che affida la sua memoria a numerose opere, anche se nel passato si è spesso affermato che la condizione di famiglia gli aveva permesso di dipingere soltanto per diletto.
Se l'eredità del Quattrocento, col Fóppa, ha influenzato Savoldo, nelle sue opere sono state ravvisate l'esplorazione dei maggiori veneziani, l'analisi dei fiamminghi per i quali può non essere estranea la origine della moglie, tanto da far supporre anche un viaggio dell'artista nella terra natale della donna.
Pur ammettendo l'esiguità numerica dei dipinti savoldeschi, la sola loro collocazione nel più noti Musei e raccolte varrebbe ad assicurare imperitura fama all'autore.  Ma più vicini studi hanno aggiunto opera dopo opera ad un catalogo fattosi cospicuo.
Profeta del Kunsthistorisches Museum di Vienna, collocato fra le opere del periodo giovanile, racchiude ascendenze nordiche; I SS.  Eremiti Antonio e Paolo della veneziana Galleria dell'Accademia sono considerati frutto del secondo decennio, recanti memoria del Foppa per quella luce laterale, sapide le figure di dignità seicentesca, Madonna in tronofra i SS. e angeli musicanti, già citata è nella chiesa di S. Nicolò a Treviso ed è caratterizzata da ricordi lotteschi e moretteschi; Cristo morto del Museo di Cieveland (Ohlo), collocato al terzo decennio, staglia le due figure monumentali sul chiaro fondo: giudicato fra i più significativi «precedenti caravaggeschi».
S. Matteo e l'angelo del Metropolitan Museum of Art di New York alita ancora dell'arte lottesca: v'è chi ha supposto sia pendant all'Angelo e Tobiolo della Galleria Borghese di Roma.  In analogia a opere lottesche s'è proposta anche la data: 1527 circa.  Così per il Suonatore di flaz4to nella collezione Contini Bonacossi, riflettente i significati della ritrattistica del Lotto, ma avente in sè anche elementi fioriti in opere di Maestri successivi quali Caravaggio, Rembrandt, Vermeer...
Della medesima collezione è il Giovane in un paesaggio o Pastore che presenta una evoluzione della visione del Savoldo, per quella lumeggiatura vivida e l’evidenza delle ombreggiature.
Varie le versioni della nota Maddalena (Collezione Contini Bonacossi, Staatliche Museum di Vienna, National Gallery di Londra) caratterizzate da quell'atteggiamento furtivo, dallo scialle che si «tesse di raggi lunari nella trama di bigio argento».
Il Louvre di Parigi custodisce Ritratto di uomo in armatura, mentre la National Gallery of Art di Washington possiede Ritratto virile e una Adorazione dei pastori che «Induce a istituire un rapporto fra questa produzione di quadri di notte e di fuochi e l'entusiasmo giovanile per gli artifizi di luce e gli stregozzi del Bosch, pur preludendo a un Honthorst o a uno Stromer».
Tentazioni di S. Antonio è del Museo moscovita, S. Girolamo penitente, opera fra le più alte, della National Gallery londinese; milanese, della collezione Castelbarco Albani, è il Riposo nella fuga in Egitto dipinto permeato d' solitudine.
Alla Pinacoteca Capitolina è il Ritratto di donna in figura di S. Margherita,- in Museo viennese, ancora, un Filoso recante sul cartiglio: Bressa... Savoldj...
Della Pinacoteca nostra una Natività, che con altre repliche rappresenta uno dei momenti più intimi del pittore.  Ma quant'altri capolavori si dovrebbero enumerare ancora, dal disegni, dalla Trasfigurazione degli Uffizi al disegni del Louvre; all'Elia della collezione Kress (New York), alla Vergine con figlio e Santi di Brera; le Adorazioni torinese, milanese, a Terlizzi in S. Maria... il dipinto di Siracusa.  Stefano Fenaroli, nel suo «Dizionario» ricorda fra gli altri alcuni dipinti bresciani: il già citato Presepe della Tosio Martinengo, il Ritratto della famiglia Salvelli di casa Lechi, la Maria Addolorata ai piedi della Croce nella chiesa di S. Croce.
Già è stata sottolineata l'intima quiete resa dalla particolare luce tessuta da argentei riflessi sgorganti in un «filtrato lume di luna» del più noti dipinti; e dell'uomo, della sua vita il vasto cono d'ombra che ne oscura la più parte; l'itinerario pittorico costellato da varie ipotesi, mai smentite e mai confermate... Del pittore dilettante, dell'allievo del sommo Tiziano, di Floriano Ferr-amola, dell'artefice ricettivo: dai nordici al veneti, da Moretto a Romanino a Foppa a Lotto restano tuttavia i numerosi dipinti che lo collocano ai vertici della pittura.  Artista naturalmente portato ad interpretare il reale mediando in particolare la maniera fiamminga più che la veneta, Savoldo si avvalora nel tempo per l'incidenza avuta nella pittura italiana del Seicento, fino a tracciare una via che ci porta ad incontrare Michelangelo Merisi, il Caravaggio.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in:
A. BOSCHETTO, «G.G. Savoldo», Bramante Ed., Milano, 1963.
Si veda inoltre:
P.A. ORLANDI, «Abecedario pittorico», 1704.
G.B. CAVALCASELLE, A historlv qf painting, Vol. 11, 187 1.
G. FIOCCO, The,flemisch iifluence in the art of G. Savoldo, «Connoisser», 1916.
ZARNOWSCHI, «Annali dell'Ist.  Storico di storia dell'arte», Mosca, 1921.
R.LONGHI, Quesiti caravaggeschi, «Pinacotheca» luglio-agosto 1926.
A.PORCELLA, in «Osservatore romano», 1928, Recensione a R. Venturi.
A.MORASSI, «Pittura bresciana del Rinascimento», in Catalogo mostra, Brescia, 1939.
G.NICCO FASOLA, Lineamenti del Savoldo, «Arte», 1940.
G.GOMBOSI, «Moretto da Brescia», Basilea, 1943.
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C.BOSELLI, «Il Moretto», Brescia, 1954.
G.PANAZZA, «I Civici Musei e la Pinacoteca Tosio Martinengo», 1958.
G.PANAZZA, «La Pinacoteca Tosio Martinengo», Ed.  Alfieri e Lacroix, Milano, 1959.
C.GILBERT, Problema della documentazione bresciana del Savoldo, «Commentali dell'Ateneo», Brescia, 1959.
MAZZARIOL-PIGNATTI, «Storia dell'Arte italiana», Milano, 1961. «Storia di Brescia», Vol. 11.
R.SALVINI, «Gli Uffizi», Novara, 1963.
M.VALSECCHI, «La Galleria Borghese», Novara, 1963.
F.VALCANOVER, «La Galleria dell'Accademia di Venezia», Novara, 1963.
G.TONNA, «L'Eco di Brescia», s.d. (1964), Recensione a A. Boschetto.
E.SALVI, Il Savoldo e la contemplazione della Realtà, «Giornale di Brescia», 8 ottobre 1964.  Recensione a A. Boschetto.
«Dipinti di G.G. Savoldo», Calendario della Banca S. Paolo per l'a. 1965.  Da A. Boschetto.
A.BALLARINI, «G.G. Savoldo», Serie: I Maestri del colore, Fabbri Ed., 1966.
G.REGAZZINI, Avvolto nel isiero l'unico Savoldo a Verona, «Giomale di Brescia», I marzo 1967.
G. PANAZZA, «La Pinacoteca e i Musei di Brescia», Bergamo, 1968.
G.C. PIOVANELLI, Il Natale del Savoldo a Torino. 4 gennaio 1972.
L.SPIAZZI, Rimarrà un desiderio la mostra del Savoldo?
«Bresciaoggi», 27 agosto 1977.
L. RAVELLI, «Polidoro da Caravaggio», Ed. Monumenta Bergomensia, 1978.
 

 

SBARDELLATI GIUSEPPE

 Bornato, 1939.

Ben poco ci è dato dire sull'attività pittorica di questo artefice bresciano trasmigrato a Trezzano milanese al principiare degli anni Sessanta.  Fin da ragazzo, sia pure costretto a lavorare come manovale in cantieri edili, ebbe la volontà di studiare dopo il lavoro presso la Scuola «F.  Ricchino» di Rovato, sobbarcandosi fatiche anche per raggiungere le aule di studio.  Pittore figurativo, si esprime con fare postimpressionista.

 

SCAGLIA BRUNO

Pontevico, Il novembre 1921.

«Abbiamo sempre seguito con particolare interesse e apprezzamento il lavoro di Bruno Scaglia, fin dal suoi primi passi.  Le sue mostre distanziate nel tempo, proprio in rapporto alla serietà e all'impegno da lui applicati nel suo lavoro, sono sempre state tappe degne di rilievo nella vita artistica della nostra città».  Così Elvira Cassa Salvi autorevolmente si espresse l'n occasione di una apparizione bresciana del pittore; giudizio ancor più oggi condivisibile, perché, entrato Scaglia nella maturità, non ha mancato il rigore artistico e morale riconosciutogli fin dalle prime prove.
Quando stava per aprirsi alla vita artistica è chiamato alle armi, indi inviato sul fronte russo.  Si ammala e, tomato alla natia Pontevico, intraprende a dipingere (1943).  Concluso il conflitto mondiale può con maggiore assiduità frequentare il gruppo di Corso G. Mameli, con Domenico Lusetti, i fratelli Ghelfi, Lancini, Botticini e gli altri che hanno rappresentato l'avanguardia pittorica locale.
Soltanto sul finire degli anni Cinquanta e agli inizi Sessanta alcune collettive bresciane propongono sue opere.
Medaglia d'oro al livomese «Premio Modigliani» (1957), nello stesso anno è invitato alle -Biennali di Verona e di Milano; in città aderisce alle selezioni ordinate dalla «Galleria Alberti», nota per il prestigio delle opere e degli artisti proposti.  Ed alla «Galleria Alberti», Bruno Scaglia esordisce in personale nel 1958, ritornandovi anche nel 1960.
Scandite nel tempo anche le successive presenze a manifestazioni collettive a: Parma (1958), Palazzolo (1959), a Brescia (1963, 64, 66, 67, 74, 80), la recente a Rodengo Saiano.
Con quelle già ricordate, mostre personali ha allestito al «Centro S. Babila» di Milano (1961), alla A.A.B. negli anni 1962 e 1966, quest'ultima inaugurante, con Giulio Cantoni, le rinnovate sale di Via Gramsci; l'antologia 1950-1970 tenuta alla «Galleria S. Michele», di Majorana (1971), nelle Gallerie «Magenta». e «Incontro», sempre in città, nel 1975 e 1978.
Fedele a se stesso, Scaglia più d'ogni altro artefice nostro ha riverberato in città la poetica dell'astrattro concreto legata all'Ecóle.de Paris, sul finire degli anni Cinquanta rappresentante, soprattutto in provincia, l'avanguardia.
Astratto concreto tra i «più liricamente ispirati di tutta quella vasta corrente», come è stato osservato, anche se ad un certo punto si avverte nell'opera di Scaglia un «problematico ripensamento dei modi più spontanei, sotto l'incalzare delle radicali trasformazioni stilistiche in atto»; anche se si rivela «una volonterosa ricerca di soluzioni diverse, sotto l'influenza della invadenza tecnologica e intellettualistica».
Nel pittore nostro prevale la visione naturalistica astrattizzante, dove si avvalora un cro matismo di frammenti vivaci, ricchi.  Sia che nel dipinto la materia pittorica sia succosa, oppure tesa, ciò che trionfa è sempre il colore: cupo, profondo a volte; a volte vivo, gioioso, sfolgorante.  A riflettere, a depositare valori che meglio reggono nel trascorrere del tempo.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in:
A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed.  IV, (1972).
Si veda inoltre:
«Giomale di Brescia» s.d. (1957), Premiato a Livorno il pittore Scaglia.
E.C.S.(alvi), C. Coi-si e gli altri, «Giornale di Brescia», 29 agosto 1958.
D.LUSETTI, B. Scaglia, «La Gazzetta di Brescia», novembre-dicembre 1958. «Premio di pittura città di Paiazzolo», Palazzolo, 1-15 novembre 1959, Catalogo. «Centro S. Babila», Milano, marzo-aprile 1961.
L.FAVERO, Collettiva alla Galleria Alberti, «La Voce del popolo», 25 marzo 1961.  M.M.(onteverdi), B. Scaglia, «Corriere lombardo», 28-29 marzo 1961.
M.LEP.(ore), Mostre, «Corriere d'informazione», 4-5 aprile 1961. «Galleria A.A.B.», Brescia, 15-27 aprile 1962.
E.C.S(alvi), Mostre d'arte, «Giomale di Brescia», 19 aprile 1962.
«Galleria Moretto», Brescia, 16-25 marzo 1963, C'ollettii,a.
E.C.S.(alvi), Vostre d'arte, «Giomale di Brescia», 21 marzo 1963.
«Galleria A.A.B.», Brescia, 30 novembre 1963, Pittiii-a contemporanea bres(,iana, Catalogo.  E.C.S.(alvi), Collettiva A.A.B., «Giomale di Brescia», 6 dicembre 1963.
G.F. MAIORANA, «Momento artistico bresciano», Tip.  Apolionio, Brescia, 1963.
V.BUONASSISI, Anche Brescia vuole due,facoltà uniiersitarie, «Corriere della Sera», 4 agosto 1964.
E.C.S.(alvi), Mostra alla A.A.B. sul tema della (@ac(@ia, «Giomale di Brescia», 10 ottobre 1964. «Galleria A.A.B.», Brescia, 26 febbraio - 10 marzo 1966.
«Galleria A.AB.», Brescia, 28 maggio 1966, Rassegna (l'arte (,ontemporanea.
E.C.S.(alvi), Omaggio ai maestri del passato, «Giornale di Brescia», 3 gennaio 1967. «Galleria S. Michele», Brescia, 20 marzo - I aprile 1971. (Mostra antologica 1950-70).  E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giomale di Brescia», 30 marzo 1971.
«Galleiia A.A.B.», Brescia, 8-20 febbraio 1974, Collettiva.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giomale di Brescia», 15 febbraio 1974.
L.SPIAZZI, Mostre in città, «La Voce del popolo», 22 febbraio 1974.  A.B., «Galleria Magenta», Brescia, 18-30 gennaio 1975.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giomale di Brescia», 2 febbraio 1975.  L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», s.d., (periodo mostra). «Galleria Incontro», Brescia, 1-15 aprile 1978.
L.SPIAZZI, Arte in (-ittà, «Bresciaoggi», 8 aprile 1978.
R.LONATI, «Mezzo secolo di testimonianze sulla pittura bresciana del Novecento: 1920-1970», Tip.  S. Eustacchio, Brescia, 1979.
AA.VV., «Brescia '80», Brescia, 1-11 niaggio 1980, Catalogo.
L.SPIAZZI, Rodengo Saiano, S(,aglia e gli altri, «Bresciaoggi», 17 maggio 1980.
 

SCALUGGIA GIAN FRANCO

Brescia, 6 gennaio 1946.

Autodidatta, ha intrapreso a dipingere sul fare degli anni Settanta; con assiduità partecipa a collettive bresciane (dal 1973), a premi in provincia estendendo poi le presenze a Milano (1973, 74), Cemusco (1974, 75, 76).
Allestisce in breve tempo numerose mostre personali fra le quali si possono ricordare le bresciane: alla «Galleria della Loggetta» (1972, 74), alla «Gallerìa S. Gaspare» (1972, 76), alla «Galleria del Carro» (1975, 78), quindi alla «Galleria Gonzaga» di Castiglione delle Stiviere (1972), alla «Galleria cernuschese», di Cemusco sul Naviglio (1976), e alla «Galleria Proposte» di Cremona (1973).  Paesaggista, impressionista, nella elaborata trama cromatica ha il pregio più appariscente, sia che ritragga motivi con neve, sia che attinga ai tepidi colori primaverili dei nostri colli o dell'Iseo o, ancora, della Valle Trompia e della Valle del Chiese.
Condotta nella tradizione, la pittura di Scaluggia attinge tuttavia alla inquietudine del pittore riverso sulla natura intesa come prezioso dono insostituibile per la nostra vita spirituale, oltre che materiale: dono minacciato da sempre più incolsulta contaminazione.  E questa preoccupazione pare avvertirsi ancor più quando nei paesaggi si elevano alberi composti con tratto celere e nervoso: hanno rade chiome, le sagome scheletrite di contro al cielo livido ed uniforme, al pari di creature vaganti senza meta.
BIBLIOGRAFIA
FORMICA, «Galleria La Loggetta», Brescia, 3-16 febbraio 1972.
R.LONATI, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 29 aprile - I I maggio 1972.
A.MORUCCI, Galleria d'arte, «Biesse», a. Xll, n. 125, maggio 1972.
«Galleria Gonzaga», Castiglione delle Stiviere, 11-23 novembre 1972.  R. VERGANI, «Galleria Proposte», Cremona, 16-31 gennaio 1973. «Galleria La Loggetta», Brescia, 12-27 gennaio 1974.
A.RIZZI, «Galleria del Carro», Brescia, 11-23 gennaio 1975.
R.LAMA, «Galleria cemuschese», Cemusco, 16 dicembre 1975 - 5 gennaio 1976.
R.LAMA, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 1-12 febbraio 1976.
«Galleria del Carro», Brescia, 28 ottobre - 9 novembre 1978.

 

SCALVE (DE) AGOSTINO

Secolo XVII.

Secondo il «Dizionario» di Stefano Fenaroli è pittore ed è citato nell'Estimo del 1625 della quadra quinta di S. Faustino.  Di lui non si conoscono opere

 

  1. SCALVE (DI) GABRIELE DE ROMILIERIS
  2. SCALVINI EMILIO
  3. SCALVINI GIULIANO
  4. SCALVINI GIUSEPPE

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