Dizionario dei Pittori Bresciani
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SCALVE (DI) GABRIELE DE ROMILIERIS

v. ROMILIERIS GABRIELE

SCALVINI EMILIO

 Flero, 21 novembre 1920.

Ha frequentato i corsi serali della Scuola Moretto, affinando le naturali doti anche con la vicinanza degli amici Pasotti, Aldrighi, Bertocchi.
Entrato a far parte del gruppo de «La Pallata», di corso Garibaldi, nella sede dell'associazione ha allestito alcune mostre personali, partecipando al tempo stesso a collettive ordinate dalla Galleria.
Sue presenze sono inoltre da ricordare presso il «Bistro» di piazza della Loggia, al «Premio Moretto», dove si è affermato, mentre al di là del confini provinciali sue opere sono apparse a Milano (Museo delle Scienze e della Tecnica) meritando medaglia d'argento e l'Ambrogino d'oro; al «Gran Premio Picasso» e, nel 1977, al «Gran Premio Italia Francia», segnalato per la tecnica divisionista che contraddistingue tutta la sua produzione pittorica dai nitidi toni.
Vissuto a lungo nel centro antico di Brescia, vi ha dedicato le prevalenti doti di paesaggista, così come ispirazione ha attinto dalla periferia bresciana, in particolare da Mompiano, dove per qualche tempo ha avuto casa.
Trasferitosi a Coccaglio nel 1978, ha continuato a dedicare la sua tavolozza alle visioni della zona, attratto dalla natura e dai suoi frutti.  Pur continuando a dipingere, da qualche tempo ha disertato le sale di esposizione.

SCALVINI GIULIANO

 Brescia, 20 aprile 1941.

Noto restauratore, a soli dieci anni intraprende a dipingere, educato al disegno da Emilio Rizzi e dal maestro deriva l'amore alla esattezza compositiva.  Dal 1954 frequenta i corsi di disegno e pittura della scuola presso la Associazione artistica di via Gramsci, allievo di Aride Corbellini prima, di Enzo Vicentini poi; avvicinando anche Domenico Lusetti.
Assorbito dall'attività del restauro, che lo ha portato ad intervenire su capolavori pittorici dei passati secoli, tanto che il laboratorio condotto insieme a Casella è noto ormai in tutta Italia, ha dedicato ai colori rari momenti e più per proprio diletto che per desiderio di affermazione.
Non conosciamo, infatti, che poche sue presenze in mostre collettive, né personali: i suoi dipinti sono però numerosi in case di amici e di appassionati.  La pittura di Giuliano Scalvini, definibile come naturalistica, per ispirazione e tecnica rievoca il mondo del passati secoli.  Le sue opere racchìudono echi che possono far pensare a Caravaggio, a Pitocchetto: le nature morte, con strumenti musicali, dai liuti ai violini, riconducono il pensiero al famosi dipinti di Evaristo Baschenis, anche se la plasticità del volumi è qui risolta con decisi contrasti luministici.
E come i lucidi, preziosi legni protagonisti delle tele, così le note e le stampigliature su cartigli, le pieghe di panneggi sono rese con minuziosa oggettualità; contribuendo ogni particolare della composizione a rendere una atmosfera di «sognata realtà».
Negli studi giovanili già si evidenze la particolare predilezione per le nature morte con drappeggi, oggetti di antiquariato, soprattutto strumenti musicali del passati secoli che Scalvini colleziona e fa protagonisti dei suoi dipinti: riflesso anche alla naturale inclinazione per la musica, affinata con la guida del maestro Italo Acchiappati, noto musicista e pittore (v.), fino ad essere componente della ben nota Società «Costantino Quaranta».

 

SCALVINI GIUSEPPE

 Travagliato, 19 marzo 1937.

Ha affinato le innate doti partecipando ai corsi di nudo della Associazione artistica di via Gramsci; frequentando i fratelli Mario e Gabriele Gatti del quali ha seguito i consigli amichevoli; ma, come avverte Giannetto Valzelli, attinge prima di tutto a un ardore che si impregna di umiltà e di sperimentazione, nella pratica affettuosa di incontri e di persone, nella simpatia che gli viene dall'estro e dal lavoro.
Attratto dagli oggetti umili della realtà contadina, ne fa i protagonisti di numerose composizioni, mentre la fantasia lirica si alimenta del panorama offerto dalla natia terra, soprattutto quando una manciata di neve attutisce i rumori e definisce ' d' strade e case.
Nascono così armonie di linee suggerite da bricchi, da bottiglie e da frutta composti con chiari toni; mentre i paesaggi si animano di figurette a ricomporre attimi di vita comune.
E figure ricompaiono in studi di vecchie, di fanciulle, nei ripetuti Autoritratti «che cercano di fissare acutamente l'osservatore».
Un modo di soffermarsi in tutte le strade; di colloquiare con quanti conoscenti e amici incontrati in quelle strade, lieto, il pittore, come pellegrino di scoprire nei colori la sua felicità.
Presente ad alcune collettive provinciali, quali i Premi Collio, di Travagliato e località vicinori, Giuseppe Scalvini ha allestito mostre personali a Brescia, negli anni 1974 e 1977.
 
BIBLIOGRAFIA
G.V., Della lavolozza di Collio, «Giornale di Brescia», 25 luglio 1971.
G.VALZELLI, «Galleria A. Inganni», Brescia, 21 dicembre 1974 - 2 gennaio 1975. «Galleria A. Inganni», Brescia, 1-13 maggio 1977.
L. SPIA-ZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 7 maggio 1977.

 

SCALVINI LINO

Bagolino, Il marzo 1946.

Ultimo di tre fratelli: Graziano, Vito scomparso nel 1979, Lino Scalvini appartiene a una famiglia che nella madre ha avuto l'iniziatrice d'una scuola artistica svolta nella piccola «bottega» ormai nota e apprezzata non soltanto nel Bresciano.
Al fine affinarsi, si trasferiscono a Ortisei negli anni Cinquanta, rimanendovi quasi un decennio e, secondo le personali attitudini, frequentando varie discipline: Graziano e Vito scultura; Lino anche pittura nella Scuola d'arte diretta da Mureda e sotto la guida di Moroder (scultore) e Vallazza pittore.
Ancora presso un pittore gardenese per tre anni fa pratica, finché nel 1960 circa ritorna a Bagolino; per trasferirsi nel successivo anno in città.
Nel frattempo si diploma maestro d'arte all'Istituto di Castelmassa, frequenta i corsi di pittura all'Accademia di Venezia sotto la guida del prof.  Bacci, ottenendo l'abilitazione all'insegnamento esplicato presso l'Istituto d'arte Caravaggio, in Brescia.
Incisore, pittore, restauratore oltre che scultore', nelle opere di cavalletto esprime il profondo amore verso la terra che lo ha veduto nascere: se a volte lo sguardo del pittore giunge al più ampi spazi, fino al dregradare di prati punteggiati da piccole case, sia nel fiorire primaverile, sia nel soffice candore invernale, è alle antiche case del paese, alle anguste contrade, agli ombrosi volti che Lino Scalvini dedica attenzione.  A riocomporre calcinate pareti, solidi muri con scandite spatolate: e riverberi di sole che guidano l'occhio verso il punto più lontano del paesaggio ritratto, un lieve spiraglio di luce ad indicarci la via...
Né mancano nel fogli incisi le curve sagome di uomini, figure ripetute quasi a eternare il ricorrente e corale faticoso operare del montanari: a volte resi larve, lo sguardo affisso a quanto condiziona l'esistenza.
A Lino Scalvini si deve la copertina dell'ultimo opuscolo di poesie del noto Innocente Foglio e stampato da Vannini: un angolo consueto di Bagolino, patria di noti artigiani, nobili artefici.
Poche le presenze di Lino Scalvini in mostre collettive, per lo più allestite con amici cari; ricorrenza pressoché annuale, dal 1970, hanno invece le personali tenute nel paese di origine.
 
BIBLIOGRAFIA
«Avvenire», 5luglio 1969, Il Cristo dei magnifici tre.
«Il Giorno», 4 gennaio 1970, Museo di tre scultori a Bagolino. «Avvenire», 5 novembre 1971, Un Crocefisso in carcere.
«Bresciaoggi», 15 agosto 1974, Mostra di L. Scalvini a Bagolino.
S. GIANANI, Pendolari del legno, «Bresciaoggi», 2 luglio 1975.
F.PELIZZARI, La pala del Celesti ora è in cassaforte, «Il Giorno», 15 novembre 1977. «Giornale di Brescia», 3 agosto 1978, A Bagolino personale di L. Scalvini.
«La Voce del popolo», 3 settembre 1978, Tremosine: affreschi in S. Marco. «Il Giorno», 26 ottobre 1978, Si risvegliano affreschi del XVI secolo. «Il Giorno», 25 aprile 1980, Da Bagolino canta il poeta.
«Giomale di Brescia», 28 aprile 1980, Il poeta L Foglio.
A.BARRETTA, La poesia di L Foglio, «La Voce del popolo», 9 maggio 1980.
D.TAMAGNINI, Il crepuscolo del poeta, «Giomale di Brescia», 9 ma@o 1980.

 

SCALVINI PIETRO

Brescia, 1718-1792.

Considerato il più dotato fra gli affreschisti bresciani del suo tempo, Pietro Scalvini fu alla scuola di Ferdinando Del Cairo, dal quale apprese «quella versione della bellezza fragile e un poco manierata per la quale i volti e i corpi delle sue figure hanno il profumo d'una delicata giovinezza muliebre e le espressioni sono addolcite in teneri sottintesi», figure non immemori però, con. il passar del tempo, di P. Longhi ' anche se nella maturità seppe attingere con decoro al Carloni e al Tiepolo.
Numerose le opere realizzate per chiese e palazzi, a volte in collaborazione; così come non pochi disegni dello Scalvini sono stati utilizzati nelle lastre da Crivellari, Zucchi e Cagnoni (Pinacoteca Tosio-Martinengo) o inseriti in libri ancor oggi visibili alla Biblioteca Queriniana.
Lungo dunque l'itinerario artistico del nostro pittore, e vario anche se svolto prevalentemente nel Bresciano: nelle parrocchiali di Bagnolo Mella, Berzo Inferiore, Borgosatollo, Carcina, Castrezzato, Ceto V.T., Cimmo, Cividate Camuno, Collebeato, Comero, Corticelle, Darfo, Gerolanuova, Gottolengo, Magno V.T., Marmentino; nel Santuario dedicato alla B. Vergine Annunciata di Marcheno, nell'abbaziale chiesa di Montichiari, ancora nelle parrocchiali di Mura, Nozza, Nuvolera, Pademo, Ono Degno, Preseglie; nella Pieve di Savallo e in S. Remigio di Vione.
In Brescia suoi dipinti adornano le chiese di S. Giuseppe, S. Giorgio, S. Gaetano, S. Carlino, S. Maria del Carmine; i palazzi Soncini, Fenaroli, Arici, Salvadego e il Ridotto del Teatro Grande.
Ed altri palazzi decorò a Ciliverghe (propr.  Mazzucchelli) a Manerbio (Luzzago) dove, proprietà del dr.  G.B. Reali, resta un S. Luigi Gonzaga firmato e datato: 1769.
Oltre i confini bresciani sua opera nota è quella realizzata per la bergamasca Madonna dello Spasimo, datata 1765.
Per una dettagliata titolazione e datazione dei dipinti su citati si rinvia alla «Storia di Brescia».
A sottolineare la validità dello Scalvini val dire che pel suoi dipinti fu fatta a volte attribuzione ad artisti quali Longhi (Ridotto del Grande).  Del pittore veneziano il Nostro a volte riflette i caratteristici personaggi, come in palazzo Soncini; aspetto questo, che contribuisce ad attenuare il pericolo del «melodramma decorativo».
Se di Tiepolo e Carloni sfrutta la lezione cromatica e compositiva, nel Longhi coglie l'aspetto antiretorico e più positivo, sia pure tradotto in chiave domestica.
 
 
BIBLIOGRAFIA
G.B. CARBONI, «Notizie storiche di pittoi-i, scuitor-i ... », 1776, Ed.  C. Boselli, 1962.
L.LANZI, «Storia pittorica dell'Italia», Bassano, 1795-1808, Ed. 1823.
E.NICOLI CRISTIANI, «Vita e opere di L. Gambara», 1807.
P.ZANI, «Enciclopedia metodica critico ragionata di B.A.», 1819-1824.
P.BROGNOLI, «Guida di Brescia», 1826.
A.SALA, «Pitture e altri oggetti di B.A.», 1834.
E.ODORICI, «Guida di Brescia rapporto le arti», 1853.
B.RIZZI, «Illustrazione della Valle Camonica», Pisogne, 1870.
S.FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
A.GNAGA, «Guida di Brescia artistica», 1903.
C.BERRINI, Ciliverghe e il palaz o Mazzuchelli, «Illustrazione bresciana», 1909.
E.CANEVALI, «Elenco degli edifici monumentali... di Valcamonica», 1912.
GUERRINI-SINA, «Brixia Sacra», 1912, Per il libro di F. C'anel'ali.
P.GUERRINI, La parrocchiale di Gerolanuoi,a, «Brixia Sacra», 1913.
P.GUERRINI, Elenco delle opere d'arte della Di(>cesi di Bres(,ia, «Brixia Sacra», a. 1920 e segg.
G.NICODEMI, «I disegni della Pinacoteca Tosio Martinengo», 1921.
E.CAPRETTI, «La chiesa di S. Giuseppe in Brescia», 1922.
G.NICODEMI, «Guida di Brescia», 1926.
L.FEDOSTINI, «Storia tradizione e arte nelle vie di Brescia», 1927.
E.CALABI, «Pittura in Brescia nel '600-'700», 1935, con bibliografia.
A.MORASSI, «Catalogo delle cose d'arte e di antichità d'Italia: Brescia», Roma, 1939.
L.VECCHI, «Brescia», monografia per l'a. 1941-1942.
PANAZZA-BOSELLI, «Pittura in Brescia dal '200 all"800», 1946.
U.VAGLIA, Le testimonianze pittoriche dello Scalvini in Valsabbia, «Brescia-Lunedì», 5 gennaio 1948.
P. GUERRINI, Gli Scalvini a Brescia, «Giornale di Brescia», 31 marzo 1951.
«Giomale di Brescia», 4 gennaio 1955, Gli affreschi di palazzo Luzzago restaurati.
G.PANAZZA, «La Pinacoteca Tosio Martinengo», Ed.  Alfieri e Laeroix, Milano, 1959.  P.F. MURACHELLI, II Supplemento a Pittura in Brescia nel '600-'700, «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1960.
M.VIGLIANI, Il restaurato cielo del Ridotto (del Grande), «Giornale di Brescia», 7 febbraio 1963.
«Storia di Brescia», Voll. 111 e IV.
C.SABATTI - S. GUERINI, Dipinti inediti di P. Scalvini a Magno di V T., «Brixia Sacra», 1977.
 

 

SCALVINI PIETRO

Travagliato, 19 luglio 1953.

Nerina Valeri ci fa conoscere questo giovane pittore che, a soli diciannove anni, ha allestito la sua prima mostra personale, frutto di passione, non di studi accademici.
Dal paesaggio, la pittura di Scalvini si trasferisce sull'analisi della realtà, di sentimenti che più lo toccano.  Ne sortono dipinti nel quali è racchiusa intensa tristezza, «drammaticità espressiva, derivazione della inquietudine, del tormento di un giovane che, scavando negli aspetti negativi della società, ne inchioda con amarezza, talora con disgusto, la responsabilità di sgretolamento dei valori ideali e umani della vita».
Dipinti figurativi, con lievi infiessioni espressionistiche, che anche i titoli, da La Rassegnazione, a Ricordo di un giorno, a Angoscia, sottolineano.
Racconti di creature umane il cui sguardo assai raramente può lambire luci di cielo.
Presente a concorsi provinciali, Pietro Scalvini dopo la prima apparizione al Circolo culturale travagliatese (1972), altre mostre personali ha allestito, nella sala del comune di Collio (1974)., alla bresciana «Galleria Il Quadrifoglio» (1975), ultima sua presenza, riteniamo, in sale di esposizione.
 
BIBLIOGRAFIA
F.F. TROIANO, «Palazzo comunale di Collio», Collio, 1974.
N. VALERI, «Galleria Il Quadrifoglio», Brescia, 19-31 gennaio 1975.
 

 

SCANZI ALFREDO

Quinzano d'Oglio, 7 gennaio 1937.

Ha frequentato il Liceo classico a Desenzano, dove l'insegnamento del prof.  Camillo Boselli gli ha mosso i primi entusiasmi per l'Arte.
Pur assorbito da altre attività, ha continuato autonomamente lo studio e la pratica pittorica, affrontata con impegno professionistico sul far degli anni Ottanta.
Attratto dalle geometrizzanti composizioni di Cèzanne, dalle ricerche espressionistiche di Vari Gogh dapprima, di Ennio Morlotti poi, è giunto al moderno naturalismo organico nel quale l'impasto della materia vuole racchiudere, con i segreti della vita, la forza vitale della natura.
Non figurazione, ma costruzione strutturale degli elementi trattati: siano essi i secolari ulivi di Sirmione, i campi di granturco e i vigneti, oppure i più estesi panorami dei Ronchi o le spiagge dell'Oglio prossime al natio Quinzano.
Opere tutte nelle quali le armonie cromatiche si elevano a protagonista rivelando la sottile sensibilità coloristica dell'autore.

 

SCARAMELLA GIOVANNI

Brescia, 2 luglio 1922

Poeta dialettale e pittore autodidatta; ha frequentato la Scuola Moretto.  Riceve incitamento e amichevole guida al primi passi nel campo dell'arte figurativa da Vittoiio Trainini e da Nino Boccato consolidando così una passione che colmò «le sue ore vuote durante la prigionia» negli anni 1943-1946.  Figura, natura morta, paesaggio sono state esperienze approfondite anche durante soggiorni in varie regioni, dalla Lombardia alla Campania: occasioni di studio di antichi maestri «visitati» in noti Musei e Quadrerie.
La presenza di Giovanni Scaramella in manifestazioni pittoriche prende palese avvio nel 1957, con l'affermazione nella Mostra Cooperatori.
Partecipa a collettive provinciali quali: l'estemporanea «Albergo Garibaldi» (1958); i Premi: Mompiano (1959), Autunno a Brescia (1966), S. Agata (1969), Collio (1970), Gussago (1971); varie mostre sociali della A.A.B.; esordisce anche in campo nazionale: a Roma e Milano (1971), Santhià (1972); rifiutando dopo quest'anno partecipazioni a concorsi.
Fra le altre, mostre personali ha allestito a: Crema («Galleria del libro», 1971), Montichiari («Saletta Stella», 1971), Castiglione delle Stivi - ere, Lumezzane, Gardone V.T., Canneto S/0 e Idro nel 1972; Desenzano (1971 e 74), Mantova («Galleria La Gritta», 1974), Brescia (1959, 60, 66, 69, 74, 80).  Se un tempo, accanto ai paesaggi si alternavano motivi vari: Nudo con an,fora, ad esempio, oppure Nudo triste, Caratide, Frutta falsa, oggi Giovanni Scaramella è conosciuto per le predilette sue vedute della città e della provincia nostre.  Scorci di lago e vicoli, per lo più.
Contraddistingue la sua pittura, fatta di minute, geometriche vibrazioni cromatiche, l'aspetto di mosaico, scandito dallo scuro, contornante segno «che l'Artista lascia con compiacimento emergere ad evidenziare la bellezza pura della forma... un ritmo poetico di una rima semplice e schietta, un pulsare di vena pittorica che non si avvale e non si appaga di facili effetti scenografici... ma una pacata ricerca di tono e di colore mai tormentato, sofferto sempre come tributo che l'Artista paga alla realtà o - meglio - a la Verità», com'ebbe a scrivere il critico Jo Collarcho.
BIBLIOGRAFIA
E.CALZAVACCA, Arte, «L'Italia», 30 settembre 1958. «Galleiia La Loggetta», Brescia, 5-19 aprile 1959.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 8 aprile 1959.
E.CALZAVACCA, Arte, «L'Italia», 9 aprile 1959.
L.FAVERO, Arte, «La Voce del popolo», Il aprile 1959.
CIDA, «La Verità», 26 giugno 1960.
«L'Ora serena», 4 aprile 1966, G. Scara ella.
«Giornale di Brescia», 9 aprile 1966, Personale di Scaramella alla Loggetta. «Galleria A.A.B.», Brescia, 22 marzo - 3 aprile 1969.
V., S. Agata come via Margutta, «Giornale di Brescia», 29 aprile 1969.  G.V., Della tavolozza di Collio, «Giomale di Brescia», 25 luglio 1971.  JO COLLARCHO, «Galleria Gonzaga», Castiglione delle Stiviere, 1972. «Arte bresciana oggi», Sardini Ed., Bornato.
A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed.  IV, (1972).  JO COLLARCHO, «Galleria A.A.B.», Brescia, 19-31 gennaio 1974.
A.MORUCCI, Galleria d'arte, «Biesse», a. XIV, n. 144, febbraio 1974.
JO COLLARCHO, «Galleria La cornice», Desenzano, 14-26 settembre 1974. «Galleria A.A.B.», Brescia, 1-13 marzo 1980.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 8 marzo 1980.

 

SCARAMPELLA GIANGUIDO

Brescia, 2 maggio 1928.

Di questo pittore che si dichiara men che dilettante, ma Fin dall'infanzia in dimestichezza con colori e pennelli e poi collezionista per convinta passione, si ricorda la prima e sola mostra personale, allestita nel 1977.
Di lui Luciano Spiazzi scrisse nell'occasione: dapprima paesaggista inconsapevole al plein air, poi condotto a sintetizzare in forme tardo cubiste, quindi deciso a voltar pagina per seguire la vocazione che sente più sua, la ricerca del colore per se stesso, raggiunto con le alchimie più varie, fino ad offrire la sensazione da trompe l'oeil di materiali i più diversi, quando in realtà tutto si riduce a tele variamente dipinte.
Le stesure di colore sono organizzate a bande orizzontali triangolari e rettangolari sovrapposte, forme sempre nuove, anche se controllate in stesure geometriche... costruite affidandosi alla nota di colore che sente di dover evocare con maggiore intensità e a questa con pazienza e misura e lungo esercizio ordina le sue scacchiere irregolari, con aggiunte, sovrapposizioni, ricerche di percezioni visive preziose e pur casuali od estemporanee.
Se non andiamo errati, quella alla «Galleria Lo Spazio» è l'unica presenza pubblica di Gianguido Scarampella.
BIBLIOGRAFIA
E.FEZZI, «Galleria Lo Spazio», Brescia, 1-13 gennaio 1977.
L.SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 8 gennaio 1977.
  1. SCARDUELLI ANGELO PATRIZIO
  2. SCARDUELLI MARIA GRAZIA
  3. SCARONI ANNIBALE GIUSEPPE
  4. SCARPA BENTIVOGLIO NATALE

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